giovedì 31 dicembre 2020

Un anno record (per pochi)

 

Siamo nel mezzo della più grande contrazione economica dalla Grande Depressione degli anni 1930, e però i mercati azionari di tutto il mondo hanno buoni motivi per festeggiare lanno che si chiude.

Quando gli effetti economici e finanziari della pandemia hanno cominciato a diventare evidenti a marzo scorso, le borse sono crollate. Le banche centrali e i governi di tutto il mondo sono intervenuti con il più grande salvataggio finanziario nella storia, immettendo nel circuito speculativo l’equivalente di più di 10.000 miliardi di dollari.

Negli Stati Uniti, la Fed ha emesso un assegno in bianco a Wall Street, impegnandosi ad acquistare tutte le classi di attività finanziarie (letteralmente anche la spazzatura) in modo che il travaso di denaro verso rentier e speculatori possa continuare senza sosta.

Dalla sua caduta a metà marzo, l’indice S&P 500 è aumentato del 66%. Le azioni di dozzine di società sono aumentate a un ritmo anche più veloce. Le azioni Tesla sono aumentate del 690 per cento quest’anno, quelle della società di celle a combustibile Power Plug sono schizzate di oltre il 1.000 per cento, quelle Zoom Communications sono cresciute del 451 per cento.

Inoltre, sta emergendo una nuova classe di miliardari, le cui fortune sono sospinte dall’aumento delle azioni delle società associate allo sviluppo dei vaccini e al loro utilizzo. Le azioni di Moderna, una delle società coinvolte, sono aumentate del 532%.

mercoledì 30 dicembre 2020

Champagne & vaccini

 

Dopo l’annus horribilis, brinderemo l’arrivo del 2021, magari con dello champagne. Non io, che molti anni fa, al ritorno da un viaggio con seguito di una dozzina di bottiglie di champagne casereccio da 1⁄2 litro, dono di parenti d’oltralpe, regalai fino all’ultimo vetro. Preferisco i vini fermi, che vanno d’accordo con il mio gusto e temperamento.

Lo champagne ha origini inglesi e non francesi. Il primo metodo di rifermentazione in bottiglia con l’aggiunta di zucchero fu proposto dal dottor Merrett alla Royal Society. I francesi si adeguarono e reclamizzarono insuperabili il loro prodotto.

Questo cambiamento nella viticoltura e nei metodi di vinificazione dipese da due fattori: l’Europa stava attraversando l’ultima e più acuta fase della cosiddetta “piccola glaciazione”, che perdurava da circa due secoli. Tra la fine del XVII e fino a tutto il XVIII secolo, le condizioni climatiche per produrre un vino fermo e secco nella Champagne non c’erano.

Subentrarono nuove varietà a bacca bianca, perché quelle a bacca rossa non avrebbero mai prodotto con un clima poco temperato dei vini decenti. A quel tempo andava per la maggiore la malvasia aromatica veneziana (Venezia fu ricca per gli schiavi, il sale, la malvasia, il cremore di tartaro, sostanza usata nella colorazione dei tessuti che si formava nei tini per effetto della fermentazione del vino, per gli specchi, i vetri, la stampa, ecc.), che prese il nome di malvasia di Candia, oggi Creta, dove furono impiantati dopo la IV crociata grandi estensioni di quel vigneto. Dopo la conquista turca dell’isola, il vino fu prodotto lungo le coste adriatiche e anche in altre località italiche.

Per produrre del vino in linea con i gusti di allora, che privilegiavano la dolcezza, era necessario “dosare” il vino, mettendoci dello zucchero. Così cominciò la pratica del “dosage”, che diventa un elemento distintivo dello champagne.

L’altro fattore di cambiamento riguarda la scelta di quali vini produrre. Non fu più una ristretta cerchia di aristocratici a decidere, ma una sempre più larga fascia di consumatori borghesi.

Fu il connubio tra due processi, quello di natura e quello storico-sociale.

 *

A capodanno 2020, miliardi di persone brindarono per il nuovo anno, centinaia di migliaia delle quali inconsapevoli che nel corso di quest’anno sarebbero morte a causa di un’epidemia virale della quale allora non sospettavano l’esistenza, e il cui contagio in Italia fu in seguito giudicato probabile quanto la caduta di un asteroide.

Venne l’epidemia virale, e nondimeno le pubbliche autorità invitarono a brindare ancora alle sorti magnifiche e progressive.

