mercoledì 31 dicembre 2014

Dialogo di un venditore d’almanacchi e di un passegere


Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passegere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Sì signore.
Passegere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo sì, certo.
Passegere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passegere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passegere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passegere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passegere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passegere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passegere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passegere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passegere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passegere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passegere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passegere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passegere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passegere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli è toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passegere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passegere. Ecco trenta soldi.

Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.

La più grave minaccia è l'assoluto


Di questi giorni, duecento anni fa, si decideva a Vienna il futuro equilibrio dell’Europa post napoleonica. Sul paradosso dello squilibrio, ossia della sicurezza e insicurezza relative, poiché l’equilibrio avrebbe dovuto poggiare sul principio che la sicurezza assoluta di uno stato significava insicurezza assoluta di tutti gli altri.


martedì 30 dicembre 2014

La madonna sola lo sa


I neri costituiscono un elemento essenziale senza il quale la società americana non potrebbe esistere, così come in generale non potrebbe esistere la società attuale senza i suoi obbedienti schiavi.

Ai neri americani è offerto di vivere in un ghetto o in prigione, tuttavia è una falsa idea quella di dire che ciò dipende dalla supremazia bianca. Ci sono dei ghetti pure per i bianchi così come, per contro, dei neri vivono alla Casa Bianca.

A lavorare nelle piantagioni di cotone c’erano africani, ma non erano schiavi per il colore della pelle. A Marcinelle a morire erano italiani, ma non per avere una carnagione meno chiara dei belgi. In Sudafrica avviene la stessa cosa.

Nella storia le cause dei processi sociali sono anzitutto economiche, non biologiche o razziali. Le motivazioni diventano biologiche, razziali, religiose, politiche, eccetera.


Quanto sia difficile rendere effettivamente comune questo concetto, la madonna sola lo sa.

lunedì 29 dicembre 2014

Capitale


Se c’è una cosa che m’irrita quando leggo i giornali è il continuo piagnisteo di grandi e piccole firme sulle cattive e progressive sorti dell’Italia. Ieri il direttore del Sole 24ore lacrimava perché ci sono “ancora troppi negozi che chiudono”. È il mercato, bellezza, cazzo vuoi?

“Con lo sfruttamento del mercato mondiale la borghesia ha dato un'impronta cosmopolitica alla produzione e al consumo di tutti i paesi. Ha tolto di sotto i piedi dell'industria il suo terreno nazionale, con gran rammarico dei reazionari. Le antichissime industrie nazionali sono state distrutte, e ancora adesso vengono distrutte ogni giorno.”

Capito dottor Roberto Napoletano? Lei è un reazionario, non sa adeguarsi al fatto che la classe sociale della quale difende ogni giorno le ragioni “non può esistere senza rivoluzionare continuamente gli strumenti di produzione, i rapporti di produzione, dunque tutti i rapporti sociali”.

Se lei fosse stato un po’ attento, si sarebbe accorto che “Sono decenni ormai che la storia dell'industria e del commercio è soltanto storia della rivolta delle forze produttive moderne contro i rapporti moderni della produzione, cioè contro i rapporti di proprietà che costituiscono le condizioni di esistenza della borghesia e del suo dominio. Basti ricordare le crisi commerciali che col loro periodico ritorno mettono in forse sempre più minacciosamente l'esistenza di tutta la società borghese”.

Sono ormai decenni, dice, ma queste parole sono state scritte nel 1848. E voi piccoli borghesi non vi siete ancora ben resi conto che “i rapporti borghesi di produzione e di scambio, i rapporti borghesi di proprietà, la società borghese moderna che ha creato per incanto mezzi di produzione e di scambio così potenti, rassomiglia al mago che non riesce più a dominare le potenze degli inferi da lui evocate”.

Succede a lei quanto capita al sindacato che si duole del cosiddetto Jobs act. Quelli del sindacato parlano dello Stato e delle istituzioni come di cosa astratta, di sopra delle parti. Pensavano forse che potesse durare un sistema dove la forza-lavoro è qualcosa di diverso da una merce, ossia degna di diritti e tutele? Mai sentito dire che in questo modo, cioè con la nuova legislazione, finalmente “l’azienda diventa padrona del proprio destino, in termini di allocazione efficiente del capitale umano”?


Un salariato, prima di essere un umano, è: ca-pi-ta-le!

domenica 28 dicembre 2014

Scalfari nei panni di Bellarmino


Scrive Scalfari:

Qualche tempo fa, prendendo spunto dalle parole pronunciate da papa Francesco che giudicava la povertà come il più grave male che affligge il mondo degli umani, dedicai il mio articolo a quel tema il quale non si limita a dividere gli abitanti del nostro pianeta in ricchi e poveri. Da questa (crescente) diseguaglianza nascono una serie di altri malanni: la sopraffazione, le più varie forme di schiavitù sia pure chiamate in modi diversi, l'invidia, la gelosia, la corruzione, il malgoverno, le rendite parassitarie e perfino guerre e sanguinose rivoluzioni.

