venerdì 31 gennaio 2020

Fa più vittime l'idiozia che il coronavirus



L’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso ieri, tardivamente, di dichiarare formalmente l’epidemia 2019-nCoV, il nuovo coronavirus identificato per la prima volta nella città cinese di Wuhan, come “Emergenza sanitaria pubblica d’interesse internazionale (PHEIC). La classificazione PHEIC è stata istituita dallOMS nel 2005 a seguito della pandemia di SARS 2002-2003. È stato dichiarato in cinque occasioni, in risposta all’influenza suina del 2009, alle epidemie nel 2014 di Ebola e poliomielite, al virus Zika del 2016 e alla rinascita del 2019 di Ebola in Africa centrale.

Nel designare 2019-nCoV un’emergenza globale per la salute pubblica, i funzionari dellOMS hanno tenuto conto delle evidenze che il tasso di trasmissione da uomo a uomo al di fuori della Cina è in aumento. Il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha dichiarato ieri sera in una conferenza stampa: “Il motivo principale di questa dichiarazione non è dovuto a ciò che sta accadendo in Cina, ma a ciò che sta accadendo in altri paesi. La nostra più grande preoccupazione è la potenzialità per il virus di diffondersi in paesi con sistemi sanitari più deboli e che non sono preparati ad affrontarlo”.

Il 2019-nCoV è stato identificato per la prima volta a fine dicembre, quando fu dichiarata la quarantena, ma ben cinque milioni di persone si erano trasferite dentro e fuori da Wuhan, la più grande città della Cina centrale, comprese migliaia di persone che avevano viaggiato all'estero.

Le autorità cinesi hanno riferito ieri sera che il numero di casi confermati di 2019-nCoV ha raggiunto il numero di 8.100. Il virus si è diffuso dalla sua fonte a Wuhan attraverso la Cina continentale e ora in tutto il mondo. Almeno 100 casi, principalmente persone provenienti o che hanno visitato Wuhan, sono stati diagnosticati a Taiwan, Hong Kong, Macao, Singapore, Nepal, India, Sri Lanka, Tailandia, Vietnam, Cambogia, Malesia, Filippine, Australia, Corea del Sud, Giappone, Emirati Arabi Uniti, Germania, Francia, Finlandia, Stati Uniti, Canada e ora in Italia (molto colpevolmente, poiché si è permesso a persone provenienti da Wuhan di entrare nel territorio nazionale molto dopo che era stata conclamata l’epidemia locale). Dozzine di casi sospetti si stanno valutando in altri paesi.

giovedì 30 gennaio 2020

Viri devoti tra l'eternità e il nulla



La tragicità dell’infinito conflitto tra Armonia e Odio obbliga il sapiente a cercare la via della liberazione. Il poema mistico (Katharmoi) di Empedocle è letto perciò da Colli in stretto rapporto a quello fisico (Physika). L’esercizio del pensiero si trasfigura in liberazione e purificazione: se nulla si distrugge, gli elementi della vita rinasceranno attraverso il tempo in molteplici forme, e dunque ci è dato anche perseguire quella forma che tende a dissolvere la nostra apparenza fenomenica, avvicinandosi alla Realtà dello stesso Sfero. Questa sarà la vita del sapiente, degli esseri divini, che siedono alla stessa mensa degli dèi immortali, di coloro che sono riusciti ad armonizzare in sé così perfettamente gli elementi e a sentire cosi profondamente la propria unità col Tutto da distaccarsi dall’apparenza e affrancarsi dai lamenti e dalle angosce connesse all’alternanza di Philotes e Neikos.

[…] l’esplodere dell’Uno, dello Sfero originario, il divenire come mescolanza e separazione di elementi eterni — e il “ritorno” all’Uno, all’Armonia non manifesta più forte di ogni connessione sensibile, al termine del Grande Anno —, anche in ciò che pensano le attuali cosmologie? E sono pensieri che senza cancellare le lacrime dell’esistere forse aiutano a non restarne inondati, a sentire che l’esistenza che viviamo non è il tutto, ma una piccola parte della Vita, e che di questa Vita partecipiamo, alla sua immortalità, non destinati a dileguare come il fumo.


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Così parlò il Filosofo della Laguna, Colui che non è destinato a dileguare come il fumo al termine del Grande Anno, ma continuerà ad esistere, nel grande ritorno cosmologico di tutte le cose allorigine, e siederà con i Sapienti alla stessa mensa degli dèi immortali, avendo ben cura di non provarci realmente a “sciogliersi nell’abbraccio del padre Etna”, ad imitazione dell’antico maestro. Il Massimo insomma è sicuro che non lascerà ai posteri dell'universo armonico solo una vecchia scarpa.

Siamo alle prese con uno dei problemi supremi in cui si gingilla la filosofia ma anche il pensiero comune, il rapporto tra l’essere e l’eternità. Non potendo invocare Dio come un becero qualunque, il serenissimo Filosofo ripiega su un postulato per così dire lavoiseriano, ma in realtà si rivolge a una dimensione metafisica parallela a quella religiosa, con abuso di maiuscole e paroline in greco antico che solo gli Iniziati al culto sanno interpretare nel significato autentico. Che altro? Una fifa matta di dileguare come una nuvoletta di fumo, ma questa è l’unica cosa chiara ad aver scritto in Vita Sua.

