martedì 30 novembre 2021

Scusino, permettono una cosa?

 

A sentire certe cose in tv, verrebbe quasi da dire che il virus sia penetrato nel cervello di molta gente e ne sia diventato l’intelligenza.

Alla fine del 2021, dopo un anno di campagna vaccinale, si scopre ciò che era già noto, ossia che se non si vaccina il resto della popolazione mondiale, le nostre molteplici dosi di vaccino si riveleranno fiacche e anche nulle sotto il martellante mutare del virsu. Pertanto si tratta di vaccinare, con più dosi, relative siringhe e “catene del freddo”, 5-6 miliardi di persone, non escluse quelle che vivono negli angoli più riposti del pianeta, che possono sviluppare varianti virali più aggressive e surclassare i vaccini disponibili. Insomma, è una corsa continua contro il tempo e il virus, quasi si realizzasse il paradosso di Zenone.

Leggo da Il Foglio:

[...] la Commissione europea continua a pensare che la protezione dei brevetti sia vitale per garantire che Big Pharma continui a investire denaro nella ricerca e nell’innovazione. Chi è a favore della liberalizzazione ritiene che sia l’unico modo per uscire dalla pandemia, ma non tiene conto del fatto che produrre un vaccino non è semplice, non basta conoscerne la ricetta. L’Ue sa benissimo che vaccinare tutti sia l’unica strada percorribile, ma non a torto ritiene che il problema non siano i brevetti , così è diventata il bersaglio soprattutto di India e Sudafrica, i due paesi che chiedono con insistenza una deroga sulla proprietà intellettuale.

Prima domanda: ciò che Big Pharma ha guadagnato finora e continuerà a guadagnare non è sufficiente perché continui a investire denaro nella ricerca e nell’innovazione? Si tratta di miliardi, molti. Ad ogni modo, come già scrissi, se non gli bastano quei miliardi, si può sempre trovare un accordo a livello internazionale e coprire Big Pharma di miliardi fino a farli soffocare nel denaro in cambio della liberalizzazione temporanea dei brevetti dei vaccini antiCovid. Neanche così funziona?

Evidentemente c’è dell’altro, forse si tratta della tecnologia stessa. Non del fatto che delle potenze che producono armi sofisticatissime e lanciano razzi nello spazio non siano in grado di produrre ottimamente vaccini a mRNa messaggero (l’India produce su licenza una quantità sterminata dei farmaci in uso in Occidente). Forse si tratta proprio delle prospettive che ha aperto la tecnologia RNA per la cura di altre malattie? Non lo so, ma il reiterato rifiuto di concedere la liberalizzazione temporanea dei brevetti dei vaccini antiCovid può indurre sospetti in ogni senso.

Seconda domanda: siamo davvero sicuri che vaccinando tutti (quando?) saremo al riparo dall’insorgere di una o più delle innumerevoli varianti che ci riporta al punto di partenza, ossia a nuovi lockdown parziali o totali? E dunque se oltre ai vaccini si puntasse su vecchie e nuove cure specifiche, lasciando per esempio che i pargoli s’infettino a vicenda sviluppando resistenza al virus? Magari in un paio di mesi scolastici almeno loro ne sarebbero fuori con una buona immunizzazione naturale. E oltre ai pargoli proviamo anche con i giovani in buone condizioni di salute? Dite che è un azzardo? Dopo due anni di ‘sta roba qua? Ok, per quanto mi riguarda ho sempre il braccino pronto per l’ennesima dose che toglie i peccati dal mondo, però permettete una cosa: che vi mandiamo a fare in culo senza eccezione.


lunedì 29 novembre 2021

Una nuova giornata mondiale

Aggiornamento del 30 nov..

Ma quale cazzo di eccesso di zelo. Sono e restano degli idioti per il solo fatto di pensarle certe cose. Non solo a riguardo del natale, che per quanto mi riguarda potrebbero abolirlo (così come il ramadan e il purim).


La descrizione della situazione oscilla tra la beatitudine e l’apocalisse, entrambe lontane dalla realtà. È ovvio che la subordinazione totalizzante a certe regole, non può essere accettata volontariamente e pacificamente a lungo, soprattutto quando la scienza diventa un bazar delle fantasticherie.

Ciò che entra sempre più in crisi non è solo il rapporto cittadini-politica, ma l’intera gamma dei rapporti sociali, comprese le relazioni interpersonali. Crescono forme di nuove povertà, ma anche di miseria soggettiva, alienazione, spoliazione e dipendenza. Insomma, è in aumento anche il numero degli idioti compiuti.

Non ci vorrà molto che verrà stabilità la giornata mondiale dell’idiota compiuto.

L’idiota compiuto è trasversale alle classi sociali, ai mestieri e alle professioni. Virologi ed epidemiologi non sempre sono completamente d’accordo su tante cose, ma sono unanimi sui requisiti minimi, tra il 70% e l’85% della popolazione, perché si stabilisca l’idiozia di gregge.

Gli Stati Uniti, per esempio, nel 2016 hanno fatto di tutto per eleggere un presidente che fosse il più idiota possibile. Il Regno Unito non è stato da meno per il premier. E la Francia più volte in questo secolo è salita sul podio. Tuttavia nessuno di loro ha mai vinto il primo premio. La classifica è ancora provvisoria e dunque non posso al momento dire di più.

E che dire dei personaggi che stanno ai vertici dell’Unione Europea, pensiamo forse siano super intelligenti e razionali, che trascorrano il loro tempo libero a leggere Cartesio e Spinoza? E invece quelli della Commissione Ue, oltre ad avere molto tempo da perdere nel stilare linee guida per questo e quello, sono degli idioti come pochi altri.

[...]






















 

domenica 28 novembre 2021

Ciò che comunemente si rifiuta di capire


Notare l’uso del verbo “somministrare”. Come se l’informazione fosse una cosa necessaria ma anche dannosa, da dosare con moderazione e soprattutto sotto controllo dall’alto: ciò che si può dire e ciò che è meglio tacere per evitare l’esplosione delle contraddizioni e il collasso della materia sociale.

Ciò che comunemente si rifiuta di capire è che nella sua forma ideale totalmente compiuta questo sistema è l’antitesi della democrazia. La pandemia sta portando in superficie solo lo strato superficiale della “massa critica”, delle tendenze catastrofiche del rapporto sociale dominante (ma già questo, mi rendo conto, richiede uno sforzo di analisi e di comprensione in più).

