Fatti abbastanza prevedibili non di rado si
accompagnano con vicende che solo poco tempo prima sarebbero apparse quasi
impossibili o addirittura assurde.
Il 13 luglio 1789, il marito della contessa Yolande
de Polastron, durante una partita a faraone, rivelò a sua maestà Luigi XVI che
a breve sarebbe scoppiata a Parigi e poi in tutta la Francia la rivoluzione.
Luigi rise e bevve una coppa di sciampagna. Il cortigiano, imprudente, vaticinò:
vostra maestà, fra tre anni e mezzo sarete decapitato sulla ghigliottina, la
vostra testa cadrà nella cesta, il boia la prenderà per i capelli e la mostrerà
alla folla riunita in Place de la Concorde. Il re non gradì, ma terminò la
partita a faraone. Quello stesso giorno il loquace profeta fu rinchiuso alla
Bastiglia. Il giorno seguente, fu tra i sette prigionieri liberati dagli
insorti.
La contessa de Polastron, intimissima di Maria
Antonietta, risuscì a salvare la propria testa dalla ghigliottina fuggendo da Parigi
travestendosi da cameriera. Un suo bis-bisnipote, era il padre di Ranieri III,
Principe di Monaco.
*
Lenin, nel 1917, convoca le elezioni per la
Costituente ma nel gennaio 1918 soglie l’Assemblea appena eletta. Incontrandosi
con un esponente menscevico, questi gli rinfacciò la decisione, dicendogli:
“Vladimir Ilich, non passerà molto tempo che dovrete ammettere il fallimento
della vostra strategia”. Lenin, sprezzante e tagliente replicò: “Voi
menscevichi non siete solo nostri oppositori, ma vi ponete oggettivamente dalla
parte dei controrivoluzionari. Non volete comprendere che siamo a un tornante
della storia, che il capitalismo è finito, che la rivoluzione si propagherà nei
paesi europei ed infine diventerà un fatto mondiale”.
Nel marzo dell’anno successivo, Lenin, nel corso di
un’intervista a due giornalisti americani ebbe tra l’altro a dichiarare: “Io
faccio in questo momento una esperienza di comunismo. Essa è riuscita
parzialmente, ma in molti punti è fallita. Davanti a questi fatti io non
intendo far violenza ai fatti”.
*