mercoledì 9 marzo 2011

Notori criminali internazionali



Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato, all’unanimità (15-0), la risoluzione 1970 con la quale vengono bloccati tutti i beni di Muammar Gheddafi, della sua famiglia e dei suoi più stretti collaboratori. Sulla Libia è stato imposto un embargo per la vendita di armi, mentre per le violenze commesse contro i dimostranti sono state considerate “crimini di guerra o contro l’umanità” e secondo l’evolversi della situazione potranno essere sottoposte al giudizio della Corte penale internazionale dell’Aja.

Questa risoluzione è stata presa da alcuni dei paesi che più palesemente sono coinvolti nella violazione dei diritti umani; la minaccia di portare Gheddafi davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja è presa dagli stessi Stati Uniti e Cina che hanno votato contro la Convenzione per la creazione di un Tribunale Penale Internazionale, cioè contro lo Statuto di Roma approvato dall’Assemblea plenaria dell’Onu del 17 luglio 1998.

Gli Stati uniti, in particolare, hanno votato contro la costituzione della Corte penale internazionale dell’Aja ben consci che sarebbero stati, non potendola controllare totalmente, chiamati a rispondere dei loro reiterati crimini internazionali, il cui elenco è lungo e ben noto. Per quanto possa ingenerare disprezzo un dittatore come Gheddafi, non può essere sottaciuto che esso ha rivolto le armi del suo esercito regolare contro bande organizzate che hanno assaltato, distrutto e incendiato edifici pubblici causando la morte dei funzionari governativi che vi operavano. Non si tratta quindi di una sollevazione popolare contro il regime, ma di un tentativo di colpo di stato oraganizzato dalle multinazionali che utilizzano le rivalità tribali per i loro scopi.

Gli Usa, attraverso proprie organizzazioni spionistiche (NSA, CIA, ecc.) e finanziarie, operano fuori dai propri confini nazionali per fomentare guerre, rivolte, assassini politici, dissesti economici, eccetera. La loro “politica” verso i paesi del Sudamerica, dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa è nota. Con la scusa della pace e della democrazia gli Stati Uniti sono presenti con le loro portaerei in tutti i mari del mondo, con le loro forze armate in tutti i continenti, con i loro “consiglieri” militari in decine e decine di paesi, esercitando di fatto una dittatura armata a livello globale. Né, infine, va dimenticato che gli Usa sono il più grande crocevia e controllore mondiale del mercato della droga e il centro della più losca speculazione finanziaria sulle materie prime.

In Salvador, Ecuador e in Nicaragua, in Cile e in Argentina, e in numerosi altri paesi gli Stati Uniti hanno da sempre promosso colpi di stato e favorito i propri interessi con l’invio di armi e mercenari, addestrando i più efferati criminali del Sudamerica, proteggendo i più pericolosi banditi, pianificando e attuando l’assassinio di capi di stato e di oppositori dell’ingerenza statunitense. Lo stesso trattamento è stato riservato a numerosi paesi africani.

Per quanto riguarda l’Asia è sufficiente ricordare lo sterminio di circa 500mila persone in Indonesia accusate di essere filocomuniste, attuato con il diretto appoggio di specialisti Usa. Quindi il Vietnam, il Laos e la Cambogia. In Europa il dominio Usa e le sue pratiche criminali trovano un esempio di scuola proprio in Italia, dove l’ingerenza americana ha smantellato di fatto la nostra industria nucleare (vedi il caso del prof. Felice Ippolito) e informatica (di avanguardia), quella petrolifera (caso Mattei), ed è arrivata a pianificare e attuare la strategia della tensione, cioè il terrorismo, pur di mantenere un quadro politico favorevole ai propri interessi.

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