sabato 31 maggio 2014

A proposito di flussi e riflussi


Dev’essere dura faticare tanto per poi dover vivere con 27 euro lordi il giorno. È quanto capita a moltissime estetiste, sarti, calzolai, corniciai, cartolai e profumieri (quelli che vendono Dior, Chanel o le creme della La Mer, tanto per intenderci). Ma c’è chi sta anche peggio, tanto da risultare “incapienti” (22 euro lordi al giorno). Chi sono? Molti commercianti di scarpe e di abbigliamento, per esempio, i quali immagino a suo tempo avranno ricevuto la social card da Tremonti. Le categorie abbienti sono invece gioiellieri e orefici, albergatori e tassisti, ma anche gli agenti immobiliari tengono botta, insomma gente che per campare con le rispettive famiglie ha a disposizione cifre giornaliere attorno ai 50 euro lordi, una vera cuccagna a leggere i dati del Dipartimento delle Finanze.

A pagina 76 del report si legge: I soggetti con reddito d’impresa prevalente sono circa 1,8 milioni (89% di coloro che dichiarano reddito d’impresa) per un valore medio di 17.283 euro. Resta da capire, soggiungo, chi sono quegli italiani che detengono il 6 per cento della ricchezza mondiale.

Il Dipartimento, nel suo comunicato, scrive che “vengono diffusi i dati statistici sulle scelte dei contribuenti e sugli importi dell’otto per mille”. Diffusi dove?   

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venerdì 30 maggio 2014

Notizie dall'altra Europa



Gratuito fare dell’ironia sul fatto che ci sono voluti ben cinque giorni, dopo le elezioni, per sentir parlare di scissione in casa Tsipras l’altra Europa. È invece un fatto storico se si considera che questo genere di formazioni fantapolitiche in precedenza si dividevano già nel corso della campagna elettorale, come successe, ricordiamo, lo scorso anno con la lista capitanata dal linguista siciliano di cui ora non mi viene il nome (o valdostano?). Non si sa ancora bene chi e quanti chiederanno il divorzio dalla lista Trippas per salire le scale altrui, e pare sia decisivo l’orientamento di uno dei tre (3,0) neodeputati europei, tanto che la Merkel – secondo indiscrezioni – avrebbe chiesto ai servizi segreti germanici il prefisso telefonico di Bari. Sappiamo invece chi pagherà gli alimenti, mentre resta indecisa, per ora, la questione se cambiare le serrature delle porte delle sedi. La signora Spinelli si oppone con forza alla ventilata confluenza nell’Europa renziana, se non altro per pudore, ma diamole tempo per riflettere. Dello stesso avviso anche Gallino, il sociologo che ha sorpreso la borghesia a fare la lotta di classe. Vi terrò informati, ad ogni ora.

Non è un complotto, è una convergenza d'interessi


Enormi trasformazioni dei processi produttivi e della distribuzione delle merci stanno cambiando e muteranno sempre più radicalmente la faccia del mondo. Di questo fatto le istituzioni politiche affermano di avere consapevolezza, ma si comportano come se ciò non avesse rilievo sotto il profilo dei rapporti sociali, anzitutto per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro, a cominciare dai suoi aspetti normativi, e anzi le “riforme” adottate procedono addirittura in senso contrario a quella logica nuova che invece sarebbe auspicabile e ci si attenderebbe.

giovedì 29 maggio 2014

Non correre rischi


Su 49.256.169 aventi diritto al voto, i voti validi sono stati 27.371.474. Oltre venti milioni quelli che non si sono presentati al seggio, quasi un milione hanno annullato la scheda e oltre mezzo milione l’hanno lasciata in bianco. Per i giornali e le televisioni sono dei fantasmi, non contano. Del resto, vai a sapere le loro motivazioni. Ci hanno rotto i coglioni a reti unificate per giorni, ma guai a chiedere ad un astenuto, uno solo: scusi, lei per quale motivo non è andato al seggio? Una fifa matta che rispondesse:

La maschera dei Blade Runner



Ha “vinto” l’astensionismo. Stravinto, dicono, sommessamente, gli esperti di flussi elettorali. Tanto, ripetono, sono elezioni “secondarie”, d’importanza relativa. Alle politiche sarà tutt’altra musica, il gregge rientrerà all’ovile, in gran parte. E poi è un fenomeno europeo quello dell’astensionismo, addirittura meno accentuato qui da noi. Ancora una volta questi fenomenali esperti non l’imbroccano, se ne infischiano dei processi sociali, e già i loro colleghi dei sondaggi debbono cambiare mestiere.

