mercoledì 30 aprile 2014

Patologie


Posto che si parla del nulla, parliamone.

Si inginocchiò, fingendo di cercare l'accappatoio nel borsone, e poi, con un guizzo fulmineo, con una disinvoltura di cui non si immaginava capace, ficcò la testa fra le gambe di Mariani e si infilò l'uccello in bocca. Aveva un odore penetrante di urina, e un sapore dolce. Invece di dargli un pugno in testa, Mariani lasciò fare. Giose lo inghiottì fino all'ultima goccia e sentì il suo sapore in gola per giorni. Il fatto si ripeté altre due volte, innalzandolo a livelli di beatitudine inaudita.

Che c’entra il problema della sessualità, il tema dell’omosessualità, trattati a scuola, con questo genere di cose che un tempo si leggevano sui muri dei cessi? Il libro della Mazzucco Melania si sarebbe potuto portare ad esempio, ma per contrasto. Leggere l’Ernesto di Saba, I neoplatonici di Luigi Settembrini, tanto per citare e senza scomodare l’Antinoo descritto da Marguerite Cleenewerck (per altri motivi suggeriva di leggere il suo Mémoires d’Hadrien a una certa età), per poter stabilire sulla base dell’evidenza, la differenza che passa tra la grande letteratura di codesto tema, e l’immondizia corrente. Come mettere a raffronto Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole, Donatello, quella loro finezza, l’apparente ingenuità dell’espressione artistica, con l’obbrobrio senza fine di ferraglia e cemento che stazza davanti a scuole, piazze, giardini pubblici e che chiamano sculture.

Il vero scandalo è il livello di scrittura, il modo vile di esprimersi su un tema, in letteratura, a scuola e nella vita, che invece meriterebbe ben altro approccio che una falsa vivacità di forza. Il discrimine, come in ogni cosa della nostra epoca, è quello di fare della vita in generale e delle sue espressioni artistiche una patologia.



Dalle alpi alle piramidi, passando per Firenze


La Montagna incantata è un romanzo triste, cupo, eppure un capolavoro (di “ampiezza umoristica”) forse superiore a I Buddenbrook, eccezione fatta per l’XI capitolo, partendo dal quale poi lo scrittore sviluppò la trama della saga della decadente famiglia anseatica. La vicenda narrata in Der Zauberberg è nota, rammento qui solo il nome del protagonista, lo sfortunato Hans Castrop, e la location (come si dice oggi), ossia un sanatorio per tisici posto sulle Alpi svizzere, dove il tempo e le cose si dissolvono nella magia, precisamente in quel di Davos dove nei nostri anni si riunisce il gotha della plutocrazia.

martedì 29 aprile 2014

Il filo nero


Si chiamava anche lui Calvin, come il padre Coolidge, presidente Usa. Aveva 16 anni Calvin junior, e da qualche tempo lamentava una vescica al piede provocata dalle scarpe da tennis. Dapprima si manifestò un po’ di febbre, poi sempre peggio, infine morì di setticemia. Era il 1924, e gli antibiotici non esistevano. È molto difficile per noi, oggi, comprendere quali trasformazioni umane, sociali ed economiche ha comportato la scoperta e l’impiego degli antibiotici e dunque la sconfitta delle infezioni batteriche. Prima di allora la medicina non poteva far altro che fornire palliativi e lasciar fare alla natura. Essa non sapeva modificare il corso delle malattie, bastava a volte un nonnulla ed era finita.

In generale la medicina non può far nulla di per sé, i progressi decisivi sono venuti tutti dalla scienza e dalla sperimentazione, che cosa potrebbe fare il medico senza i farmaci e la tecnologia diagnostica e chirurgica? Salassi e clisteri. E però va notato che l’utilizzazione dei farmaci ha preceduto di gran lunga la conoscenza dei meccanismi che presiedono alla loro azione nell’organismo, tanto è vero che non di rado la loro scoperta avviene più o meno per caso, magari testando un colorante!

lunedì 28 aprile 2014

Da Caporetto alla penicillina


Avvertenza e controindicazioni. Il post (e quello seguente) è sconsigliato a lettori che mostrino i segni, anche lievi, d’intolleranza alla amoxicillina e all’intreccio storico tra fatti apparentemente diversi e tra loro lontani. Questa lettura è peraltro priva di effetto simpatetico in coloro (popolazione numerosa) che ritengono di non avere più nulla di nuovo da imparare.


