giovedì 3 ottobre 2024

Risparmi

 

Quando pendolavo in su e in giù per il Veneto sui treni, questi immancabilmente arrivavano con qualche minuto di ritardo. Ce n’era qualcuno che arrivava con un ritardo cronico, non c’era modo di arrivare in orario e prendere una coincidenza. Vi furono molte proteste per anni, quando finalmente fu varato il nuovo orario ferroviario. Beh, non ci crederete, ma da allora i treni cominciarono ad arrivare quasi sempre in orario. Qual era stato il miracolo? Molto semplice: erano stati aumentati di pochi minuti i tempi di percorrenza dei treni. È un fatto vero, una soluzione tipicamente italiana. Propongo al ministro dei trasporti attuale: si annuncino i treni solo quando sono in orario. Ciò comporterà fino all’80% di annunci in meno, con un notevole risparmio di tempo da parte del personale ferroviario.


martedì 1 ottobre 2024

E tutti quanti a fare il tifo

 

Chi ha ragione, chi ha torto? La questione, messa così, non trova soluzione. L’esercito israeliano, dopo settimane di bombardamenti sul Libano, ha deciso di invadere. Che altro doveva fare, posto che da mesi dal Libano partono razzi che vanno a colpire le zone residenziali israeliane?

E però tutto nasce, in origine e poi si complica nel tempo, dalla politica di occupazione e di segregazione attuata dal sionismo nei confronti della popolazione palestinese. La soluzione stava nel compromesso, che sia da una parte e sia dall’altra non si è voluta trovare. Soprattutto i sionisti non hanno alcuna intenzione di tenersi i palestinesi tra i piedi se non come utile manodopera.

Il piano post bellico di Netanyahu (il pano Gaza 2035) prevede di ricostruire da zero la Striscia, collegarla alla penisola arabica con nuove infrastrutture, trasformarla in una zona di libero scambio detassata e offrirla ai “Paesi arabi moderati”. Ecco perché è molto sospetto che l’attacco del 7 ottobre scorso abbia trovato davvero impreparata l’intelligence israeliana.

Smantellare Hamas era e rimane il principale obiettivo. Non è da escludere che anche l’autorità palestinese fosse coinvolta in questo piano e per quanto riguarda l’attacco del 7 ottobre 2023 fosse al corrente e abbia lasciato fare.

Una Gaza prospera, facente parte di un’architettura regionale abramitica. Ciò era incompatibile con Gaza avamposto iraniano che stava sconvolgendo l’architettura regionale moderata e le catene di approvvigionamento emergenti dall’India attraverso la Striscia di Gaza fino all’Europa.

Tutto il resto, smentendo anche il pano Gaza 2035, che così com’è non vedrà mai realizzazione, dovrà far parte della Grande Israele. I palestinesi, la loro storia e loro legittimi diritti saranno cancellati per sempre.

L’Europa in tutto questo ha delle responsabilità storiche enormi. La maggiore di queste responsabilità è stata quella di avere consentito e anzi favorito il progetto sionista di immigrazione e occupazione della Palestina. Questa è acqua passata, il domani non appartiene ai palestinesi, ma a un accordo tra Israele e Arabia Saudita, Emirati, Egitto, Bahrein, Giordania, Marocco. Le decine di migliaia di morti assassinati, sono solo danni collaterali nel grande gioco geopolitico ed economico. E tutti quanti a fare il tifo.

sabato 28 settembre 2024

La realtà dissanguata

 

In questi tempi, in cui la realtà sembra ovunque sotto attacco, la concezione ipocrita della verità sembra essere condivisa da molti. I difensori della realtà che cercano di arginare il torrente di disinformazione che si riversa su tutti noi spesso commettono l’errore di desiderare un’età dell’oro in cui la verità fosse indiscussa e universalmente accettata. Affermano che questo è ciò di cui abbiamo bisogno, tornare ai bei tempi. La verità è che la verità è sempre stata un’idea controversa.

Il passato è costantemente rivisitato secondo gli atteggiamenti del presente. Lo sarà anche il nostro presente quando diventerà storia. C’è, tuttavia, del vero nell’idea che nel XX secolo esistesse un consenso diffuso sulla natura della realtà. In generale, condividevamo la stessa concezione della natura della realtà, e il racconto storico, di ciò che era stato, era costruito su questa base. Questo consenso si basava anche su una serie di esclusioni, ma non è questo il punto.

