Uno dei motivi più ricorrenti di
doglianza da parte del terzo stato nell’ancien régime era costituito dall’eccessivo
gravame fiscale, il cui fardello ricadeva peraltro solo sulle spalle del popolo
essendo i nobili e il clero esclusi dal pagamento delle imposte. Non che si
rivendicasse ancora l’uguaglianza, ma ci si augurava energicamente, per
esempio, che la nobiltà più recente, in larga parte costituita da ex borghesi,
ricchi proprietari immobiliari, non fosse sgravata ipso facto, in ragione della
sua fresca nobiltà, dal dover pagare l’imposta. E pure si chiedeva che il clero
e la Chiesa pagassero l’imposta almeno sulle terre precedentemente rurali,
ossia su quelle terre che divenivano esenti dal fisco non appena nobilitate per
essere state acquistate da privilegiati.
Questa sottrazione dei nobili e
del clero dagli obblighi fiscali diveniva particolarmente odiosa in quanto le
frequenti congiunture belliche obbligavano plebei e borghesi a pagare di tasca
propria le spese per rafforzare la difesa e per mantenere le truppe in
acquartieramento. Inutile dire che i ricchi borghesi, i grossi mercanti e i
panciuti legulei del tempo si facevano forti del terzo stato plebeo per
rivendicare – con un’agitazione e una propaganda più o meno aperta – un fisco
più equo, senza peraltro rinunciare – più segretamente – alla speranza di una
seducente promozione nobiliare per se stessi e per i loro figli che li mettesse
al riparo delle tasse.