È necessaria l’analisi politica dei fenomeni sociali, tra i quali rientrano quelli elettorali. Partendo ovviamente dai numeri, i quali da soli fotografano la quantità, non spiegano la qualità dei processi (per loro natura contraddittori). Nei numeri, in sé, non c’è dialettica, tantomeno dialettica sociale. Succede in politica e anche nelle altre scienze teoriche, tutte. Ecco dunque che di per sé i computer (che non procedono secondo logica umana, bensì binaria), per questo tipo di analisi, sono inservibili, anzi, fuorvianti. È qui la chiave dei fallimenti, sia nelle previsioni elettorali (e non solo) che nell’interpretazione delle sempre più marcate in-coerenze dei flussi. Torniamo a carta e penna, e cioè a ragionar di testa.

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mercoledì 28 maggio 2014

Saranno solo paure?


Malgrado tutte le nostre analisi, i nostri ragionamenti, il sistema continua per la sua strada. Una vera e diffusa opposizione sociale, in Italia e in Europa, non si vede e le ragioni sono arcinote se finanche Grillo, per certi aspetti, ha saputo coglierle, farle sue per un breve momento, e dissiparle nell’illusione di poter fare la rivoluzione dal parlamento (italiano o europeo poco importa). Grillo confidava, da anni, nel botto del debito pubblico, nell’insostenibilità del sistema pensionistico e della spesa. Le contraddizioni del sistema le coglie alla superficie, ma non per questo sono meno vere e non è detto che, nel tempo, Grillo possa gridare al mondo: “Avete visto, avevo ragione io!”. Per quali ragioni profonde possa aver ragione Grillo, non lo sa nemmeno lui poiché la sua analisi si ferma a Casaleggio (sai che roba!).

Una morale forte ma diversa


Per me, non votare non ha lo stesso significato, le medesime motivazioni, di chi non è comunista e non vota. Per chi si astiene e non è comunista, il non voto ha un significato formale e sostanziale in negativo, vuoi per il non riconoscersi in alcuna lista elettorale o per il generico disconoscimento della democrazia come sistema di rappresentanza e per altre sottili profondità motivazionali. Per me non votare è un atto politico che va ben oltre il rifiuto e la disillusione, è un atto programmatico, una premessa necessaria del mio essere e agire quale soggetto politico antagonista nel conflitto di classe. Tale premessa non può anzitutto che fondarsi su un obiettivo: la lotta ideologica, la critica e il rifiuto di ogni influenza borghese (*).

Se non partiamo dalle infatuazioni di tipo elettorale, le più tipiche della poetica democratica e dei relativi pruriti morali, si resta sul terreno della dissimulazione borghese che tende a mascherare i reali rapporti di dominio. Al sistema preme molto che il gregge entri nello stazzo elettorale, si faccia apporre il timbro sul certificato elettorale, perché ciò significa che lo schiavo, qualunque sia la sua “scelta” politica e qualunque idea si sia fatta circa se stesso, ha interiorizzato e assimilato i rapporti sociali dominanti, i comandi e le ingiunzioni del dominio (agibili nel famoso gioco democratico truccato). Ecco perché i media non parlano volentieri di chi non vota e anzi tendono a imbrogliare le carte.