Un comune destino


Il 30 gennaio 1933, com’è noto, il presidente della Repubblica di Weimar, conferì al signor Adolf Hitler, un bohémien apolide divenuto cittadino tedesco da meno di un anno (1), l’incarico di formare un nuovo governo, con esplicito divieto di presentarsi dinanzi a lui se non accompagnato da von Papen. Hindenburg sapeva bene che Hitler non era una meteora, ma un reale e costante pericolo; ne fa fede la sua lettera a Hitler stesso del 24 novembre 1932: nessun incarico per la formazione di un gabinetto Hitler con pieni poteri, poiché un "gabinetto del genere", guidato da Hitler, si trasformerebbe "inevitabilmente nella dittatura di un partito".

È pur vero che il grande capitale, almeno fino alla metà del 1932, quando la crisi economica divenne virulenta, restava piuttosto freddo e anzi perplesso di fronte a Hitler e alla sua retorica anticapitalista (vedi il discorso del 27 gennaio 1932 ai membri del Club degli industriali di Düsseldorf), ma è altrettanto vero che con la ripresa dell'inflazione, i milioni di disoccupati, artigiani e piccoli proprietari sul lastrico, aristocratici declassati e con le pezze al culo, avevano perso ogni fiducia, semmai molti di essi l’avessero avuta, nella Repubblica e nei partiti politici tradizionali (2).

Hitler da cancelliere ebbe un asso nella manica, si chiamava Hjalmar Schacht, suo estimatore da tempo. La geniale trovata dei buoni IOU, emessi per conto della misteriosa e anzi fittizia MefoGmbH, avrebbe meritato il Nobel per l’economia (3).

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martedì 28 gennaio 2020

"L'ego d'Italia"



#MaratonaPhotoshop

Gli schemi di profitto mercenari


La difesa contro la minaccia delle pandemie globali, così come per i cambiamenti climatici e le catastrofi ecologiche, richiede un livello di pianificazione e cooperazione globale. Domanda: l’azione politica può prefissare e raggiungere determinati scopi nell’interesse comune, gli organismi sovranazionali possono aggirare le divisioni arbitrarie che gli interessi particolari degli Stati impongono al mondo?

Queste emergenze sono in parte prevenibili ed è possibile limitare i danni: per molti dei vasti incendi, per i danni causati da tifoni e uragani e la miriade di eventi dovuti ai cambiamenti climatici. Per quanto riguarda le pandemie, posto che è necessaria un’azione forte e coordinata di prevenzione, la scienza è arrivata al punto in cui è in grado di identificare nuovi virus in poche settimane e approntare vaccini in pochi mesi.

La difesa contro le innumerevoli minacce che stanno segnando la nostra epoca, così come la risposta ai bisogni sociali più esistenziali, richiede una pianificazione razionale che è invece assolutamente preclusa alla cieca dinamica economica capitalistica. Come ha osservato nel 2014 il direttore generale dell’OMS, Margaret Chan, in riferimento all’epidemia di Ebola, “un'industria orientata al profitto non investe in prodotti per mercati che non possono pagare”.

Gli schemi di profitto mercenari, che puntano sul breve termine, non sono in grado di allocare le risorse necessarie per pianificare in anticipo e prepararsi ai rischi globali. Radicato nel sistema dello stato-nazione, ogni paese preme per il proprio vantaggio nel presente, sacrificando il domani, tagliando la collaborazione internazionale seria e scientificamente necessaria.

In un momento in cui la pianificazione razionale oltre i confini nazionali sarebbe fondamentale per combattere la diffusione globale di una malattia virulenta, gli Stati Uniti e la Cina sono alle prese con un conflitto commerciale che è stato definito come una nuova “guerra fredda”.

Un’organizzazione come il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC) degli Stati Uniti d’America ha subito un taglio da 10,8 miliardi di dollari nel 2010 a 6,6 miliardi proposti nel 2020. Al tempo stesso il Congresso degli Stati Uniti ha appena approvato spese militari per 738 miliardi di dollari. E questo è nulla se si tiene conto dei 6 trilioni di dollari che gli Stati Uniti hanno speso per la cosiddetta “guerra al terrore” e i trilioni di dollari consegnati alle banche all’indomani del crollo del 2008.

Non va meglio su altri fronti, il budget annuale per la difesa cinese è stimato a 250 miliardi di dollari, ma le condizioni sanitarie in Cina sono generalmente ancora da paese in via di sviluppo, ma anche con sprechi paradossali per chi può permettersi la sanità privata (leggi qui), per tacere poi delle quasi inesistenti misure ordinarie di profilassi.

lunedì 27 gennaio 2020

Ciò di cui si avverte di più la mancanza


Sosteneva questa sera il professor Cacciari che non può durare a lungo una democrazia dove da vent’anni i redditi dei ceti medi e medio bassi sono in costante flessione. Non si può non essere d’accordo, e anzi soggiungo che si tratta precisamente della parabola del riformismo.

Vi è stato un periodo storico nel quale il numero di persone abbienti era in aumento e non in diminuzione, il capitale non si concentrava in pochissime mani, piccole e medie imprenditorialità si stavano diffondendo e affermando, un nuovo ciclo economico espansivo favoriva anche le classi lavoratrici che raggiungevano in quegli anni condizioni di diffuso benessere e un accesso ai consumi dapprima sconosciuto.

