mercoledì 30 marzo 2011

Artisti



Sulla vicenda libica (ma anche tunisina ed egiziana) le offese alla verità sono sistematiche e quotidiane, organizzate, come su qualsiasi altro accadimento. E sulla faccenda dei migranti che approdano a Lampedusa l’uso politico di quelle sofferenze umane è stomachevole. Il ministro Bossi raramente dice ciò che pensa e ancor più di rado pensa ciò che dice, da cui deriva la sua apparente schiettezza, e perciò quando afferma, dopo mesi di allarmismi sugli sbarchi e di studiata impreparazione a farvi fronte, che i migranti bisogna mandarli “fuori delle palle”, denuncia tutta la mala fede e il cinismo di cui è capace un partito di avventurieri che ha costruito il grosso delle proprie fortune elettorali sulla paura e la xenofobia.

Del caso di Lampedusa si occupa anche Beppe Grillo, le cui tendenze ascetiche, soprattutto verbali, sono ben note e ancor più le sue attitudini vaticinanti in chiave di rappresentazioni “artistiche”. Egli sostiene che «L'immigrazione è un tabù. Cos'è un tabù? Un fatto di cui non si può parlare o di cui si deve dare sempre la stessa interpretazione. Il tabù esige che sia perpetuato con frasi di nessun significato che hanno, come unico obiettivo, il rafforzamento del tabù stesso. Infrangere un tabù è considerato ripugnante e degno di biasimo da parte della comunità».

Quindi, scrive, questi migranti, quando si tratta di «rifugiati politici devono trovare sempre accoglienza […], gli altri sono benvenuti solo se ci sono le condizioni per ospitarli, casa e lavoro, altrimenti si fa demagogia elettorale a vantaggio non delle sinistre buoniste e cialtrone, ma della Lega». Non fa una grinza. Si dimentica però di soggiungere esplicitamente quali provvedimenti ritiene necessari in alternativa, visto che le condizioni per ospitarli non ci sono. Insomma fa la predica agli altri parlando di “tabù”, ma è la stessa predica che dovrebbe rivolgere anzitutto a se stesso poiché evoca il tabù dell’emigrazione solo per esorcizzarlo senza avere però il coraggio di dire esplicitamente, in italiano o in genovese, “fuori dalle balle”.

Agli artisti come Bossi e Grillo deve essere concesso molto, poiché essi, volenti o nolenti, lavorano per l’umanità itera, o almeno per quella della Padania.

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