Che cosa generi questa “crescente diseguaglianza” e i conseguenti “malanni”, quali “le più varie forme di schiavitù sia pure chiamate in modi diversi”, né un prete, per quanto di vertice, né un decano dei giornalisti, potranno dircelo data la loro posizione sociale e la relativa falsa coscienza.

E pare che ciò non abbia a che fare con il fatto che una classe sociale, in quanto proprietaria della terra, delle risorse e dei mezzi di produzione, si appropria di gran parte della ricchezza socialmente prodotta; bensì con l'invidia, la gelosia, la corruzione, il malgoverno, le rendite parassitarie, in buona sostanza con la cattiva indole umana. Così come la crisi economica e sociale non pare abbia a che fare con le contraddizioni del capitalismo, ma con la cattiva gestione politica e finanziaria del sistema, con qualche speculatore, oppure con la resistenza dei sindacati che, non cogliendo la realtà dei processi in atto, si oppongono alle misure per la "crescita" (dei profitti).

*

giovedì 25 dicembre 2014

Lo faranno ancora



Truppe britanniche del 1° rgt. ussari Northumberland, della brg. Yorkshire della VII div. fanteria, fraternizzano il giorno di natale con truppe germaniche sul fronte francese.
È un’evidenza storica: la grande borghesia cerca di risolvere le proprie contraddizioni con la guerra,
non potendole risolverle altrimenti.
Lo farà ancora.
Non senza la certezza del tradimento dei partiti di “sinistra”.
Non sarà con ipocrite parole di pace e di fratellanza che invertiremo la tendenza.
Se quei soldati, invece di scambiarsi solo doni, si fossero uniti
e con le armi avessero marciato uniti e con grande determinazione
contro i propri stati maggiori,
la carneficina avrebbe avuto termine.


mercoledì 24 dicembre 2014

Se ne frega


Le grandi potenze hanno sempre lottato per la supremazia, e quando non hanno avuto ragione l’una dell’altra si sono spartite il mondo.

Accade anche dopo la seconda grande carneficina industriale: l’Urss e gli Usa si spartirono l’Europa e il resto in proprie sfere d’ingerenza.

Ognuno dei due sistemi riteneva di aver messo il dito nella piaga dell’altro; ognuno credeva di aver raggiunto per sé l’equilibrio e la felicità perfetta.

Nessuno, nell’ambito del capitalismo realizzato e in quello del socialismo vantato, poteva realisticamente sperare che quell’ordine di cose potesse essere mutato.

Nel novembre 1989, ad un funzionario di un paese di frontiera del socialismo sognato scappò di dire in televisione che chiunque poteva liberamente oltrepassare il muro che dava accesso al bengodi capitalista.

Da quel momento il mondo non fu più lo stesso. Il capitalismo ebbe a credere che la sua vittoria fosse definitiva. Fu un’illusione di pochi anni.

Giunse la crisi con una coda lunga come s’era mai vista. Molti dicono di saperne le cause e vaticinano il rimedio, ma la guarigione non viene. Il sistema è messo in questione e le sue strutture sociali non sono più le stesse.

Quale che sia il punto di vista da cui consideriamo il problema, la tesi e il suo contrario, una cosa è certa: siamo troppo impegnati negli acquisti, ora natalizi e in saldo poi, per potercene curare.

Da parte mia, lo dico senza rimpianto, ho speso migliaia di giorni tentando di argomentare ciò che solo il tempo potrà incaricarsi di confermare o smentire.


Tuttavia il tempo, come la fede, è illusione. Un mito che rende la vita sopportabile. La morte conosce bene questa piccola verità e perciò se ne frega del tempo. Opportunamente Gioachino Belli ebbe a scrivere che la morte sta nascosta negli orologi.

martedì 23 dicembre 2014

Cinque anni


La scrittura per essere preziosa dev’essere rara, e dunque un post al giorno e a volte più d’uno sono una dose che non può puntare alla qualità. Più lavoro di tornio che di cesello. L’eccedenza è gratis, anche se non si può definirla in termini di plusvalore.

C’è chi s’attacca alla bottiglia o cerca appagamento nel cibo o peggio, e chi invece, per non rassegnarsi, scrive. È un placebo che può funzionare.

Salvo rari casi è stata costante l’attenzione alla chiarezza, e però, stante un certo grado di compiacimento, non sempre le intenzioni sono coincise con le attese.

Insomma, senza tirarla lunga, scrivere questo blog mi è stato utile quanto sapere che qualcuno l’ha letto con interesse nonostante le manchevolezze. E ciò deve bastare.