Chi fu Angelo Gatti? Anzitutto fu uomo d’altri tempi, essendo nato a Capua nel 1875 († 1948), e unanimemente riconosciuto come un’intelligenza non convenzionale, non solo per la sua epoca. Il suo nome divenne noto al grande pubblico negli anni Trenta con il successo di un suo romanzo, Ilia e Alberto, in cui immortalava l'immagine della moglie Emilia Castoldi, ma è noto a noi contemporanei per i suoi saggi storici, soprattutto per i diari di guerra. Due libri suoi si segnalano sugli altri, entrambi, non a caso, editi postumi: Un italiano a Versailles (1958), e Caporetto, diario di guerra (1964). Gatti fu testimone di prim’ordine, data la sua posizione di capo dell’ufficio storico, delle vicende del comando supremo retto da Luigi Cadorna, e poi quale componente, sempre al seguito di Cadorna, del comitato militare interalleato di Versailles.

domenica 27 aprile 2014

Per esempio


Gli operai di Piombino invocano le “preghiere” del Papa per la loro situazione occupazionale. Oggi a Roma ci sarà una folla oceanica per la santificazione di due preti che in vario modo hanno coperto, tra l’altro, la diffusissima pratica pederastica nella chiesa. Se poi ci mettiamo che le stagioni, signora mia, non sono più quelle di una volta, la tragicità del quadro mi pare evidente. E pure Scalfari è scontento, ma non del Papa, tutt’altro; si duole invece del governo. Ha scoperto (sempre in ritardo) che i famosi 80 euro, bene che vada saranno 53 (un mese fa li valutavo prudenzialmente tra i 55 e i 60) e per un periodo di otto mesi. Frattanto le cose cambieranno, potrebbe pure scoppiare un conflitto dalle parti di Chernobyl, oppure stabilire un contatto con una civiltà aliena e in tal modo scoprire finalmente come hanno risolto i loro problemi di equilibrio tra produzione e consumi, disoccupati-occupati, dare e avere, baciare, lettera e testamento.

sabato 26 aprile 2014

Filologia vigliacca


Il nome mi era noto come quello di un filologo di vaglia vissuto tra l’Ottocento e il Novecento (1863-1928), ma in quel nome, Cesare De Lollis, c’era un qualcosa di più che non riuscivo a rammentare, a fissare in un libro, una lettura, un episodio. Solo scorrendo la sua biografia mi sovviene dove l’ho incontrato e frequentato parecchi decenni or sono, ossia nella biblioteca universitaria di Padova, in via San Biagio, alle spalle dell’ex conservatoria dei beni immobiliari (vulgo: ufficio ipoteche) che ora ha cambiato denominazione in ufficio per il territorio (le riforme in Italia si fanno così). Fu lui, l’Olindo Giulio Cesare de Lollis che diresse, affiancando Henry Harrisse, la pubblicazione delle carte colombiane in occasione del quarto centenario del celebre viaggio. Dove altro avrei potuto leggere del Trattato di Tordesillas (a cui mi pare di aver dedicato un post) se non in quelle pagine?

giovedì 24 aprile 2014

Il 25 aprile di una nuova umanità


A Parigi, all’epoca di Louis le Dernier, lavoravano 1.200 parruccai con circa 6.000 aiutanti e altri 2.000 addetti facevano a domicilio lo stesso lavoro. La rivoluzione spazzò via le parrucche, riconvertì tutta questa gente dapprima in disoccupati e sanculotti, poi in soldati e operai. In buona sostanza la loro condizione non mutò.

Mai, finora, in tutte le trasformazioni avvenute nei modi di produzione precedenti è stato mutato il tipo di attività, e invece ci si è limitati a sostituire una forma di proprietà con un’altra, una forma di sfruttamento a un’altra.

mercoledì 23 aprile 2014

La verità col timbro, la precarietà a vita per legge


Mentre da un lato Matteo Renzi, presidente del consiglio pro-tempore, dice di volerci offrire la verità sulle stragi in carta intestata e con firme in calce, dall’altro eleva la cosiddetta “acasualità” dei contratti di lavoro da 12 a 36 mesi. Con le conseguenze del caso, ovviamente. Ah, credo che sia il caso di ricordare che la legge Treu del 1997 è di “sinistra”, e la legge 30 del 2003 è di “destra”. E poi, per il resto, insieme.

*


martedì 22 aprile 2014

«Signori miei, se l’arte non fattura, non è grande arte».


Ieri, un netto contrasto segnava la solitudine nella Chiesa di Santa Felicita (due passi oltre Ponte Vecchio, verso Pitti) e, contestualmente, l’orda bisbigliante di compunta meraviglia davanti ai dipinti alla mostra di palazzo Strozzi. Da poco dopo le nove e fin verso le dieci e mezza, nella chiesa titolata alla martire non solo non è entrato un turista sbadato, un curioso occasionale, ma manco un’anima devota. E dire che la tavola con la Deposizione di Jacopo Carucci non s’è mai mossa dalla sua Cappella (del Brunelleschi), e tanto meno l’affresco dell’Annunciazione. E che la tavola rappresenti uno dei massimi lavori del Pontormo non spetta a me dirlo, basta Alvar Gonzales Palacios ("uno dei quadri più belli al mondo"), eppure la medesima Deposizione illustra la copertina del catalogo (quello mignon) della stessa mostra, in almeno sei lingue!