*

Così come l’informazione, anche i vaccini sono merci, valori economici come il petrolio, l’acqua, l’uranio o la terra, dunque rappresentano una questione politica e geostrategica della massima rilevanza, materie prime per le quali si contende su scala globale. Si è visto per i vaccini all’inizio di quest’anno in Europa; si palesa a ogni stormir di variante virale per quanto riguarda l’Africa e qualsiasi altro angolo buio del pianeta. Per quanto riguarda l’informazione, contrariamente alle apparenze, è la lotta di sempre. Perciò è tanto più necessario far dire e scrivere cose adeguate alle esigenze politiche ed economiche del momento.

Perché illudersi che in questo mondo (così come in quello del passato) l’informazione possa essere neutrale, “libera”? Facciamo un esempio: “sta piovendo”. Affermazione breve, assertiva e verificabile, quante altre mai. Non induce alcuna difficoltà nella comprensione immediata. Solo che, a seconda che tu sia in Italia, in India o nel Sahara, “piove” non significa la stessa cosa. Nella stessa Italia, secondo le contingenze indotte dalla crisi climatica, può significare cose diverse (non l’acqua che scende dal cielo, spero sia chiaro).

[...]

 


Cazzo, non ci voleva. Ci tolgono il pane dalla bocca.

sabato 27 novembre 2021

Come pesci zebra


Non so come stiano realmente le cose, penso non lo sappia nessuno, ormai è tutto confuso e misterioso, la realtà è confiscata e gestita non si sa bene da chi da 23 mesi. Un abisso da cui non usciamo più. Chiedo solo questo: si rendono conto che si tratta di bambini? Rapporto rischio-beneficio? Di che cosa stanno parlando, dell’Ebola?

Quindi il rischio dev'essere ancora "soppesato".
Non lo renderanno obbligatorio il vaccino,
non se ne assumeranno mai la responsabilità.

Mi rendo conto che nonostante la sua efficacia, la vaccinazione è sempre stata attaccata, fin dai tempi di Pasteur e anche prima. Questo fenomeno va collocato in una prospettiva storica. Qui però si tratta di altro, di promuovere una campagna vaccinale su vasta scala su bambini in “attesa di dati”. È probabile che questo vaccino sia acqua fresca quanto a effetti collaterale seri, ma “probabile” non significa un cazzo. Non si tratta dell’effetto del vaccino sui pesci zebra.

Stronzi, che ne sapete se il rischio di morte o effetti gravi per vaccinazione nei bambini è maggiore di quello del Covid? Tutte affermazioni, da una parte e dall’altra, che solo due anni fa avrebbero fatto ribellare uno studente del primo anno. Un’affermazione su un tema così importante vale l’altra? Un profluvio di comunicazione incompleta, imprecisa e non verificabile. A parlarne in tv tutto il giorno in modo assertivo e insindacabile è sempre la solita gentaglia che peraltro non ha figli! Sto aspettando che gli “scienziati”, rinomati per la loro coerenza, forniscano con la stessa diramazione mediatica una prova “scientifica” dell’esistenza di Dio. Ci conto, è solo questione di tempo. Poi fisseranno per decreto legge anche quella, con obbligo di Avemaria.


Non tutto è perduto in questo paese, cè ancora chi ragiona.

venerdì 26 novembre 2021

Ridens


Ride quello a sinistra, e si capisce, ma quello a destra? Forse le telecamere erano troppo in vista per desistere? Le grandi imprese, i vertici delle banche e delle assicurazioni sono tutti francesi.

*

Bernardo Bertolucci (16 marzo 1941 – 26 novembre 2018). Una storia tipicamente italiana. Un giorno, si reca all’ufficio elettorale per il certificato e gli dicono che non può votare. Ha girato il film Ultimo tango a Parigi (1972), talmente audace, talmente offensivo del comune senso del pudore, che il film fu sequestrato una prima volta già sei giorni prima di uscire nelle sale italiane con la motivazione: “osceno e privo di contenuto artistico”. Il regista fu condannato e privato dei diritti civili per cinque anni. Furono condannati anche il produttore, lo sceneggiatore e Marlon Brando, che nel film simula un rapporto anale con la sua partner (l'attrice, 46 anni dopo disse di esserne rimasta sconvolta, poverina). Il 29 gennaio del 1976, la Corte di Cassazione condannò Ultimo Tango a Parigi alla distruzione. Il 26 settembre 1982, una proiezione clandestina del film di Bertolucci, durante la manifestazione “Ladri di cinema”, riaprì un nuovo processo contro gli organizzatori della rassegna. La pellicola, le cui immagini oggi farebbero sorridere anche i minori di 12 anni, fu dissequestrata il 9 febbraio 1987, con una nuova sentenza, basata su una perizia di esperti, che dichiarò Ultimo Tango a Parigi un film non osceno, e pertanto alla pellicola fu concessa la possibilità di tornare in circolazione. Le copie rimaste dopo il macero furono conservate in cineteche estere e sono servite come base per editare il film in DVD. Il 21 settembre 1988 una versione ridotta e “formato famiglia” fu trasmessa su Canale 5.

Oggi non si sequestrano più i film. Viviamo in una realtà misteriosa in cui si sequestra la vita di milioni di persone. 


Ai miei tempi ...

 

Inizia immancabilmente così il racconto di una persona non più giovane. Ai miei tempi la mortadella era il prosciutto dei poveri; oggi è roba da buongustai, gourmet, dicono quelli del Gambero Rosso S.p.A.. La zia invece mi faceva il panino con la prosciuttella, perché si sentiva “middle class”, come dicono quelli incapaci di dire “classe media”. A me non garbava la prosciuttella e invidiavo gli altri alunni che a ricreazione addentavano panini con la mortadella, il salame fatto in casa e formaggi saporiti. L’aula e i corridoi odoravano di sapori densi e squisiti fino al termine delle lezioni.