Fu ed è come solito sua maestà il caso a farla da padrone per quanto riguarda il destino dei singoli, specie se anziani e con gravi comorbilità; nell’insieme, però, il casuale dei molti soccombenti s’è manifesto come necessità complessiva, secondo legge di natura.

Porsi contro le leggi di natura significa cercare guai. Si può, attraverso la loro conoscenza, operare per volgerle a nostro favore, come nel caso banalissimo dello champagne, così come in quello molto più serio dei vaccini, eccetera.


martedì 29 dicembre 2020

Una domanda da comune aspirante al vaccino

 



Siamo sicuri che questi vaccini, almeno a giudicare da queste foto, sono trasportati nelle condizioni di temperatura previste dal produttore? Perché se queste immagini sono pertinenti, tanto valeva affidarne la consegna a un qualsiasi corriere.

Sui ritardi, non nutrivo dubbi al riguardo. E siamo solo alla prima consegna regolare prevista.

Quanto al fatto che si scopra che ogni flaconcino può essere diluito in sei dosi anziché cinque, è una notizia che m'inquieta ancora di più. Stanno minando seriamente le mie (e credo comuni) fiduciose aspettative.

lunedì 28 dicembre 2020

"Andrà tutto bene" (col culo degli altri)

 

Se nel dicembre 2014 aveste investito 10.000 euro in azioni Facebook, invece di farvi fregare (mera ipotesi) i soldi con i gratta e vinci e le slot, oggi vi ritrovereste con 52.000 euro. Identico andamento per le azioni Apple, da 28 euro a 122. Con Google avreste in portafoglio “solo” 35.000 euro di quelle azioni, ma sarebbe andata decisamente meglio con Amazon, perché avreste 110.000 euro da scialacquare in regalini di natale.

Ma non tutte le azioni dell’indice Nasdaq si sono apprezzate allo stesso modo. Diciamo che da dicembre 2014 l’indice si è apprezzato di circa 3,2 volte. Insomma, il vostro capitale sarebbe comunque triplicato in 6 anni, e aumentato di circa 14 volte in 15 anni. Non male.

Senza fare nulla, semplicemente mantenendo i nervi saldi. Se invece siete dei tipi ansiosi e qualche azione andasse male in un certo periodo, potete sempre venderla e consolarvi detraendo le minusvalenze abbattendo la tassazione (non più alta dell’aliquota media di reddito da lavoro) sulle plusvalenze (fino al quarto anno successivo). Anche questa è elusione fiscale e abolizione del rischio investimenti, vorrei suggerire al dottor M. S..

A proposito di credito d’imposta, da segnalare che chi investe in azioni verso le imprese italiane di piccole e medie dimensioni, nella formula detta PIR (piani individuali di risparmio), a fronte del mantenimento dell’investimento a portafoglio per almeno cinque anni, ottiene la completa detassazione dal reddito prodotto da tale investimento e se per sfiga crepa prima della scadenza, scatta l’esenzione dall’imposta di successione (già bassissima).

Non solo non si pagano imposte per i guadagni, ma con la legge di bilancio 2021 (ormai blindata) è previsto che i contribuenti italiani (in netta maggioranza lavoratori dipendenti e pensionati) garantiscano il rimborso del 20% delle eventuali perdite, minusvalenze e differenziali negativi derivanti dai PIR costituiti dal 1° gennaio 2021 ed effettuati entro il 31 dicembre dello stesso anno.

Su 10.000 euro (poniamo sia questa l’entità complessiva della perdita investendo col PIR), lo Stato non vi tasserà i guadagni (se tenete l’investimento per 5 anni), e inoltre vi rimborserà, seppur diluiti in 10 anni, 2.000 euro sulle perdite!

Personalmente non conosco “risparmiatori” che investono la miseria di poche migliaia di euro in strumenti finanziari di quel tipo (anche se non posso escludere che esistano), ma ne conosco altri che investono cifre ragguardevoli. Esentasse sui guadagni e con rischio ridotto del 20% in caso di perdite. Italia paradiso fiscale e nuova Korvatunturi.

E ora andate sul vostro balconcino a gridare: “Andrà tutto bene”!

P.S. : non penso che chi ha introdotto l’emendamento di cui sopra alla legge di bilancio sia da annoverare tra quelli che non hanno ricevuto un’ “educazione finanziaria” (per dirla con Seminerio). Tutt’altro. Ma che molti di quelli che l’hanno votato siano degli analfabeti, ebbene questo è palese.


[...]

 


La sottosegretaria alla cattiva salute.


Dunque, 9.750 per ogni Länder.