Signori miei, tosare e gabbare il gregge, questa sì che è grande arte (*).

(*) Difetto principale dell’allestimento della mostra sono le luci, troppo dirette e forti sui dipinti, e ciò non solo perché la lettura degli stessi è disturbata dai riflessi. E poi otto euro per la guida auricolare sono davvero troppi.



Altri esempi di orologi “filosofici” fiorentini
sfuggiti, per ora, alla Grande Riforma dell’ex sindaco.


lunedì 21 aprile 2014

Il tosatore


Di Berlusconi s’è già detto di tutto, e dunque non resta altro da dire, a voler insistere, che è uguale alla sua fama e non merita di essere creduto, tanto è vero che si tratta di un individuo atto a tutto per interesse, anche a una buona azione. Del resto non possono coincidere così diverse circostanze protratte nel tempo perché questo giudizio non abbia fondamento.

Autorevoli opinionisti hanno detto che Matteo Renzi è figlio di Berlusconi, e dunque anche nel suo caso l’essenza è l’esagerazione, fintanto che può promettere delle buone azioni. Nel caso degli ormai famigerati 80 euro si tratta di una presa per i fondelli e non servono tabelle e grafici per dimostrarlo, basta il buonsenso.

Come si fa ad avere fiducia di quest’uomo di sole parole e d’ingorda soddisfazione che crede di cavarsela dando un po’ di mancia a chi lavora, ma non darà mai un lavoro a quei tre o quattro milioni di giovani che non l’hanno e a quel mezzo milione di cinquantenni che l’avevano prima di perderlo?

giovedì 17 aprile 2014

Non abbiamo paura delle domande perché conosciamo le risposte


«I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo».

La domanda fatidica è: possiamo mutare il mondo, e in che modo? Noi vediamo che malgrado i nostri propositi il mondo se ne va per conto suo, secondo le sue leggi, infischiandosene dei buoni propositi.

Scrive al riguardo Marx, nella prefazione alla prima edizione de Il Capitale, in apparente contraddizione con se stesso:

«Se pure una società è arrivata a scoprire la legge di natura del proprio movimento – e scopo ultimo di questa opera è rivelare la legge economica del movimento della società moderna – non può né saltare né togliere di mezzo con decreti le fasi naturali dello svolgimento».

Marx stesso ci dice che noi proprio non ci possiamo fare nulla, nonostante sia stata scoperta – grazie a lui – la legge economica del movimento della società moderna, dobbiamo rassegnarci e attendere che la libertà si presenti come prodotto dello sviluppo storico, non possiamo saltare le sue fasi! Sembrerebbe dunque che il primo a non credere nella possibilità di mutare il mondo con la lotta di classe sia proprio Marx.

mercoledì 16 aprile 2014

Massimo



Ti sei mai posto, Massimo, la domanda: se fossi stato figlio di un operaio, quale carriera politica avrei fatta? Pensi che sarebbe bastato, per fare quella carriera, dimostrarsi fin da bambino “interessato a tutto e a qualsiasi cosa sapesse di politica” e dichiararsi “ateo”? Essere “spigliato” a scuola anche se non ti “applicavi” molto? Pensi che sia credibile che tu abbia rinunciato a laurearti “per non essere sospettato di favoritismi, poiché l'intellettuale del PCI Nicola Badaloni era diventato preside di Lettere e filosofia”? Pensi che essere figlio di un deputato e del segretario regionale del partito ti possa aver favorito un tantino? Io non ho alcuna difficoltà a riconoscere le tue non comunissime qualità, però senza esagerare. Quanti operai hai conosciuto, Massimo, nelle file dei parlamentari Pd, e quanti figli di operai hanno fatto parte dei vertici del partito? Insomma, essere considerato “figlio del partito“ ti ha reso più facile l’arrampicata, o no?

E a proposito di giustizia,

Se ...


Se fossimo parenti delle vittime della strage del 12 dicembre 1969, non solo non avremmo ottenuto giustizia, ma saremmo stati condannati a pagare le spese processuali! Se fossimo parenti delle vittime di Piazza della Loggia, saremmo rimasti con un pugno di mosche in mano e a nostra volta condannati a pagare le spese processuali! Se un nostro caro fosse morto sull’aereo Itavia, a tutt’oggi non sapremmo ciò che è ancora coperto dal segreto di stato. L’elenco potrebbe continuare con altre stragi e altre vittime, morti sospette e segreti, omertà e coperture, depistaggi e lungaggini giudiziarie di decenni.

martedì 15 aprile 2014

Un altro Gavrilo?


