giovedì 31 luglio 2014

Nell’indifferenza generale


Che cos’è una “privatizzazione”? È la vendita (non entro qui nel merito se spesso si tratti di vera e propria svendita) di un bene di proprietà pubblica ad un privato. Se il bene è pubblico, significa che è stato acquisito o costituito nell'ambito del patrimonio pubblico (Stato e enti locali) con denaro dei contribuenti e per finalità collettive. Tali finalità possono anche venir meno, così come si può puntare al ridimensionamento dell’intervento dello Stato nel settore economico. E in passato lo smobilizzo si è reso opportuno in non rari casi per la sempre maggiore dipendenza delle società partecipate dallo Stato verso il potere politico, causa del perverso intreccio tra economia, affari e partitocrazia.

Una situazione di disastro da cui non sarà possibile ripartire


Sono successe cose, in questo paese, che fino a vent’anni fa sarebbero state considerate fantapolitica. Stanno accadendo cose che fino a dieci anni addietro parevano inverosimili. Nel prossimo futuro saremo testimoni di fatti che fino ad un anno prima in pochi avranno chiaramente previsto, sebbene in molti comincino già oggi a temere. È sufficiente fare una ricerca su questo blog per verificare che cosa intendo per “piano inclinato”. E basta leggere Taine (ne ho parlato in alcuni post mesi addietro) per avere contezza delle calzanti analogie tra passato e presente. Sempre che la borghesia non scateni un altro grande macello, come cent’anni or sono. A tale riguardo lo scrivono chiaro anche storici borghesi come Cardini e Valzania:

L’unica alternativa possibile sembrava rappresentata da una esasperazione progressiva delle tensioni sociali destinata a produrre una rottura simile a quella che alla fine del Settecento aveva consentito alla borghesia di accedere al potere attraverso l’atto rivoluzionario che aveva portato alla dissoluzione dell’ancien régime. Se non si fosse provveduto a una redistribuzione delle ricchezze nazionali, qualche cosa di simile sarebbe accaduto di nuovo a meno che le forze e le energie sociali compresse in condizioni di particolare sfavore non venissero convogliate in una direzione alternativa, attraverso una forzatura in chiave nazionalistica ….. (La scintilla, p. 20).



mercoledì 30 luglio 2014

Vergognoso?





E brutti e cattivi? Pagliaccio.

Flussi elettorali




Credo sia di un certo interesse questo grafico sulle pensioni d'invalidità pubblicato dal Sole 24 ore su dati Inps. Ad Oristano e Nuoro sono il triplo che a Verona, Treviso, Milano e Vicenza, e a Lecce il doppio. Ad Oristano i pensionati invalidi sono quasi il 10% del totale, un'ecatombe, mentre a Trieste, città di pensionati per antonomasia, gli invalidi sono solo il 3,56. La prima città del nord (Sondrio) in classifica è al 24° posto.

Le classi dirigenti piuttosto che dare lavoro e sviluppo al Meridione, hanno preferito la strada del clientelismo e dell'assistenzialismo. Con i noti risultati.

martedì 29 luglio 2014

Con fiducia


C’è da essere assolutamente fiduciosi e sereni sulla classe dirigente italiana del prossimo futuro, almeno a giudicare dai risultati dei diplomati con 100 e lode: ben 3.450.

La Puglia splende con 700 tondi, oltre il 20% in più delle regioni del Nord: Piemonte (169), Lombardia (157), Veneto (136), Liguria (43), Friuli (31), Trentino (14). Sarà l'effetto Vendola? Neppure la Calabria scherza, con 195 maturandi con 100 e lode, ben l’1,2 per cento. In Lombardia sono solo lo 0,3 per cento, in Veneto, Friuli e Trentino lo 0,4. Va meglio in Piemonte con lo 0,6. E pure la Campania e la Sicilia si piazzano bene in classifica, rispettivamente con 408 e 356 brillantissimi 100 cum lode. Anche il Lazio alla grande, con 356. Complessivamente Puglia, Campania, Calabria, Sicilia e Lazio registrano il 58 per cento dei maturandi con 100 e lode.