Auguri.

lunedì 22 dicembre 2014

La più importante scoperta di Marx



Qual è la più importante scoperta di Marx? Ognuno ha la sua risposta e il panorama è assai vario trattandosi di un gigante del pensiero. Cito grossomodo: la teoria del valore-lavoro, la legge generale dell’accumulazione capitalistica (da cui ricava quella sulla sovrappopolazione relativa), quindi la legge sulla caduta tendenziale del saggio del plusvalore e ovviamente l’esatta formulazione della categoria del plusvalore stesso (*).

Quelle citate sono analisi e scoperte fondamentali nell’ambito della critica dell’economia politica, e tuttavia vorrei sottolineare il fondamentale e rivoluzionario contributo teorico di Marx riguardo la scienza della conoscenza, ossia il materialismo storico-dialettico quale concezione generale della realtà.

A questo punto una parte dei lettori ha già deciso con un clic che non è il caso di rovinarsi la giornata con cose così tediose. Non pensino a fine anno di essere premiati.

*

domenica 21 dicembre 2014

Solo la morte e le tasse


Tutti avvertiamo il timore della morte, specie quando per malattia ed età ci si avvicina alla fine. Inutile farsi illusioni, il nostro corpo già tra i cinquanta e i sessanta non è più lo stesso, e sappiamo bene che negli anni che seguono la relativa statistica diventa inesorabile. È giusto darsi il cambio, cedere il passo, con la soddisfazione di una vita spesa bene o al meglio di quanto s’è potuto. L’unico rimpianto, per quanto mi riguarda, sarà per i rari e autentici affetti che lascio, non altro.

Almeno questi sono gli intendimenti di adesso, poi se avrò la fortuna o la sventura (dipende) di arrivare all’età senile, spero di non cadere nel pozzo profondo della patetica religiosa. Di conservare abbastanza lucidità per non mettermi a rovistare nell’immondizia delle certezze consolanti, di non adombrare il dubbio di Dio e dell’ignoto come succede a quel poveraccio di Eugenio Scalfari.

sabato 20 dicembre 2014

Le sconfitte che vengono da lontano


Renzi Matteo è un semplificatore, non ha obiettivi strategici, ma solo obiettivi di potere e quindi scopi pratici immediati. Si vede bene con la riforma del senato e con l’impronta data alla nuova legge elettorale, provvedimenti entrambi che rispondono nelle loro formulazioni più al calcolo immediato – nel gioco taroccato con Berlusconi – che alle attese di una nuova stagione politica e istituzionale.

Insomma, a Renzi fa  difetto la cultura e la capacità per saper condurre una politica complessa e di ampia visione delle questioni, dunque oltre il personalismo che porta ad una selezione arbitraria dei problemi, ad aggirarne alcuni e accantonare altri. Mai la sinistra aveva promosso esponenti di qualità così modeste e che tuttavia riflettono il livellamento generale della classe dirigente italiana.

Penso dunque che Renzi non sia una casualità. Ricordo quando Bersani, uscito “non vincente” dalle elezioni, invece di sintonizzarsi su ciò che quel terremoto di protesta esprimeva, di tentare cioè un’effettiva mediazione con il movimento di Grillo e mettere fuori dai giochi per sempre Berlusconi e le destre, pensava di potersi presentare in parlamento e chiedere la fiducia al buio.

venerdì 19 dicembre 2014

Ce lo chiede anche Babbo Natale



La pubblicità è l’arma ideologica più potente in mano al capitale, dichiara nel suo linguaggio universale che il privilegio di pochi può essere alla portata di tutti. Questa illusione è la base di quella che enfaticamente chiamano libertà, e il motivo della competizione che ci mette gli uni contro gli altri in una corsa frenetica verso la felicità costellata di spazzatura firmata, surrogati di cibo e rate da pagare.

La felicità è nel consumo. Il paese più libero e felice del pianeta, con il cinque per cento della popolazione mondiale, consuma la metà dei sedativi, degli ansiolitici e delle altre droghe chimiche vendute legalmente nel mondo, e oltre la metà delle droghe proibite, quelle vendute illegalmente. Secondo la rivista The Lancet, negli ultimi decenni l’«obesità severa» è cresciuta del 50% fra la popolazione giovane dei paesi più sviluppati.

Tranquilli, c’è la pastiglia per il colesterolo, quella per l’ipertensione, per la circolazione, quelle dimagranti, per la buona digestione, la dolce evacuazione e anche quella per superare in surplace l’ansia da prestazione. E se siete contrai a questi miracoli della farmacologia, in alternativa il mercato offre omeopatia, l’iridologia e ogni altro tipo di mercanzia basata sullo stesso principio attivo della religione: l’ignoranza.

giovedì 18 dicembre 2014

Cuba-Usa: mezzo secolo di diatribe filologiche


Immagino dovremmo commuoverci per la riapertura dei canali diplomatici tra Cuba e gli USA, grazie, si dice, alla mediazione di Bergoglio. In un momento in cui risale la tensione tra Usa e Russia non avere intralci sulla porta di casa può essere un vantaggio, e infatti lo è. E poi Cuba è pur sempre un potenziale mercato.