Quale evento fu più casuale di quello che ebbe per protagonista Gavrilo Princip? L’attentato era fallito, i suoi complici erano fuggiti o arrestati, lui stesso se ne stava mesto e rassegnato davanti a un negozio mangiando un panino, quando accadde ciò che usualmente chiamiamo destino, fato, casualità. L’auto su cui viaggiavano il granduca e sua moglie, già scampati alla bomba, di ritorno dalla cerimonia che si era tenuta in municipio, imboccò una strada sbagliata e l’autista dovette fermarsi e fare manovra per tornare indietro. E tutto ciò proprio a due passi dell’incredulo Gavrilo, il quale deve aver pensato: pazienza per il panino, ma che botta di culo! Sparò a colpo sicuro provocando venti milioni di morti.

lunedì 14 aprile 2014

Perché non possiamo non dirci credenti


Ricordate la particella di Dio? Quella che dà “peso” alla materia e dunque concretezza all’universo? Doveva essere “l’ultima prevista dalla teoria del Modello Standard”. Che cosa s’è trovato di preciso non si sa, di certo restano le domande alle quali non si riesce proprio a dare risposta (e mai sarà data seguendo tale strada). Di sicuro, per tale strada e finché durerà, s’è trovato un modo per dare uno stipendio a migliaia di “teorici”, per “integrare” ed “estendere” anzitutto un “modello”, quello della produzione di ipotesi a mezzo di formule.

Del resto, se si crede a Berlusconi, a Grillo, a Renzi, e perfino in Dio, perché non dare una chance a un bosone?

Che poi la particella fosse l’ultima manco a parlarne. Pare, ma neanche questo è sicuro, che il bosone sia fatto da techni-quark. Che cosa sono? Di preciso non lo so, e nemmeno loro lo sanno realmente. Tanto che in un articolo si dice:

Teorie morte, quindi? No, pare di no. Questi modelli rimangono perfettamente plausibili, almeno dal punto di vista teorico, se si ipotizza che il bosone di Higgs sia costituito da particelle più "piccole", finora mai osservate: i techniquark.

La fisica teoria contemporanea è sempre più il libro delle fate. E degli sperperi. Come la politica.



sabato 12 aprile 2014

La presunta vittoria del Fronte Nazionale


Non appena si scava un po’ nelle notizie vengono fuori pantegane morte. S’è starnazzato tanto sulla vittoria del Fronte Nazionale della Le Pen in Francia alle elezioni municipali di marzo. Ebbene, a livello nazionale il Fronte ha preso il 4,76 per cento dei voti al primo turno e il 6,75 al secondo, ma in non poche municipalità non è risuscito nemmeno a presentare proprie liste. Non ha vinto in nessuna delle maggiori città con più di 100mila ab. (vedi tabella), ha conquistato – cosa che ha suscitato inusitato clamore, la cittadina di Henin-Beaumont, 26.868 abitanti, nell’estremo nord francese. Le astensioni hanno sfiorato il 40 per cento, a Parigi in alcuni quartieri sono state dal 40 al 60 per cento.



Mettere paura, agitare lo spauracchio fascista, questo lo scopo. Chi vota convinto di poter cambiare qualcosa, sia a livello locale, nazionale o continentale è solo un illuso, per non dire altro.

venerdì 11 aprile 2014

Ce rode, eccome


«Un continente con milioni di disoccupati senza speranza non può restare unito a lungo». Così il ministro dell'economia, Pier Carlo Padoan, a un convegno della Bertelsmann Foundation, a margine dei lavori di primavera del Fondo monetario internazionale.


Sono lucidi, lucidissimi, sanno cosa li aspetta, e, ogni tanto, ai più incauti, sfugge dal sen l’amara verità. I milioni di schiavi senza speranza possono solo aumentare, non possono diminuire stante l’attuale sistema economico. Il perché l’ho illustrato in questo post, citando Marx. Il quale, com’è noto ai più, era un “filosofo”, le sue “teorie”, le sue “ipotesi”, sono state smentite dalla realtà dello sviluppo capitalistico. Non è questo che c’insegnano dai loro scranni accademici e mediatici i rotti in culo della borghesia? E del resto quanti di noi si sono presi la briga di verificare de visu? Chiacchieroni, ecco quello che siamo, dei perditempo, dediti alle vicende pruriginose e giudiziarie di quel bel tomo di Berlusconi. È lui il bersaglio, poi se ne inventerà un altro, al bisogno. Berlusconi: sei tutti noi, in cuor nostro ce rode l’invidia.

giovedì 10 aprile 2014

Della contraddizione fondamentale spiegata (in breve)



Ciò che vi appare come astratto, teorico, “filosofico”, riguarda la vostra vita.