Assolto l’obbligo, approdai in un ambiente urbano e scolastico completamente diverso. Non mi accorsi subito di avere a che fare con i figli di papà, quelli veri. L’ho scopersi poco a poco e vissuto piuttosto bene, sapendo contenere e dissimulare certi disagi. La maggior parte dei miei compagni appartenevano ai ceti privilegiati, con pratiche culturali e sociali specifiche, avevano un atteggiamento rilassato verso il futuro che non era il mio. Erano persone che non facevano lavoretti, neanche durante le vacanze estive.

giovedì 25 novembre 2021

Nessuno di loro ne parla

 

Sono morte 30 persone nell’attraversare il Canale, che come sanno i giornalisti italiani è quello che separa la Bielorussia dalla Polonia.

*

Quella del Ringraziamento, che cade il quarto giovedì di novembre, è una festa nordamericana (in Canada si festeggia il secondo lunedì di ottobre). Celebra, com’è universalmente noto, l’insediamento dei “primi” coloni, nonostante i Pellegrini non siano stati i primi europei ad arrivare in Nord America. È un’invenzione maturata durante la guerra di secessione. Si trovava assai imbarazzante che la fondazione di una prima colonia americana avesse avuto luogo in Virginia, nel 1607 a Jamestown, ossia in uno Stato dei Confederati del Sud, e prima ancora in Florida, nel 1565, quando gli spagnoli fondarono San Augustìn, che fu il primo centro europeo del Nord America.

mercoledì 24 novembre 2021

Con la vostra, non con la mia

 

Mi ha divertito, più che sorpreso, un’affermazione ascoltata ieri sera e proferita dal prof. Massimo Cacciari (peraltro una delle poche persone decenti che abbia accesso alla tv), il quale denunciava “La scomparsa della socialdemocrazia in Italia”. Voleva dire la scomparsa di qualunque idea riformista. Possiamo dimenticare che il maggior partito della estinta sinistra è stato dato in mano a gente come Matteo Renzi o a Nicola Zingaretti e prima ancora, per citare, a Valter Veltroni? Tuttavia non è solo questione di leadership, come invece si tende a far credere di questi tempi.

È alquanto singolare che nel 2021 ci si accorga che la sinistra riformista in Italia è scomparsa. Sono decenni che nei fatti non esiste più, a meno non si voglia insistere che da Occhetto-D’Alema e fino a oggi qualcuno l’abbia effettivamente rappresentata. Oppure dei velleitari che volevano far piangere i ricchi. Si può essere più demagogici di così?

Il partito democratico, negli ultimi trent’anni scarsi è stato presente al governo per quasi vent’anni. Vorrei conoscere una sola riforma che si possa ammantare dell’etichetta di “sinistra”. Una riforma vera, che riguardi l’occupazione, i diritti e i salari, l’equità delle pensioni, una politica economica non succube del grande capitale, una riforma fiscale e dei tributi che non dissangui i redditi più bassi, insomma quelle riforme che conterebbero qualcosa davvero.

Abbiamo bisogno di redditi decenti, di un sistema di welfare serio e inclusivo, periferie meno marziane, di mezzi pubblici meno affollati e che non puzzino troppo di piscio, di non essere molestati da una propaganda che rimbambisce e dunque di un po’ di autentica pluralità e democrazia. Una sinistra riformista che non lo fosse solo di nome, qualcosa avrebbe potuto fare. Non molto, ma qualcosa sì.

La socialdemocrazia non c’è più? È il riformismo che è fallito! È così in tutta Europa ma più significativamente nell’Italia delle mille mafie corporative, familiari, confessionali, finanziarie, politiche, ecc..

Con la cosiddetta transizione ecologica dobbiamo ancora vedere il meglio, altro che socialdemocrazia. Il “mercato”, alias il capitale, non esiste per soddisfare i nostri bisogni, ma per soddisfare i nostri desideri (solvibili), per gran parte indotti dalla réclame. Passare dai desideri ai bisogni richiederebbe un’altra società.

Viviamo in un paese ricco, con patrimoni completamente folli, in gran parte ereditati (altro che il merito, l’aver scelto bene i propri genitori!), con sperequazioni stipendiali e pensionistiche che non hanno senso. Perché i bisogni di così tante persone non sono soddisfatti? Perché tanta povertà? Certo, c’è un po’ di assistenza sociale, sempre contestata e in bilico perché neanche quella si sa fare decentemente.

Del resto che cosa potrebbe inventarsi di nuovo una sinistra socialdemocratica? Immaginate di avere una bacchetta magica che vi permetta sia di rendere il lavoro più economico per chi lo compra e di pagare di più per chi lo vende. Tutto ciò si ottiene, dicono, con la riduzione dei cosiddetti oneri sociali e contributivi, dall’altro riducendo la spesa pubblica inefficiente e ovviamente con la mitica lotta all’evasione fiscale (con le multinazionali con sede legale e fiscale all’estero!).

È la quadratura del cerchio. Vorrai mica toccare i profitti, cosicché le multinazionali lasciano in massa l’Italia? Non se ne esce. Chiedete a me quale alternativa? Suvvia, pensate con la vostra testa, non con la mia.

martedì 23 novembre 2021

Il coefficiente cinese


Il coefficiente di Gini, introdotto dallo statistico Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione. Per quanto riguarda la disuguaglianza sociale va da 0, che rappresenta l’uguaglianza assoluta, tutte le persone hanno esattamente lo stesso reddito, a 1, che rappresenta la disuguaglianza assoluta, vale a dire che una persona ha tutto il reddito e tutti gli altri hanno un reddito nullo.

Il coefficiente Gini ufficiale della Cina, è aumentato notevolmente dall’apertura al mercato di Deng nel 1978, da circa 0,31 a 0,4 nel 1997, a un massimo di 0,49 nel 2008, prima di scendere leggermente a 0,47 nel 2020. Qualsiasi cifra superiore a 0,4 è considerata dalle Nazioni Unite come indicativa di forte disuguaglianza.

lunedì 22 novembre 2021

Solo per questo

 

Contro ogni previsione e una biografia avversa, una rifugiata proveniente da un posto e da un’epoca dove la sua ascesa e il suo potere sarebbero sembrati inimmaginabili, il 22 novembre di 16 anni fa, Angela Dorothea Kasner, a tutti nota come Angela Merkel, diventava la prima donna cancelliere di Germania e il più potente leader europeo.