Gli Usa non hanno mai puntato, né sull'uscio di casa e nemmeno altrove, a promuovere una politica di stabilità bensì di predominio. Cuba, data l'impostazione ideologica del suo gruppo dirigente e i motivi della rivoluzione cubana, non poteva avere dei buoni rapporti con gli Usa. Quando Golia s'accorse che il piccolo Davide si era munito di fionda russa, nacque la crisi dei missili dell'autunno 1962, molto più grave di quella per Suez del 1956.

Chiaro che il peso degli Usa avrebbe schiacciato Cuba, così com'è stato. Che cosa avrebbe dovuto fare Fidel per non sottomettersi all'egemonia americana? Cercarsene un'altra, forse meno ingombrante ma non altrettanto "generosa". Ecco perché la via cubana è stata un'avventura, nonostante alcuni buoni risultati. Il socialismo nella penuria e nella povertà, nell'isolamento, è una chimera. Ad ogni buon conto spesso è meno importante ciò che è accaduto di ciò che si pensava dovesse accadere.

Il diritto all'autodeterminazione dei popoli è solo un assioma buono per le prolusioni nei consessi internazionali. Basti considerare che gli "interessi vitali" degli Usa, al pari dello "spazio vitale" tedesco, di ieri e di oggi, non ha limiti e confini. È la solita vecchia politica di potenza, anche s'è vero che al giorno d'oggi ciò che conta in termini di forza, potenza e sicurezza non è l'acquisto di territori ma il controllo dei flussi economici.


mercoledì 17 dicembre 2014

Who?


È socialmente pericoloso un sistema politico ed economico che lascia senza lavoro milioni di persone oppure chi rifiuta di riconoscere legittimità a questo Stato? Chi ha approvato leggi che prevedono oltre quaranta tipologie di contratto o chi chiama questo stato di cose dittatura di classe? Il governo dei padroni o quella parte di società che da anni è costretta a pagare i costi della crisi? Chi manda la polizia a manganellare o gli operai che protestano? È più pericolosa una banca che può permettersi tutto o chi chiede la liquidazione di questi colossi finanziari? È penalmente rilevante il comportamento di chi realizza un’opera inutile e devasta il territorio o chi per protesta ha danneggiato un compressore? Sono più corrotti i partiti o più stupidi quelli che votano?

Oddio che noia la deflazione


Leggevo ieri in un blog a proposito del tema della deflazione:

[Negli Usa] i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli acquistati.

In altri termini, le entrate delle classi che vivono di redditi fissi si mantengono per la maggior parte stazionarie durante il periodo del rigonfiamento dei prezzi, che si accompagna alla sovrapproduzione e alla sovraspeculazione. La loro capacità di consumo risulta quindi relativamente diminuita, e ciò nonostante il credito concesso facilmente li porta ad indebitarsi. Nel caso dell’acquisto di abitazioni, quando subentra il crollo dei prezzi, come sostiene il blogger, “il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo”. Per conseguenza l’insolvenza dei creditori determina un circolo vizioso che assume velocità crescente e coinvolge le banche, il credito, gli speculatori e l’economia nel suo insieme.

Questa analisi è corretta nella misura in cui coglie il fenomeno, tuttavia non lo spiega. Essa nel spiegare la deflazione in termini di “deflazione da debiti” ne individua la causa nel crollo dei prezzi degli immobili, e in tale crollo spiega l’insolvenza dei creditori e questa insolvenza come conseguenza del crollo dei … prezzi. Una volta ammessa la trasformazione della tautologia in rapporto causale, tutto il resto viene con facilità.

martedì 16 dicembre 2014

L'esca


Romano Prodi ha detto a Renzi Matteo di non essere disponibile per il Colle. Non alle sue condizioni. Chi meglio di Prodi potrebbe concedere la grazia al vecchio avversario? Troppi pesci con una sola esca vuole prendere il toscano.


Gli effetti delle opinioni


L’opinione pubblica è una delle armi più potenti che, come la religione, penetrano negli angoli più remoti, laddove i provvedimenti amministrativi perdono ogni influenza; disprezzarla è come disprezzare i principi morali. […] L’opinione pubblica esige un suo proprio culto.

Queste parole furono scritte oltre duecento anni fa, precisamente nel 1808, da un tale conosciuto come Klemens Wenzel Lothar Metternich (*).

*

S’è dato poco o punto risalto nei media italiani e anche europei alle manifestazioni di massa dei giorni scorsi negli Stati Uniti d’America, dove la protesta per gli abusi abnormi della polizia è il segnale di un più generale malcontento. Se sei nero e povero la polizia ti può uccidere impunemente, questo è un dato di fatto, non un’ipotesi. Sarebbe falso affermare, come fa il presidente Obama, che gli Usa sono il paese della legge se non si soggiunge a precisazione che si tratta della legge del più forte. I presidenti americani giurano con una mano sulla Bibbia, una stravagante raccolta di miti razzisti e racconti di violenza.

lunedì 15 dicembre 2014

... che non abbia nulla da perdere


I posteri stenteranno a credere che questo sistema,
poggiante sulla schiavitù e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo,
fosse considerato ancora nel XXI secolo
come il miglior sistema sociale possibile.