La Calabria detiene pure il record dei 100, con il 7,3 per cento. La Lombardia e il Piemonte, tanto per dire, solo il 2,5 e il 3,5. Puglia al 6,6, Campania al 5,7 e Sicilia 5,2. Record calabrese anche per i voti tra 91 e 99, ben il 10,5 per cento, ma in calo rispetto l’11,2 dell’anno prima. Morde il freno la Puglia che con l’8,8 per cento viene superata dalla Marche con il 9 netto. La percentuale più bassa in Lombardia, solo il 6,1. Gli studenti lombardi potrebbero dare di più ma evidentemente non si applicano abbastanza.


Se non sbaglio per l’accesso programmato all’università resta valido il cosiddetto bonus maturità. È dunque chiaro che questi dati sono uno scandalo al sole (è il caso di dirlo) che si ripete anno dopo anno.

Il rapporto sulla situazione dei poveri scritto dai miliardari


Secondo il Rapporto 2014 sulloSviluppo umano, pubblicato il 24 scorso dalle Nazioni Unite, 2,2 miliardi di persone vivono in miseria, di queste 1,2 miliardi vivono con meno di un euro al giorno. Il dodici per cento della popolazione mondiale, vale a dire 842 milioni di persone (molte di più dell’intera popolazione europea), soffrono la fame in modo cronico.

Questa situazione di povertà e di cronica denutrizione (senza dire poi della situazione igienico-sanitaria) non è dovuta a carenza di risorse, laddove si tenga conto dell’enorme dispendio e dissipazione di esse nei paesi a più alto tasso di sviluppo, e che le 85 persone più ricche del pianeta possiedono quanto 3.500.000.000 persone più povere.

Mi pare un dato assai significativo quello che colloca gli Stati Uniti al 43° posto nella classifica tra i primi 50 paesi dove sono migliori le speranza di vita. Vediamo il resto.

lunedì 28 luglio 2014

I registi della riforma pensionistica


Ho letto l’intervista rilasciata dalla professoressa Elsa Fornero e i relativi, scontati, commenti dei lettori. L’ex ministra è una delle persone più odiate d’Italia, sicuramente la meno amata dagli italiani. Non senza motivo, va da sé. Superfluo qui rileggere il suo curriculum da ministra, segnatamente responsabile della famigerata riforma pensionistica che porta il suo tristo nome e di altre norme che riguardano i contratti di lavoro. Ciò che invece mi ha colpito, e che non mi pare sia stato colto da alcuno dei commentatori per le sue non secondarie implicazioni, è questa sua dichiarazione:

Ricordo una riunione, una cabina di regia, con dei professori bocconiani e un direttore di Bankitalia: terribile. Io illustravo il piano e loro mi dicevano: non è ancora sufficiente, così non basta.

Dunque, per esplicita ammissione dell’ex ministra, mentre lei interpretava a soggetto, la regia della riforma faceva capo a dei “terribili” professori bocconiani e a un direttore di Bankitalia. Questa dichiarazione conferma fatti peraltro noti: a decidere sono comunque “altri”. E pure la rabbia e le blande proteste non bastano più, ma tant'è.

Quel 28 luglio


Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso, così non si può giudicare un’epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa. Così scriveva con il consueto penetrante realismo Karl Marx [*].

Se ai primi di luglio del 1789 avessero predetto a Luigi Capeto che di lì a tre anni e mezzo egli sarebbe stato ghigliottinato e in Francia instaurata la repubblica, si sarebbe fatto una risata.

Se il mattino del 28 luglio 1914 avessero predetto a Guglielmo II e a Francesco Giuseppe che la guerra che si apprestavano a dichiarare sarebbe durata oltre quattro anni e l’esito del conflitto avrebbe comportato le conseguenze che sappiamo, probabilmente l’avrebbero dichiarata ugualmente, non credendo minimamente a un simile vaticinio. E, del resto, erano prigionieri essi stessi del loro sistema e coltivavano le medesime illusioni di tutti gli altri.

domenica 27 luglio 2014

Uguali ma separati


Ci raccontavano della fine delle ideologie e perciò della fine della lotta di classe proprio nel momento storico in cui la borghesia stravinceva la sua. È questo un giudizio sulla storia quale eredità e progetto di una società di sfruttamento. Chi se ne accorge più, posto che ogni messaggio è stato semplificato, che ogni critica è stata sviata e depotenziata e subiamo un capitalismo senza razionalità e una società verso la quale non abbiamo alcun effettivo controllo?

