Nella centrale di Fukushima Daiichi (Okuma) la situazione è fuori controllo, ammettono ora le autorità. Non è mai stata sotto controllo. Il livello di gravità era 4 su una scala di 7 (Chernobyl), poi 5 e ora 6. Diventerà 7 e poi chissà. Sulla base di quali dati “scientifici” dico queste cose dall’ormai lontano 13 marzo? Sulla base delle notizie provenienti dal Giappone e poi censurate. E del buonsenso. Immagino il risolino di sufficienza degli “esperti”, degli “scienziati”, degli apprendisti stregoni. Mi riferisco a quello stesso buonsenso che avrebbe potuto e dovuto presiedere la scelta nucleare ed evitare tutto questo considerando che non si dovrebbero costruire centrali nucleari , specie nell’arcipelago più sismico del pianeta, con 170 vulcani di cui 50 attivi, a un passo dalla Fossa del Giappone, con forti rischi maremoto e con una densità di 387,7 ab./kmq. È come costruire una centrale nella Valle del Belice o in Irpinia. Anzi, più demenziale ancora, così come consentire estesi insediamenti urbani sul Vesuvio.
Non c’era ancora la crisi petrolifera del 1973 (crisi indotta, tra l’altro, dalla lobby nucleare) quando fu progettato e realizzato l’impianto di Fukushima. Non è vero che l’impianto avrebbe cessato le attività a breve come sostiene pubblicamente il prof. Veronesi, così come non corrisponde a verità che Chernobyl per noi è stata come l’equivalente di una Tac. Qualunque medico di base del Triveneto, dati alla mano, sa che ciò non è vero. Ed è altrettanto vero che a 11,5 km dalla centrale I di Fukushima Daiichi continua la sua attività la centrale II di Fukushima Daini, gestita anch'essa da Tepco.
A Fukushima Daiichi i reattori coinvolti sono più d’uno (compresi quelli spenti per manutenzione), c’è di mezzo il plutonio e una quantità di materiale radioattivo enorme, si tratta di tecnologie pericolosissime e che non siamo in grado di controllare completamente né di prevedere come e quando può succedere un “incidente”. In Europa dicono che ci siano centinaia di reattori in funzione. La signora Merkel ha detto che prima si disattivano e meglio sarà. Non credo che l’abbia detto solo perché c’erano le lezioni regionali o per fare un dispetto al signor Sarkozy. La Germania investe miliardi di euro nelle energie compatibili e tutto si potrà dire dei tedeschi, ma non che non siano parsimoniosi e attenti a dove spendono i propri soldi. Mentre l’Italia è il paese che meno ha differenziato i propri piani energetici da quelli del petrolio.
In Italia a giugno ci sarà il referendum. Il risultato, nel senso del quorum, non è scontato, così come non è scontato che da qui a qualche anno le “autorità”, con l’avvallo dei soliti “scienziati” (quelli che con le scorie in “camera da letto” dormono sonni tranquilli, quelli che è il pesto alla genovese e la polenta a far venire il tumore, quelli che le centrali di quarta generazione sono “sicure”), non decidano di farle lo stesso le centrali, magari lasciandoci senza elettricità per un paio di domeniche.
Nel 1987 il terzo quesito referendario diceva: Volete che venga abrogato il dispositivo previsto dalla legge 18 dicembre 1973 n. 856 che consente all’Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero? Votarono il 65,1%, i Sì all’abrogazione furono il 71,9%. A guidare la mobilitazione pro referendum fu in primo piano Legambiente e il suo segretario nazionale Enrico (Chicco) Testa, deputato del PCI, divenuto poi anche presidente del consiglio di amministrazione dell’Enel e fervente assertore del nucleare. Attualmente l’Enel partecipa alla luce del sole (si scusi la battuta) ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero e anche in Italia.
