mercoledì 2 luglio 2025

L’antisemitismo degli ebrei

 

Che cos’è l’occupazione israeliana della Cisgiordania? Anzitutto va detto che “Cisgiordania occupata” è il termine usato nel diritto internazionale. Essa è presente 24 ore al giorno e si concretizza in vari modi, con la distruzione di case, lo smembramento di un’intera società e con 800 posti di blocco che controllano ogni spostamento, qualsiasi movimento. Appena possa apparire sospetto, e a ciò basta un nulla, gli israeliani sparano. Sparano per uccidere: uomini, donne, bambini.

Ogni città palestinese sembra un’enclave isolata dalle altre città: appena la si lascia, si incontrano posti di blocco, soldati o coloni. Un medico che presta servizio a Nablus e Ramallah ha impiegato quindici ore per spostarsi da una città all’altra, nonostante la distanza di 60 km, perché il checkpoint era chiuso.

Ecco spiegata la paura delle donne incinte di rimanere bloccate a un checkpoint quando stanno per partorire. E c’è ancora chi, qui da noi, ha la faccia di negare sia vigente un sistema di apartheid!

La vita quotidiana dei palestinesi include anche la distruzione repentina delle abitazioni. È sufficiente che gli israeliani siano convinti si tratti di case di “terroristi”. Era già così, ma oggi la distruzione è totale e sta accelerando dal 7 ottobre. A Gerusalemme Est, il comune presume che queste costruzioni siano illegali perché questa parte della città è stata annessa da Israele. Ma il diritto internazionale considera questo territorio appartenente ai palestinesi. L’obiettivo dei sionisti è fare tabula rasa della presenza palestinese a Gerusalemme Est.

Nessuno sa mai quando arriveranno i bulldozer: potrebbero arrivare nei prossimi giorni o tra qualche anno. Le vite di queste famiglie possono essere stravolte da un momento all’altro, creando una grande vulnerabilità. Alcuni bambini vanno a scuola con i loro giocattoli preferiti nel caso in cui la loro casa venga distrutta durante il giorno.

Un processo di disgregazione della società palestinese pianificato a tavolino che si è diffuso in tutta la Cisgiordania. Lo scorso maggio, Israele ha avviato un’operazione di indagine territoriale che faciliterà, ancora una volta, l’espropriazione delle proprietà palestinesi. Allo stesso tempo, lo Stato israeliano sta agevolando con finanziamenti diretti l’acquisto di terreni da parte dei coloni (già il termine “colono” chiarisce, o dovrebbe chiarire, una situazione di assoluta illegalità e di abominio).

Riguardo agli ostaggi israeliani, capisco il dolore delle loro famiglie. Quello che non capisco, tuttavia, è il sostanziale unanime silenzio dei loro e dei nostri media a riguardo dei 3.500 detenuti palestinesi, tra cui 400 bambini, in detenzione amministrativa. Uno status che consente a chiunque di essere arrestato per motivi di sicurezza. Il periodo di detenzione può essere prorogato più volte senza una specifica accusa.

Gli ebrei (oltretutto quelli della nostra epoca!) sono convinti che Dio abbia dato loro quella terra. Non solo sono di ciò convinti, ma ritengono che i palestinesi non meritino di viverci su quella terra. Questo è precisamente il diffuso sentimento antisemita degli ebrei.


martedì 1 luglio 2025

Criptovalute, da moneta speculativa a moneta di riserva

 

Con la fine di Bretton Woods, ossia della convertibilità del dollaro in oro, la massa monetaria in circolazione di qualsiasi valuta non ha più alcun aggancio con la quantità di oro presente nelle varie banche centrali. In tal modo la moneta s’è sganciata dal valore reale e universale della merce oro.

La banconota non è più segno di un valore tangibile, ma è divenuta in tutto e per tutto un pezzo di carta a mezzo del quale si riconosce legittimità a due poteri: il primo è politico, ed è quello che fa capo a uno Stato o all’Unione europea, e autorizza un’istituzione finanziaria a stampare quel pezzo di carta, a cui riconosce un “corso legale”, ossia forzoso; il secondo è economico, ed è esercitato da una banca, che la politica ha definito “centrale”, che ha l’autorità di emettere moneta e di essere garante del sistema di circolazione.