Siamo arrivati al punto, defunte le ideologie e la lotta di classe, che nelle abitazioni condominiali si differenzia l’ingresso: porte per i ricchi e quelle per i poveri (leggi). Siamo sicuri che sia un’invenzione recente? Già si può affermare che se i nazisti fossero stati più attenti agli sviluppi dell’urbanistica moderna, avrebbero trasformato i campi di concentramento in case popolari. La soluzione finale del problema uomo!

Tutta colpa delle Brigate Rosse


Scrive Scalfari:

«Ricordo ancora la mia ultima intervista con Aldo Moro, quindici giorni prima del suo rapimento. Mi spiegò perché l'alleanza tra la Dc e il Pci di Berlinguer era inevitabile: "Bisogna modernizzare e rifondare lo Stato. È ancora quello della destra storica, poi modificato dal fascismo. Ci vorrà almeno un'intera legislatura, forse non basterà. Quando avremo adempiuto a questo compito, i due grandi partiti riprenderanno il loro posto e si alterneranno democraticamente. Ma non prima e non bastano pochi mesi per ottenere un risultato storico di questa natura"».

venerdì 25 luglio 2014

Ad limina Gattopardorum


«Io non mollo», dice Renzi Matteo con rabbia e fastidio, contrariato dalla «dittatura delle opposizioni», come se l’ostruzionismo parlamentare fosse un’invenzione di regimi politici autoritari. Poi aggiunge: «Il gattopardo ha paura», con chiaro riferimento al Gattopardo di Tomasi. Ma se avesse letto il romanzo, se ne avesse compreso il senso, saprebbe che in tal caso ad incarnare il Tancredi di turno, ossia colui che afferma di voler cambiare tutto perché tutto resti come prima (altrimenti i garibaldini ti fanno la repubblica!), è proprio Renzi Matteo. Vuole incastonare il ruolo del parlamento sull'intreccio affari politica gestito direttamente dell’esecutivo. Non si tratta di un cambiamento, ma di una nuova egemonia, uno scompaginamento perché tutto resti come prima e anzi peggio. 


«Per il re, certo, ma per quale Re?», ebbe a dire «Il ragazzo in una delle sue crisi di serietà». Già, per quale Re? Perché l’elettorato, che già conta poco, non decida più nulla, e sia chiamato a sancire ciò che è stato imposto dall’alto, da quelle forze politiche che sono già regime da molti anni. Un voto elettorale che avrà ancor più e definitivamente un solo significato, come quell’antico plebiscito siciliano: «Ma se hai firmato tu stesso? Non lo vedi? È tanto chiaro! Devi fare come diciamo noi, perché, guarda la cambiale! La tua volontà è uguale alla nostra». Un regime politico che non muterà di segno se non per successivo restringimento di quel “potere sovrano” che nella carta è detto appartenere “al popolo” e che ora si vuol trasferire in blocco sotto il controllo del nuovo sovrano di turno.

giovedì 24 luglio 2014

L'impiccio/ 2

[segue da qui]

La stessa domenica in cui il nostro ufficiale del genio varcava il portone del ministero della guerra, a Sarajevo venivano sparati due colpi di rivoltella che avrebbero segnato la fin des temps délicieux e, per converso e come altri ebbero a dire molti decenni dopo, l’inizio del secolo breve. Ma non era ancora questa notizia a turbare i pensieri del nostro tenente colonnello, quanto la situazione famigliare, laddove al figlio laureato in ingegneria era stato diagnosticato un vizio cardiaco, e la figlia più giovane era andata a vivere con uno zio a causa del clima da caserma che si respirava nella casa paterna. L’unica consolazione, in vista dell’imminente viaggio a Torino, era quella di poter riabbracciare, se il tempo a disposizione glielo avesse permesso, l’altro figlio che era sottotenente alla scuola di applicazione d’artiglieria e genio.