*
L’economia politica dovrebbe essere, per dirla con Engels, “la scienza delle condizioni e delle forme nelle quali le diverse società umane hanno prodotto e scambiato e nelle quali hanno volta per volta distribuito i loro prodotti in modo conforme a questa produzione e a questo scambio”.

Oggi l’economia politica dovrebbe occuparsi, in particolare, delle leggi e delle categorie che regolano il modo di produzione capitalistico e del movimento delle sue contraddizioni intrinseche, e tuttavia siamo ben lontani da questo tipo d’approccio. Più che occuparsi delle contraddizioni reali, come scienza critica, essa si preoccupa di scovare dei modelli che diano ragione delle “disarmonie”, escogitando di volta in volta delle teorie d’aggiustamento che non hanno nulla a che vedere con la scienza, sebbene siano infarcite di formule matematiche e corroborate con statistiche.

Solo idioti?


C’è sempre chi, di tanto in tanto, specula su Moro e via Fani. Ancora ieri comparivano notizie di stampa su una vicenda nota da decenni anche nei più minuti dettagli. Con robe che solo degli idioti possono credere vere, come nel caso dei due fantomatici motociclisti che quel giorno, su incarico del Sismi, a seguito istruzioni della buonanima di un ex ten. col. dell’esercito, sarebbero stati presenti sul luogo dell’azione. E sarebbe stata ritrovata pure l’arma di uno dei due, una Drulov, pistola, manco a dirlo, cecoslovacca. Eppure basterebbe poco per farsi un’opinione esatta su questi investigatori da strapazzo, che vendono non solo articoli ma anche libri spacciando come novità cose risapute e chiarite da decenni. Basti dire, per smontare tutto, che la Drulov è una pistola sportiva, da tiro a segno, monocolpo, cal. 22. (chi vuol farsi una risata può leggere la scheda QUI). E pure i nomi dei due “cretini” in motocicletta sono noti da decenni, due giovanotti che abitavano nei pressi tra via Fani e via Stresa. Uno di loro aveva frequentato il liceo con uno dei dieci componenti il commando (e ne conosceva anche un altro). Chissà allora quale complicità tra i due e gli altri! Peppe s’era fermato per salutare l’ex compagno di scuola, scorto dietro la siepe del bar Olivetti, anche lui vestito da steward, quando intuì che stava per succedere qualcosa e subito si allontanò. Anni dopo i due furono indagati sulla base della presunta testimonianza dell’”ingegnere”, cercarono pure di incastrarli, ma non ci fu proprio nulla da fare, i due giovanotti si trovarono lì il 16 marzo proprio per caso, o meglio, perché il guidatore della moto aveva appena finito il turno notturno in un garage, gestito dal padre, posto una traversa più in là.

Questa esatta ricostruzione fu pubblicata perfino su un quotidiano romano giusto sedici anni fa. Proprio non si vuole accettare che le Br fossero in grado e autonomamente di organizzare un’azione del genere. È un fatto che ancora brucia, un precedente da screditare in ogni modo. 

mercoledì 9 aprile 2014

La telefonatina di raccomandazione di Francesco


Gli ottanta euro sono la notizia del giorno, perciò è difficile parlare d’altro. La gente vuole illudersi e godere un po’ di speranza, assumere i desideri come misura della verità. Come quei credenti che sperano di vivere felici in un al di là ignoto anziché lottare per un mondo più decente. Hanno buon gioco i preti e i papi nel predicare la rassegnazione e promettere la misericordia di un dio abscosto agli occhi e rivelato solo nel mito. L’idea di un’anima immortale aiuta e sostiene nelle avversità di una vita per molti aspetti assurda, ed è da preferire a quel materialismo volgare che ci vuole più simili alle bestie che all’umano. E in questa ferita esistenziale, come ho scritto altre volte, che i preti inzuppano il pane, la loro è l’arte di insufflare afflizione e consolazione, il timor di dio e la rassicurazione che tra i pochi eletti (*) un posticino si troverà anche per loro.

ll regno delle tenebre

“ne consegue che tutte le lotte nell’ambito dello Stato, la lotta fra democrazia, aristocrazia e monarchia, la lotta per il diritto di voto, ecc. ecc., altro non sono che le forme illusorie nelle quali vengono condotte le lotte reali delle diverse classi”.

