domenica 27 marzo 2011

Scalfari a sbuffo alto



«“È il fascista Eugenio Scalfari che ascolta?”, emozionato mi qualificai: certo, dissi, sono io. “Deve presentarsi domani a Palazzo Littorio”. In divisa ovviamente». E il futuro filosofo scrive riandando con la memoria: «Io adoravo la divisa. E fui meticoloso nella vestizione di quel mattino. Era molto elegante la tenuta. Avevo la giacca – quella che al tempo si chiamava la sahariana – i pantaloni grigio-verde a sbuffo alto, le losanghe sulle spalle, idem sulle maniche, con le stelline, quindi il fazzoletto azzurro e la camicia. Nera naturalmente». Quindi si giustifica così: «Credevamo che il mondo si fermasse alla nostra piccola serra. Eravamo le piante costrette a crescere in quel vivaio. Cosa potevamo sapere di quello che c’era fuori».

E ora che sa cosa c’è “fuori”?

«C'è grande confusione sulla guerra di Libia, sulle sollevazioni africane e mediorientali (alle quali proprio in queste ore si sono aggiunte la Siria e la Giordania), sull'uso del nucleare, sui debiti sovrani, sugli schieramenti internazionali, sui flussi migratori […].

Ma c'è grande confusione anche sui concetti che sembravano chiari, sul significato di parole che sembravano univoche, su valori che sembravano condivisi: il fondamento della morale, il pacifismo, la democrazia, la dignità della donna. Perfino la libertà. Perfino l'eguaglianza. Perfino i diritti e i doveri. Si direbbe che, quasi d'improvviso, il gomitolo della storia non riesca più a svolgersi, i fili si sono imbrogliati inestricabilmente, i nodi sono arrivati al pettine tutti insieme, la cruna dell'ago è ostruita. Babele trionfa e trionfano la ferocia l'astuzia la Suburra».

Eccoci al punto. Tutto quello che non rientra negli schemi mentali (alias “concetti” e “valori”) e nell’orizzonte degli interessi dell’illuminata borghesia, è solo “confusione”, “ferocia”, “astuzia”, “Suburra”. Insomma robaccia da galera e pendagli da forca.

A parlare così sono i fascisti di ieri, quelli con i pantaloni grigio-verde a sbuffo alto, il fazzoletto azzurro e la camicia nera, quelli che ora passano per “democratici”, difensori della “Costituzione” e irriducibili avversari degli “imbarbariti”. Che poi sarebbero gli incalliti disfattisti di cui sopra. Quelli della Fiom o gli antinuclearisti, tanto per citare solo un paio di categorie della “Suburra”.

Scriveva un certo Francesco Saverio Nitti:

«Una caratteristica strana degli italiani moderni è che, credendosi molto abili in politica (discendenti di Macchiavelli) anche quando altri non li ammira si ammirano. Si ammiravano nel fascismo, si ammirano nel regime incomposto che seguì il fascismo, si ammirano ora».

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