Diciamoci la verità, della povertà
degli altri non ce ne può importare di meno. I soliti ridondanti dati su chi
non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena ci hanno stancato. C’è una
specie di feticismo in chi parla e scrive di queste cose trite e ritrite. Siamo
sicuri che i sedicenti rivoluzionari riuscirebbero ad assicurare in un cambio
di sistema una vita per lo meno uguale a quella presente? Avete visto nei paesi
dove c’è stato il comunismo come andavano le cose? Eh già, perché lì comunismo c’è
stato davvero, come provano le bandiere rosse e la statalizzazione delle
fabbriche e dell’agricoltura. E del resto basta leggere Marx ed Engels per
farsi l’idea che quello era proprio il comunismo come lo avevano profetizzato e
descritto loro.
E poi, parliamoci chiaro, la massa
è incapace di afferrare, sia pure mediante intuizioni grossolane, concetti come
socialismo e comunismo, la loro naturale predisposizione è portata
istintivamente all’utilitarismo individualistico. Li vedi in coda per l’iphone
ultimo grido? Lasciamo perciò perdere certi discorsi ottimistici sulla natura
umana, smettiamola con la fola del proletariato evoluto e cosciente. E poi il
loro livello culturale è fatto di ristrette conoscenze professionali, quando va
bene, e un’infarinatura raffazzonata di disordinate letture. La cultura, quella
vera, è una creazione d’élite, le masse non c’entrano nulla.