*
C’è una scienza che fa del suo oggetto di studio una cosa incomprensibile perché se reso intellegibile nelle sue autentiche dinamiche diventa pericoloso per l’ordine sociale esistente. L’economia politica, in mano agli specialisti borghesi (senza esclusione alcuna), è il regno delle tenebre, tanto per dirla con Hobbes (parte IV del Leviatano), in cui tutto pende da leggi opposte a quelle che gli uomini sono in grado di conoscere nella realtà che abitano. In questo regno delle tenebre, la luce non è altro che buio, dove l’evidente diviene dubbio o falso, l’impossibile diviene credibile e il buon senso una guida infelice. L’economia in mano ad economisti e politicanti è un insulto continuo alla ragione umana.

Un semplice esempio:

martedì 8 aprile 2014

Intelligenza televisiva



Gli unici ad avere obblighi verso lo Stato sono i lavoratori dipendenti, loro non possono fare quello che vogliono e soprattutto non possono trasferirsi fiscalmente all'estero e sono obbligati a pagare lo stipendio a questo genere di ministri.

La Fiat non è diventata ciò che è con il lavoro degli operai e tecnici italiani, con i contributi a fondo perduto delle Stato, bensì per i meriti indiscussi del management. 

*
Ieri, verso le tredici, ascoltavo alla televisione l’ex direttrice de l’Unità, quotidiano fondato da Antonio Gramsci, la quale usava queste espressioni a proposito degli operai della Fiat: “valorizzazione delle competenze” e “intelligenza creativa dell’operaio”. Peccato non fosse presente Marchionne, in tal caso avremmo sentito una risata omerica. Quanto alla prima affermazione dubito che la giornalista abbia mai visto un reparto presse, sellatura, lastroferratura, insomma una catena di montaggio, non solo alla Fiat, ma in qualsiasi industria. Sempre che gli operai non siano in cassa integrazione o in “mobilità”. Probabilmente non ha idea nemmeno di come sia fatta una linea produttiva in una fabbrica di confezioni, oppure di come si lavori in un laboratorio di stireria, e tante altre cose di questo genere. E sarebbe interessante sapere come sono valorizzate le competenze di tanti suoi colleghi nelle redazioni, oppure come la brava giornalista “valorizza le competenze” della sua colf, ma in tal caso si andrebbe troppo sul personale.

lunedì 7 aprile 2014

Lacerti di storia


Non so se i patrioti veneti oltre alle dispense scritte da taluni “serenissimi” abbiano adocchiato anche qualcos’altro da leggere, e dunque se abbiano cognizione di che cos’è stata effettivamente la Serenissima. Definirla repubblica, nel senso etimologico, sarebbe eccessivo, un po’ come definire democrazia quella vigente nell’antica Atene. E tuttavia già il comune Veneciarum seppe trasformare il dux in un magistrato, senza riconoscergli alcun vantaggio personale e tantomeno dinastico. Non si trattò di una rivoluzione, ma di una sapiente evoluzione, con una perfetta correttezza formale (*). Al doge spettò la sovranità formale e gli onori, al comune il potere, assecondando con ciò un’esigenza storica. In tal modo l’aristocrazia, e non il “popolo veneto”, venne ad esercitare la sua funzione dominante nella concio generalis (arengo), e poi in occasione della conferma popolare, questa divenuta una formalità sempre più priva di valore, come succede anche modernamente in qualsiasi sistema parlamentare.

Chan(n)el n. 4


Basta poco per riscrivere la storia (minuscola o maiuscola fa lo stesso), è sufficiente un’ipotesi, non importa se una balla colossale o qualcosa di più serio. Basta mettere in giro una voce, un qualcosa di sensazionale e quasi d’incredibile, e più la chiacchiera è inverosimile e maggiori sono le probabilità che diventi luogo comune, verità assodata. Prendiamo una storiella che circola in questi giorni, diffusa da una trasmissione televisiva inglese e poi rilanciata dai giornali e approdata in internet, ossia quella della spazzola per capelli, ritrovata (quando, come, da chi?) in una villa preso un villaggio montano in Baviera, e poi l’esame dell’acido desossiribonucleico dei capelli stessi che ne è seguito, un esame che è prova principe in tutti gli sceneggiati televisivi e affini.

Aneddoti d'aprile



Verrebbe da dire, quasi parafrasando Marx, che la storia è storia della meteorologia. Per molto tempo l’obbedienza del popolo è stata soggetta alle condizioni climatiche più che a vicende d’ordine sociale. Il popolo vive stentatamente quando il pane è a buon mercato, ma quando questo viene a mancare emerge l’istinto dell’animale in lotta per la sopravvivenza. Tutti i governi, anche gli attuali, per mantenere la pace pubblica, dunque l’obbedienza generale, hanno bisogno di garantire al popolo la sopravvivenza. Viceversa, quando un fiume in piena arriva agli argini, non servono grandi onde perché esso straripi, ne bastano di piccole.