Si radicava l’idea che il riformismo fosse la strada più adatta per progredire verso una società più giusta, che il capitalismo, se ben diretto e regolato, rappresentasse l’opzione migliore. Per il comunismo si sarebbe visto più in là, forse.

Pochi decenni, poi gli effetti della globalizzazione e l’impatto delle nuove tecnologie hanno revocato non solo in dubbio, ma polverizzato le aspettative sul piano delle opportunità e del welfare. Le nuove generazioni si trovano ad affrontare una situazione economica e sociale ben diversa da quella che ha accompagnato, in espansione, le generazioni del secondo dopoguerra.

Bisogna pur prendere atto della realtà, ossia del fatto che esaurita la fase virtuosa, la collaborazione della sinistra riformista con la borghesia nel tempo è servita a rendere la classe dominante più forte e il suo potere assoluto. Non solo in Italia, il cui destino è vuoto, ma nell’intero occidente. Pertanto, ritenere che il riformismo ne esca screditato perché non ha saputo ben dirigere e regolare i processi in atto è solo una parte della verità e nemmeno quella più cospicua e decisiva per spiegare i suoi limiti intrinseci.

Tramontata l’epoca del riformismo vincente, potranno fare tutti i congressi e le rifondazioni di questo mondo, riprogettare il proprio ruolo in mille modi, ma quell’epoca di successi e di consenso non tornerà. Sotto l’incalzare delle trasformazioni economiche e sociali la destra sarà vincente per molto tempo.

Ciò di cui si avverte di più la mancanza è precisamente un’idea di modello alternativo di società al quale riferirsi (perciò tanti balbettii, il ripiegamento sui diritti civili, pur sacrosanti, il ritorno alla buona creanza, ecc.). E però questa idea di modello alternativo può nascere e costruirsi solo nella realtà storica concreta, e non potrà avere nulla a che fare né con gli schematismi utopici del Novecento, né con il sistema economico attuale, poiché la sua permanenza pone oggi il problema della sostenibilità materiale e continuità di esistenza dell’umanità.

Da Wolfsburg a Stalingrado


Il 2019 s’è concluso con l’annuncio della perdita di decine di migliaia di posti di lavoro nell’industria automobilistica tedesca. Il 2020 è iniziato con un discorso infuocato del CEO della più grande azienda automobilistica del mondo, la Volkswagen, in cui ha annunciato una “ristrutturazione radicale del gruppo” e il “massacro delle vacche sacre”.

Herbert Diess ha aperto il “Global Board Meeting” di VW, un raduno di 120 manager e dirigenti, la scorsa settimana con le parole: “Una svolta è in vista, equivalente alla rivoluzione industriale”. La Volkswagen deve passare dall’essere un produttore di veicoli a produttore di dispositivi mobili: “L’era delle case automobilistiche classiche è finita”.

L’elettromobilità, ha affermato, volta a ridurre le emissioni dei veicoli entro il limite legale, ha aumentato la pressione per innovare, mentre la digitalizzazione ha radicalmente cambiato l’auto come prodotto. Anche se l’anno scorso le vendite, il fatturato e i profitti sono stati accettabili – e ha potuto citare i commenti positivi degli analisti finanziari – ha voluto parlare chiaro: “La tempesta è appena iniziata”.

Tutto ciò avviene mentre qui da noi ci balocchiamo con sardine e citofoni, o con i soliti idioti del primo banco che ancora negano che l’elettromobilità si tradurrà inevitabilmente in un’ecatombe di posti di lavoro nell’industria automobilistica così come nel suo enorme indotto.

Il mondo guarda avanti, noi al passato remoto: “Stalingrado non è caduta” (Repubblica).


sabato 25 gennaio 2020

Da Wuhan a Davos



I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare fenomeni che vanno dal comune raffreddore a patologie vere e proprie come la sindrome respiratoria acuta grave (SARS) e la sindrome respiratoria mediorientale (MERS). Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che siano identificati più coronavirus.

È utile un confronto con le recenti epidemie. Nel 2002-2003, il virus della sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV), noto anche come influenza aviaria asiatica, si è diffuso in 32 paesi, con oltre 8.000 casi e 800 morti segnalati. La SARS è stata la prima evidenza di un coronavirus in cui è stata documentata la trasmissione da uomo a uomo (è stato trasmesso dagli zibetti agli uomini). Il tasso di mortalità SARS era del 10 per cento.

Nel settembre 2012, l’epidemia della sindrome respiratoria del Medio Oriente (MERS-CoV), trasmessa dai dromedari agli uomini, ha avuto origine in Arabia Saudita e si è diffusa in 27 paesi. La trasmissione da uomo a uomo di MERS è stata segnalata per la prima volta nel maggio 2013 in Francia. Tuttavia, i ricercatori hanno notato che il virus si diffuse lentamente tra gli esseri umani, suggerendo una regressione nella sua virulenza. L’indice di mortalità MERS era del 35 per cento, però bisogna tener conto in tale rapporto che gli infettati non furono numerosi come nel caso della SARS.