Il generale Pollio informò l’ufficiale che la missione non sarebbe terminata a Torino, avendo intenzione d’ispezionare, partendo da Milano, la frontiera italo-svizzera. Ciò contrariò non poco il tenente colonnello, il quale aveva contato di poter rientrare a Roma dopo tre o quattro giorni. Anche il ministro della guerra pro tempore venne informato da Pollio del suo viaggio solo poche ore prima. Congedato dal generale, il tenente colonnello tornò a casa approfittando di un passaggio sull’auto di servizio del colonnello Diaz, il quale, giunto in via dei Delfini, dispose che l’autista accompagnasse in piazza Galeno l’ufficiale del genio.

Nel pomeriggio l’agenzia Stefani batteva la prima e confusa notizia dell’eccidio di Sarajevo. Altre notizie ufficiali arrivarono a Roma solo la sera del 28, quando invece a Vienna si sapeva già tutto da mezzogiorno. Intanto il tenente colonnello nella sua abitazione predisponeva la preparazione del bagaglio, con la consueta meticolosità, riponendovi anche schizzi, calcoli e appunti sui prossimi esperimenti di tiro. Con una vettura di piazza raggiunse la stazione Termini, molto diversa da com’è oggi, dove era ad attenderlo su un binario centrale il direttissimo n. 6 per Torino delle ore 21, con sole vetture di prima e seconda classe, trattandosi di un treno internazionale che avrebbe poi raggiunto Parigi.

mercoledì 23 luglio 2014

[...]





Nella vita uno può fare ciò che vuole, anche il rapinatore di banche. Ma con un po’ di dignità.

L'impiccio/1


Quando sono a Roma alloggio non lontano da via Eustachio Bartolomeo (quello delle note “trombe”), in una zona dove sorgono numerosi villini in stile liberty, a due passi da Piazza Galeno, una piazza con due aiuole centrali semicircolari dove fanno la guardia alcuni grandi alberi. A giudicare dai palazzi superstiti, già residenze di diplomatici, un tempo quel luogo doveva essere davvero elegante. Era la piazza dove finiva il centro urbano della capitale, e da uno dei condomini prospicienti, ancora esistente, il mattino del 28 giugno 1914 usciva un tenente colonnello del genio per recarsi in via XX Settembre. A Roma è la via del ministero della difesa, che allora, con meno scrupolo per il politicamente corretto, si chiamava ministero della guerra.

martedì 22 luglio 2014

Mentre Renzi gioca a fare il premier


La crisi della siderurgia in Italia ci dà esatta la situazione della ristrutturazione in atto, chiamando in causa anche lo sviluppo tecnologico degli acciai, la maggior durata dei prodotti, l’alleggerimento delle auto e delle strutture in edilizia, ecc.. E ciò che vale per la siderurgia, vale anche per altri settori. Vediamo tutti il cambio di passo del capitalismo in questa fase (che non è iniziata ieri), ma non tutti riescono a cogliere se non dal punto di vista meramente oggettivistico il movimento storico. È ciò che fa la differenza di un punto di vista borghese da un punto di vista marxista.

Non manca il lavoro, ma sono mutate le condizioni internazionali del suo sfruttamento, se è vero, come scrive il Financial Times, che negli ultimi trent’anni i salariati sono aumentati globalmente di un miliardo e duecento milioni.

lunedì 21 luglio 2014

Sempre un po' in anticipo


Non possiamo dirci disinteressati della realtà poiché saranno le sue contraddizioni ad afferrarci. Sul fronte internazionale l’orizzonte è cupo, e anche il fronte interno minaccia tempesta. Secondo le occasioni, il sistema afferma di agire sulla fiducia dei cittadini e in quella dei “risparmiatori”, ma in realtà non si fida neppure di se stesso. L’epoca del compromesso sociale è finita. Da un lato la crisi, la caduta del saggio del profitto, spinge il capitale a ridurre a più buon mercato il lavoro e a mutare le condizioni del suo sfruttamento; dall’altro la crisi fiscale degli Stati impone imperativamente il rientro dal debito con tagli sempre più netti e profondi al welfare. A ciò si aggiunge una drammatica situazione di sostenibilità ecologica.