*

domenica 6 aprile 2014

Fecondazione eterologa


Che cos'è Renzi e il partito renziano che ancora chiamiamo Pd ma la cui natura è profondamente cambiata?

È la domanda che si pone solo oggi Eugenio Scalfari, il quale risponde citando l’evidenza:

È il figlio buono e bravo di Silvio, ha le caratteristiche di Berlusconi senza i vizi e i crimini di Berlusconi.

Berlusconi è morto e però suo figlio comanda nel Pd e governa l'Italia. 

*

Non sono un’opposizione e una alternativa e neppure una alternanza, per usare questo gergo. Hanno raggiunto un grado di subalternità e soggezione non solo alle politiche della destra ma al suo punto di vista e alla sua mentalità nel quadro internazionale e interno.


Queste ultime invece sono le parole scritte undici anni fa da un grande giornalista che non era credente, nemmeno veggente e però era comunista.

sabato 5 aprile 2014

La charrette


Il signor de La Harpe (*), alla fine del Direttorio, ebbe a ricordare un pranzo avvenuto solo otto anni prima. Il racconto che segue è molto celebre in Francia e un tempo – non so ora – trovava posto nelle antologie di letteratura in una versione leggermente diversa e più lunga, alla quale seguiva una nota sul testamento di La Harpe in cui il vecchio ateo si professava credente e cattolico e rinnegava tutto ciò che aveva scritto precedentemente contro la Chiesa e la religione. Questa notizia la do per completezza e scrupolo, precisando che il testamento era una coda presente solo nelle antologie in uso, nel cosiddetto buon tempo antico, nei licei cattolici.


*

«Il me semble, dit-il, que c’était hier, et c’était cependant au commencement de 1788. Nous étions à table chez un de nos confrères à l’Académie, grand seigneur et homme d’esprit. La compagnie était nombreuse et de tout état, gens de cour, gens de robe, gens de lettres, académiciens; on avait fait grand’chère comme de coutume. Au dessert, les vins de Malvoisie et de Constance ajoutaient à la gaieté de bonne compagnie cette sorte de liberté qui n’en gardait pas toujours le ton. On en était alors venu dans le monde au point où tout est permis pour faire rire. Chamfort nous avait lu ses contes impies et libertins, et les grandes dames avaient écouté sans avoir même recours à l’éventail.

venerdì 4 aprile 2014

È tutto così diverso



Non so voi cosa pensiate di questa Repubblica, ma se andate a votare credete comunque che si tratti di una repubblica democratica. Non so cosa pensiate voi di questa Europa, ma se andate a votare alle europee pensate che l’Europa sia democratica. C’è un parlamento a Roma e un altro a Bruxelles, e ciò basta a dire che si tratta di una faccenda che ha a che fare con la democrazia. Se nell’antica Roma anche gli schiavi avessero potuto votare, pur rimanendo schiavi, si sarebbe potuto affermare che si trattava di un sistema democratico?  Si obietterà che anche con il diritto di voto, la loro condizione non era quella di uomini liberi. Che cosa avrebbero potuto ottenere quegli schiavi per via elettorale, alcuni miglioramenti della loro condizione di schiavi? Probabilmente si sarebbero raggiunti dei compromessi nel conflitto tra padroni e schiavi, soprattutto se nel senato romano il voto dei rappresentanti degli schiavi fosse risultato necessario per mandare avanti la baracca. E però gli schiavi avrebbero potuto ottenere di essere “liberi”? Questo sarebbe stato molto più difficile perché ciò avrebbe comportato un cambiamento molto profondo nello stato dell’economia e dal lato della formalizzazione dei rapporti sociali tra le classi. Tuttavia poniamo che ciò fosse stato possibile e si fosse realizzata la liberazione degli schiavi e la fine del lavoro coattivo. Quale sarebbe stata allora la condizione di quelle persone divenute libere? L'indomani per la loro sussistenza non avrebbero ricevuto nulla dai loro ex padroni, né avrebbero più trovato alloggio presso le loro proprietà. Che cosa avrebbero potuto fare quelle persone nel pieno possesso della loro libertà personale e del loro diritto di voto? Eh, difficile rispondere, non riesco ad immaginare un’analogia storica con tale situazione, è tutto così diverso duemila anni dopo ……

Proprio per lo stesso motivo


Da un anno vado dicendo che Grillo ha fatto un errore madornale, quello di voler fare la rivoluzione partendo dal parlamento. In parlamento si fanno le leggi non le rivoluzioni. E poi questi non sono tempi di rivoluzioni, semmai il contrario. Il nome di questo blog, ripeto per chi fosse arrivato qui in ritardo, non è scelto a caso. Non sarà comunque Renzi a mettere in atto il prossimo, ormai strisciante, diciotto brumaio.