(*) Uno dei motivi fondamentali di sconfitta della sinistra storica risiedeva proprio nella rinuncia a tale lotta e nell’accettare il punto di vista democratico borghese.

martedì 27 maggio 2014

Si rilassi


Gli italiani dichiarano di volere il cambiamento, ma sono contrarissimi alle rivoluzioni, come dimostra la loro storia e confermano i notai. Ad interrogarli uno per uno, la ghigliottina dovrebbe essere arrotata da mane a sera e i plotoni di esecuzione esaurirebbero le cartucce il primo giorno. Ma vai a dirgli che sono di turno per pulire il sangue dai patiboli ……

Non è un’invenzione marxiana


La televisione è un potente mezzo di diffusione delle illusioni, di formazione di un senso comune con scarso rapporto con la realtà e le sue leggi. Anche ieri sera c’è stata una dimostrazione di tale illusoria realtà nella puntata di Report dedicata alle nuove tecnologie e professionalità. Inquadratura con aereo di linea in volo, poi immagini di una “stampante” che partendo da “polvere d’alluminio” dà come prodotto un pezzo grezzo di uno dei tanti componenti per l’avionica e affini. Altra scena: cinque intraprendenti giovanotti di Rimini che nella loro officina costruiscono delle motociclette personalizzate, una ventina l’anno per una clientela molto particolare e danarosa.

lunedì 26 maggio 2014

Perfino Mastella avrebbe fatto meglio


Chi segue questo blog da un po’ di tempo sa bene quante volte ho ribadito che le rivoluzioni non si fanno in parlamento. In quella sede si fanno le riforme, perciò scrissi più volte, testualmente, che Grillo aveva perso un’occasione storica rifiutando e non cercando un accordo con il Pd. Pensava forse di vincere queste elezioni dopo aver spaventato pensionati, pubblico impiego e “garantiti”?

Non serve aver letto Sun Tzu o aver frequentato i felpati ambienti dell’Aspen Institute, bastava avesse assunto come consulenti politici ed elettorali, fin dall’anno scorso, i vecchi Di Mita o Cirino Pomicino, oppure perfino Mastella, oggi Grillo non avrebbe perso 2,5 milioni di voti dopo averne messo 8,5 in frigorifero per 14 mesi. Sarebbe al governo, avrebbe eletto un nuovo presidente della repubblica, fatto una legge elettorale meno pazzesca di quella cassata dalla Consulta, cambiato delle “cose” da rivendicare come merito proprio, fatto fare tirocinio ai suoi con i bottoni della famosa stanza.

La débâcle elettorale del sistema


Bisogna guardare ai numeri: il “partito” più numeroso è al 41,31 per cento, ed è quello degli astenuti, nonostante il fitto bombardamento propagandistico condotto incessantemente per settimane che gli equiparava a degli irresponsabili, a dei vigliacchi. Si registra una diminuzione del voto del 7,74 per cento rispetto al 2009, l'anno in cui le elezioni registrarono il picco storico dell’astensionismo in Italia.

In Piemonte e Liguria gli astenuti guadagnano 4 punti e quasi 7 punti in Lombardia, anche in Friuli VG, Trentino e Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio si hanno gli stessi incrementi di 6-8 punti di astensioni che arriva a 10 punti nel Veneto e sfiora i 13 punti in Campania e i 7 punti in Sicilia, dove ha votato solo il 42,88 e ancor meno sono stati i votanti in Sardegna.

In città come Napoli, Palermo, Cagliari la soglia degli astenuti è ben oltre il 50%. A Bari gli astenuti sono il 48,5 per cento con un aumento di quasi il 17 per cento; a Sassari ha votato il 34,5%, a Bolzano poco più del 52% con un crollo di 10 punti, a Padova il 54% con crollo di 8 punti, a Trieste meno del 51% con flessione del 6 per cento, a Cremona, Mantova, Brescia l’astensione incrementa tra i 6 e gli 8 punti.