Caposaldo della dottrina e della politica neoliberista (ma a Berlino i negozi sono chiusi la domenica), sostenitrice del rigore di bilancio, ma anche duttile quando è servito aprire i cordoni della Bce. Ancora un po’, e ci avrebbe quasi detto che un altro mondo è possibile, salvo la Grecia, dove c’è gente stesa al sole su un mucchio di sassi.

Non che manchino i poveri in Germania: “la disuguaglianza dei redditi è ai massimi storici” (Il Sole 24ore che cita un rapporto della Fondazione Hans-Böckler). È il Paese con il tasso di rischio di povertà più alto in Europa, anche se molti vorrebbero avere i redditi medi tedeschi. Noi italiani, per esempio. I lavoratori poveri in Germania rappresentano un lavoratore su cinque, e “beneficiano” di mini-lavori, precari pagati al massimo 600 euro al mese, che non danno diritto ad alcun sussidio sociale. La pensione che tanto ci fa sognare? Il susseguirsi di riforme intraprese sotto Schröder e Merkel, ha costretto 1 milione di pensionati a riscoprire le gioie del lavoro: guardiano notturno, fattorino, governante, ecc..

Insomma, anche in Germania c’è luci e ombre come in tutti i paesi a capitalismo stagionato.

Quanto all’immigrazione, è chiaro che non tutti possono trovare qualcosa da fare negli alpeggi bavaresi, e ciò nonostante la Germania ha accolto un milione di profughi. I nostri statisti in camicia nera avrebbero saputo fare di meglio? Ricordiamo, per esempio, che i famigerati accordi di Schengen non vietano il ripristino dei controlli alle frontiere, che possono essere ristabilite fino a 24 mesi. Quando non hai niente di serio da dire, è sempre una buona idea chiamare alla sbarra l’Europa e segnatamente la Germania.

Al potere per oltre tre lustri, Angela ha avuto a che fare con nove presidenti del consiglio italiani, rappresentanti di undici governi, innumerevoli portavoce e capi ufficio stampa tra i quali Rocco Casalino, ma anche gente poco raccomandabile come Sarkozy o l’imbarazzante Hollande, volpini come Macron, teste di Trump, eccetera. Solo per questo, diciamogli brava!


domenica 21 novembre 2021

Il momento di smettere è lontano

 

Anticamente, i signori calpestavano i campi coltivati dei loro contadini con i loro cavalli per andare a caccia. Oggi saccheggiano in lungo e in largo l’intero pianeta. Siamo troppo rispettosi di chi ci calpesta e disprezza. Ci accontentiamo di proposte lenitive che sono subito ridicolizzate dalla realtà. Dovremmo insegnare ai nostri buoni padroni, ai filantropi ansiosi di aiutare i 4 miliardi di persone che non hanno nulla, a temere che la nostra follia diventi più grande della loro. E però ...

... l’ideologia liberale (ultraliberale, liberista, borghese, ecc.) sa abbagliarci come moscerini nella notte: telelavoro, la spesa su internet, film in alta definizione, videogiochi, più smartphone per tutti e ovviamente il 5G. Senza 5G, la nostra vita diventerà impossibile, ci spiegano, e lo Stato ci ha guadagnato vendendo a poco prezzo le frequenze. Nessuno sarà mai più al sicuro da nessuna parte. Che tu sia un cane, una cetonia dorata o un essere umano, ricevi le frequenze radio del 5G a livelli tra decine e centinaia di volte quello che ci arrivava nelle narici solo ieri. Se ne riparlerà, certamente, quando ormai sarà troppo tardi.

Il futuro, il cloud computing, l’interoperabilità di oggetti comunicanti, lo stanno preparando i maghi del transumanesimo e dell’intelligenza artificiale.

Al contrario, i seguaci di “un altro mondo è possibile” non hanno niente di meglio da vendere che il loro sogno di una società “migliore” (va da sé), “più egualitaria” (ovviamente), “più giusta” (conseguenza), con auto meno inquinanti ma con lo sconto del 30%. Questa litania del pio desiderio – solo le promesse strabilianti eccitano le folle – non basta a combattere la seduzione tossica di una società esclusivamente consumistica. La lotta è impari e il momento di smettere di mentirsi l’un l’altro è lontano.

sabato 20 novembre 2021

Ex malo bonum

 

I ratti sono vittime del nostro disgusto, e però dobbiamo liberarci dei pregiudizi. Un topo mangia giornalmente tra il 5 e il 10% del suo peso: come se un essere umano ingerisse 7 kg di cibo al giorno! Nessuno può mettere in dubbio la loro utilità ecologica. Compiono il proprio dovere di netturbini più e meglio degli operatori dell’AMA. Gratis e senza pretendere “incentivi”. Quando sono malati è per davvero, ma trovano subito dei validi sostituti. Possono trasmettere malattie come la peste? Il topo nero, ma non quello di fogna. Quest’ultimo può trasmettere la leptospirosi, la malattia delle fogne. Quanto ad altri disturbi, nulla è stato dimostrato. Dobbiamo imparare a conviverci, sono cittadini a modo loro. Dunque, largo ai ratti, che anzi devono aumentare di numero per aver ragione della monnezza che staziona permanentemente nelle vie di Roma e di altre città. In fondo l’ecologia è anche tutela della biodiversità, e, come tutti gli animali, anche il topo può rivendicare il proprio diritto.

giovedì 18 novembre 2021

Effetti collaterali

 

I dati provvisori del National Center for Health Statistics indicano che ci sono stati 100.306 decessi per overdose negli Stati Uniti durante il periodo di 12 mesi che termina nell’aprile 2021, con un aumento del 28,5% rispetto ai 78.056 decessi durante lo stesso periodo dellanno prima.

I nuovi dati documentano che i decessi per overdose da oppiacei sono aumentati a 75.673 nel periodo di 12 mesi conclusosi ad aprile 2021, rispetto ai 56.064 dell’anno precedente. I decessi per overdose da oppiacei sintetici (principalmente fentanyl) hanno causato il 64 per cento di questi decessi per overdose, quasi il 50 per cento in più rispetto all’anno precedente. Anche i decessi per psicostimolanti come la metanfetamina e i decessi per cocaina sono aumentati, così come i decessi per oppiacei naturali e semisintetici (come gli antidolorifici da prescrizione).