Una moneta garantita da che cosa? Dalle riserve auree? Esigue, rispetto alla massa di moneta circolante. Questo fatto apre già un problema, che non viene in luce proprio perché la circolazione di una moneta si basa sulla fiducia di tutti. Fino a quando?

Se all’interno di una comunità nazionale e internazionale accetto di effettuare transazioni di beni e servizi sulla base di valori nominali di una moneta cartacea (molto spesso le transazioni sono computerizzate), posso anche accettare che lo scambio economico avvenga sulla base non di una banconota ma di un codice, precisamente di una stringa alfanumerica, che mi permetta di acquistare beni e servizi. Ecco che quella stringa digitale alfanumerica diviene una moneta, un Bitcoin, una moneta digitale che opera senza intermediari finanziari.

Possedere dei bitcoin significa avere un portafoglio virtuale – ossia un indirizzo Bitcoin (sequenze casuali alfanumeriche lunghe in media 33 caratteri) – che utilizza un sistema di crittografia asimmetrico, a doppia chiave, pubblica e privata (ogni coppia di chiavi è formata in modo tale che ciò che viene cifrato con una, può essere decifrato solo con l’altra): ai bitcoin è associata la chiave pubblica del portafoglio, e ogni individuo può spendere solo la criptovaluta collegata al proprio indirizzo, mentre la chiave privata consente di apporre la propria firma digitale per effettuare il pagamento (*).

Concettualmente il Bitcoin non è molto diverso dalla tradizionale moneta contabilizzata elettronicamente dalle banche, e soddisfa le caratteristiche di garanzia necessarie, ossia la sua proprietà può essere univocamente e irrevocabilmente identificata, e non è possibile il double spending, cioè la doppia spesa con gli stessi bitcoin (né con la stessa somma in conto corrente).

Nel caso del Bitcoin la funzione di garanzia è stata assegnata non a un’istituzione finanziaria, ma a tutta la rete peer-to-peer (P2P), grazie al sistema blockchain (vediamo subito cos’è), pertanto è stata sostituita la fiducia bancaria con la crittografia.

L’architettura tecnica del Bitcoin, nella sua idea essenziale e nella sua dinamica inerziale, è meno complicata di quanto si creda. Il fatto che le chiavi di tutti i portafogli Bitcoin siano pubbliche, rende pubbliche tutte le transazioni, memorizzate in un database – una sorta di “libro contabile” generale, disponibile a tutti i nodi della rete, appunto la blockchain (“catena di blocchi”) – che finisce per contenere lo storico di tutti i movimenti di tutti i bitcoin generati, a partire dall’indirizzo del loro creatore fino all’ultimo proprietario. Questo permette di verificare che i bitcoin oggetto di una qualsiasi transazione appartengano effettivamente a un dato portafoglio.

Questo per quanto riguarda la circolazione dei bitcoin. Altra questione è quella della creazione della massa dei bitcoin in circolazione (quello che con la moneta tradizionale fa la banca). Confermare un pagamento in bitcoin significa risolvere un problema di crittografia ricevendo in cambio una ricompensa in nuovi bitcoin.

Tuttavia, il grosso della creazione di bitcoin avviene con cadenza temporale costante. Il software Bitcoin rilascia nella rete P2P un blocco Coinbase: lo potremmo definire un problema crittografico da risolvere. Il primo computer della rete che ne arriva a capo, trovando attraverso dei calcoli una serie di numeri, riceve una ricompensa in bitcoin di nuova emissione (un valore che si dimezza ogni quattro anni circa).