La borghesia in difficoltà è disposta a sacrificare ogni principio dichiarato intangibile pur di salvarsi dal naufragio. Una svolta di tipo bonapartista, un nuovo ordine commissariale, è già in discussione, com’è stato posto in evidenza  qui . Da questo punto di vista il proletariato metropolitano pagherà un prezzo molto alto alle proprie illusioni, alle lusinghe di un benessere spesso effimero e comunque precario, alla propria incapacità di costituirsi come classe dirigente, di prendere il potere.

domenica 20 luglio 2014

Ipocrisie moderne


È stata una vera demenzialità proibire il libero smercio e consumo di bevande alcoliche in un paese d’inveterati bevitori. Come al solito si partiva dagli effetti e non dalla causa. Per quale motivo l’etilismo acuto è così diffuso soprattutto in certi paesi? Stessa cosa oggi proibire la libera circolazione e consumo di droghe in paesi in cui vi sono innumerevoli consumatori. Una merce non c’essa di essere tale secondo il regime penale vigente, e le droghe sono una merce come un’altra, e provoca di gran lunga molti meno morti dell’alcol (o del tabacco) per malattie connesse e incidenti d’auto.

sabato 19 luglio 2014

Affogato



Questa mattina la polizia a seguito di una chiamata è intervenuta presso una villa del milanese. Vi ha trovato il cadavere di un uomo nella sua vasca da bagno, affogato nello champagne.

venerdì 18 luglio 2014

Se non ci credete, è perché siete dei coglioni


A leggere i giornali, sono morti 300 “turisti”. Questa volta non di noia. La colpa del missile è di questo o di quell’altro. La colpa è degli Usa e, in subordine, dei politicanti che governano le colonie europee. Se non ci credete, è perché siete dei coglioni.

George H.W. Bush persuase Gorbacev ad accettare l’unificazione tedesca assicurando che la Nato non sarebbe stata allargata a oriente. Non fu un impegno formale, scritto in un trattato o in un comunicato congiunto, ma fu pur sempre la parola di un presidente degli Stati Uniti (*).

Le parole e pure i trattati non valgono nulla se sono pronunciate e se sono firmati da quelle canaglie. Chiedetelo ai tanti che si sono fidati, a cominciare dalle popolazioni autoctone dell’America.


(*) Dal primo giorno della loro esistenza gli Stati Uniti sono una potenza imperiale. Le radici religiose, il sentimento delle proprie virtù, la convinzione che il Paese abbia un “destino manifesto”, hanno instillato nella società americana la certezza della sua superiorità politica e morale. Sono stati imperiali sin da quando proclamarono la dottrina Monroe (1823) …… (Sergio Romano, Il declino dell’impero americano, p. 7. La citazione precedente a p. 44). Komunista anche Romano?

mercoledì 16 luglio 2014

Oggi, non diversamente di ieri


Quando sul finire del 1918 il presidente Thomas Woodrow Wilson, bianco e capriccioso, sbarcò in Europa con il suo consigliere più fidato e potente, il colonnello Edward Mandell House (*), fu accolto dal delirio delle folle come un profeta, nonostante gli alleati europei si mostrassero alquanto riluttanti verso i suoi famosi Quattordici punti, in base ai quali i tedeschi avevano chiesto l’armistizio.

