giovedì 31 marzo 2011

Pezze da piedi

Santino giapponese con Madonna e bambino


Cos’erano le pezze da piedi? Erano delle strisce di stoffa usate un tempo dai soldati, in luogo delle calze, per fasciarsi i piedi dentro gli scarponi pesanti. Ancora nel 1935, l’Italia mandò i suoi soldati a conquistare l’impero in Africa con le pezze da piedi, ideali per quale genere di ambiente. Anche i soldati giapponesi portavano le pezze da piedi. Del resto l’Italia e il Giappone si assomigliano molto, non solo per via di Mafia e Yakuza. Si dirà: ma in Giappone le autostrade dopo un terremoto s’aggiustano in pochi giorni, mentre da noi la famigerata Salerno-Reggio Calabria … Ragioni economiche. Proposta: diamo in concessione la Salerno-Reggio Calabria alla ‘ndrangheta e alla camorra e prima dell’estate prossima i lavori saranno ultimati e i caselli sorvegliati da uomini d’onore.

Ma insomma cosa c’entrano le pezze da piedi. C’entrano, eccome. Nella centrale di Fukushima Daiichi sono impiegati operai avventizi (precari) per i lavori di ripristino, i quali sono all’oscuro (almeno fino a pochi giorni addietro) del reale pericolo di contaminazione, cioè del livello di radiazioni ai quali potevano essere sottoposti. Il livello di pericolosità è fissato a 100 millisievert  (limite oltre il quale le insorgenze tumorali diventano “evidenti”), ma alcuni operai erano stati contaminati da livelli almeno di 170 millisievert e subito ricoverati. Ed allora le “autorità” nipponiche cosa hanno fatto? Quello che si fa in Italia per i livelli di PM 10, per l’atrazina e altri veleni: hanno alzato i limiti massimi portandoli a 250 millisievert.

Naturalmente lo stile nipponico è molto diverso da quello italiano. In Italia avrebbero detto che gli operai ricoverati sono dei “piantagrane”, refrattari alla competizione internazionale, al libero mercato, sindacalizzati, comunisti, eccetera. In Giappone invece le autorità hanno affermato che si è trattato di “un caso spiacevole”. Vuoi mettere la differenza? Un lettore del blog mi ha fatto notare che per la “mentalità giapponese dire "un caso spiacevole" significa fare un’enorme ammissione di colpa”. Ora si viene a sapere che gli operai contaminati in modo gravissimo stavano lavorando con questo genere di protezioni: “avevano ai piedi buste di plastica”. Ripeto: l’Italia e il Giappone si assomigliano molto, non solo per via di Mafia e Yakuza.

Scrivo queste cose sulla situazione a Fukushima Daiichi dal 13 marzo. Da subito ho detto che la situazione era sfuggita di mano e che l’incidente era di livello Chernobyl. Sulla base di quali dati? Due più due fa quattro anche in Giappone, seppure non sempre in Italia. Chi vuole può leggersi questo articolo di ieri scritto da un esperto di combustibile nucleare.

4 commenti:

  1. Chiacchiere inutili; la sostanza e' la seguente. All'epoca della 'Grande Guerra" la divisa dei soldati italiani non prevedeva calze. L’esercito forniva invece delle pezze squadrate di cotone resistente con le quali si avvolgeva il piede prima di infilarlo nello stivaletto, aggiungendovi eventualmente un calzettone. Praticissime, erano tutte della stessa misura, proteggevano bene il piede, non bisognava rammendarle come le calze, ed erano facili da lavare e sostituire. Il nome divenne sinonimo di cosa sporca e puzzolente perché in effetti diventavano spesso tali dopo una lunga marcia.

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    1. e io cosa ho detto di diverso? non solo nella prima guerra mondiale ma anche prima e dopo.

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    2. Seghe mentali, è merito del primo commentatore se ho capito che cos'erano chi indossava le pezze da piedi!

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    3. lei è senz'altro il cretino del primo commento o comunque fa parte di quella cerchi d'idioti

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