Verso la fine del secolo scorso, sotto la pressione di enormi cambiamenti geopolitici e sociali, la concezione della realtà ha cominciato ad apparire falsificata. Si è creata così un nuovo tipo di realtà. Credo che l’influenza nel discorso pubblico di voci sempre più diverse sia stata una buona cosa, che abbia arricchito e aperto la nostra comprensione del mondo a una maggiore complessità, a una moltitudine di realtà. E però in questa nuova realtà, diventata multidimensionale, fratturata e frammentata, coesistono informazioni importanti e le più palesi sciocchezze, apparentemente con lo stesso grado di autorità.

Il bombardamento di uno Stato sovrano con centinaia di morti civili; a fianco la notizia che ci rivela che il Papa ha preso un caffè a Bruxelles. Una vertigine epistemologica: intorno alla manipolazione dei fatti c’è battaglia, e se diventiamo increduli per prudenza, si corre il rischio di una sordità infame. L’eccesso di menzogna ha reso incredibile l’eccesso di verità, banalizzando il nostro rapporto con la realtà. Quaranta o cinquanta mila morti, un milione, per ora, sono solo numeri. La nostra epoca ha deciso che la realtà di cui ha bisogno per i propri affari deve essere dissanguata.


mercoledì 25 settembre 2024

La notte scende sul deserto

 

«In cima ad un altopiano battuto dal vento, il sergente Nabil passa in rassegna gli uomini. Tutti stanno dritti, il collo allungato, le mitragliatrici in spalla. Nabil consegna a ciascuno un Corano con la copertina di percalina blu decorata con arabeschi dorati. È con il cuore pieno di emozione che Fouad riceve il suo. Alza gli occhi al cielo, cercando la pallida traccia di Al- Buraq, il cavallo alato che portò Maometto dalla Mecca ad Al-Quds, chiamata Gerusalemme, poi da lì al firmamento. Attento! grida il comandante. Stringendo con la mano destra il sacro Corano, Fouad proclama all'unisono con i suoi compagni il giuramento di fedeltà all'IDF e allo Stato di Israele. l’espressione con cui completa il giuramento e che segn la fine della sua formazione di base e un omaggio a coloro che “hanno dato la vita per la difesa della patria e della libertà di Israele.

Negli anni scorsi, prima dei fatti recenti, il numero di musulmani e cristiani, ragazze e ragazzi, che hanno scelto di prestare servizio nelle file dell’IDF è aumentato di dieci volte. Ciò che agli albori di Israele era ancora un aneddoto era diventato un vero e proprio fenomeno sociale».

Questo è il “fenomeno sociale” secondo la propaganda sionista in occidente. Ma come stanno effettivamente le cose?

La legge richiede che ogni cittadino arabo-israeliano (il 21,1% della popolazione nel 2022) si rechi all’ufficio di reclutamento e lì si dovrebbe prendere la decisione in merito al suo arruolamento. Questo non accade, l’articolo 1 della legge sui servizi di sicurezza applica effettivamente l’obbligo di arruolarsi nel servizio di sicurezza a ogni cittadino israeliano e residente permanente, indipendentemente da razza, religione, nazionalità o origine. Si tratta cioè di un “obbligo individuale derivante dall’essenza stessa della cittadinanza israeliana”. Ma nella stessa legge, all’articolo 13, viene conferita al “comandante” la facoltà di non far rispettare tale obbligo.

Il ministro della Difesa ha delegato l’autorità militare, lasciandogli un ampio margine discrezionale quando si tratta di decidere chi convocare all’ufficio di reclutamento. Inoltre, nelle istruzioni della Divisione del personale dell'IDF (istruzione Mag 01-01) è scritto in relazione al “reclutamento delle minoranze” che “come regola generale questa popolazione non sarà reclutata per il servizio nelle IDF”, ad eccezione di “persone che esprimono la loro volontà”.

Vediamo fino al marzo 2023 quanti arabi israeliani, che i concittadini ebrei con sarcasmo e altro chiamano “i cugini di quinto grado”, avevano deciso di indossare la divisa israeliana. Il tenente colonnello Hisham Abu Riya, responsabile del reclutamento dei musulmani nell’esercito presso il Ministero della Difesa, in un’intervista alla rete Herenet B: «Oggi, più di 350 soldati musulmani prestano servizio nell’esercito, la maggior parte di loro nelle unità combattenti. 10 anni fa si contavano sulle dita di una mano».