Non sono bruscolini


Il 57 per cento dei francesi si sono astenuti dal voto, non mi pare il caso perciò di parlare con toni trionfali o catastrofici, a seconda dei punti di vista, di vittoria del Fronte nazionale dei Le Pen, anche se il risultato, come voto di protesta contro la UE e Hollande, è rimarchevole. Un risultato ampiamente previsto, tanto che sabato scrivevo:

Vinceranno dunque i fascisti, Le Pen padre (quello del virus Ebola) e la figlia, che raccoglieranno soprattutto nelle disastrate zone industriali del nord e nel sud del paese. I socialisti non arriveranno al 20 per cento e alle prossime senatoriali, regionali e poi alle legislative così come alle presidenziali saranno abbandonati in massa dalla gente che ne ha piene le scatole di questa élite di carrieristi spudorati che mentono anche quando tacciono, che hanno tradito le promesse della campagna elettorale presidenziale.

domenica 25 maggio 2014

Sia anatema


Oggi 43.000.000 di elettori, il popolo sovrano, sono chiamati alle urne per eleggere 73 deputati europei che una volta eletti non conteranno un cazzo. Ma proprio un cazzo. Anche semplicemente sotto il profilo costi/benefici i conti non tornano.

Scrive Scalfari Eugenio:

Personalmente credo sia abbastanza improbabile che l'elettore deciso ad andare alle urne rifiuti una delle schede [per le europee] che gli vengono offerte là dove ci sia l'abbinamento [con le amministrative].

Non votiamo: siete solo dei pagliacci


C’è solo il denaro, il resto è un realty show dove tutto è preordinato e a decidere sono i grandi gruppi economici. La domanda più interessante che ci dovremmo porre è: ma dove va a finire tutto questo fiume di denaro? È chiaro che qui non stiamo parlando delle note spese gonfiate dei soliti masnadieri della politica, degli sprechi e dell’ordinaria corruzione. Stiamo parlando delle centinaia di miliardi di euro che escono dalle nostre tasche di cittadini europei e s’infilano nelle casse delle banche. Se le banche sono indebitate, se sono piene di crediti inesigibili, a chi sono stati dati questi crediti? Agli operai per comprarsi un tetto, ai piccoli imprenditori? Ma non diciamo sciocchezze! Dove sono state investite somme enormi, da chi e per cosa?

Oggi gli elettori ancora una volta sono chiamati alle urne, ancora una volta saranno truffati com’è avvenuto tante altre volte. Gli italiani sono stati truffati l’ultima volta nel 2013 quando il primo partito, con solo lo 0,1% dei voti in più, alla camera ha ottenuto 292 seggi a fronte dei 108 seggi ottenuti dal secondo partito, in forza di una legge elettorale che non ha precedenti e definire truffaldina è poco. E questo avveniva dopo un anno e mezzo in cui aveva governato un uomo che non aveva ricevuto alcun mandato elettorale. E ora governa un altro uomo senza aver mai ricevuto alcun mandato elettorale. Né con queste elezioni lo riceverà, qualunque possa essere il risultato che sortirà dalle urne. È dunque questa la democrazia?

E tuttavia questa è solo la cornice politica della questione, mentre la sostanza riguarda l’enorme disoccupazione, la cassa integrazione e il precariato che sono diventati strutturali e normativi. Per quanto tempo ancora questa gente fasulla e bugiarda che sta a Roma e Bruxelles pensa che la situazione sia gestibile senza che si scateni la rivolta? Pensano che la prossima crisi finanziaria sia lontana e meno catastrofica della precedente? Quanto pensano di durare, qualche anno, uno o due lustri? E poi sfanculeranno la loro democrazia fasulla come hanno già incominciato a fare, come hanno fatto in Ucraina. Diamo un chiaro segnale: non c’imbrogliate ancora, il vostro ricatto non funziona più, non ci rappresentate, siete solo dei pagliacci.



sabato 24 maggio 2014

Nulla è gratis


Un sondaggio condotto dalla Commissione europea ha rilevato che l'88 per cento degli elettori francesi non ha fiducia nei partiti, e che l'80 per cento diffida del governo. Come già in passato, a sbarazzarsi delle forme borghesi della rappresentanza ci sta pensando la grande borghesia con le sue politiche suicide (qualche sciocco sostiene che non esiste più la borghesia, siccome il capitale tende a diventare impersonale anche le classi tendono ad estinguersi. Bravi!).