La democrazia ateniese è unanimemente considerata come il più alto risultato politico e sociale raggiunto dall’antica società. È altresì vero che la democrazia ateniese escludeva dai diritti politici e civili gran parte della popolazione, e tuttavia se si tiene conto del contesto storico, la democrazia ateniese può a buon diritto ritenersi come un modello allora insuperato in quanto non esistevano le condizioni per realizzarne uno migliore.

*

La Rivoluzione francese, come ha ben mostrato il Taine, pur trovando nelle mille dilacerazioni e negli anacronismi dell’Anciene Régime i motivi politici e sociali per la sua esplosione, nulla avrebbe potuto senza l’azione cui furono tratte dalla loro miserabile condizione le masse proletarie. È questo il ruolo fondamentale giocato dalla soggettività rivoluzionaria nella storia.

*

Verrà un giorno in cui nuovamente le masse organizzate avranno un ruolo decisivo per le sorti dell’umanità. Nessuno può prevedere la data ma nulla potrà rinviarla indefinitivamente, anche se essa potrà tardare posto che la maggioranza degli individui non muove un dito per mutare lo stato di cose presenti trovando tutto sommato ancora tollerabile la loro situazione personale. Sarà dunque necessario che s’affacci una nuova leva che non abbia nulla da perdere e s'incarichi di mettere a morte la borghesia come classe.

*

domenica 14 dicembre 2014

Quel dialettico di Federico Rampini


Fa sempre un po’ sorridere vedere la sorpresa degli opinionisti che scoprono improvvisamente il movimento dialettico nei fenomeni (naturali, economici, sociali, ecc.). È il caso del buon Federico Rampini, quello che prende “ispirazione” dagli articoli della stampa americana prima di scrivere i suoi, neanche fosse un blogger, insomma il Larry King “de noantri”. Scrive:

Ancora poche settimane fa prevaleva una lettura di questi eventi dal lato dell'offerta: l'energia costa sempre meno perché se ne produce sempre di più. Questo è positivo, per chi la consuma. Ma più di recente è prevalsa la lettura dal lato della domanda: l'energia costa sempre meno perché se ne consuma sempre meno.


Bastava leggere Diciottobrumaio e si risparmiava i soldi dell’abbonamento al FT. Magari scopriva che non solo la domanda “è in forte calo in Usa e in Europa” (ma non in Asia, caro Rampini, legga bene i dati), ma che il suo era un “prezzo speculativo, e siamo in una fase di netta deflazione”. Legga il grafico qui sotto e scoprirà l’evidenza.


Non è di consolazione


Ogni epoca si pone i problemi che può risolvere, questa è la sola attenuante che possiamo concederci. La speranza di aver finalmente, almeno da un certo parallelo in su, sconfitto la miseria secolare e le più dure condizioni dello sfruttamento capitalistico, ha alimentato la nostra illusione che il grado di benessere e di sicurezza sociale raggiunti fosse dato per sempre.

Questa illusione s’è accompagnata inevitabilmente ad altre, innanzitutto quella secondo cui la rappresentanza parlamentare di “sinistra” perseguisse effettivamente gli interessi delle classi sociali subalterne, quando invece il massimo risultato raggiunto da queste consorterie, tra mille oscillazioni, era quello di rendere compatibili certe dirompenti istanze sociali con i margini concessi dall’accumulazione capitalistica, mettendo tutto il resto in attesa degli eventi e in conto al debito pubblico, cioè alle generazioni future.

Più che una speranza è stata un’illusione, più che un’illusione è stata una furbata. Mettiamola così.

*


sabato 13 dicembre 2014

Angioletti


È curioso osservare che nelle chiese cristiane si adori la divinità, ossia Gesù, e però esse portino il nome di esseri umani chiamati santi, cui sono attribuite dai fedeli forme di venerazione anche superiori. Spesso nei dipinti, statue e mosaici che adornano le chiese vengono raffigurati questi santi ai quali fin dalle origini dell’arte cristiana furono attribuiti gesti, modi di vestire e caratteristiche che spesso derivavano dalla sfera imperiale.