La neve si abbatte!!
Un'emergenza al giorno,
scatta un blitz per ogni evento.


Vieni, caro, che c'è una pala anche per te.
Così potrai rimediare a un'altra ingiustizia.




domenica 27 dicembre 2020

In attesa

 

In attesa che non ci scassino più le gonadi sulle mutazioni “inglesi”, attendiamo fiduciosi le nostre dosi.


470mila la settimana? Vedremo. Supponendo di riuscire a vaccinare (senza contare il “richiamo”) 500.000 persone ogni settimana (100.000 al dì per 5 gg.), per vaccinarne 40 milioni serviranno 80 settimane.

Tutto fa presagire che porteremo mascherine ancora per un lungo periodo e sopporteremo questo stato di cose per anni.

Altra notizia interessante proviene sempre dal “Modello Italia”:




sabato 26 dicembre 2020

9.750 vs. 1.300.000

 



Circola qualche dubbio sul "modello italiano".
Ma sarà presto fugato da Travaglio-Scanzi-Galli,
non appena Dietlinde Gruber ritornerà dalle vacanze
(che sta trascorrendo in splendido isolamento).


Recovery Fund


 

Franceschini: "Esempio virtuoso per la ripresa del Paese".

giovedì 24 dicembre 2020

La parola d’ordine

 

Una delle caratteristiche essenziali della situazione che stiamo vivendo è la manipolazione della realtà di questa pandemia. Non che i contagi, gli ammalati e i morti non siano reali, per carità, ma è nel modo stesso, enfaticamente emotivo e spettacolare, con cui è mediaticamente raccontata la pandemia che si è arrivati ad instaurare un clima intimidatorio, fatto di manicheismi e idiosincrasie intollerabili.

Da una parte si è rassicurato: ricordiamo le estemporanee orchestrine sui balconi, le bandiere e le scritte del tipo “andrà tutto bene” (con centinaia di morti giornalieri!); quindi i messaggi aulici quirinalizi: passata la buriana ci attende un futuro migliore, perché la pandemia offre l’opportunità “per costruire una società più giusta e inclusiva”, eludendo il fatto evidente che la pandemia non fa che aumentare le disuguaglianze.

Per altro verso si è fomentata la paura, puntando sulla consonanza cognitiva allo scopo di orientare i comportamenti. Senza le immagini dei camion militari con le bare, i bollettini serali come il numero dei morti e la descrizione dettagliata dell’”intubazione” nelle terapie intensive, le interviste ai “sopravvissuti”, il coprifuoco sarebbe stato ben più impegnativo da far accettare, compreso quello in corso.

S’è diffusa anche la paura di essere abbandonati una volta infettati, cosa che ha portato, specie nei primi mesi dell’epidemia, all’affollamento degli ospedali con le conseguenze che in parte ci sono note (se la gente teme di non essere curata adeguatamente a domicilio è chiaro che si rivolge agli ospedali).

È noto che ciò che colpisce di più è la morte inattesa dell’inquilino della porta accanto che non quella di centinaia di vittime di un’inondazione nel remoto Bangladesh. È sempre un problema confrontarsi con questo genere di sentimenti, per cui non sono state casuali certe forzature, come il reiterato accostamento dell’epidemia virale alla guerra, al conflitto bellico e alle sue vittime.

I 184 bambini che morirono in una scuola di Milano sotto le bombe alleate erano vittime reali. Non furono meno reali però le altre 614 vittime di quella stessa incursione aerea. Tuttavia ciò che è ricordato ancor oggi di quel bombardamento e che allora suscitò sgomento e indignazione furono quelle giovanissime vittime.

Nessuno allora sollevò pubblicamente dubbi sulle cause reali, immediate e lontane, e le responsabilità, individuali e collettive, che avevano provocato quel bombardamento e quelle morti. Chi si fosse azzardato a sollevare dubbi sarebbe stato subito bollato, con gravi penalità, come “traditore”. Le cause e le responsabilità furono univocamente addebitate alla belluinità del nemico.

Oggi il nemico è rappresentato dal virus e chi azzarda una critica su questo modo di spettacolarizzare il fenomeno e le sue conseguenze, o irride certe misure di “contenimento”, è additato come “negazionista”, o scrutinato come fomentatore di “confusione” (povero Cacciari), e pazienza se molto di questo dramma è stato causato da decisioni tardive, incoerenti e insufficienti.

La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti: vincere!

