venerdì 4 marzo 2011

L'imperialismo tedesco in Libia



Come avevo previsto due settimane fa non sarà facile aver ragione di Gheddafi, anche se dal punto di vista internazionale “il cane pazzo” sembra ormai finito. Il condizionale è d’obbligo, perché a comandare sono le multinazionali che in cambio del loro appoggio alle riconquista potranno ottenere nuove condizioni e concessioni. La Germania, subito dopo l’Italia, è il più grosso importatore di petrolio dalla Libia,  l’11% del fabbisogno tedesco, quello stesso petrolio che un filosofo di Civitavecchia ha definito di “bassa qualità”. Nel 2010 il settore petrolifero ha contribuito per il 16,7% del Pil tedesco.
La Siemens, per esempio, ha svolto un ruolo importante nella costruzione del progetto di approvvigionamento idrico "Great Man-Made River". Si tratta del più grande progetto per la fornitura di acqua potabile a livello mondiale. La società tedesca Bilfinger Berger oltre a costruire autostrade in Libia, ha effettuato lavori di ingegneria per una grande centrale elettrica a turbina a gas nella città industriale di Zawia, 40 chilometri a ovest di Tripoli. Il contratto include opere di fondazione per l'installazione di generatori e turbine per la torre di raffreddamento e serbatoi d'acqua. Complessivamente le imprese tedesche hanno aumentato le loro esportazioni verso la Libia di circa il 23 per cento nel 2009.
Come ho scritto in un post recente, la BASF, controllata Wintershall, ha investito più di 2 miliardi di dollari, è presente dal 1958 e attualmente gestisce otto campi di petrolio nel deserto libico. Come tale, è il più grande produttore straniero di petrolio in Libia. La controllata di petrolio e gas RWE Dea della società Essen possiede licenze per estrazione di petrolio e gas su una superficie di 40.000 chilometri quadrati, cioè su un territorio esattamente pari a quello della Sicilia (la più vasta regione italiana) e della Calabria insieme. Sempre come ho già ricordato, la Libia ha il controllo della più grande riserva di petrolio greggio individuato in Africa ed è uno dei più importanti fornitori di petrolio e di gas verso l'Europa.
Perciò, insisto, la partita che si sta giocando in Libia, è tutt’altro che chiara. O trovano qualcuno che riesce a controllare la situazione (ma non si vede chi possa essere) oppure si devono tenere, se non proprio Gheddafi, quantomeno la sua ombra e il suo clan. E le chiacchiere di Eugenio Scalfari sulla “libertà” e la “rivoluzione” stanno a zero.

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