mercoledì 9 marzo 2011

Delle ovvie conseguenze



Chi detiene il potere in Italia (e altrove)? Non il popolo, al quale appartiene nominalmente la sovranità, che è cosa ben diversa dal potere reale. Con ogni evidenza il potere è nelle mani delle élite che lo esercitano secondo i propri interessi e scopi, non senza le solite frizioni interne. Le élite  siedono e decidono nei consigli di amministrazione delle più grandi e meno grandi società: industrie, banche, assicurazioni, media. Nel Parlamento trovano il loro comitato d'affari e nelle magistrature gli organismi di garanzia della grande proprietà e della frode legale. Quindi, ma non ultimo, viene il potere del Vaticano con i suoi innumerevoli tentacoli e forte dell’articolo 7 della Costituzione.
Pertanto la nostra non è, sotto tale principio essenziale, una effettiva democrazia, bensì un sistema sociale largamente dominato dalle élite, cioè un sistema oligarchico. Coloro che affermano il contrario è perché ne fanno parte, ne sono servi, oppure sono "ingenui". Certamente tale oligarchia differisce per taluni aspetti da quella antica, ma sostanzialmente si tratta del dominio di una classe sulle altre. In una società che si basa sul “libero” scambio, in situazioni normali, è necessario e anzi utile riconoscere formalmente al “popolo” ampia libertà di scelta, laddove però tutti i fattori decisivi che servono a produrla e promuoverla sono sotto stretto controllo. La storia taliana dal secondo dopo guerra ad oggi rappresenta in tal senso un esempio di scuola.
Ciò posto, tutti gli altri principi fondamentali della Costituzione hanno valore ed efficacia conseguente. Con questo non significa che si debba lasciare che tali principi vengano messi sotto i piedi, ma bisogna anche mettere un po' a freno la retorica eccessiva quando si traveste da Cappuccetto Rosso.
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Anonimo ha detto...
Queste verità inducono ad un'ulteriore, triste riflessione.

Talleyrand, un maestro nell'arte di cambiare oligarchia per trovarsi sempre dalla parte giusta, notoriamente disse che la vita non sarebbe mai più stata dolce come lo era stata prima della Rivoluzione (riferendosi ovviamente alla vita degli oligarchi).

Le oligarchie antiche, con tutti i loro difetti, perlomeno avevano al loro interno la sensibilità necessaria per coltivare lati non spregevoli dell'essere umano. Molta dell'arte che ancora oggi ammiriamo la dobbiamo ad esse. E nonostante il parassitismo sociale ed economico che li contraddistingueva, molti aristocratici potevano anche lasciare la pelle sul campo di battaglia per onorare un patto di fedeltà.

Le oligarchie di oggi, i tecnocrati e le loro marionette, lontanissimi dal produrre quantomeno aggraziati echi di raffinatezze spirituali, oltre ad essere parassiti sono anche e soltanto uomini e donne di merda, vili e vuoti, che fanno una vita di merda in nome del dio Denaro e cercano, a consolazione delle loro intime miserie, di imporre un'analoga vita di merda a tutti i loro subalterni.

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