Il fentanyl (100 volte più potente della morfina) è stato introdotto negli anni 1960 come anestetico per via endovenosa. Quello più economico, prodotto legalmente o illegalmente, è spesso miscelato con altre droghe come eroina, cocaina o marijuana e venduto a soggetti che potrebbero non essere consapevoli della sua presenza.

Anche i decessi per overdose da metanfetamina e altri psicostimolanti sono aumentati drasticamente, del 48% nell'anno conclusosi ad aprile 2021 rispetto all’anno precedente, rappresentando oltre un quarto di tutti i decessi per overdose nel periodo di 12 mesi esaminato.

Gli ultimi dati riferiscono che le morti per overdose di droga ora uccidono poco meno del morbo di Alzheimer, che ha causato circa 121.000 vite nel 2019, e poco più del diabete, circa 88.000 morti. Le malattie cardiache sono state la principale causa di morte nel 2019, uccidendo quasi 660.000 persone, mentre il cancro ha ucciso quasi 600.000 persone. I morti per overdose sono sati di più dei morti per incidenti stradali e armi da fuoco messe insieme.

La maggior parte di questi decessi si è verificata tra le persone di età compresa tra 25 e 55 anni. Negli Stati Uniti, secondo Worldometer, tre quarti dei morti attribuiti al covid ha riguardato persone con più di 65 anni. Molte persone affette da dipendenza, in particolare i giovani adulti, non hanno potuto accedere a sistemi di supporto e alle cure a causa restrizioni per covid. Molti sono stati lasciati in overdose da soli senza poter ricevere Narcan (naloxone, usato per bloccare gli effetti degli oppioidi, in particolare in caso di depressione respiratoria) o chiedere aiuto.

mercoledì 17 novembre 2021

Si farà così: aumenti per tutti

 

Ex giovane di sinistra, ha letto qualcosa di Marx, e quindi sa che il capitalismo non è solo fondamentalmente instabile, ma, per le proprie insanabili contraddizioni interne e dunque come ogni altra formazione storico-sociale che l’ha preceduto, è destinato a lasciare il passo a qualcosa di nuovo, sempre se non riusciamo ad annientarci tutti prima di allora. Oggi è un economista liberale (guai a dargli del liberista), sempre col cuore a sinistra, e però fa un lavoro che non potrebbe essere più speculativo, producendo diverse banconote al giorno per il proprio sostentamento e quello della sua non parsimoniosa famiglia.

Non deve sorprendere che abbia una fissazione per gli aspetti monetari e il funzionamento dei mercati, interessato ai grandi cambiamenti nell’economia: crescita, disoccupazione, inflazione, eccetera. Insomma, un profilo non proprio comune ma nemmeno raro. A differenza di altri, però, è in crisi di fronte a un sistema economico che è diventato mortale, incontrollabile e ingiusto fino all’osso. I redditi da lavoro non solo crescono meno rapidamente di quelli del capitale, ma anzi sono fermi quando addirittura non arretrano, e così le disuguaglianze si sono ampliate e la povertà s’è diffusa.

Lui, l’amico, questa cosa l’esprime da par suo, ovviamente: l’austerità salariale e la distorsione della ripartizione del reddito a danno dei dipendenti sono sfavorevoli alla maggioranza della popolazione. Pensa così, parla così, senza rimedio.

E tutto ciò avviene in un sistema ossessionato dal successo materiale, dove essere poveri è diventata una vergogna, o comunque cosa da non esibire se non in sede di richiesta di sostegno pubblico. Un tempo s’era quasi tutti poveri, e dunque il problema si poneva di meno ed era più facile mascherarlo.

Non so cosa l’amico pensasse ai tempi della Thatcher e di Reagan, tuttavia oggi sostiene di avere la soluzione: salari più alti e meno debito pubblico. Se i lavoratori sono meglio pagati e le famiglie hanno più mezzi, le imprese hanno più clienti, assumono e quindi la disoccupazione diminuisce. Un ciclo virtuoso che porterebbe beneficio anche al debito pubblico calmando le ansie esistenziali di alcuni, e smetterebbe di alimentare il fuoco nei mercati finanziari.

Prendendo io la parte del liberista, obietto: l’aumento dei salari sarebbe vantaggioso per i consumi, non c’è dubbio, però ci ritroveremmo nello scenario oscuro degli anni Settanta, dove i padroni si rivalevano degli aumenti salariali aumentando il prezzo delle loro merci, alimentando la terribile spirale prezzi-salari (però, detto tra noi, c’era la scala mobile, che un po’ metteva al riparo, e proprio per questo fu spazzata via).

Se l’inflazione dovesse diventare temporaneamente stabile, come tutto già oggi fa credere pur senza aumenti salariali (almeno in Italia), le banche centrali saranno costrette ad alzare i tassi d’interesse al fine di congelare il credito, il modo più efficace per frenare l’aumento dei prezzi. Tuttavia, visto il vulcano del debito pubblico, ma anche privato, su cui siamo sdraiati, qualsiasi rialzo dei tassi d’interesse provocherebbe una crisi economica globale accanto alla quale quella degli anni Trenta rischierebbe di sembrare una pioggia di mezza estate.

Da noi la cosa sarebbe ancora più complicata, poiché c’è di mezzo la faccenda della scarsa produttività del lavoro, almeno in certi settori, che viene per l’appunto compensata con bassi salari. Sappiamo altresì che la cosa è vera solo in parte, poiché in generale mentre i salari sono rimasti bassi, i profitti sono saliti alle stelle, anche se poi (e qui mi scappa una botta di marxismo) vi sono aziende che delocalizzano perché il tratto caratteristico, che contraddistingue specificamente il modo di produzione capitalistico, è la produzione del plusvalore come scopo diretto e motivo determinante della produzione. Perciò non si guarda in faccia a nessuno.

C’è anche chi propone di abbassare le tasse sul lavoro e sulle imprese, vexata quæstio. Per far questo servirebbero prima delle riforme, per far pagare tasse a chi le evade o non ne paga quanto sarebbe giusto. Che è un po’ come la lotta alla grandine bruciando il ramoscello d’olivo benedetto dal prete.

