venerdì 18 marzo 2011

"Non aprite quella porta ..."



La borghesia sa bene che la tendenza alla rivolta è strutturale all’interno degli Stati, soprattutto in tempi in cui il riformismo ha mostrato a tutti di essere un bluff e anzi il nemico più insidioso del cambiamento radicale. Il modo di produzione capitalistico, per sua natura, è incapace di uno sviluppo senza gravi crisi, profonde lacerazioni sociali, enormi disequilibri e ineguaglianze. Nelle situazioni più critiche, il sistema è deciso a sbarazzarsi di ogni opposizione radicale anche facendo uso delle armi. Gli apparati di repressione sono chiamati a supplire a quelle promesse che il sistema non può più mantenere. È ciò che sta succedendo in questi mesi nelle colonie e che troverà seguito nelle aree imperialiste, man mano che la situazione economica e sociale andrà deteriorandosi.

Ed infatti più le nuove generazioni si guardano intorno e più si fanno chiari nella loro coscienza i motivi della profonda insoddisfazione per le loro condizioni di vita e di lavoro (quando c’è e quello che c’è). Conseguentemente si fa sempre più aspra la loro polemica e dura la loro rivolta. Si stanno rendendo conto che la classe politica e quella dirigente in generale ci sta portando criminalmente verso il baratro: chi investe nel profitto e nella concentrazione di potere non può farsi scrupolo, per esempio, nel prendere decisioni che riguardano il nucleare, preoccupato semmai di cavalcare il consenso elettorale.

E qui vengono le dolenti note, perché se è vero che i giovani stanno prendendo coscienza della loro condizione e delle cause che la generano, sono però distanti dall’avere determinati, almeno a grandi linee, gli obiettivi comuni e le forme di lotta: la libertà va perseguita come progetto fatto di contenuti, altrimenti resta una parola vuota. In tal modo essi disperdono le proprie energie (e in taluni casi sacrificando la propria vita) in assalti disperati contro i bastioni di Orione eretti dalla borghesia. Si tratta di una muraglia fatta senz’altro di cose e d’interessi, ma che poggia le proprie fondamenta su ideologie, non ultima quella religiosa, e codici comunicativi insidiosissimi.

L’unica strada per tentare di uscire da questa situazione è politica. I giovani mostrano una ben giustificata diffidenza verso le tradizionali organizzazioni politiche ridotte a meri comitati elettorali e d’affari; dall’altro lato, essi devono rendersi conto che la comunicazione è sì un potente mezzo di lotta, ma che non può sostituirsi all’analisi e al programma, alla direzione e organizzazione politica vera e propria.


2 commenti:

  1. Da qualche tempo mi accade qualcosa di strano.

    Leggo la storia della Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi, con la Costituzione (borghese, certo, ma per quei tempi e in quell'Italia...) proclamata proprio mentre l'ultima linea di difesa viene travolta dai francesi, e mi viene da piangere.

    Leggo la storia della Comune di Parigi, le parole di Louise Michel davanti al tribunale, e mi viene da piangere.

    Sono normale? O non ce la faccio più con questo mondo intorno a noi?

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  2. sono certo che è buona la seconda. e non sei solo

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