Non c’era ancora la crisi petrolifera del 1973 (crisi indotta, tra l’altro, dalla lobby nucleare) quando fu progettato e realizzato l’impianto di Fukushima. Non è vero che l’impianto avrebbe cessato le attività a breve come sostiene pubblicamente il prof. Veronesi, così come non corrisponde a verità che Chernobyl per noi è stata come l’equivalente di una Tac. Qualunque medico di base del Triveneto, dati alla mano, sa che ciò non è vero. Ed è altrettanto vero che a 11,5 km dalla centrale I di Fukushima Daiichi continua la sua attività la centrale II di Fukushima Daini, gestita anch'essa da Tepco.
A Fukushima Daiichi i reattori coinvolti sono più d’uno (compresi quelli spenti per manutenzione), c’è di mezzo il plutonio e una quantità di materiale radioattivo enorme, si tratta di tecnologie pericolosissime e che non siamo in grado di controllare completamente né di prevedere come e quando può succedere un “incidente”. In Europa dicono che ci siano centinaia di reattori in funzione. La signora Merkel ha detto che prima si disattivano e meglio sarà. Non credo che l’abbia detto solo perché c’erano le lezioni regionali o per fare un dispetto al signor Sarkozy. La Germania investe miliardi di euro nelle energie compatibili e tutto si potrà dire dei tedeschi, ma non che non siano parsimoniosi e attenti a dove spendono i propri soldi. Mentre l’Italia è il paese che meno ha differenziato i propri piani energetici da quelli del petrolio.
In Italia a giugno ci sarà il referendum. Il risultato, nel senso del quorum, non è scontato, così come non è scontato che da qui a qualche anno le “autorità”, con l’avvallo dei soliti “scienziati” (quelli che con le scorie in “camera da letto” dormono sonni tranquilli, quelli che è il pesto alla genovese e la polenta a far venire il tumore, quelli che le centrali di quarta generazione sono “sicure”), non decidano di farle lo stesso le centrali, magari lasciandoci senza elettricità per un paio di domeniche.
Nel 1987 il terzo quesito referendario diceva: Volete che venga abrogato il dispositivo previsto dalla legge 18 dicembre 1973 n. 856 che consente all’Enel di partecipare ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all’estero? Votarono il 65,1%, i Sì all’abrogazione furono il 71,9%. A guidare la mobilitazione pro referendum fu in primo piano Legambiente e il suo segretario nazionale Enrico (Chicco) Testa, deputato del PCI, divenuto poi anche presidente del consiglio di amministrazione dell’Enel e fervente assertore del nucleare. Attualmente l’Enel partecipa alla luce del sole (si scusi la battuta) ad accordi internazionali per la costruzione e la gestione di centrali nucleari all'estero e anche in Italia.
Perchè,nessuno mette l'accento,che la produzione capitalistica non è orientata alla soddisfazione dei bisogni umani,ma piuttosto usa questi bisogni come strumenti per valorizzare il capitale.
RispondiEliminaDa quì la necessità di far crescere il Pil,di aumentare la produzione e di conseguenza i consumi ad ogni costo,saccheggiando le materie prime della Terra.
NEGLI ULTIMI 60 ANNI ABBIAMO CONSUMATO L’EQUIVALENTE DEI PRECEDENTI 200.000 ANNI!
E SIAMO IN ACCELERAZIONE, VISTO CHE PAESI COME LA CINA, IL BRASILE E L’INDIA SONO IN CRESCITA.
Da quì,la derivazione di...fame di energia del sistema bulimico capitalistico,in cui tutti noi "sopravviviamo".
Non è di un cambio di energia che abbiamo bisogno,ma di un cambio di paradigma socioeconomico,in cui gli uomini producano per soddisfare i loro bisogni umani (materiali e spirituali) e non per valorizzare il capitale.
Saluti da Luigi 6
P.S.
Non dobbiamo smettere di esplorare perchè
alla fine delle nostre esplorazioni arriveremo
laddove siamo partiti e vedremo
il luogo in cui viviamo come
se fosse la prima volta
(T.S. Eliot)
grazie x la cit. di eliot
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