Per quanto riguarda il confronto con un altro caso di epidemia, ossia l’influenza spagnola del 1918-1919, si trattò di una vera e propria pandemia con un tasso di mortalità del 2 per cento, però su un bacino di decine di milioni d’influenzati. L’attuale epidemia di Wuhan Coronavirus registra, finora e sulla base dei dati ufficiali, un tasso fatale vicino al 4 per cento. Le autorità sanitarie non sono ancora in grado di stabilire se il virus potrebbe diventare più virulento e infettivo. Non ci sono farmaci antivirali o vaccini pronti a prevenire la malattia. Il National Institutes of Health ha affermato che un tale vaccino potrebbe essere predisposto nel corso di tre mesi.

Il massiccio e rapido fenomeno dell’urbanizzazione, le condizioni di sovraffollamento, i sistemi di allevamento e di macellazione degli animali, la carenza di controlli sanitari, il consumo di certi alimenti non sicuri e la totale assenza d’igiene, in molti paesi sono causa di gravi e diffuse patologie nonché di focolai d’infezione. La velocità e l’alto numero di persone che oggi possono spostarsi rapidamente da un paese o da un continente ad un altro, fanno in modo che una nuova estesa pandemia possa colpire anche chi soggiorna, per esempio, a Davos.

venerdì 24 gennaio 2020

Ognuno per conto suo



Il famoso ratto delle Sabine, tra molta leggenda e un po’ di storia, dimostra che l’aspetto demografico gioca storicamente un ruolo importante, tanto più se si risale indietro nel tempo e quanto più la tecnologia fosse poco sviluppata. Tuttavia, anche in seguito, l’antica Roma, pur divenendo al suo apice la città più popolosa dell’impero, poteva vantare un numero di abitanti marginale in rapporto all’insieme delle popolazioni sotto il suo dominio. Stesso discorso vale per l’Atene classica rispetto alla sua area d’influenza. Anche il più vasto impero della storia premoderna, quello mongolo, prese il via da una sparuta popolazione tribale per nulla coesa.

L’espansione europea dei secoli XV e XVI ebbe per protagoniste le nazioni iberiche, povere e scarsamente popolate. L’impero britannico nella madrepatria poteva contare su poche decine di milioni gli abitanti. Gli Stati Uniti d’America hanno dominato quasi tutto il mondo per gran parte del XX secolo potendo contare su una popolazione relativamente modesta. L’Europa attuale, pur potendo contare solo su 500 milioni di abitanti, vale a dire un tredicesimo di quella mondiale e poco più di un terzo di quella cinese o indiana, è e resta l’area economicamente più importante e sviluppata del pianeta (sotto l’egemonia economica e politica tedesca).

giovedì 23 gennaio 2020

Coppa Italia



Pronti a ridisputare Juve vs Roma entro domani.

Larvatamente



Una larva di mosca carnaria andò dicendo che l’essere è eterno. Quando fu infilzata all’amo da pesca, e ancora un poco si muoveva, realizzò larvatamente di aver sostenuto una stronzata.

mercoledì 22 gennaio 2020

Le giuste ragioni


Alessandro Gilioli, della cui onestà e bontà d’animo nessuno può adombrare il minimo dubbio, nel suo ultimo post riflette sullo stato del capitalismo nella fase attuale, senza mai nominarlo esplicitamente poiché in tal caso potrebbe essere tacciato di passatismo, o peggio. Di grande interesse anche i commenti che sono seguiti, poiché anche questi danno la misura esaustiva di come siamo (mal)messi.

In breve: Gilioli, una domenica mattina, prima dell’alba, non riuscendo a prendere sonno e non avendo voglia e opportunità di fare altro, tablet alla mano, ordina ad Amazon la spesa a domicilio, con tanto di codice sconto.

martedì 21 gennaio 2020

D’Annunzio di fronte a Wilson



Speriamo passi presto quest’orgia di retorica sul regista più sopravvalutato della cinematografia mondiale, autore di un paio di cose pregevoli e di molte altre semplicemente inguardabili.

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Sto leggendo le memorie di Luigi Aldrovandi Marescotti: Guerra diplomatica (1936) e Nuovi ricordi (1938). Ancora una volta è il caso di dire che bisogna andare alle fonti per leggere qualcosa di autenticamente originale e interessante.

*

lunedì 20 gennaio 2020

[...]



«Ja, er ist es ...».
«Ne prétends rien!»

Un’ondata di felicità


Raphaëlle Giordano, scrittrice, artista, pittrice, coach di creatività, scrive sul tema che le è più caro: l’arte di trasformare la propria vita per trovare la strada del benessere e della felicità (dalla réclame di un suo libro).

La tua seconda vita inizia quando capisci di averne una sola è stato il secondo libro più venduto in Francia con 541.100 copie nel solo 2018. Non è vero che la gente non legge, magari poco ma legge ‘sta roba qua. Il segnale è chiaro: abbiamo bisogno di positività e di rallegrare. Il sequel potrebbe essere: Peccato che quando te ne accorgi è già finita o quasi, in abbinamento con una prescrizione appropriata di hashish.


Secondo queste teorie, che sono spesso presentate come scientifiche, se si è esauriti la soluzione non si trova in termini di reddito, condizioni di lavoro, ambiente sociale, adeguata assistenza, bensì nell’introspezione, in coperte accoglienti e cioccolata calda. L’importante è attenuare ogni idea di ribellione.

domenica 19 gennaio 2020

Tendenze


Seguono nell'articolo citato considerazioni, con troppe virgole, che non spiegano un bel nulla.