È dunque una specie di caccia al tesoro, che viene definita attività di mining, ossia di “estrazione” (simbolicamente dell’oro). Dapprima per i “minatori” erano sufficienti dei computer personali per risolvere il problema crittografico. Man mano che la rete è cresciuta, il problema crittografico si è fatto più complesso. I proprietari dei relativi pc hanno iniziato ad acquistare hardware specializzati in quel particolare processo di calcolo, e sono nati i mining pool: nodi di rete che si sono uniti, per accrescere la potenza in termini computazionali, spartendosi poi la ricompensa in nuovi bitcoin a seconda del contributo al processo di calcolo dato da ciascun computer.

Si è prodotta una sorta di élite che effettua Coinbase, risolve complessi problemi matematici per aggiungere nuovi blocchi alla catena e verifica le transazioni, traendone un guadagno in nuovi bitcoin, a fronte di una massa di utenti che non possono che limitarsi a utilizzare la criptovaluta. In breve: grandi capannoni, situati generalmente nei pressi di centrali elettriche, dalle quali attingono l’energia per alimentare un enorme numero di computer dedicati all’attività di mining.

Fino al 2021, in Cina era delocalizzata una percentuale notevole del processo di mining, con la medesima logica della delocalizzazione manifatturiera. Vi lavorano addetti al controllo dei computer, a salari cinesi, che operano in lunghi turni, spesso dormendo sul posto. Dopo le restrizioni cinesi, il Kazakhstan e il Canada sono diventati hub importanti per il mining di criptovalute, in particolare Bitcoin.

Da moneta speculativa le criptovalute, dunque anche i bitcoin, si sono trasformati anche in moneta di riserva. Il 23 gennaio, Trump ha firmato l’ordine esecutivo Strengthening American Leadership in Digital Financial Technology, con cui apre la strada alle criptovalute. In tal modo affossando le valute digitali delle banche centrali e favorendo le criptovalute private. L’ordine presidenziale è la pietra tombale sul progetto di dollaro digitale emesso dalla FED e, in generale, sull’utilizzo all’interno degli Stati Uniti di qualsiasi valuta digitale nazionale.

Il 6 marzo, con un altro ordine esecutivo, il presidente USA ha istituito una “riserva strategica di bitcoin”, nella previsione di ampliarla ad altre criptovalute al fine di “stabilire una riserva di asset digitali degli Stati Uniti”. Al momento nel conto andranno “tutti i bitcoin detenuti dal Dipartimento del Tesoro che sono stati definitivamente confiscati come parte di procedimenti penali o civili”. Ciò segna un cambiamento nel ruolo di Bitcoin all’interno del sistema finanziario globale, da attività speculativa a strumento di riserva macroeconomica legittimo e riconosciuto.

In caso di grave crisi finanziaria, queste riserve basate sul nulla che funzione avranno? Appunto quella di essere semplicemente virtuali. Che cosa potrebbe succedere? Parafrasando Enrico Cuccia a proposito di Mediobanca, si può dire che se anche l’Impero romano è crollato ... . E dunque? Risposta: perché preoccuparsi di cose sulle quali nulla sappiamo ancora e nulla possiamo?

(*) Il sistema Bitcoin è non solo sicuro ma anche trasparente. Ogni persona può generare un numero infinito di doppie chiavi crittografiche (pubblica/privata) e dunque un numero infinito di portafogli (indirizzi) Bitcoin: anche uno per ogni singola transazione. Se la chiave privata viene smarrita, i bitcoin a essa associati sono irrimediabilmente persi, distrutti come banconote in un falò, perché non esiste altro che quel codice per dimostrarne la proprietà e quindi utilizzarli.

lunedì 30 giugno 2025

[...]

Ora sappiamo perché i treni e aerei non arrivano in orario.

I 32 stati membri della NATO si sono impegnati a spendere almeno il 5% del PIL per le spese militari. L’obiettivo dovrebbe essere raggiunto in un decennio, trasformando di fatto l’alleanza in un'economia di guerra permanente.

Coloro che biasimano (eufemismo) qualsiasi tipo di spesa sociale non hanno nulla da dire. Questo riarmo aumenterebbe la spesa militare collettiva della NATO da 1.500 miliardi di dollari nel 2024 a 2.800 miliardi di dollari, quasi il doppio della spesa bellica, senza considerare l’inflazione o la crescita economica. Questa cifra da sola supererebbe l’intero PIL annuo di paesi come l’Italia.