Ad ogni modo, per il gusto della discussione, vediamo quali benefici diretti e indiretti porterebbe l’aumento dei salari a lavoratori e aziende. È sbagliato pensare che qualsiasi aumento dei salari porti alla disoccupazione perché le aziende si separeranno dai dipendenti che sono diventati troppo costosi per loro. Le spiegazioni sono semplici: meglio pagati, i dipendenti sono più motivati, meno spesso assenti, e quindi più produttivi. Magari non nelle aziende pubbliche o partecipate, ma in tal caso il problema è un altro. Un altro vantaggio di un salario più elevato è quello di spingere le aziende a una maggiore razionalizzazione dei processi produttivi e all’innovazione. La qualità e quantità del lavoro viene così a migliorare.

Inoltre, meglio pagati, i lavoratori possono rinunciare ai secondi e terzi “lavoretti”, liberano occasioni occupazionali per altri, hanno più tempo per se stessi, e di conseguenza si prendono più cura di sé e godono di una salute migliore con beneficio per la spesa sanitaria. Pare che negli Stati Uniti si sia scoperto che gli aumenti del salario in alcuni Stati, come la California, abbiano ridotto la violenza domestica, migliorato la frequenza scolastica dei figli, perfino ridotto le gravidanze adolescenziali e altro ancora. Secondo me anche in questo c’è del vero: i soldi non sono tutto ma aiutano più delle buone parole.

Intanto s’è fatto tardi, perciò dobbiamo arrivare alle decisioni. Mi pare che siamo entrambi d’accordo, perciò si farà così: aumenti contrattuali del 10 per cento per tutti, poi si vede. Bene, ciao-ciao.

Non sempre c'è Petróv

 

Mentre il covid sta riscrivendo la costituzione, non solo quella e non solo la nostra, incombono anche altre minacce non meno serie e però di cui si parla molto meno.

Lunedì sera il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e il presidente cinese, Xi Jinping, hanno tenuto il loro primo vertice bilaterale, condotto virtualmente per oltre tre ore, diviso in due parti separate da una breve pausa. Biden, nella Roosevelt Room della Casa Bianca, e Xi nella Grande Sala del Popolo a Pechino.

martedì 16 novembre 2021

Guardiamo questa foto e leggiamo cosa sta scritto sotto



Si vedono dei vecchi pugnali e una balestra. Sotto c’è un richiamo esplicito ai cosiddetti No-Vax, espressione che designa un complesso di cittadini adulti che si possono quantificare in circa 7 milioni. Sotto il titolo, nell’occhiello, si legge: “disoccupato, reder, parrucchiera, i sovversivi della porta accanto”. Già in altra epoca questo giornale seppe raggiungere vette della più spregevole volgarità. Sovversivo è termine che richiama nostalgie fasciste e che mi fu affibbiato a suo tempo, lusingandomi immeritatamente pur non avendo mai svolto attività di parrucchiera.

Siamo ostaggi di un virus oppure di una paranoia politico-sanitaria? La politica e ciò che le sta a fondamento, ossia denaro e potere, continua ad esercitare il suo dominio su ciascuno di noi privandoci del diritto di disporre della nostra libertà. Tutto il baccano che fanno i produttori inesauribili di approssimazione e semplificazione serve a deviare la rabbia popolare verso un nemico che non esiste. I padroni e i politici mirano solo a mantenere le disuguaglianze, a tenere sottomessi gli schiavi economici, senza i quali a loro non resterebbe più nulla.

Un tempo la censura riguardava le idee e il sesso. Non c’era giorno che un pretore non disponesse il sequestro di un film, per esempio Uomini contro. Oppure il sequestro su tutto il territorio nazionale di un giornale che avesse dimenticato di mettere le pecette nere a un capezzolo. Se non avete almeno cinquant’anni queste cose non le potete ricordare e forse neanche comprendere. Per masturbarsi bastava immaginarsi qualcuno in pigiama o con le calze a rete.

Si dice che nel frattempo si sia evoluta la mentalità, ma prima ancora s’è evoluto il mercato, anche in quel tipo d’intrattenimento che chiamiamo “porno” e che vale miliardi, sia in versione hard e sia soft, con le sue nicchie, come per la gastronomia. C’inzuppa il pane molta più gente di quanto pensiamo.

Invero pochi, vedendo quelle scene di una serialità malinconica, considerano che si tratta di uno stupro continuo. Chi vi prende parte è volontario? Apparentemente. Per dirla banalmente si tratta della legge dei grandi numeri, vi siamo tutti coinvolti, anche chi crede di aver fatto una scelta di vita diversa, vuoi per i natali, vuoi per millantato merito intrinseco.

Considerati nel loro insieme, gli attori porno hanno scelto la loro attività alla stessa stregua in cui gli operai scelgono la propria catena, le badanti i propri vecchi, i politici di tradire il proprio elettorato. Dite che c’è differenza? Anche nei processi sociali, così come in quelli naturali, non possiamo concepire gli infiniti singoli movimenti in altro modo che come casuali, una casualità che si rovescia dialetticamente in necessità.

Anche quel tipo d’intrattenimento, la pornografia e le sue innumerevoli varianti, è un modo per guadagnare denaro, di occupare il nostro tempo libero, di sviare le frustrazioni di una società che non smette di reprimere desideri di socialità che aspirano a essere più autentici.

E per quanto riguarda la censura delle idee? Non si tratta più di proibire, sequestrare, bruciare. Oggi la censura è un lavoro molto più scientifico, attento e sottile, sotterraneo. È essenzialmente un lavoro di prevenzione. Se siamo liberi di dire ciò che ci pare, se in tv si vede e ascolta di tutto? Un po’ di tutto e di troppo, ma non ciò che è all’indice del pubblico discorso.

La società è inghiottita dalla sua stessa bulimia comunicativa, fabbrica deficienti a forza di stronzate, comprese quelle in camice bianco. Non ci rendiamo conto di cosa nasconda e oscuri la censura di questi tempi. Il fatto stesso che ci si prenda tanta cura della nostra salute, ma che ci sia riconosciuto valore soltanto nella misura in cui produciamo profitto, che al di fuori di questo non ci sia altro orizzonte valoriale per il quale l’umanità si muova, non dice niente?

Pensate davvero che se Greta Tintin dicesse che questo sistema predatorio non è riformabile e che ci si può opporre alla sua violenza solo agendo di conseguenza (non certo con vecchi pugnali e una balestra), essa avrebbe i media inginocchiati ai suoi piedi?

Chi oserebbe criticare un benefattore dell’umanità?

