Non c’è solo la Siria. Anche nelle metropoli imperialistiche le proteste e rivolte contro questo sistema e le sue crisi si fanno sentire. A Londra, per esempio. Ieri c’è stata una manifestazione e sono stati presi di mira alcuni negozi e proprietà simbolo della ostentazione di classe. In Oxford Street 13 negozi sono stati invitati a tenere aperte le vetrine. Tra questi Topshop - di proprietà di sir Philip Green, uno accusato di evasione fiscale -, e McDonald's. È stata invece riverniciata una filiale della Royal Bank of Scotland, e altre banche (Hsbc, Lloyds e Santander) hanno subito le attenzioni di quelli che in Siria o in Egitto la stampa “libera” chiama “giovani democratici”. A Mayfair, le finestre dell'hotel Ritz avranno bisogno di restauri. Una dozzina di sgherri sono stati circondati e picchiati di gusto da una folla mascherata in Sackville Street, Piccadilly. Sempre in zona un negozio di Fortnum & Mason è stato visitato dagli insoliti clienti.
Anche il negozio Ann Summers, a Soho, ha avuto un deciso successo di pubblico. L’elevata mobilità dei gruppi d’azione e la conoscenza delle tattiche di contro-guerriglia messe in campo dalle forze fedeli alla monarchia, hanno consentito il successo dei “giovani democratici” inglesi. In attesa del sostegno dell’Onu, non si poteva chiedere di meglio.
La stampa borghese, e i sindacati che hanno organizzato la manifestazione, parlano naturalmente di minoranze, di “un gruppo di anarchici e anti-capitalisti che hanno messo a ferro e fuoco il West End” – come scrive il Corriere della Sera – . Sta di fatto che 211 persone sono state arrestate per reati tra cui l'uso di “parole minacciose o ingiuriose” [for offences including using threatening or insulting words], scrive il Guardian. Oltre 50 manifestanti, tra cui sette in gravi condizioni, sono stati spediti in ospedale. A Trafalgar Square in serata erano ancora riuniti migliaia di manifestanti, e ci sono stati ancora scontri con la milizia monarchica
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