Tutto ebbe inizio con la diffusa usanza, specie in Oriente, di collocare sculture sopra o accanto ai principali ingressi delle chiese, di modo da porle in stretto rapporto di protezione con le immagini del santo rappresentato, immagini che in tal modo svolgevano una funzione apotropaica, tanto è vero che prima di entrare in chiesa il fedele doveva mostrare la sua reverenza a tali immagini.

venerdì 12 dicembre 2014

Correva l'anno, loro volevano finisse subito


Che cosa rende legittimo questo sistema? Un patto sociale periodicamente ratificato con le elezioni politiche. Dunque è il voto l’espressione più esplicita con cui questo sistema si procura la propria base legale di legittimità. Quando il diritto di voto diventa finalmente universale, il potere politico che ne è espressione diretta si dichiara legittimato democraticamente. E tuttavia ciò è sufficiente per stabilire che si tratti di un regime effettivamente democratico, per quanto imperfetto? Non si vuole forse nascondere dietro un principio di uguaglianza politica formale dei cittadini, fatto passare per un potere di scelta,  una sostanziale disuguaglianza sociale? Se è così, la questione non riguarda forse la legittimità stessa di questo sistema? Chi contesta questo sistema in radice dovrebbe aver cura di tenerne conto.


giovedì 11 dicembre 2014

Un mondo di pazzi



Oggi volevo scrivere due cose sulle torture praticate dalla Cia ai prigionieri, ma non insisto con questi argomenti troppo eccentrici che potrebbero portare al sospetto che io nutra un sentimento pregiudizievole nei riguardi degli Usa, dunque che sia comunista, cosa peggiore che essere corrotti, ladri e mafiosi. Perciò mi limito a segnalare questo link che mi è arrivato dal mio amico Luca. Mi chiedo semplicemente perché solo ora escano queste cose e tali documenti. Non penso a un complotto ma a una serie di coincidenze che però in simili casi mi paiono sospette quanto sono inquietanti le notizie che riportano.

*

Se Roma è certamente la città delle cento chiese, dove prevale il barocco variamente declinato e stucchevole, Firenze di chiese ne può contare molte meno ma alcune sono dei miti architettonici, superbe concezioni di una bellezza che a tratti può sembrare persino eccessiva, come sapeva bene, tra gli altri, Stendhal (ne scriverò in un prossimo post a proposito della Cappella Niccolini in Santa Croce).

mercoledì 10 dicembre 2014

Il diritto e il rovescio


Si sa che presso gli antichi i templi servivano di dimora al dio delle merci, erano “banche sacre”. Per i fenici, popolo commerciale per eccellenza, il denaro era la trasfigurazione di tutte le cose. Quindi era nell'ordine delle cose che le vergini che si davano agli stranieri nelle feste della dea dell'amore offrissero in sacrificio ad essa la moneta ricevuta in compenso. Enrico III, cristianissimo re di Francia, rubava ai conventi le loro reliquie per convertirle in denaro. Eccetera.

Oro? Giallo, luccicante, prezioso oro? Basterà un po' di questo per rendere nero il bianco, bello il brutto, dritto il torto, nobile il basso, giovane il vecchio, valoroso il codardo. Oh dèi, perché questo? Che è mai, o dèi? Questo vi toglierà dal fianco i vostri preti e i vostri servi e strapperà l’origliere di sotto la testa dei malati ancora vigorosi. Questo schiavo giallo cucirà e romperà ogni fede, benedirà il maledetto e farà adorare la livida lebbra, collocherà in alto il ladro e gli darà titoli, genuflessioni ed encomio sul banco dei senatori; è desso che decide l'esausta vedova a sposarsi ancora. Colei che un ospedale di ulcerosi respingerebbe con nausea, l'oro la profuma e la imbalsama come un dì d'aprile. Orsù dunque, maledetta mota, comune bagascia del genere umano che metti a soqquadro la marmaglia dei popoli, io voglio darti il tuo vero posto nel mondo (Timone d’Atene, atto IV, scena III, trad. E. Montale).

Che cos’è il denaro? È il mediatore universale di ogni rapporto in una società in cui si vende e s’acquista tutto, compreso l’onore e la morale, perfino un posto nella beatitudine nell’aldilà. Dunque, prima di essere una cosa, il denaro è un rapporto sociale.

Povero Dante, andò meglio a Chopin


Ho sempre avuta una certa attrazione per i vecchi cimiteri, le lapidi corrotte dal tempo, le memorie iscritte che si leggono appena. Il mio primo reportage fotografico, si fa per dire, lo realizzai da adolescente in un vecchio cimitero posto all’interno di un castello, sotto un sole cocente e ombre nettissime, dunque una situazione di luce tutt’altro che ideale per rodare la mia fiammante Voigtlander 35 millimetri. Mi accinsi con l’intento assoluto di trarre il meglio, e se la messa a fuoco fu discreta e pure l’esposizione corretta, il risultato complessivo fu deludente.