Com’è noto, i francesi volevano essere risarciti per i danni di guerra e i britannici non volevano accettare il punto relativo alla libertà dei mari, dal momento che avrebbe loro impedito di usare il blocco navale come arma di ricatto, e questo bastò perché i Quattordici punti fossero modificati, per permettere quelle che si sarebbero chiamate “riparazioni” con la confisca tra l’altro della flotta mercantile tedesca, e di ridiscutere la faccenda della libertà sui mari.

martedì 15 luglio 2014

La democrazia in America


Come in ogni democrazia, anche agli studenti statunitensi delle scuole superiori è insegnata la teoria politica su cui dovrebbe poggiare il sistema costituzionale per evitare la tirannia di un singolo potere, ossia la divisione del potere statale in tre ordini indipendenti: legislativo, esecutivo e giudiziario, ciascuno con propri limiti regolamentati da un sistema di controlli ed equilibri. E tuttavia, a livello statale, dietro i simboli della democrazia statunitense, governano gli apparati militari e d’intelligence, ossia quelle agenzie che presiedono la più grande impresa globale che opera in segreto con la violenza e l’inganno, senza alcuna responsabilità o limitazione, qualunque dei due partiti controlli il Congresso e la Casa Bianca.

lunedì 14 luglio 2014

La "rivoluzione del pensiero sociale" come salvagente del capitalismo


Oggi, nel suo post quotidiano, il blog Phastidio dedica il suo divertito e divertente commento alle proposte di uno dei tanti sociologi borghesi che propugnano, a fronte dell’aumento della disoccupazione causata dall’automazione, di lavorare meno e di dedicare più tempo alla “cultura”. Più in generale Phastidio ha di mira questo tipo di sociologia da bar e invita, piuttosto, a leggersi le posizione del professor Robert Skidelsky sul tema.

Sui sociologi da bar cui si riferisce il pezzo non ho tema di avere la coda di paglia, per due motivi essenziali: 1) nemmeno per accidente chi scrive in Phastidio si prenderebbe la briga di leggere ciò che scrivo correndo il rischio di cospicuo esantema; 2) è vero che anch’io propugno una riduzione drastica dell’orario di lavoro, ma pongo la questione in modo del tutto diverso da come può porla un sociologo borghese o finanche un blogger acuto e sferzante come Phastidio.

sabato 12 luglio 2014

Maiali


Per dire come vanno le cose di questo mondo, ieri, oggi, sempre. Al termine del primo conflitto mondiale la Francia e l’Inghilterra, nonostante l’armistizio con la Germania, decisero di mantenere il blocco alimentare verso gli sconfitti. Il proletariato tedesco moriva letteralmente di fame, la crisi politica e il disordine sociale regnavano. E tuttavia, la Francia, pur disposta a interrompere il blocco alimentare per evitare l’instabilità interna della Germania, non accettava che i tedeschi pagassero le derrate attingendo alle risorse che i francesi dichiaravano destinate a risarcirli dei danni di guerra.

Monopoly


Il futuro di ogni cosa è già in corso.

Georges Clemenceau, anima arida e spirito cinico, fu convinto di poter depotenziare la Germania limitandone il vigore economico, sottraendole territorio e popolazione. Seduto su una grande poltrona di cuoio, ammirando compiaciuto i suoi inseparabili guanti grigi di pelle scamosciata, pensava di poter stabilire un certo equilibrio di forze e capacità tra la Francia e la Germania, ossia di poter garantire per alcune generazioni la pace in Europa mettendo i tedeschi economicamente fuori gioco. In alternativa a questa sua idea c’era solo un’altra strada per la pace, ma per un francese della sua epoca – per non dire poi di un politico inglese di ogni epoca – si sarebbe trattato di un’alternativa inaccettabile e che solo le mutate circostanze geopolitiche avrebbero imposto come necessità tre decenni dopo. Egli fu uno dei maggiori responsabili di quanto accadde nella fase immediatamente successiva, insieme a quella nullità presbiteriana di T.W. Wilson (un altro inconcludente Nobel per la pace). 

venerdì 11 luglio 2014

Supercazzole e la faccia di Galan


«La fisica è in crisi? Se LHC non conferma la supercazzola, la nostra visione del mondo va rivista». Questo è il titolo della copertina di Le Scienze del mese di luglio, dedicato a un articolo di Joseph Lykken e Maria Spiropulo. L’articolo inizia dicendo che dopo 45 anni “di ricerche non è stata ancora trovata alcuna prova sperimentale della supersimmetria”, ovvero una teoria della materia che avrebbe dovuto tra l’altro svelare la natura della misteriosa materia oscura dell’universo.

giovedì 10 luglio 2014

L’inutilità e criminalità di questo sistema economico è quotata in borsa


Guardando al passato possiamo comprendere quanto sia stato velleitario credere nella realtà e possibilità di un socialismo laddove dominava lo stesso principio capitalistico dello scambio di equivalenti e per di più su una base materiale della società angusta e miserabile.