Per la Gran Bretagna, che attualmente ha un bilancio militare di circa 60 miliardi di sterline, il parametro di riferimento del 5% significherebbe un aumento a circa 140 miliardi di sterline l’anno, ovvero più del doppio delle spese per la “difesa”.

La Germania si sta preparando ad aumentare la spesa militare da circa il 2% al 5% del PIL entro il 2029, raggiungendo i 225 miliardi di euro l’anno. Con il “fondo speciale” da 100 miliardi di euro approvato nel 2022 e oltre 1.000 miliardi di euro in pacchetti militari aggiuntivi varati quest’anno, i tedeschi diventeranno in pochi anni la più importante potenza militare europea. Ed è esattamente ciò che ha dichiarato il cancelliere Friedrich Merz: la Germania farà “della Bundeswehr l’esercito convenzionale più forte d’Europa”, come giustamente previsto “date le nostre dimensioni, la nostra potenza economica e la nostra posizione geografica”. Intendimenti così chiari si possono rintracciare nel Mein Kampf.

Migliaia di miliardi vengono investiti nelle spese per gli armamenti e la “sicurezza”, mentre i servizi pubblici vengono sistematicamente e scientificamente smantellati. Intanto da noi il maggior partito di “opposizione” (non ridiamo) è tutto preso nella difesa dei “diritti”, la sua segretaria generale partecipa a quelle che ormai sono diventate delle carnevalate e non più delle occasioni per marcare un diritto della differenza (che non va trasformato in virtù!), dichiarando che la destra, ossia fascisti e guerrafondai, fa “la guerra ai diritti” degli omosessuali, lesbiche e altri simili perseguitati. Avrebbe potuto aggiungere che la destra incoraggia le donne a rimanere in cucina. Come fossero una novità le profonde radici della violenza sessuale tout court, così come il razzismo strutturale, eccetera, che non attengono solo alla “destra”.

sabato 28 giugno 2025

Troppo tardi

Oltre il limite

Da una trentina d’anni è diventato una residenza per gente (molto) benestante. Dunque, posso vederlo solo dallesterno, però lo immagino nella sua aurea originale, quella di un albergo assai noto a cavallo tra due secoli. Tappa quasi obbligata per i viaggiatori asburgici che si recavano (o in rientro) sul Garda e a Venezia. Mi pare di ricordare che vi prese alloggio anche il dott. S. Freud (non ho qui con me le carte per asserirlo con certezza).

Poi venne la guerra, quella “grande”, seguita dal crepuscolo previsto e annunciato. Svanita l’atmosfera amica, la confortevole libertà di ogni cosa (per chi se la poteva concedere, ovviamente), le stanze del prestigioso albergo rimasero vuote e silenziose. Non s’udivano più le voci concitate delle baronesse boeme, né le imperiose degli ufficiali in missione, quelli che squartavano il nemico con estrema calma. D’un tratto, con la sconfitta e l’abdicazione, la moneta divenuta carta straccia, tramontò un’epoca e scomparve un mondo che sembrava inestinguibile. Venne ad affermarsi una realtà nella quale il vecchio ceto aristocratico e quello alto borghese si trovarono senza più nulla dopo aver goduto di tutto.

Accadrà ancora e ancora, possiamo scommetterci. E poi, che cosa resterà? Un medioevo bionico e riso alla cantonese?! La storia è sì storia di lotte, ma anzitutto tra popoli e razze (vedi, da ultimo, l’attualità). Lotta tra ceti dominanti, gente sanguinaria ma con gli occhi limpidi. Le plebi sono sempre e solo personale di servizio. Quanto alla democrazia, quella attuale è una pallida imitazione applicata ai bisogni della società imborghesita.