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Che cosa succede realmente nell’epoca della comunicazione fatta di twitter e “faccine”?

Succede che gli addetti alla creazione dell’immaginario collettivo, giocatori autorizzati, delirano la vita reale non potendola comunicare (non interessa più a nessuno), fabbricano angeli della seduzione e mostriciattoli della paura per poterli esibire di fronte a miserabili platee nelle reti e nei circuiti che trasmettono l’allucinazione autorizzata. E fin qui siamo alla quotidiana evidenza. Succede però che i giornali, siano essi stampati o in rete, non sono altrettanto efficaci e immediati, rispetto ad altri format, nel canalizzare le emozioni di queste platee. Per quanto s’impegnino, i giornali non sono abbastanza trash. Infatti, il loro declino editoriale è inversamente proporzionale all’adesione a tale tendenza.

sabato 18 gennaio 2020

Quando Valpreda non era ancora un mostro



Il libro di Clara è ora in libreria (14 euro). Se si vuol capire realmente che cos'è avvenuto in quegli anni, bisogna andare ai fatti. Questo libro racconta di fatti nudi e crudi, di tragedie umane assolutamente reali, anche se si fa leggere come un romanzo scritto bene. Qui propongo alcune pagine (clicca per ingrandire). Non è necessario commentarle, sono eloquenti.




venerdì 17 gennaio 2020

giovedì 16 gennaio 2020

Stronzi, oh ies !


«Si è spesso cercato di giustificare la schiavitù paragonando lo stato degli schiavi a quello dei nostri contadini più poveri; se la miseria dei nostri poveri non fosse causata dalle leggi della natura, ma dalle nostre istituzioni, la nostra colpa sarebbe grave […]».

Nascere poveri o ricchi è condizione di natura oppure è il prodotto di determinate condizioni economiche e degli antagonismi fra le classi sociali? Eppure già all’epoca in cui venivano scritte quelle parole si sapeva bene com’era avvenuta l’accumulazione originaria (“previous accurnulation”, in A. Smith), di come in Inghilterra a partire almeno dal XVI secolo tale accumulazione s’era svolta. Per quanto riguarda l’espropriazione violenta dei contadini bastava leggere le Holinshed’s Chronicles, la storia dell’Inghilterra che molta influenza ebbe anche su Shakespeare.

Anche allora era noto che il rapporto capitalistico ha come presupposto la separazione fra i lavoratori e la proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro; e che una volta autonoma, la produzione capitalistica non solo mantiene quella separazione, ma la riproduce su scala sempre crescente, come stiamo verificando in modo marcato anche nel presente.

mercoledì 15 gennaio 2020

martedì 14 gennaio 2020

È buio dentro


Federico Faggin è un personaggio meno noto ai più di tale Federico Lucia, ma tuttavia merita di essere considerato se non altro perché è stato, tra l’altro, il principale artefice, come responsabile del progetto, dello sviluppo del microchip (*), segnatamente della tecnologia MOS con gate di silicio, che permise la fabbricazione dei primi microprocessori e delle memorie, cioè gli elementi essenziali per il processamento di dati espressi in forma di segnali elettrici. Prima di Faggin, la Silicon Valley era semplicemente una valle nota per la produzione di frutta e orchidee.

lunedì 13 gennaio 2020

Meritocrazia


Barron’s la scorsa settimana ha dato notizia che Chelsea Clinton, figlia unica dell’ex presidente Bill Clinton e dell’ex candidato alla presidenza democratica Hillary Rodham, ora possiede oltre 9 milioni di dollari in azioni di InterActiveCorp (IAC), la società madre di siti Web e app come OkCupid, Tinder, Daily Beast, ecc. (60 marchi in totale).

Clinton è diventata direttrice dell’azienda nel 2011. Da allora ha guadagnato uno stipendietto di 50.000 dollari e 250.000 in azioni ogni anno. Ha beneficiato di un enorme aumento del valore delle azioni IAC dal 2017-2019.

IAC è gestito da Barry Diller, che, secondo Forbes, ha attualmente un patrimonio netto stimato di 4,2 miliardi. Nel 2017, la Clinton è stata anche nominata in un altro consiglio di amministrazione di una società gestita da Diller, il gruppo di viaggi Expedia. In questa posizione porta a casa 300.000 l’anno.

Chelsea Clinton ha frequentato, dopo l’elementary school, l’Horace Mann Junior High School (posso garantire che il livello non oltrepassa, tutt’altro, quello di un nostro attuale liceo sociale!). Ha conseguito una laurea in storia.

Ha sposato il banchiere Marc Mezvinsky, figlio di un membro del congresso condannato, secondo Wikipedia, a 5 anni per truffa.

sabato 11 gennaio 2020

L'orto di casa



Mercoledì scorso il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e il suo omologo russo Vladimir Putin hanno partecipato allinaugurazione ufficiale del progetto del gasdotto TurkStream. Il cerimoniale è arrivato tra le crescenti tensioni di guerra in tutta la regione dopo lassassinio da parte degli Stati Uniti del generale Qassem Suleimani, capo della Forza Quds dellIRGC (Islamic Revolutionary Guard Corps) e la mite e calibratissima rappresaglia missilistica sulle basi statunitensi in Iraq da parte di Teheran.