La trasformazione sociale dal capitalismo al comunismo è possibile solo se le forze produttive hanno raggiunto un certo grado di sviluppo, non prima. Di qui inizierà un lungo percorso che porterà gli uomini ad essere liberi quando cambieranno le condizioni materiali e sociali del lavoro, ossia quando sarà scomparsa la subordinazione servile alla divisione del lavoro e questo perderà la propria natura di valore di scambio.

martedì 8 luglio 2014

Oppure ...


Gli investimenti nell'economia reale restano stagnanti, le grandi società puntano ad accumulare profitti speculativi piuttosto che espandere l'attività produttiva, utilizzando il denaro per finanziare operazioni di riacquisto di azioni, fusioni, acquisizioni e altre operazioni finanziarie di carattere essenzialmente parassitario. Gran parte di questo denaro è immesso nei circuiti finanziari dalle banche centrali per sostenere, artificialmente, l’economia, e tuttavia le politiche delle banche centrali non servono a evitare il disastro finanziario, ma piuttosto per alimentare le condizioni stesse che stanno portando inesorabilmente a un nuovo e più gigantesco disastro.

lunedì 7 luglio 2014

Omissioni e reticenze


Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha indirizzato una lettera al direttore del quotidiano la Repubblica in occasione del concerto tenutosi ieri presso il sacrario di Redipuglia, laddove sono sepolti i resti di circa centomila italiani, in prevalenza contadini e salariati, mandati al massacro nel primo conflitto mondiale. Il presidente scrive che tali occasioni concertistiche, come quella precedente del 2010 a Trieste, costituiscono importanti tappe “del processo di riconciliazione tra le nazioni e i popoli dell'Adriatico, dandovi decisivo impulso e cancellando i residui di una tragica contrapposizione bellica”.

domenica 6 luglio 2014

Good night and good luck


I due editoriali di Eugenio Scalfari, quello di domenica scorsa e quello di oggi, sono durissimi con il presidente del consiglio. Se domenica scorsa Renzi Matteo era il pifferaio magico, oggi Scalfari cita la “banda di musicanti che accompagnano il suo piffero”: Delrio, Serracchiani, Boschi e quant'altri, i quali esprimerebbero il “cerchio magico”, come già fu per quello di Andreotti, Craxi, Forlani, Bossi e Berlusconi, quest’ultimo citato con due pendagli laterali non scelti a caso, Dell’Utri e Galan! Insomma, non proprio un attestato di stima da appendere in anticamera a palazzo Chigi.

sabato 5 luglio 2014

Nato sotto il segno di Marte



Un tempo non era infrequente che un neonato fosse registrato all’anagrafe alcuni giorni dopo la nascita, oppure che vi fossero errori di registrazione, con date sbagliate e nomi diversi da quelli assegnati dai genitori. Molto più raro era che a causa della data di nascita sbagliata si rischiasse di finire sul patibolo. Questo fu il caso di un giovane la cui nascita all’anagrafe civile fu trascritta anticipandola di un mese esatto, il 13 giugno anziché il 13 di luglio. Vent’anni dopo, era il 28 di giugno, il giovane sarà imputato di omicidio commesso quello stesso giorno. La legge allora vigente stabiliva che la pena di morte non potesse essere inflitta ai rei minori di vent’anni. Per soli quindici giorni la condanna al patibolo di quell’assassino era perciò sanzionabile.

venerdì 4 luglio 2014

Per il semplice motivo


Berlusconi Silvio, se non fosse per l’età, sarebbe in carcere e non ai servizi sociali. In tal caso, l’incontro con l’attuale Presidente del consiglio dei ministri, per discutere di questioni di Stato, sarebbe avvenuto in tale sede istituzionale?