Un giorno del 1920, durante la guerra civile, su un treno in viaggio tra Mosca e la Siberia, un ex ufficiale di marina dello zar lesse L’ABC del Comunismo, un manuale introduttivo al comunismo scritto da Bucharin (fucilato nel 1938 per ordine di Stalin) e Preobrazenskij (stesso destino l’anno precedente). Parlando con i soldati rossi, l’ex ufficiale fu colpito dall’abisso che separava i nobili obiettivi dei leader della rivoluzione dalle motivazioni dei soldati. Questi uomini non sapevano nulla della teoria marxista, non ne erano interessati e non si curavano affatto di come sarebbe stata la nuova società russa. Solo una cosa motivava le loro azioni: il desiderio di distruggere il vecchio ordine.

Chi vede in tutto ciò (e in quello che scrivo) una contraddizione, ha ragione. Ciò non toglie sia uno sciocco chi guardi solo l’aspetto contraddittorio del racconto. Pukin, Gogol’, Turgenev, Tolstoj, Dostoevskij, aleggiavano sulle ceneri e sui cadaveri del mondo che avevano abitato. I loro fantasmi perseguitarono la classe dominante precipitata nel vulcano di cui preparavano l’eruzione. I più intelligenti l’avevano prevista; i più sensibili l’avevano giustificata. Tutti piansero sulla loro incoscienza. Troppo tardi. 

venerdì 27 giugno 2025

Più yogurt per tutti

 

Il vasetto di yogurt vuoto lo metto nell’apposito contenitore per la plastica, mentre 95 jet privati con ospiti, dopo aver attraversato l’Atlantico, atterravano a Venezia per le nozze di Jeff Bezos.

Per me è importante fare qualcosa per l’ambiente; è scontato. Ogni piccolo contributo aiuta il nostro pianeta. Ci credo fermamente.

Gli esperti stimano che conferire i vasetti di yogurt nella plastica consente di risparmiare circa 10 grammi di CO2 per vasetto, grazie alla migliore riciclabilità della plastica bianca sottile, mentre un jet privato emette circa 30 tonnellate di CO2 per volo transatlantico: con 95 voli di andata e ritorno, ciò equivale a circa 5.700 tonnellate di CO2.

Per quanto mi riguarda personalmente devo solo aprire 570 milioni di vasetti di yogurt per compensare le emissioni di CO2 causate dai jet privati per il matrimonio di Jeff Bezos.

Ce la posso fare, dico fra me con ottimismo: ne mangio subito un altro. I padroni dell’industria alimentare dovrebbero ringraziarmi.

L’inquinamento da carbonio degli aerei è ben lungi dall’essere l’unico problema ambientale causato da quel tipo di traffico. Emissioni ad alta quota di ossidi di azoto (NOx), composti solforati, vapore acqueo, costruzione e manutenzione degli aeroporti ...

Nel 2023, l’Unione Europea ha fatto un grande passo avanti: l’aviazione deve ridurre le proprie emissioni di gas serra. Entro il 2050, le compagnie aeree dovranno utilizzare il 70% di SAF (Sustainable Airplane Fuel), ovvero carburanti sostenibili per l’aviazione, secondo il regolamento denominato ReFuel-EU. Si è quindi presentato un problema: sebbene esistano molte alternative per sostituire il cherosene, nessuna è sufficientemente sviluppata da coprire il 70% dei carburanti utilizzati nell’industria aeronautica, che trasporta quattro miliardi di passeggeri l’anno e genera un fatturato di mille miliardi di euro.

E con che cosa vorrebbero sostituire il carburante attuale? Con il legno! Non per bruciarlo direttamente, questo è ovvio, ma per ottenere le famose biomasse legnose quale prodotto di un particolare processo al quale viene sottoposto il legname vergine (libera una certa dose di anidride carbonica, ma meno del cherosene). Tagliare boschi e foreste per far volare gli aerei. Con l’attuale crescita del traffico aereo – più 3% l’anno – il traffico raddoppierà entro il 2050, quindi anche con queste soluzioni a basse emissioni di carbonio, inquineremo ancora di più, oltre a tagliare boschi e foreste.

Decarbonizzare l’aviazione è impossibile. L’unica soluzione possibile? Volare di meno, e basta. Facile a dirsi. E allora bisogna mangiare più yogurt.