Il Pil ristagna, aumenta solo attorno all’uno per cento. Siccome misura le fortune dei padroni, questo dato dovrebbe significare che lo sfruttamento cresce poco. Non te lo dicono in questi termini, ma il messaggio è lo stesso. Quelli che concorrono alla produzione però sono sempre di meno, sia in termini relativi che assoluti. E tra la popolazione attiva, per esempio, sono calcolati i disoccupati, i cassaintegrati, la forza-lavoro in cerca di prima occupazione. E anche tutti quelli che di fatto non fanno un cazzo ma guadagnano più di te. Molto più di te.
Se il padrone scarica nell’aria della roba che ti fa venire il cancro, tutte le cure successive di cui hai bisogno vanno ad incrementare il Pil. Il Pil siamo noi: quando ci sfruttano, ci ammalano, e ci ammazzano. Perciò in quell’aumento dell’uno per cento c’è dentro anche il tuo tumore, cosicché a Bruxelles, quando Tremonti sbava del rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo, c’entri anche tu, con il tuo tumore. Il Pil include anche le disgrazie, i terremoti, il maltempo, l’inquinamento. Un manicomio, ma funziona così.
Solo il quantitativo è misurabile ed effettivo, metodologicamente corretto, stima seria del reale. Di cosa sia fatto, di quanto sangue e sudore, fatica e sofferenza, spreco e idiozia, non importa. Non c’è un solo partito politico che non abbia tra i suoi obiettivi di politica economica l’aumento del Pil. Lo sviluppo e il Pil sono sinonimi. Quando ci parlano dello sviluppo si riferiscono al Pil, e viceversa. Lo sviluppo, cioè l’aumento del Pil, è lavoro, produzione.
E chi è che non vuole il lavoro, lo sviluppo della produzione, la crescita del Pil, della “ricchezza”? Si producono troppe automobili, televisori, frigoriferi, troppo tutto. Uno spreco enorme, insensato, criminale, miope. Eppure ci chiedono di aumentare la produzione, di essere competitivi con chi lavora di più, di far crescere il Pil. Questa contraddizione può essere vista in diversi modi, anche come conflitto tra forze produttive e rapporti di produzione. Roba vecchia? Anche questa pazzia del Pil.
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