 



Bill Gates s’è costruito una leggenda come maggior benefattore dell’umanità. Possiede un patrimonio di circa 130 miliardi di dollari e attraverso la sua fondazione dona all’Organizzazione mondiale della sanità circa il 10% del budget dell’istituzione. È il maggior benefattore privato dell’OMS, e nella classifica assoluta viene solo dopo gli Stati Uniti e prima di GAVI Vaccine Alliance, a sua volta sostenuta dalla Fondazione Bill & Melinda Gates. Tra i finanziatori c’è anche il National Philantropic Trust, prodigo di consigli “che ti consentono di allineare la strategia d’investimento del tuo fondo con i tuoi obiettivi filantropici”.

lunedì 15 novembre 2021

La chiamata da palazzo Chigi

 

Il mostro è tornato: l’inflazione! Grande è il disordine nel dibattito. Ha carattere strutturale, dunque eroderà significativamente salari e pensioni, oppure si tratta di una fiammata e via? Ricchi premi e cotillon a chi offre la risposta più originale.

Che cos’è l’inflazione, concretamente? È l’aumento dei prezzi e questo lo sanno tutti. Non solo: è il deprezzamento del valore dei nostri soldi. La svalutazione è sotto gli occhi quando fai la spesa, ma passa quasi in secondo piano distratti dal cartello dei prezzi.

Avendo fatto studi approfonditi di economia posso spiegare l’importanza del fenomeno con un esempio di econometria applicata. Se una mela vale 1 euro, significa anche che 1 euro vale quella mela. Quando il prezzo della data mela aumenta a 2 euro, vuol dire che 1 euro vale solo mezza mela. L’inflazione è quindi una perdita di potere d’acquisto del denaro: con la stessa moneta da un euro si finisce per avere solo una mezza mela invece di un pomo intero.

Respirate, la parte più difficile è finita e siete pronti per un master alla Bocconi.

Ora una considerazione etico-politica che in questi ragionamenti ci sta sempre bene: i ricchi, i padroni e la categoria sociale che governa in Europa e altrove, se ne fotte se aumenta il prezzo delle Melinda. Infatti, se hai una cospicua rendita, se percepisci canoni fissi, se sei un privato concessionario di un bene pubblico, se hai ereditato cospicuamente e pagato un cazzo d’imposte, se hai un alto stipendio o una ricca pensione da giornalista, l’inflazione ti fa un baffo. L’unica preoccupazione è che l’aragosta non soffra quando la metti a bollire e le forniture di caviale non siano bloccate dai portuali no-green pass.

Partiamo da un altro magnifico esempio, questa volta sull’applicazione della legge di domanda e offerta. Quando cresce la domanda di fragole, aumenta il relativo prezzo. Un po’ più tardi tende ad aumentare anche la produzione di fragole, perché sempre più coltivatori produrranno quel frutto attratti dalla domanda e dal prezzo. Ciò consentirà, man mano, di abbassare i prezzi una volta che l’offerta avrà raggiunto il livello della domanda più elevata. Volendo essere stringati si può dire che i prezzi dei beni di consumo dovrebbero tenere il passo con la domanda.

È la magia del mercato, direbbe Adams Smith sorseggiando compassato il suo tè alla voglia di fragola.

Va peraltro tenuto conto degli effetti dell’importazione di fragole sul proprio mercato, ma non è il caso di complicare il discorso e passiamo ad altre primizie. Nella realtà odierna è necessario tener presente altri fattori legati ai prezzi, quali, per esempio, il monopolio e la rigidità dell’offerta. Se l’esempio di equilibrio citato può funzionare per le fragole, con molta maggiore difficoltà l’esempio s’adatta al mercato degli idrocarburi o degli immobili, per dire. Inoltre, flussi finanziari colossali speculano sulle materie prime e possono far salire i prezzi, senza poi dire del gioco che si può realizzare sui tassi d’interesse, quindi sulla domanda, specialità delle banche in generale e di quelle centrali in particolare.

Poi c’è il capitolo della spesa pubblica, ossia della tentazione più antica del mondo, quella di spendere più di quello che hai, ottenendo prima o dopo inflazione elevata e sul piano sociale nessuna reale risoluzione delle contraddizioni di fondo che scuotono il modo di produzione capitalistico. Pressati dalle ragioni del consenso e condizionati dai tassi di crescita fiacchi non ci sono piani economici di stampo keynesiano che alla prova dei fatti offrano garanzie di crescita di lunga durata, tanto più in situazioni sociali e istituzionali sbrindellate di paesi come l’Italia.

Essendo il modo di produzione capitalistico incapace di sviluppo lineare indefinito, tenuto conto che la protesta sociale a un certo punto si porrà in termini più radicali e generali, la tenuta delle istituzioni democratiche è difficile da immaginare. Non resta altro da fare che trasformare il quadro istituzionale, prendendo al balzo la creazione spontanea o surrettizia di situazioni politiche particolari e l’attuale stato di emergenza prolungato come parametro d’indirizzo tecnico-politico.

Consapevoli di ciò, ora siete pronti per la chiamata da palazzo Chigi.

Un errore strategico

 

La sesta sessione plenaria del XIX Comitato centrale del Partito comunista cinese si è tenuta a Pechino dall’8 all’11 novembre 2021. La riunione è stata presieduta l’Ufficio politico del Comitato centrale. Per l’occasione, Xi Jinping, segretario generale del CC del PCC, ha presentato un rapporto sull’attività svolta ed è stata esaminata e approvata la Risoluzione sui grandi risultati e sull’esperienza del comunismo cinese nei suoi primi cento anni, quindi è stato deciso che la XX Assemblea Popolare Nazionale del PCC si terrà a Pechino nella seconda metà del 2022.

Xi, in occasione del XX congresso del prossimo anno, a differenza dei due precedenti leader, punta a ricevere un terzo mandato quinquennale come segretario generale e quindi presidente del Paese. Il precedente congresso del 2018 ha rimosso la limitazione costituzionale di due mandati per presidente e vicepresidente.

