I "primi piani" di Repubblica
L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) nacque ufficialmente nel dicembre
del 1922 e cessò di esistere nel dicembre del 1992. Per trent’anni è stata governata da un
georgiano, Stalin, e per i successivi trent’anni (29 per l’esattezza) è stata governata da due
ucraini di nome Chruščëv e Bréžnev. Nell’elenco dei segretari generali del PCUS c’è n’è
addirittura un altro di ucraino, tale Černenko.
Non deve stupire che Chruščëv e Bréžnev riempissero di fabbriche e di “città chiuse”
l’Ucraina, perché fare una fabbrica nel paese che era stato il loro villaggio era una prova di
attaccamento alle loro origini. Né deve stupire che fu Chruščëv ad unire
amministrativamente la Crimea alla repubblica ucraina.
Quanto a Bréžnev, il suo errore è stato quello di alimentare il nazionalismo etnico,
concedendo ad alti funzionari di nazionalità non russe di diventare primi segretari del
partito della propria repubblica (il caso di Nazarbaev è il più noto, ma ve ne sono altri), ossia
una concessione che fece nascere un ceto politico professionale di etnia non russa che
sarebbe salito alla ribalta come dura opposizione nel parlamento di Gorbačëv.
C’è tuttavia da chiedersi come sia possibile che Gorbačëv abbia potuto mettere in atto
riforme come l’autofinanziamento per cui le repubbliche sovietiche non erano più tenute a
versare gli introiti fiscali allo Stato centrale e potevano in tal modo autofinanziarsi. Come
poteva pensare Gorbačëv che questa misura non disgregasse l’Urss?
Questa è una delle tante cose che si devono addebitare a Gorbačëv. Con i suoi errori ha
destabilizzato il paese perché le repubbliche volevano veramente l’autonomia dal comitato
centrale. Ha fatto una quantità di errori, forse in buona fede, sicuramente perché si è rivelato
un incapace.
Con El’cin gli americani erano riusciti addirittura a entrare nelle città chiuse dove c’erano
gli stabilimenti e gli istituti di ricerca legati all’industria militare. La prova della ostilità
occidentale contro Mosca i russi l’hanno avuta quando i paesi dell’ex patto di Varsavia sono
stati accolti nella Nato e finanziati dall’Unione Europea, di modo da essere circondati da
basi della Nato e da governi ostili.
Putin è di tutt’altra scorza rispetto a Gorbačëv e El’cin. Quando nel 2004 il presidente della
Georgia, Saak’ashvili, uno che veniva direttamente dall’America, ha fatto richiesta di
entrare nella Nato e in Occidente gli hanno fatto capire che era possibile, questa mossa
venne letta da Putin come un segnale di guerra, di ritorno della guerra fredda.
Putin deve riscattare la Russia dall’umiliante fine dell’Urss e da ciò che per oltre un decennio
ne è seguito. Vuole che la Russia sia presa sul serio, nonostante che rispetto all’Urss sia un
paese di soli 150 milioni di abitanti. E questo non va proprio giù all’Occidente. Il dramma
ucraino nasce proprio da qui.
Va anche detto che per i russi gli ucraini sono dei contadini che non lavorano e si ubriacano
soltanto, menano le mogli, tanto è vero che esse se ne sono venute in Occidente a fare le
badanti. Lo so, a molti che non conoscono la situazione reale sembrerà un insoluto, ma è
grossomodo la verità. D’altra parte, finché non è arrivata una legge che nessuno rispettava, anche all’ambasciata ucraina in Italia si parlava russo (è un fatto); l’ucraino è come da noi
un dialetto; adesso c’è la legge e la guerra e sono obbligati ufficialmente a parlare in ucraino.
Una testimonianza, raccolta in un’intervista dopo i fatti del 2014, di Rita Di Leo, che di
Russia e Ucraina ne capisce molto più di tanti “esperti”: «Rossana Rossanda aveva una
badante ucraina, che era stata deputata alla Duma, naturalmente parlava benissimo
l’italiano eccetera, e mi diceva: “non è vero che c’è un rapporto di odio con i russi, Mosca è
piena di ucraini e Kiev di russi. Sono i ragazzi a scendere in piazza perché vogliono andare
a Parigi, perché vogliono andare a Tenerife ... noi anziani non ci pensavamo nemmeno. Noi
stavamo in pace, ma ora, da quando è successo quello che è successo io sono stata costretta
a venire qui ... Mi fa piacere stare con Rossana, però ho dovuto lasciare la mia famiglia e
sono certa che in questo momento mio marito si sta ubriacando”. Non so se questa
testimonianza si possa raccontare, ma è andata proprio così» (Slavia, 1/2022, p.158).