Le
democrazie si distinguono dalle dittature poiché nelle prime è il popolo a
scegliere liberamente e attraverso il voto chi legifera e governa in sua vece
e per suo conto. Fosse così semplice, si eviterebbero discussioni infinite sul
tema. Non già perché non sia formalmente così, ma perché allo stato pratico le
cose vanno in modo opposto.
Partiamo
da lontano. Nell’Atene classica, agli schiavi non era riconosciuto alcun
diritto civile e politico, pur ricadendo sulle loro spalle tutto l’onere del
lavoro. Anzi, proprio a ragione di tale motivo ad essi non era riconosciuto
alcun diritto, e tanto più perché essi costituivano la maggioranza della
popolazione, di modo che se fossero entrati nel gioco politico i rapporti di
forza nella società ateniese si sarebbero capovolti in loro favore.
Nelle
condizioni di allora, di democrazia diretta, i proprietari di schiavi e la
plebe cittadina, nutriti dal duro lavoro dagli schiavi stessi, non avrebbero
mai permesso accadesse nulla del genere. Anzi, una simile prospettiva non balenava
nemmeno come ipotesi stravagante nella loro concezione dei rapporti sociali.
All’Atene del V secolo è unanimemente riconosciuto uno status di primazia per quanto riguarda l’origine della democrazia, senza che da ciò sorga qualche dubbio proprio alla luce di quella che per noi moderni dovrebbe assumersi come una palese contraddizione.
All’Atene del V secolo è unanimemente riconosciuto uno status di primazia per quanto riguarda l’origine della democrazia, senza che da ciò sorga qualche dubbio proprio alla luce di quella che per noi moderni dovrebbe assumersi come una palese contraddizione.