Secondo una dichiarazione ufficiale, il progetto TurkStream di 930 chilometri consta di due linee con una capacità totale di 31,5 miliardi di metri cubi (bcm) allanno. Il primo trasporterà 15,75 miliardi di metri cubi di gas russo attraverso il Mar Nero in Turchia ogni anno, mentre il secondo trasporterà la stessa quantità dalla Russia all’Europa attraverso la Turchia. La seconda linea, che riforniva Bulgaria, Serbia e Ungheria, sarà inaugurata nel prossimo futuro. TurkStream eviterà le attuali rotte dell’oleodotto attraverso l’Ucraina, così come Nord Stream 2, un oleodotto sottomarino che collega direttamente la Russia alla Germania attraverso il Mar Baltico.

L’apertura di questo gasdotto strategico riflette il miglioramento delle relazioni tra Turchia e Russia, nonostante le minacce di Washington. L’accordo TurkStream è stato siglato nellottobre 2016 a Istanbul, appena tre mesi dopo il fallito colpo di stato di Washington e Berlino contro Erdoğan avvenuto il 15 luglio. Il colpo di stato è fallito perché Erdoğan, allertato da Mosca, è stato in grado di fare un appello tempestivo ai suoi elettori perché scendessero in piazza per difenderlo.

venerdì 10 gennaio 2020

La forza delle cose


XVIII secolo.

Nicolò Tron, padre del famoso Andrea, giunse in Inghilterra come ambasciatore della Serenissima nel 1714 . Ammiratore del modello economico di quel paese,  quando rimpatriò, nel 1717, portò con sé due macchine a vapore e venticinque tecnici, per trapiantare nel Veneto un frammento della tanto ammirata tecnologia d’Oltremanica. Le due macchine a vapore erano quelle di Newcomen e Savery, che Tron mise in funzione, una nel 1718 nella sua tenuta di Anguillara, in Polesine, e così riuscì a prosciugare quattrocento campi; l’altra nel 1719 a Schio, dove realizzò una fabbrica di panni che nel 1803 venne rilevata da Francesco Rossi, padre di quell’Alessandro che ne avrebbe fatto la maggior industria tessile italiana.

Le macchine di Newcomen e Savery funzionavano, ma rendevano pochissimo a causa della dispersione di energia; però quando nel 1768 Watt riuscì, per così dire, ad alesare i tubi, allora decollò la rivoluzione industriale, perché una fabbrica poté essere impiantata ovunque, senza cioè dipendere dall’energia idrica.

I veneziani avevano una vera e propria ammirazione “per le macchine e artifici che moltissimo abbreviano la manodopera”. Quando nel 1781 l’ambasciatore veneziano a Londra, Simone Cavalli, visitò l’industria di Birmingham, vide un ambiente illuminato da bagliori di fuoco; chiese a cosa servisse tutto ciò e Watt gli rispose: Signore, noi qui produciamo ciò di cui maggiormente l’uomo ha bisogno: the power, la forza.

Lì si preparava il mondo del futuro; ai veneziani non restava che acquistare i prodotti della nuova scienza vendendo i quadri e le opere d’arte raccolte dai loro antenati. Finirono per perdere loro stessi e la propria lingua fu declassata a dialetto. Oggi il Veneto è un feudo di Roma, che dio capitale creò.

XXI secolo.

L’Italia, dopo aver ceduto e in molti casi svenduto l’argenteria tenendosi stretto il piombo, a garanzia del debito pubblico “internazionalizzerà” ciò che le resta dei quadri e delle opere d’arte (per palazzi e ville storiche gran lavoro è già stato fatto). Perderà ogni cosa tangibile e intangibile che abbia valore; con la lingua nazionale è a buon punto. Finirà in tutto e per tutto per essere una colonia della grande finanza, che il dio capitale creò.

giovedì 9 gennaio 2020

Sul piano strategico e tattico


Un piano d'attacco non può essere improvvisato.
Un piano d'attacco deve essere precisato a regola d'arte.
L'arte è quella della guerra.

Il fatto che non vi siano state vittime americane a causa del lancio missilistico iraniano ha ridotto la pressione su Trump evitandogli di dover ordinare un contrattacco immediato in condizioni in cui gli Stati Uniti non erano preparati per una guerra totale con l’Iran, e ciò a causa dell'improvvisazione con cui Trump ordinò l’eliminazione di Suleimani. Trump probabilmente ha voluto cogliere al volo l’occasione in cui il regime iraniano è in forte difficoltà sul piano interno, e però le forze armate statunitensi non hanno avuto il tempo di intraprendere una ridistribuzione offensiva delle forze, ma quando verrà messa in scena la prossima inevitabile provocazione, questa debolezza tattica sarà stata affrontata.

Gran parte di ciò che Trump ha detto nel suo discorso di ieri è stato riciclato da precedenti discorsi e tweet che denunciano e calunniano l’Iran e il generale Qassem Suleimani. L’aspetto più importante è stato il modo in cui il suo discorso è avvenuto, ossia con una violazione senza precedenti del protocollo costituzionale. Trump si è rivolto alla nazione affiancato da tutti i capi di stato maggiore congiunti in uniforme, dal vicepresidente Mike Pence, dal segretario di Stato Mike Pompeo e dal segretario alla Difesa Mark Esper. In tutte le occasioni precedenti, l'annuncio di una grave crisi o di un impegno militare è stato fatto da un presidente seduto alla sua scrivania nell’ufficio ovale. Più che come presidente Trump si è presentato alla nazione e al mondo come il leader di una giunta militare.

mercoledì 8 gennaio 2020

Le due cose





Gli irresistibili di Repubblica, ma anche di altre gazzette, pur di vendere qualche copia in più, sarebbero disposti a scatenare non solo il terzo conflitto mondiale, ma anche la guerra dei mondi.

