L’ex sergente Heinz Alfred Kissinger copie oggi cent’anni. Ha scritto in gioventù un grande e insuperato saggio sulla diplomazia della Restaurazione, poi s’è trovato, a mio avviso quasi per caso, dalla parte del Partito repubblicano. Come statista il giudizio è (stato) molto controverso, ma oggi, in questa nostra epoca di diserzione, di Kissinger non si ricorda quasi più nessuno. Fu tra i pochi ad accorgersi, a un certo punto, che la causa del Viet-Minh era prima di tutto un nazionalismo prima che ideologia, anche comunista (non erano i dollari, la marijuana, i Rolling Stones o le puttane di Saigon a far cambiare idea ai viet minh). Così come oggi è sbagliato confinare nei loro presupposti ideologici i combattenti ucraini, che non sono tutti nazisti (*).
Avercene oggi di statisti come Nguye"n Sinh Cung o Henry Kissinger. Questo mio giudizio l’ho già espresso, anche sul blog, in più di un’occasione, facendo storcere il naso a qualche lettore che ricorda il Cile di Pinochet (che cos’è oggi la Polonia?). Che avrebbe dovuto fare un segretario di Stato nel suo “cortile di casa”? Lo stesso vale oggi per la Russia di Putin. E poi i suoi libri vanno letti, non solo commentati.
Grande diplomatico Kissinger, almeno con lui si sapeva con che canaglia si aveva a che fare. Un diplomatico è un uomo educato, che deve saper discutere amabilmente con avversari subdoli e subdoli come lui. Lo statista sa mettere a tacere le sue emozioni che lo indurrebbero a piagnucolare ogni volta che gli vengono mostrate foto di bambini straziati dalle bombe o dalla fame. Ciò non significa che sia insensibile, ma che sa controllare le sue emozioni e reprimerle se necessario. Un diplomatico sa trattenere le lacrime di fronte all’orrore. Oggi Tocqueville, in redingote, fuggirebbe dall’America su un camion della spazzatura, come un comune delinquente.
(*) Ai suoi giorni, Nixon aveva cercato di fare pressione sui nordvietnamiti avviando l’operazione Rolling Thunder, che doveva schiacciarli sotto tonnellate di bombe. Nixon pensava che i nordvietnamiti si sarebbero detti: “questo furfante è così pazzo che è meglio discutere con lui al tavolo delle trattative”. Ma i vietnamiti del nord non erano turbati dai B-52. Kissinger suggerì di bombardare le dighe per inondare le risaie e far morire di fame i vietnamiti. Il resto della storia è noto. La capacità del diplomatico è quella di prendere decisioni spietate, ma indispensabili per portare avanti un dossier difficile. Altrimenti c’è la vita monastica.