Soffermiamoci sulla risoluzione relativa ai risultati e all’esperienza del sedicente comunismo cinese nei suoi primi cento anni. Il PCC ha adottato una “risoluzione storica” solo in due precedenti occasioni. Nella prima, nel 1945, Mao Zedong cercò di stabilizzare la sua posizione dominante nella leadership cinese dopo le lotte tra fazioni negli anni 1930. Nella seconda, nel 1981, Deng Xiaoping si proponeva di seppellire l’eredità della Rivoluzione Culturale del 1966, voluta da Mao, e aprire al mercato.

domenica 14 novembre 2021

Itinerari onirici

 



Con quest’acqua non si esce. Piove così copiosamente che vorrei dormire fino a domani. Sognare il mare, in fuga dalla sopravvivenza. Mi piace anche stare tra la gente, non c’è niente di più curioso di veder sfilare il genere homo, per dirla banalmente. Ci sono invece persone che si sentono meglio se stanno in casa, non solo in questo periodo di pandemia, ma sempre.


Il 30 ottobre scorso, domenica, ci stavamo recando a Possagno per un giro in gipsoteca, approfittando di aver pranzato a qualche chilometro di distanza. Ebbene, attraversando alcuni di quei paesi pedemontani, sempre autunnali, non abbiamo incontrato anima viva. Si poteva udire, in lontananza, il rapido passaggio veicolare sulla statale, ma lì eravamo soli come in un dipinto di Hopper. Era come la fine del mondo, che, come sappiamo, non tarderà ad arrivare (*).

Che rapporto hanno certi luoghi con la memoria? Nessuna memoria senza immaginazione, i ricordi più sono creazioni e più sono affidabili. Da quanto tempo conosco questi luoghi? Sono sempre stati così, anche prima dello stato di emergenza. E però quel tempo è come un ricordo che sfugge e forse non tornerà più.


Noi due soli, in mezzo alla piazzetta, formavamo un piccolo assembramento. Mi chiesi: ma oggi non avevamo un posto più allegro da visitare? Eppure questo luogo l’ho amato! Ogni volta mi sembrava di sentirmi due secoli in meno sulle spalle. Ai tempi di Canova, certi sogni potevano diventare realtà. Oggi la realtà ha ucciso ogni speranza. Invece di una petite madeleine imbevuta di tè di tiglio, addentammo senza alcun brivido proustiano un biscottino, che non attivò alcun processo di memoria.


(*) Sia ben chiaro, la gipsoteca è un unicum nel suo genere, merita ampiamente una visita, tanto più che il prossimo anno cadrà il bicentenario canoviano. Della gipsoteca vidi alcune foto delle distruzioni provocate dalle granate austriache. Quanti delitti contro il patrimonio storico-artistico hanno commesso gli austriaci nel Triveneto. Bombardarono a più riprese anche Venezia, provocando danni e morti. Le altane che ancora si vedono, poste sulla cima di certi caseggiati, risalgono a quell’epoca, servivano per piazzare fucilieri e mitragliatrici in funzione contraerea. A due passi da Possagno c’è Asolo, ultimo rifugio di Eleonora Duse, bella cittadina ma una tomba, e villa Barbaro di Maser, superbo esempio palladiano con affreschi di Paolo Caliari. A un quarto d’ora c’è Bassano, che non è poca cosa. Ci si può arrampicare, in auto o in bici (non per tutti) su per i tornanti del Grappa, sulla cui cima ma anche prima, se è sereno e non c’è troppo smog, si può raggiungere con gli occhi anche Venezia. Partendo dal Ponte Vecchio, palladiano anch’esso, si può seguire il percorso del Brenta a piedi. Si mangia bene o almeno discretamente ovunque in quei posti. Come sapeva Hemingway e anche ... Mitterand (ma questa è un’altra storia e la posso raccontare solo a quattr’occhi).


sabato 13 novembre 2021

Attenzione a non infastidire troppo

 

Lo stato delle democrazie occidentali sta diventando ogni giorno più grottesco, persino tragico. L’omologazione ideologica è in aumento, spesso totale, tra coloro che, non molto tempo fa, difendevano il progetto di una società libera ed egualitaria. Si assiste a un’aperta ostilità a qualunque critica e i dibattiti realmente pluralisti semplicemente non esistono. Se non sei d’accordo con me, non puoi essere parte della conversazione. Una società loquace, fin tropo, ma il dialogo non trova più il suo posto. È vero che si può parlare di tutto, ma non tutti possono parlare.

È facile percepire le manifestazioni dell’inumano e della asocialità quando sono spettacolari, quando sono enormi, per esempio quando si uccide per strada, in un parco o in una scuola con un’ascia o un’arma automatica, ma c’è anche inumanità e asocialità nella banalità della vita quotidiana. Almeno così è presentata anche ogni forma di dissenso radicale, e c’è un vantaggio ideologico nel designare come mostruose o asociali persone di cui abbiamo paura di identificarci. È proprio perché non sono come noi che è suggerita una spiegazione semplice per la loro azione.

Per permettere alla maggioranza della popolazione di vivere e dormire sonni tranquilli, isoliamo gli atti considerati anormali o asociali e i loro autori. Non prestiamo attenzione alle parole della quotidianità, al punto che finiscono per far parte del linguaggio corrente e organizzano la nostra mentalità. Ormai non fa quasi più notizia che all’alba la polizia perquisisca decine di abitazioni di persone che hanno manifestato il giorno prima. Alla ricerca di che cosa, di armi o di che altro? È ovvio si tratti, salvo rari casi, d’intimidazione. Pensate che siamo lontani dal trattamento in TSO per questo tipo di contestatori?

Piuttosto di avere preoccupazione di tutte le altre minacce alla nostra bella società, abbiamo paura del Covid e di chi contesta vaccini, green pass e stato d’emergenza permanente. Lo so, non sono posizioni assimilabili, ma non è casuale siano fatte apparire tali. Poi sarà la volta dei no-nuc, dei no-profit, come già dei no-tav e no-global. Ricordate Genova 2001? Il diritto alla violenza spetta solo allo Stato e a chi lo rappresenta. Tiri fuori il cartello “Il mio corpo, la mia scelta”, e loro ti manganellano. Quelli che un tempo citavano Rosa Luxemburg: “La libertà è sempre la libertà di chi pensa diversamente”, ora applaudono!

I soliti ciarlatani ti dicono: i cittadini (concetto che accomuna miliardari proprietari dei media e poveri in canna) hanno il voto per cambiare le cose. Non importa se svuotato di qualsiasi contenuto reale.