Per gli eroi del libero (?) mercato non si è mai abbastanza capitalisti. Nella Cina odierna, quello che oggi viene definito “socialismo con caratteristiche cinesi” non è altro che il vecchio capitalismo, in cui la stragrande maggioranza delle persone nella società lavora e il loro lavoro è sfruttato da una piccola minoranza di proprietari.
La Cina ha fatto uscire dalla secolare povertà più nera centinaia di milioni di persone, e non si può negare che il tenore di vita sia aumentato significativamente negli ultimi decenni. Nonostante ciò, la disuguaglianza è enorme. Jack Ma, il miliardario fondatore di Alibaba (l’equivalente di Amazon in Cina), con un patrimonio netto di oltre 40 miliardi di dollari, non si è arricchito rivendendo le mele che aveva lucidato per qualche mercato locale. Si è arricchito allo stesso modo di Jeff Bezos: sfruttando i lavoratori e facendo amicizia nelle alte sfere.
Se la storia cinese ha insegnato qualcosa (chi digita sui social e altri media parlando di Cina ne sa realmente qualcosa?), è che le persone normali e comuni hanno la capacità di lottare in modo sorprendente. Dalla ribellione antimperialista dei Boxer all’ondata di scioperi di massa del 1927, dalla guerra antigiapponese alla rivoluzione del 1949, fino alle proteste di piazza Tiananmen del 1989, il popolo cinese si è dimostrato capace di sollevarsi e reagire contro difficoltà apparentemente insormontabili.
C’è un articolo sul Sole 24 ore di ieri (L’asse tra Russia e Cina schiaccia l’Occidente) che ci racconta il ruolo economico della Cina e perché Washington la vede come una “minaccia” (e vuole cancellarla dalla carta geografica). Comincia così: “Pechino, per risollevare le sue fortune economiche, sta inondando il mondo di prodotti a basso costo”. Non sono prodotti a basso costo, sono soprattutto prodotti di alta tecnologia a prezzi competitivi. I nostri eroi del libero mercato in regime di monopolio non hanno alcuna visione storica di ciò che sta avvenendo realmente e sul perché.
La retorica della sovraccapacità cinese, anzitutto nelle nuove tecnologie e nell’industria dei veicoli a nuova energia (NEV) non è altro che una copia del principio “America First”. Il rapido sviluppo dell’industria verde cinese mette a dura prova la forza e lo status degli Stati Uniti, e la competitività della Cina viene tradotta in una “minaccia alla sicurezza” per il mondo libero, vale a dire gli Stati Uniti, che si vedono sfuggire la loro posizione di monopolio di lunga data nella catena industriale globale.
Un dato che non c’è nell’articolo citato: secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, la domanda globale di veicoli a nuova energia nel 2030 raggiungerà i 45 milioni di unità, ovvero 4,5 volte quella del 2022, e allo stesso tempo, la domanda globale di nuovi impianti fotovoltaici raggiungerà gli 820 gigawatt, ovvero circa 4 volte quella del 2022.
Lo sviluppo della capacità produttiva verde è appena iniziato ed è un mercato ben lungi dalla saturazione, quindi da dove viene la “sovracapacità” cinese? È tipico della mentalità statunitense, quella dei cowboy, reagire con la pistola, considerando la nuova industria energetica cinese con una mentalità di gioco a somma zero e attribuendo i problemi reali alle cause sbagliate.
Per esempio, qualcuno s’è chiesto perché la Tesla Shanghai Gigafactory è il maggiore centro di produzione di Tesla al mondo e con le migliori prestazioni? Aiuti di Stato? Perché che cos’è l’Inflation Reduction Act? Scrive il sito della Casa Bianca che il “Presidente ha
ridefinito la leadership americana nell’affrontare la minaccia esistenziale della crisi climatica [leggi: la minaccia cinese] e ha avviato una nuova era di innovazione e ingegnosità americane per ridurre i costi al consumo e far avanzare l’economia globale dell’energia pulita”. Far avanzare l’economia globale? Ci prendono in giro e ridono di noi.
Dal 25 aprile al 4 maggio si tiene la 18esima edizione del Beijing International Automotive Exhibition (Auto China 2024). Sono presenti tutti i grandi marchi internazionali, compresi quelli che un tempo erano italiani, dunque compresa la Lamborghini (gruppo Volkswagen).
Ieri era presente Elon Musk, a colloquio col primo ministro Li Qiang. Tesla ha venduto circa 600.000 veicoli elettrici nel 2023 in Cina, cedendo la sua posizione di principale venditore di veicoli elettrici in Cina alla cinese BYD. Il tasso di penetrazione dei NEV passeggeri ha superato il 50% nella prima metà di aprile, superando i tradizionali veicoli a benzina. Tutto ciò avviene mentre in Italia chi possiede un’auto elettrica non sa mai quando è in strada se troverà una colonnina attiva per la ricarica.
Con una carenza di capacità produttiva di alta qualità, il mondo ha bisogno di maggiore cooperazione. Gli Stati Uniti hanno di mira solo la loro leadership, non la coordinazione degli interessi. L’hanno sempre fatto per l’energia, per l’elettronica, per tutto ciò che riguarda le nuove tecnologie. Solo che ora si trovano a dover affrontare un concorrente di grande caratura mondiale, e utilizzano deliberatamente la “minaccia cinese” per spiegare tutto, cercando di risolvere i problemi contenendo la Cina.
Ed è esattamente ciò che fanno con la Russia, dividendola dall’Europa. La quale Europa pensa alle elezioni, e in Italia a quale nome mettere nei simboli delle liste elettorali.