La maggior parte di loro viene impiegata nel controllo delle migliaia di lavoratori palestinesi che si presentano quotidianamente ai vari punti di passaggio tra le enclavi palestinesi e Israele.

Quali sono o possono essere i motivi che spingono dei giovani arabo israeliani ad arruolarsi nell’esercito israeliano? Innanzitutto molteplici vantaggi economici e sociali come del resto succede in qualunque esercito di volontari. Il servizio nell’IDF consente di beneficiare di una certa formazione professionale, stipendio molto alto rispetto agli standard arabi, e, al ritorno alla vita civile, assistenza abitativa e borse di studio. Anche maggiori possibilità di trovare lavoro, la presentazione di un curriculum militare di buon livello offre un sicuro vantaggio nelle assunzioni.

Altra motivazione adotta, ma tutta da verificare, riguarda lo scisma tra l’OLP e Hamas che ha lacerato la causa palestinese, specie tra i palestinesi non musulmani, e il crescente disincanto nei confronti delle figure dominanti sia a Ramallah che a Gaza.

lunedì 23 settembre 2024

Sapevano

 

L’esercito israeliano ha invaso e bombardando Gaza uccidendo decine di migliaia di persone e radendo al suolo più di 80mila edifici. Per selezionare questi obiettivi, Israele usa un sistema di intelligenza artificiale chiamato Habsora: “Il Vangelo”, il cui utilizzo è stato menzionato anche nell’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica contro lo Stato ebraico presso la Corte internazionale di giustizia.

Che cos’è Habsora? È una tecnologia organizzata intorno a un archivio di fonti documentarie che Israele costruisce da anni, a partire semplicemente dagli smartphone e da WhatsApp. Su WhatsApp è possibile rastrellare qualsiasi genere di fonte, anzitutto raccogliere informazioni, che consegniamo a Facebook, o meglio a Meta, la corporation che utilizza Facebook, Instagram, WhatsApp ecc., su chi lo usa e sulla sua rete di relazioni.

Reti che dopo un po’ sono talmente ovvie, evidenti e dichiarate, che consentono di dire: il tal dei tali è militante in una certa formazione politica e i suoi amici più stretti sono A, B, C, D mentre gli altri sono conoscenti, li ha tenuti fuori da un gruppo e sono dentro un altro. Questa tecnologia ha consentito una mappatura assoluta, per esempio, dell’intero mondo palestinese; una mappatura che permette di dire che il tal dei tali abita al settimo piano di un certo palazzo, alla finestra 22, e che ha delle reti che lo identificano come uno che ha molte relazioni in quel particolare mondo.

Quindi sai chi è, sai dov’è, sai il suo grado e gli dai anche un punteggio: lo qualifichi non solo come un interessante obiettivo dal punto di vista della sorveglianza, ma per la sua graduatoria di relazioni molto alta. Questo ti consente di fare una terza operazione: dire alle tue macchine che lo colpiranno, quando deciderai che deve essere colpito, la quantità di “danno collaterale” accettabile rispetto al suo grado di importanza. Importanza minima: tre civili morti; media: dieci civili morti; alto livello: non ha importanza quanti civili morti. Se ne fottono del Diritto umanitario internazionale.

Sono in grado tecnologicamente di decidere i danni collaterali, il possibile e il non-possibile nella nostra vita. Le tecnologie sono pronte, sono in vendita e vengono proposte: Israele vende le proprie garantendo la loro IA come sperimentata sul campo. E vende la penultima versione, tenendosi il modello più avanzato, che usa per controllare l’utilizzatore della tecnologia che ha venduto.

I morti di Gaza, della Cisgiordania, del Libano, non solo soltanto morti degli israeliani. Sono anche morti nostri, perché siamo in grado di sapere che cosa sta effettivamente accadendo. Il nostro silenzio è complice. Perché quei morti, feriti e mutilati non sono solo dello Stato israeliano, sono anche di tutti quelli che dicono che va bene così e di coloro che non sono capaci di vedere la gravità di ciò che accade.

Se condividi il contesto geopolitico statunitense, non fai altro che riprodurre esattamente la logica di potere e la logica del contesto geopolitico di Washington e dei suoi alleati. Non fai altro che lo stesso lavoro di un soldato israeliano sul fronte. Lo stesso lavoro che facevano e che hanno fatto per anni i cittadini tedeschi di fronte ai campi di concentramento: c’erano, i prigionieri venivano prelevati al mattino per fare dei lavori e riportati al campo la sera. Tutti coloro che volevano sapere, sapevano.