*

martedì 9 dicembre 2014

Sfumature di odio di classe


Di vero interesse la trasmissione Sfilatino quotidiano condotta dalla signora Concita De Gregorio con ospite il noto giornalista signor Federico Fubini che reclamizza un suo libro, uno delle centinaia di migliaia d’inutili libri che si acquistano e leggendoli ci s’ammala peggio che l'Ebola. L’intervento del ministero della salute, obbligando fascette sulle copertine d’ammonimento sulla tossicità del prodotto, non sortirebbe grande effetto su chi è già assuefatto e dipendente. Resta il fatto che in quello studio dove si smercia quotidianamente roba simile, sono seduti degli adolescenti. Per fortuna che a quell'ora gli altri sono a scuola o stanno tornando a casa.

Mi hanno colpito (si fa per dire) soprattutto le ultime frasi pronunciate dal giornalista con disinvoltura satolla e la compitezza del buon borghese. Testualmente ha detto che “il benessere non può essere gratis per tutti” e che laddove c’è una forbice “di 50 per cento di disoccupati giovani e solo il 12-13 per cento di più anziani, lì è la vera ingiustizia”. 


Chissà, forse voleva dire che una media spalmata sulle varie classi d'età sarebbe più giusta. L’ingiustizia non è nel sistema che non sa e non può offrire un lavoro e dignità ad ognuno, bensì tra chi un lavoro da schiavo ce l’ha e chi è costretto a mendicare anche quello. Il benessere può essere gratis solo per i Fubini e simili iscritti alla cassa pensionistica dei giornalisti grandi firme, gente che campa benissimo vendendo in corpo undici sfumature del proprio odio di classe.

Notarelle di viaggio


I bimbi d’un tempo venivano istruiti sulle magnifiche sorti e progressive della patria, crogiuolo di poeti, artisti, santi, navigatori, trasmigratori e immancabilmente d’eroi. Navigatori e trasmigratori sono termini più specifici e aulici di, per esempio, avventurieri. Marco Polo, per citare un nome universalmente celebre, si sorprenderebbe se si sentisse soprannominare “trasmigratore”, poiché si sentiva anzitutto un patrizio e mercante veneziano. Non fu navigatore, se non per brevi tratti nel nostro mare e in Asia, e però come esploratore cavalcò e camminò assai per arrivare in Cina alla corte dell’imperatore Yuan Shizu (Qubilai Qan) e dunque ben prima di Matteo Ricci (*).

Meno noto, agli italici virgulti, è che l’opera di Marco Polo fu tradotta in italiano in epoca relativamente recente, non perché fosse redatta originariamente in latino o in volgare nostro, ma perché quando il racconto fu dettato, verso la fine del Duecento, da Marco a Rustichello da Pisa, questi lo scrisse nel francese d'oïl, poiché la Francia eccelleva nella letteratura e R. fu un prosatore in lingua franco-italiana.

La traduzione moderna de Le divisament dou monde (o di altro titolo del perduto originale), più nota come Il Milione, fu lavoro quasi certamente del sinologo Guillaume Pauthier, che nel 1865 diede alle stampe Le Livre de Marco Polo, citoyen de Venise, conseiller privé et commissarie impérial de Khoubilai-Khaan. Il nome del traduttore inglese è invece assai incerto, e però si può fare affidamento alla prima edizione della monumentale opera di Henry Yule, The book of Ser Marco Polo the Venetian, concerning the Kingdoms and Marvels of the East, apparsa nel 1871.

Sono diversi i viaggiatori ed esploratori italiani più noti all’estero che da noi, e qualcuno noto solo fuori dai confini nostri, come dirò del prossimo personaggio.

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venerdì 5 dicembre 2014

“Noi non siamo la Grecia”


Buone notizie. Il Censis conferma un aumento più che consistente del risparmio, pur a fronte di una società stremata da sei anni di crisi e che ormai si aspetta solo il peggio. “Si è liquefatto il sistema”. Testuale. De Rita precisa che la gente si fa sempre più “li cazzi sua”. Testualissimo.

Il governo, dal canto suo, risponde con le cannonate … pardon, con le cannoniere.

Ieri la Commissione Difesa (dopo la Commissione Bilancio) della Camera dei Deputati ha dato il via libera al nuovo programma di una quindicina di navi militari dotate di armamenti di tutto punto e che nei prossimi 19 anni porterà a spendere più di 5,4 miliardi di euro. Si tratta di pattugliatori – corredati di raffinati sistemi d’arma – che si aggiungono al programma delle fregate FREMM iniziato una decina di anni fa e che anche questo costa più di 5 miliardi. In tutto, oltre 10 miliardi di euro.

Dietro il palcoscenico


La politica è sempre più comunicazione e dunque spettacolo, e ciò l’aveva ben descritto quasi mezzo secolo fa Guy Debord. E tuttavia la comunicazione, e con essa la politica, non è solo spettacolo, soprattutto essa non è neutrale, il suo carattere ideologico produce effetti decisivi sul contenuto della coscienza, ne riflette inevitabilmente la logica, le contraddizioni e i conflitti.