*

Fa un certo effetto vedere un 33enne, privo di specifica esperienza e di studio, a capo del ministero degli Esteri d’un paese come l’Italia, che pur non essendo una grande potenza, non è ancora a livello della Liberia e conta diversi e consistenti interessi da salvaguardare nel mondo e in particolare nell’area mediterranea. Oltre a un ruolo di minimo prestigio, alias decenza. Non ho nulla in particolare contro l'on. Luigi di Maio, che per la sua età ha già fatto molto e anzi fin troppo, tuttavia se non si conviene con il fatto che egli è assolutamente inappropriato a occupare quel posto (tra tutti i ministeri il meno indicato), vuol dire che si è in malafede oppure del tutto stupidi. Non di rado le due cose non stanno tra loro in alternativa.

Ah, i sogni ...


Stavo consultando un vecchio libro del 1962 (edizioni Comunità) poiché rammentavo in esso un giudizio su Pio X, il papa “analfabeta”, riportato dall’autore, Henry Wickham Steed (1871-1956), ex direttore del Times, quando la mia attenzione è stata attratta da un personaggio che nella prima lettura (2005) avevo trascurato di approfondire.

Si tratta di Giacomo Boni (Venezia, 1859 – Roma, 1925). Fu architetto e archeologo molto noto, di dottrina antiquaria inferiore a Rodolfo Lanciani, ma dotato di grande intuizione. Ne dà notizia, come detto, anche Steed, che gli dedica due pagine, dove, tra l’altro, racconta della scoperta del Lapis niger, presso il Foro, dove Bini scavò e scoperse molto.

La curiosità mi ha portato a saperne un po’ di più, perciò ho consultato l’oracolo di Mountain View, che mi spedisce alla relativa voce di Wikipedia, dove leggo che le ricerche archeologiche di Boni furono influenzate dai suoi rapporti con l’ambiente esoterico del tempo, come nel caso del sogno “che gli rivelò la scoperta del Lapis niger la notte prima”.

lunedì 6 gennaio 2020

Sorry, we missed you


Oltre agli avverbi di dubbio, gli ex Pci sono maestri nelluso della litote. Una scuola, la loro. Ad ogni modo bisogna leggerla questa lettera per comprendere quanta confusione c’è attorno al nome di Marx, arruolato paladino del femminismo, dell’ambientalismo e addirittura del lavoro (senza sfruttamento, per carità). 

“Il limite delle associazioni ambientaliste, femministe, del lavoro, eccetera, è la cultura parcellizzata, ovvero rimanere culturalmente relegati nel proprio settore. E risultano inevitabilmente perdenti. Riscoprire le teorie e le culture che studiano e programmano una nuova società, una nuova economia, è quindi necessario. Partendo dalla cultura marxista. Basandosi su essa il primo passo è un progetto culturale, e politico, di respiro mondiale. Un progetto per Ambiente e Socialismo nel Mondo”.

Questo è parlare chiaro!

Che cosa s’intende per “nuova economia”? Non c’è nulla di più nuovo di un capitalismo in continua trasformazione.

“Riscoprire le teorie e le culture che studiano e programmano una nuova società”. Quali teorie, quali culture? Marx non ha studiato e tantomeno programmato “una nuova società”.

Che facciamo, un misto di capitalismo e di “sana programmazione”? Torniamo ad Amendola-Napoleoni-Napolitano, al Pci? Oppure Latouche, Piketty, ecc.?

Roba da non creder


Con la scusa della riapertura dei giardini reali a Venezia dopo il restauro, sabato ho fatto ritorno in laguna. Entrando nei giardini ho avuto una sensazione di spaesamento, di smarrimento. I giardini ora sono forse anche meglio di prima, ma non sono più gli stessi. Anche il vecchio bunker è stato rimosso, e forse è un bene. Negli anni Sessanta è stato uno dei nostri punti di ritrovo, dove fumavamo le prime cicche. Un altro luogo di ritrovo, più discreto e quasi in stato di abbandono, frequentato da ragazzini e qualche ubriaco, dimora di molti gatti, era quello dei giardini Papapdopoli, a Santa Croce, vicino a Piazzale Roma. Lì c’è la grande statua all’idraulico, cioè a Pietro Paleocopa, omaggiato dai soliti colombi.


A me piacevano di più prima

venerdì 3 gennaio 2020

Un film visto un secolo fa


La più grave sconfitta patita dagli Usa nel dopoguerra sul piano geo-strategico, ancor più di quella patita nel sud-est asiatico negli anni Settanta, è stata la perdita del controllo sull’Iran. Oggi la più grave sciagura che possa capitare agli Usa e ai suoi alleati sarebbe un conflitto armato con l’Iran. Al Pentagono conoscono la geografia politica e anche quella fisica, perciò non ignorano che l’Iran rappresenta uno dei più essenziali cardini strategici dell’equilibrio mondiale.