In Francia si prevede un’astensione dal voto di almeno il 60 per cento, cosa che denota la generale sfiducia in questo sistema truccato e la volontà di non collaborare. Vinceranno dunque i fascisti, Le Pen padre (quello del virus Ebola) e la figlia, che raccoglieranno soprattutto nelle disastrate zone industriali del nord e nel sud del paese. I socialisti non arriveranno al 20 per cento e alle prossime senatoriali, regionali e poi alle legislative così come alle presidenziali saranno abbandonati in massa dalla gente che ne ha piene le scatole di questa élite di carrieristi spudorati che mentono anche quando tacciono, che hanno tradito le promesse della campagna elettorale presidenziale (ripristino a 60anni della pensione per i lavori usuranti, assunzione di 60mila insegnanti, ecc.).

venerdì 23 maggio 2014

Facce toste


Devono guadagnarsi il pane, tengono famiglia ‘sti poveri direttori e capiredattori dei giornali. Così scrive il Corriere a riguardo delle elezioni in Olanda: «Non c’è stata nemmeno la vittoria dell’astensionismo: è infatti aumentata leggermente la partecipazione, portando ai seggi il 37% della popolazione, contro il 36,75% delle europee del 2009». Quando due elettori su tre non si prendono nemmeno la briga di andare al seggio, chi sono gli sconfitti? Il dato dell’astensione non sfugge ai giornali olandesi, i quali peraltro dedicano uno spazio davvero marginale a queste elezioni. Gli olandesi sono consapevoli che qualunque possa essere il risultato sortito dalle urne, a dettar legge saranno sempre gli stessi.


Non votare: la più alta scelta politica in questa fase


Un ex partito di massa è diventato un club di carrieristi, di funzionari e burocrati che ha reciso ogni legame effettivo con la sua classe sociale di riferimento, un partito che da molto tempo ha assunto posizioni di destra e neoliberiste, antisociali ed estremiste. Un partito che non ha né la volontà e nemmeno l’interesse di prendere le distanze dalle politiche di austerità decise dagli eurocrati, che distribuisce elemosine e aumenta le tasse sulla casa e i generi di necessità, che ha distrutto ogni tutela contrattuale per i lavoratori lasciandoli alla mercé della proprietà, che ha approvato una riforma pensionistica iniqua, che non ha un’idea di sviluppo e di futuro se non entro il quadro delle compatibilità del “mercato”.

giovedì 22 maggio 2014

Sennò a chi lo vendono?


Capisco che ci sono le elezioni (europee!) e ci si scanni come se fossero le politiche nazionali, capisco meno che Repubblica parteggi per Renzi come giornale di partito, ossia in modo nauseante, e che pure altri quotidiani, compreso quello confindustriale, facciano altrettanto. Ad ogni modo la propaganda e i toni accesi della competizione invoglieranno il gregge nella sua maggioranza (in Italia) ad andare a votare, per cambiare. È dal 1948 che si sente questa cantilena, ma stavolta, giura lo spirito gregario, sarà diverso. Noi che non votiamo siamo additati, bene che vada, come vigliacchi, complici del vecchio sistema, insomma gente “sospetta”. La verità, come solito, è figlia del tempo.

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Ciò che invece sembra non interessare (quasi) nessuno, è l’accordo tra Gazprom e la cinese CNPC, ossia tra la Russia e la Cina, per una fornitura trentennale di gas di 30mld di mq l’anno. L’estrazione del gas per la Cina sarà esentasse, mentre da parte cinese non ci saranno dazi. Bravo Obama, ciò che si temeva è accaduto. Obama è il premio Nobel per la pace che più di tutti ha fatto per distruggere le relazioni internazionali. La responsabilità americana per l’instabilità del pianeta è enorme, e del resto non un solo dollaro è speso onestamente. Anche e forse soprattutto l’Europa può dirsi soddisfatta, potrà così importare il gas americano, più libero, democratico e più caro. Sennò a chi lo vendono?