Tale atteggiamento censorio e denigratorio generalmente non viene percepito nella sua portata e gravità, e ciò vuol dire che siamo messi davvero male se il sistema ritiene di non reggere un dibattito pubblico che non sia a senso unico (così come manca un effettivo dibattito pubblico sull’impiego delle gigantesche risorse che ci sono state promesse). Dico questo perché già immagino le reazioni dell’establishment se la protesta sociale dovesse esplodere a causa della crisi economica.


mercoledì 23 dicembre 2020

Quando non c'erano vaccini e antibiotici

 

Nei pressi di Lipsia, dal 16 al 19 ottobre 1813, ebbe luogo una delle più grandi e sanguinose battaglie fino ad allora combattute. Si affrontarono circa 500mila soldati. Fu poi chiamata la “Battaglia delle Nazioni”.

Dopo il disastro della Grande Armata in Russia nel 1812 e l’alleanza tra la Prussia e lo Zar, Napoleone nella primavera del 1813, dopo aver conseguito, con una serie di battaglie tatticamente tra le sue migliori, una posizione di netto vantaggio sull’avversario, accolse le proposte di armistizio. Un errore che gli fu fatale poiché consentì al nemico di riorganizzarsi.

Il fattore tempo è una variabile decisiva, non solo dal punto di vista bellico, che può essere fatta agire a favore o a sfavore secondo le situazioni che di volta in volta si presentano. Napoleone seppe sfruttare spesso a suo favore tale fattore. Quando non vi riuscì, fu sconfitto.

Riprese le ostilità, l’esito della battaglia di Lipsia determinò la rottura del dominio francese su gran parte dell’Europa e aprì la strada a una riorganizzazione politica del continente che sarebbe durata per oltre una generazione.

A differenza delle battaglie di Austerlitz o Waterloo, a Lipsia non vi furono brillanti mosse tattiche, ma la vittoria fu determinata per la semplice superiorità degli alleati austriaci, russi, prussiani e svedesi, che raccolsero inizialmente 200.000 uomini e infine circa 350.000 uomini, mentre l’esercito di Napoleone poteva contarne 200.000. La quantità mutò in qualità.

Le truppe erano armate di moschetti ad avancarica, a pietra focaia, potevano sparare forse due volte al minuto, colpendo il bersaglio solo a distanza ravvicinata. I loro proiettili e i colpi di baionetta provocavano ferite orribili, così i colpi di artiglieria che rimbalzavano sul terreno, contrariamente a quanto si vede nei film ove esplodono (leggi qui).

Lipsia in tempo di pace contava circa 40.000 abitanti, ma in quei giorni era invasa da decine di migliaia di profughi e di feriti moribondi che trasformarono la città in una polveriera igienica. Le divise erano sporche, lacere e infestate da parassiti. Le pulci e le zecche avevano già infettato molti soldati di tifo in Russia, facendo strage.

A quel tempo (in buona sostanza fino all’avvento di nuove tecniche chirurgiche, dei vaccini, degli antibiotici, dei cortisonici, ecc.) una ferita grave molto spesso significava una condanna a morte, anche perché le amputazioni erano eseguite con i mezzi allora disponibili e in assenza di efficace disinfezione. Le orribili condizioni igieniche falcidiavano anche medici e infermieri, dei quali circa la metà non è sopravvissuta al servizio.

Non è esagerato affermare che nel corso delle guerre napoleoniche, ma anche prima d’allora e poi anche in seguito per lungo tempo ancora (vedi guerra di Crimea), il numero di morti in battaglia non era quasi mai superiore a quello per infezioni e altre cause di malattia.

martedì 22 dicembre 2020

Il divieto di spostamento

 

Il 22 dicembre 1947, la costituente licenziava la costituzione repubblicana. Il primo presidente della Repubblica (provvisorio) fu Enrico de Nicola, notoriamente monarchico. Fu scelto per tale carica proprio perché monarchico, sulla base di un compromesso con chi non si rassegnava.

La Repubblica si adeguò per lunghi tratti e per molti aspetti, anzitutto per quanto riguarda le libertà e i diritti civili, con l’Italia cosiddetta liberale e quella fascista.

Basti pensare, per fare solo qualche esempio, che la potestà maritale prevista dal codice civile, fu abrogata solo nel 1975. Ancor più grave che le disposizioni sul delitto d’onore siano state abrogate solo nel 1981. Fino al 1978 vigeva il reato di istigazione all’odio fra le classi sociali. Il quale vige tutt’ora, laddove fosse attuato “in modo pericoloso per la pubblica tranquillità”. Sul concetto di “pubblica tranquillità” l’interpretazione di qualunque sgherro e magistrato può esercitarsi estesamente, salvo poi, dopo molti anni, essere assolti.

