domenica 13 marzo 2011

Stand by (con aggiornamento)



Al terzo giorno dopo il maremoto che ha colpito il Giappone non si sa ancora molto. Solo ora si parla di decine di migliaia di vittime, ma soprattutto nulla è chiaro di quanto è avvenuto e starebbe accadendo nelle centrali nucleari colpite dal sisma, in modo particolare quella di Fukushima. Il Giappone non è la Bolivia, tutto questo è molto strano. “È stato progettato per resistere agli shock”, riferisce il capo di gabinetto del governo, Yukio Edano, al New York Times. Sempre lo stesso responsabile giapponese ha dichiarato: “Se si potranno adottate misure, saremo in grado di garantire la sicurezza del reattore”. Il condizionale esiste anche in lingua giapponese. Intanto consigli che non costano nulla: “posizionare un asciugamano bagnato sul naso e bocca”. L’Aiea, dai sicuri uffici di Vienna, smentisce problemi di raffreddamento nei reattori coinvolti. Ma Yukio Edano non sembra così sicuro.
Sto aspettando Enrico Testa che ci venga a raccontare flemmatico che quanto accaduto in Giappone non è proponibile nel Mediterraneo. Che Santorini è lontana migliaia di anni e che a Messina costruiranno un ponte con campata di oltre tre chilometri ma non una centrale nucleare. Tutto questo mentre siamo alle prese con questioni ben più gravi, vale a dire con il caso Scajola: o un ministero o se ne va di casa, pardon, dal PDL.
Anche il filosofo di Civitavecchia questa domenica si occupa di 'ste cose: «Il gigantesco cataclisma giapponese ci ricorda che siamo entrati da oltre vent'anni nell'epoca dei Grandi Rischi». In tal caso ci tocchiamo tre volte le palle.


Il TG3 delle 19 ci ha rassicurato, niente fusione nucleare. Ha intervistato un fisico che ha confermato come molto improbabile l’evento. Bugie? Probabile. La fusione è in atto, secondo fonti statunitensi – The associaded Press – . Il contenitore, in zirconio, ha un punto di fusione a 1.200 gradi C., la temperatura avrebbe già raggiunto i 2.200 gradi. Quindi le barre di uranio hanno cominciato a sciogliersi, come del resto aveva sostenuto un funzionario del governo di Tokyo. Le pareti del reattore sono spesse 15 centimetri, acciaio inox (fusione 1435 gradi circa), perciò perforabili dal materiale fuso che sarebbe già quindi a contatto con l’ambiente. Se entra a contatto con l’acqua – dicono gli esperti – potenzialmente potrebbe avvenire un’altra esplosione con le debite conseguenze. Speriamo non sia così. Certo che mettere in funzione 55 reattori nucleari in uno dei paesi a più alto rischio sismico del mondo potevano farlo solo dei kamikaze.
 

5 commenti:

  1. Intervengo solo per dirle/ti che "fusione nucleare" è una locuzione specifica che riguarda, diciamo così, la creazione di atomi più pesanti a partire da atomi più leggeri, e non ha nulla a che fare con la transizione di fase solido-liquido che occorre ad un metallo quando viene riscaldato - non a caso in inglese si parla di melt-down.

    Quanto al discorso del mettere in funzione 55 reattori nucleari in uno dei paesi a più alto rischio sismico del mondo, forse ci sarebbe da tener conto del fatto che l'economia giapponese ha potuto essere competitiva anche in ragione del fatto che il nucleare ha permesso di abbassare stabilmente i costi dell'energia elettrica in un paese privo di combustibili fossili e "colonie".

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  2. PS: ovviamente non c'è alcun bisogno di pubblicare il mio commento.
    Ciao, Rocco.

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  3. ho usato, riferendomi al TG3, la stessa locuzione usata dallo speaker. infatti, subito dipo parlo di fusione e di punto di fusione e di "scioglimento", altro termine improprio ma che offre l'idea della barra che si fonde.
    ti ringrazio per l'utile precisazione.
    sull'uso economico del nucleare penso di scrivere il prossimo post. ciao

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  4. Hai senz'altro ragione: sono diversi giorni che la locuzione "fusione nucleare" risuona con quel significato per l'etere e per la rete italofoni; il mio intervento precedente aveva proprio il senso di erigere una insignificante micro-barricata contro il suo sdoganamento.
    Non che voglia combattere una (peraltro intrinsecamente vana) battaglia per la purezza della lingua; è solo che ho già registrato un diffuso sconcerto quando il divulgatore di turno ha dissertato sul fatto che oltre alla fissione c'è pure una fusione nucleare.

    L'inghippo nasce - o almeno così sono portato a supporre - dal fatto che nella nostra lingua c'è un nucleo (nucleus) atomico ed un nucleo (core) della centrale a fissione, e che entrambi i tipi di nucleo possono dar luogo - ciascuno a suo modo - ad una fusione (fusion e meltdown risp.).

    Ciò detto, sono io a dover ringraziare te per i contributi che proponi in questo spazio. Al di là dell'impressione destata in me dal numero di materie su cui hai competenza, ed a prescindere da quale sia il motivo per cui scrivi qui, ti devo un sentito grazie per l'atto di "condivisione".

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  5. molto francamente, dopo aver risposto al tuo commento mi sono detto che avevi molta ragione nel tuo rilievo e ciò a causa, a volte, della mia mania di voler "popolarizzare" un po' troppo, specie in queste materie così delicate. del resto, pochi minuti fa ho risentito al TG3 riparlare di "esplosione nucleare" che ovviamente non c'entra.

    purtroppo credo che la situazione sia più grave, ma già da sabato, di quel che ci raccontano. non vorrei che i reattori coinvolti nella fusione del materiale fossere più d'uno. ciao

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