E ciò che vale per la coscienza vale anche per l’inconscio, laddove l’opposizione freudiana, riproposta sul terreno storico e sociale, della dinamica oggettiva di natura e storia, trova una diversa e affascinante spiegazione: diventa opposizione tra motivazioni ideologiche incompatibili, opposizione che affonda le sue radici oggettive in un preciso contesto socio-economico. Diventa opposizione tra comportamenti e linguaggi autorizzati e quelli non autorizzati, tra coscienza ufficiale e non-ufficiale, tra ideologia trasgressiva e antagonista da un lato e ideologia della conservazione dall’altro.

giovedì 4 dicembre 2014

La grande schifezza


«Il potere non è nel Consiglio comunale di Palermo. Il potere non è nel Parlamento della Repubblica. Il potere è sempre altrove. Lo stato per me è la Costituzione e la Costituzione non esiste più».

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Dell’indagine e degli arresti di Roma ciò che sorprende è l’esclamazione di novità, ciò che stupisce di più è l’ennesima meraviglia di chi dice di essere “sconvolto dal termine mafia”. E subito s’affretta a dire che il tal ministro è un “galantuomo”. Del resto l’ha scelto lui.

Quanto sta emergendo è solo un livello di criminalità e di connivenza tra personaggi della politica e personaggi degli affari. Diciamo, per riferirci all’indagine, che si tratta di un livello di mezzo, intermedio. Dei livelli più alti, ognuno di noi può solo supporre e immaginare, collegare e dedurre quel poco che trapela, specie dalle pagine economiche dei giornali. Per esempio, non si può pensare che si costruiscano milioni di metri cubi di alloggi e infrastrutture senza che vi sia corruzione. In Italia, poi? Dei segreti più oscuri è la criminalità, economica e finanziaria, ad entrare in possesso per poi ricattare il potere.

Che cosa possiamo attenderci da un sistema di potere che ha sempre falsificato il sapere sociale? Poniamo per esempio mente al fatto che la maggior parte dei reati societari (depenalizzati ulteriormente con una legge approvata in questi giorni) e delle frodi finanziarie sono essi stessi una delle attività rilevanti della criminalità organizzata così come essa s’è andata sviluppando oggi.

Resta da capire cosa vogliamo intendere con i concetti di reato e di criminalità organizzata. Lucrare sui fondi pubblici destinati all’assistenza agli immigrati è senz’altro un’attività criminale, e però vendere pacchetti di derivati agli enti pubblici non è forse e in ogni caso una frode finanziaria?

mercoledì 3 dicembre 2014

La strada giusta


A un mio vecchio conoscente, d’idee politiche molto diverse dalle mie (nel senso che non gli frega d’averne), ogni tanto dicevo quale scherzosa provocazione: tu un giorno per necessità diventerai comunista. Si scherniva, rideva, rispondeva: no, impossibile, comunista mai. Recentemente, l’ultima volta che gli ho ripetuto la cosa, lui non ha riso ed è rimasto in silenzio, con gli occhi bassi. La crisi picchia duro, e lui dice ultimamente delle cose molto radicali contro il sistema; ma comunista non lo sarà mai, né per necessità e tanto meno per convinzione. Ciò che dice è radicale, ma in senso reazionario. Comprendo il suo stato d’animo, perciò taccio, ma non lo giustifico. Quelle parole, dette da lui, persona mite e gentile, onesta e riflessiva, vorrei dire buona, feriscono molto di più di quelle che si sentono pronunciate da certi personaggi in televisione, dai quali, del resto, non ci aspettiamo variazioni sul tema.

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martedì 2 dicembre 2014

Un’attività conforme allo scopo




Se la contraddizione fondamentale del modo di produzione capitalistico è già tutta presente nella forma merce, nel suo essere allo stesso tempo valore d’uso e valore di scambio, il movimento che segna la sua crisi storica è nella legge stessa del suo sviluppo, ossia nella imprescindibile e costante necessità del capitale di sostituire il lavoro vivo con quello morto (*). Il capitalismo è stato, nelle sue forme precipue, il modo di produzione più dinamico e rivoluzionario della storia.

Sul piano pratico, l’appropriazione privata di una produzione resa ogni giorno più sociale dallo sviluppo capitalistico genera una pletora di contraddizioni che nessun sincretismo politico e pratica economica borghese, eludendone il movimento reale, può spiegare nella loro dinamica e superare negli effetti di tendenza.

Nel materialismo dialettico, partendo anzitutto da Marx ed Engels, c’è la possibilità di legare positivamente insieme critica e pratica antagonista. Per quanto ci riguarda, bisogna capire bene che la lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, senza di essa non c’è teoria, e senza teoria e sviluppo della stessa non c’è organizzazione pratica.

La lotta ideologica è anche lotta contro l’ignoranza, in quanto si propone nel contempo il superamento dell’influenza borghese e di creare la base necessaria di conoscenze per rendere effettivamente possibile organizzare la lotta su un piano di realismo critico-pratico. 

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