Come ho detto più volte, e anche tre giorni fa, Renzi è solo una marionetta. L’hanno portato dov’è per preparare il terreno: maggiore sarà la confusione sotto il cielo, tanto meglio sarà. Senza voler immaginare chissà quali complotti, resta però un fatto, e cioè che esistono forze interne ed esterne – anche tra loro contrapposte – che fanno parte del gioco.

giovedì 3 aprile 2014

White paper


La politica dell’annuncio è politica. Produce fatti e conseguenze politiche. Non è solo marketing. Se un annuncio convince dieci milioni di italiani che dal giorno dopo le Europee staranno un po’ meglio, non solo vanno meglio le Europee, ma cresce anche l’indice di fiducia delle famiglie, e si può sperare in più consumi e investimenti.

Tony Blair visse per l’intera prima legislatura sull’onda degli annunci: si chiamavano white paper, riforme annunciate, date in pasto alla stampa, digerite dal pubblico come cambiamenti epocali, e poi dimenticate. Ma tirarono su il morale di una nazione depressa dal post-thatcherismo.

mercoledì 2 aprile 2014

Sciocchezze


Gli uomini non si sono mai rassegnati all’inspiegabile, e quando il livello delle loro conoscenze non riusciva a fornire risposte soddisfacenti sono ricorsi al mito. Oggi il mito ha assunto connotazioni diverse, non è più qualcosa di rivelato ma di “dimostrato”, non più trascendente ma reale, almeno nelle apparenze di un modello fisico-matematico. Spesso si tratta di una realtà solo immaginata, “prodotto della fantasia più che di prove sperimentali”, di “ipotesi altamente speculative emerse dalle fertili menti dei fisici teorici”, come si legge in un articolo di Le Scienze del mese scorso.

martedì 1 aprile 2014

Riforme da strapazzo


A letto per un raffreddamento, rammento quando il signor de Choiseul, nella mia stessa situazione, si faceva leggere per tutto il giorno dei racconti di fate, una lettura alla quale si dedicavano in molti allora nella Francia dell’ancien regime, trovandola non meno inverosimile di quanto non trovi io oggi le notizie di politica.

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Ieri mattina, epoca sempre memorabile per un governo italico, il consiglio dei ministri si è occupato nientemeno che di riformare il Senato. Si sono fatti portare un fornelletto, un po’ di brodo, del sale e del pepe, e quindi delle uova. Ed è a quel punto che con una buona dose di coraggio e di destrezza le hanno rotte; quindi, con precisione, girate a destra e a sinistra, in alto e in basso nella casseruola che poi hanno posto sopra la fiamma. Non s’era mai visto, a sentir loro, qualcosa di così perfetto e di così buono.

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Questione di decenza


Ve la ricordate l’Ucraina? Bene, ora è finalmente una nazione libera, quasi europea e finalmente baciata dalla democrazia e finanziata dal Fondo monetario internazionale, un organismo di assoluta beneficienza. I miliardi di dollari che l’Ucraina riceverà in realtà non arriveranno mai a Kiev. Saranno dati alle banche straniere in garanzia dei loro crediti. Agli ucraini però saranno richiesti i soliti “sacrifici” per ripagare i crediti così generosamente elargiti. Inizia così per l’Ucraina la spirale debiti/sacrifici, la spirale che tiene inchiodati i popoli al  loro destino, paghi però e finalmente di far parte del mondo libero, quello stesso che L'Agenzia statunitense per la Sicurezza Nazionale (NSA) e British Government Communications Headquarters (GCHQ) sono impegnati a spiare come rivelano Der Spiegel e Intercept (chi ne parla in Italia?).

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A proposito di "diritti"

Per far sembrare la cosa nuova, essendo loro assolutamente impresentabili, hanno messo al posto di comando una marionetta. Per il resto – come dice Mario Draghi – c’è il pilota automatico. Potranno rivoltare il parlamento e tutti gli altri covi istituzionali da sopra a sotto, togliere qualche privilegio qui e concederne un altro lì, ma la linea economica la dettano comunque oltralpe, quella monetaria è saldamente in mano ai signori dell’ex Großmarkthalle (che nel 1941 divenne centro di smistamento per gli ebrei), la politica estera e militare invece sarà sempre in linea con gli ordini (e gli ordinativi) d’oltreoceano.