lunedì 21 marzo 2011

Shock and awe


L’ottavo anniversario dell’inizio della campagna “shock and awe” – che ha provocato in Iraq centinaia di migliaia di morti e che vede impegnati sul quel territorio ancora 50mila soldati americani – il premio Nobel per la pace, Barack Hussein Obama, d’accordo con i suoi complici Nicolas Sarkozy, David William Donald Cameron (discendente illegittimo di Guglielo IV e figlio di uno stockbroker della City) e Silivio Berlusconi (con il plauso dell'ex brezneviano Giorgio Napolitano) hanno pensato bene di ricordarlo scatenando una nuova guerra.

Il premio Nobel per la pace, che deve la sua elezione nel novembre 2008 in gran parte a un cinico appello di massa contro la guerra, ha continuato la guerra in Iraq, determinato l'escalation della guerra in Afghanistan e la sua diffusione in territorio pakistanano, e ha dato mandato per estesi  interventi militari in Somalia e Yemen.

Lanciando centinaia di missili e bombe sulla Libia, l’affermazione di Obama che gli Stati Uniti stanno semplicemente dando esecuzione con altre nazioni una risoluzione delle Nazioni Unite di realizzare una "limitata azione militare", sottolinea solo la temeraria ipocrisia di quest’uomo e della sua amministrazione.

Ha affermato ripetutamente che Washington "non schierà le truppe statunitensi sul campo", con la promessa fatta ai parlamentari statunitensi che l'attacco Usa alla Libia sarà una “questione di giorni, non settimane”. In tale retorica irresponsabile si ritrova l'eco delle dichiarazioni fatte a suo tempo dal criminale di Stato Donald Rumsfeld, che alla vigilia della guerra in Iraq aveva assicurato ai media: “Non posso dire se l'uso della forza in Iraq oggi durerà cinque giorni, o cinque settimane, o cinque mesi, ma certamente non durerà più a lungo di così”.

La logica criminale è sempre la stessa, quella di una guerra volta a paralizzare e rimuover un regime esistente per sostituirlo con dei fantocci come Maliki e Karzai, procedendo con attacchi militari massicci e indiscriminati. I risultati in Afghanistan e in Iraq sono eloquenti: la ripresa del colonialismo, la guerra infinita volta a schiacciare la resistenza della popolazione occupata con stragi e torture.

Gli apologeti dell'amministrazione Obama, che naturalmente non mancano nella pseudo-sinistra, insistono sul fatto che la guerra attuale non può essere comparata a quelli lanciata sotto Bush. In questo caso, viene detto, gli obiettivi sono puramente umanitari, per proteggere il popolo libico.

Non si rendono conto questi pacifisti e democratici fasulli che ogni atto di aggressione militare da parte degli Stati Uniti e delle potenze europee è regolarmente giustificato come un'azione umanitaria per salvare una popolazione sotto dittatura. Tale fu il caso nel 1993 dell'incursione in Somalia e l'intervento in Bosnia, poi la guerra aerea contro la Serbia alcuni anni dopo. L'invasione dell'Afghanistan è stata promossa in parte come una crociata per proteggere il popolo afgano contro i talebani e Al Qaeda, e il governo americano e i media hanno confezionato la guerra in Iraq come una missione per eliminare un dittatore e portare la democrazia per le masse irachene

Sabato Obama ha giustificato l’aggressione alla Libia sostenendo che “non possiamo restare a guardare quando un tiranno dice al suo popolo che non ci sarà pietà, e le sue forze intensificano i loro attacchi”. Infatti, in Bahrain, dove la dinastia regnante ha ucciso decine di manifestanti disarmati nelle strade, assaltato con le sue truppe gli ospedali e ha scatenato il terrore contro la maggioranza sciita oppressa, Obama non stava a guardare. Ha appoggiato la repressione e l'intervento di Arabia Saudita e di altre monarchie dittatoriali degli emirati per schiacciare la rivolta popolare. Allo stesso modo, venerdì (non un secola fa) il regime in Yemen ha massacrato almeno 52 manifestanti pacifici e imposto lo stato d'emergenza. L'amministrazione Obama ha semplicemente "deplorato" le violenze sollecitando il "dialogo" e ha ribadito il suo impegno per la "stabilità" della dittatura filoamericana di Ali Abdullah Saleh.

I criteri utilizzati dall'amministrazione Obama per determinare gli atti di intervento “umanitario” degli Stati Uniti, gendarme mondiale, non sono ispirati a principi morali universali, ma agli interessi imperialisti. Il costo dei 112 missili da crociera Tomahawk lanciati in poche ore è ben oltre i 100 milioni di dolari. Il costo per il dispiegamento di navi e aerei da guerra è ancora molto più grande. Non una parola viene sollevata in America e in Europa circa i costi per i salvataggi delle banche e la guerra, laddove dei politici corrotti e dei media servi chiacchierano all'infinito sulla mancanza di fondi per la cultura e l’istruzione, la sanità e i programmi sociali.


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