Marcello Dell’Utri, già fondatore di Forza Italia, “espressione di particolare pericolosità sociale”, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa, è stato, secondo la Cassazione, il garante “decisivo” tra Berlusconi Silvio e Cosa Nostra. Ciò non ha impedito all’attuale Presidente del consiglio dell’Unione Europea, di conferire con il riferito contraente di Cosa Nostra.

*

giovedì 3 luglio 2014

Credete ancora?


Per noi moderni, la condizione dello schiavo antico è qualcosa di quasi inconcepibile, di orribile. Eppure, per gli antichi, specie se nati schiavi, la condizione servile era considerata uno stato normale. Non ricordo più quale autore classico della tarda romanità (ma se mi sovviene ve lo dirò) descriveva la disperazione degli schiavi domestici allorquando il loro padrone li "manumetteva" (*), con ciò affrancandoli dalla loro condizione ma anche interrompendo loro la somministrazione dei mezzi di sussistenza. Questi schiavi liberati si trovavano da un giorno all’altro, con le loro famiglie, sprovvisti di un tetto e dei mezzi di mantenimento, e dunque ridotti nella miseria più nera dovevano ricorrere alla carità del clero cristiano e spesso assoggettarsi ai più umili e ingrati lavori (**).

mercoledì 2 luglio 2014

O comunisti, oppure solo dei ruffiani


Oggi vorrei offrire un tipico esempio di distorsione ideologica della realtà da parte d’un uomo non comune, di origini aristocratiche, che aveva compiuti studi regolari e poi ricoperto rilevanti uffici pubblici. Una persona che aveva dunque il vantaggio di muoversi in un ambiente intellettualmente superiore, ai vertici della società borghese e delle sue istituzioni, così come di servirsi delle più genuine fonti d’informazione e aggiornate statistiche, in grado insomma di possedere, per propria volizione e per rango, una visione razionale e asettica della realtà sociale. Scriveva J.M. Keynes a riguardo dell’Europa che precedette il primo conflitto mondiale:

«L’organizzazione sociale ed economica dell’Europa era tale da garantire la massima accumulazione di capitale. Mentre avveniva un certo continuo miglioramento nelle condizioni quotidiane di vita della massa della popolazione, la società era strutturata in modo da assoggettare gran parte del reddito accresciuto al controllo della classe che meno era incline a consumarlo» (*).

martedì 1 luglio 2014

Perché dobbiamo avere fiducia


Con il mio cellulare, fabbricato in Cina da schiavi moderni, ordino al minimarket sottocasa prosciutto e melone nella quantità desiderata. Al recapito ci pensa un ragazzo pakistano, la cui religione con il prosciutto, come si sa, fa pendant. Il melone è stato raccolto da lavoratori di nazionalità senegalese, mentre i maiali da cui trarre le cosce per il prosciutto sono stati macellati in Germania da lavoratori polacchi trattati come schiavi, ricattati e sottopagati. Le cosce suine hanno viaggiato fino in Italia in un camion guidato da un autista ungherese, lo stoccaggio del prodotto è rumeno. La globalizzazione è anzitutto questo, lo sfruttamento di quello straordinario emporio di "opportunità" chiamato mercato.

Le sembianze esteriori


Scriveva Keynes nel primo capitolo del suo Le conseguenze economiche della pace (1919) che “le sembianze esteriori del vivere non ci insegnano ancora a sentire o a renderci conto minimamente che è finita un’èra”. Potremmo con buona ragione far nostre le sue parole, le quali non servirono ad evitare però le conseguenze di quelle compiaciute isterie che fu Versailles. Le immagini tremolanti e in bianco e nero mostrano quel lungo corridoio di specchi nel giugno del 1919, affollato all’inverosimile di gente venale e senz’altra preoccupazione di predare qualcosa a danno dei popoli. Lo stesso corridoio, però a colori, che percorsi a mia volta alcuni decenni dopo nella più asettica indifferenza adolescenziale.