È sufficiente un’occhiata a una carta geografica per rendersi conto che le più grandi riserve petrolifere mondiali sono localizzate tutt’intorno all’Iran, un paese che ha migliaia di chilometri di coste sul Golfo Persico e su quello di Oman, divisi dallo Stretto di Hormuz. Confina con la Turchia, l’Iraq, l’Azerbaijan, l’Armenia, il Turkmenistan, l’Afghanistan, e a sud-est con il Pakistan, è a contatto diretto con il Mar Caspio e non dista molto dal Mar Nero.

L’Iran ha una superficie pari a Regno Unito, Francia, Spagna e Germania messi assieme, con quasi 80 milioni di abitanti. Un paese che dal punto di vista orografico è tutt’altro che una landa semi-desertica, ma uno dei più montuosi del mondo, con vette che sfiorano i seimila metri, tanto che a un’ora d’auto da Teheran la borghesia persiana va a sciare. Il nord del paese è ricoperto da foreste con un clima molto piovoso, un territorio ideale per la difesa da attacchi esterni e per praticarci la guerriglia.

Come se non bastasse c’è l’incarognirsi della questione libica.

Il parlamento turco ha votato ieri per autorizzare un intervento militare a sostegno del governo di accordo nazionale (GNA) di Fayez el-Sarraj a Tripoli, conferendo al presidente Recep Tayyip Erdogan il pieno potere di decidere sulla portata dell’intervento. La risoluzione sostiene anche l’accordo di Erdogan con il GNA sulla divisione delle risorse energetiche del Mediterraneo orientale. I principali sostenitori dell'esercito nazionale libico rivale, quello di Khalifa Haftar (LNA), hanno denunciato il voto come illegale e minacciando di intervenire.

Dopo una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron il 30 dicembre, il presidente egiziano Abdel Fattah el-Sisi ha emesso un comunicato in cui denunciava gli accordi Turchia-GNA come “intervento straniero illegale” in Libia. Sisi ha detto che la Libia, il cui confine con l’Egitto è lungo 1.115 chilometri, è una “questione di sicurezza nazionale” per l’Egitto. Ieri il ministero degli Esteri egiziano ha pubblicato una dichiarazione che condanna il voto turco “nei termini più forti”.

Riferendosi alla chiamata di Macron-Sisi, le autorità francesi hanno avvertito del “pericolo di escalation militare” e hanno chiamato “tutti gli attori internazionali e libici ... a esercitare la massima cautela”. Sia Parigi che il Cairo hanno espresso la speranza che una conferenza sulla Libia a Berlino porti a una soluzione pacifica e negoziata della guerra libica. Ma questa è solo ipocrisia, poiché sul terreno il GNA e l’LNA, e la vasta schiera di sostenitori internazionali dietro ogni fazione, stanno tutti armando per la guerra. È in gioco non solo il dominio sulla Libia ricca di petrolio, ma anche le risorse di petrolio e gas sottomarini nel Mediterraneo orientale che potrebbero fornire il 10 per cento o più dell’approvvigionamento energetico dell’Europa.

C’è inoltre il conflitto Usa-Russia sul gas all’Europa, e da non escludersi la prospettiva di un conflitto russo-turco sulla Libia e sulla Siria, salvo accordi sottobanco. Anche se non si conoscano dettagli importanti del grande gioco, è evidente che il mondo si trova improvvisamente di fronte a pericoli molto reali e potenzialmente letali, ma a ben vedere questo già si sapeva. Tutto somiglia a un film già visto un secolo fa, solo che ora è a colori e in uno scenario ancora più grande.

Un grande peto ci seppellirà




Era dai tempi di Bonifacio VIII che non ci si divertiva così, e perciò tanto vale prendere le cose come vengono, anzi, come scappano.


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I legumi svolgono un ruolo importante nell’alimentazione umana per il loro alto contenuto proteico. Ve ne sono di diversi tipi, dalle lenticchie (di varie colorazioni), alle innumerevoli varietà di fagioli, quindi piselli, fave, ceci, soia, eccetera. Contengono oligosaccaridi, zuccheri caratterizzati da molecole piuttosto grandi che l’organismo umano fatica a “spezzettare” durante la digestione (non m’addentro sul ruolo antagonista, chelante, dell’acido inositol-esafosforico, alias acido fitico).

Pertanto, detto alla buona, è nel transito intestinale che i batteri aggrediscono i legumi, con l’inconveniente che tale azione produce molto gas e conseguentemente meteorismo. Lo conferma uno studio scientifico pubblicato il 2 dicembre 2006 su The Lancet (vol. 368): ognuno di noi emette flatulenze dalle dieci alle venti volte il giorno; gli uomini, in media, il doppio rispetto alle donne. Non ci sono quote rosa. Accendere le scoregge a lume di candela era ai bei (??) tempi  il curioso passatempo di gagliardi soldati di leva.

giovedì 2 gennaio 2020

Gas russo contro shale statunitense




Ora è disponibile anche in rete l'interessante articolo di Sissi Bellomo pubblicato domenica scorsa dal Sole 24 ore.

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Ogg il blog compie dieci anni, oltre 4.000 post. Troppi, ma qualcuno si fa ancora leggere, altri meno, e certi non li scriverei più. Come diceva quello? Non si nasce imparati.