martedì 29 marzo 2011

In caduta libera



C’è un’emergenza che riguarda solo apparentemente il Giappone. I livelli raggiunti di radiazioni (1.000 milliseverts/ora) non consentono più ad alcuno di operare attorno al reattore n. 2.  Ciò significa, senza fare alcun allarmismo, che l’incidente è in caduta libera. Siamo ad un punto di non ritorno. Nella centrale c’è tanto di quell’uranio e plutonio da compromettere irrimediabilmente tutto l’ecosistema locale e anche molto di più. Tutto questo perché è stata sottovalutata la portata dell’incidente. Poi perché abbiamo a che fare con una classe politica e dirigente semplicemente stupida quando non criminale. A livello globale. Dei semianalfabeti che per arrivare al potere debbono anzitutto scendere a compromessi di ogni tipo con il raket economico.


Lo vediamo chiaramente nelle vicende della crisi finanziaria, nelle rivolte del Nordafrica, nel disastro nucleare in Giappone. La politica non controlla e non regola più nulla, è semplicemente al traino d’interessi economici corposi. I responsabili di questo e di altri disastri, i veri padroni del mondo, restano occulti. Qualcuno ha mai visto la faccia del presidente della Tepco?


Questo sistema ci toglie la vita e addestra alla sopravvivenza,  cioè ad aver paura perfino della pioggia e di nutrirci con i prodotti dell’orto, di bere il latte. Ci hanno abituati a stare in ansia per gli indici di borsa dai quali fanno dipendere la nostra esistenza. Orwell era un dilettante.

2 commenti:

  1. Ho già postato alcuni commenti alle sue eccellenti riflessioni. Ma oggi, da lettore ormai quotidiano del suo blog, volevo semplicemente ringraziarla per la davvero rara amara lucidità con la quale squarcia i veli di questi tempi oscuri.

    E' ovvio che la domanda che strozza la gola di chi ancora pensa con la propria testa è quella già avanzata da qualcun altro in passato, "che fare?". A questo punto però è verosimile che la risposta alla domanda sia: nelle condizioni attuali non è possibile fare alcunché, se non resistere, aspettare e sperare di vivere abbastanza da vedere, se non la fine, almeno l'inizio della fine di tutto questo.

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  2. non sottometterci al delirio dominante è presupposto essenziale
    grazie per l'attenzione

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