Oggi siamo alle prese con il divieto di spostamento tra comuni e regioni causa CoV-2, ma pochi sanno che in Italia il divieto di migrazione interna è stato abrogato solo negli anni Sessanta e dopo che la questione era stata rimessa alle decisioni della Corte costituzionale. Il Parlamento tacque a lungo, fino al 1958, quando Terracini ed altri ne proposero l’abrogazione. La questione di legittimità costituzionale fu sollevata da alcuni pretori.

La legge fascista del 9 aprile 1931, n. 358, prescriveva all’articolo 1 che nessuno può trasferire la propria residenza in Comuni della Repubblica, Capoluoghi di provincia o in altri Comuni con popolazione superiore ai 25 mila abitanti, o in Comuni di notevole importanza industriale, anche se con popolazione inferiore, se non dimostri di essersi assicurata una proficua occupazione stabile. La stessa legge prevedeva gravi sanzioni a carico di coloro che trasferivano la propria residenza per trovare una occupazione.

Secondo la lettera e lo spinto della citata legge del 1939, centinaia di migliaia di lavoratori che lavorano in tutte le zone industriali (ma non solo loro) potevano essere rimpatriati con foglio di via obbligato. Cosa che accadeva largamente a scapito dei lavoratori (e delle loro famiglie), i quali venivano sottoposti ad una serie di ricatti da parte dei padroni che li costringevano ad accettare condizioni di lavoro e di sottosalario in violazione dei contratti, che già non erano favorevoli alla forza-lavoro.

Infine il Parlamento fu costretto a varare la legge 10 febbraio 1961 n. 5, che abrogava la legge classista. 



lunedì 21 dicembre 2020

Realtà e onestà

Non è vero che di SARSCoV-2 muoiono solo persone molto anziane e con altre morbilità (quale sciocchezza sostenerlo).

A tale riguardo sono disponibili dati incontrovertibili: su 59.394 pazienti deceduti e positivi a SARSCoV-2 in Italia, secondo report ufficiale riferito al 9 dicembre, l’età media dei pazienti è 80 anni (mediana 82, range 0-109, Range InterQuartile - IQR 74-88). Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1).

Pertanto, prevalentemente la mortalità per polmonite interstiziale da CoV-2 riguarda persone anziane in presenza di altre patologie, spesso gravi.  

Inoltre, mediamente in Italia, in tempi normali, muoiono 1770 persone il giorno, nel periodo invernale molte di più, nel mese di giugno assai di meno.

Porre in evidenza questi dati non significa sottovalutare l’impatto sociale, sanitario e umano della pandemia, ma prendere atto della famigerata realtà cui un giorno sì e l’altro pure ci richiama il dott. Mario Seminerio, massimo esperto di punteggiatura. 

Quanto al sig. Luciano Capone, se vuole dar stima a ciò che sostiene, eviti di forzare i (pre)giudizi e trascriva con onestà intellettuale i dati disponibili. A guadagno di tutti.


domenica 20 dicembre 2020

Fiabe

 


Cosa non si farebbe per un clic, un abbonamento on-line in più. Sono senza pudore.

Non è la prima variazione di questo virus corona da quando è stato scoperto. Ormai se ne conoscono un migliaio di varianti. In Italia circolano almeno 13 diversi ceppi virali e la mutazione DG614 è stata individuata già lo scorso marzo nel 98% delle sequenze genomiche italiane depositate in banca dati e ha reso il virus più contagioso.

A livello biologico i virus sono organismi molto basilari il cui unico obiettivo è di riprodursi. Per farlo devono continuamente adattarsi alle cellule dell’organismo che infettano. Alcune mutazioni ne favoriscono la diffusione, altre la bloccano, come nei più classici processi evoluzionistici.

Pertanto, posto che le mutazioni di questo virus sono indotte dal nostro sistema immunitario, ciò significa che è in corso una sorta di adattamento. Alla fine il virus si “arrenderà”, complice la vaccinazione e l’immunizzazione di massa, e si adatterà a noi. Come nel raffreddore, di cui è parente stretto.

La possibilità che non questa, ma un’altra mutazione non possa rispondere a un vaccino esiste? Il 100 per cento non esiste in medicina e in natura, ma solo nelle fiabe.

*

Le persone di religione ebraica non hanno ovviamente il natale, ma nel mese di kislev festeggiano la hanukkah, ossia la “festa delle luci”, una fiaba al pari del natale cristiano da cui deriva il noto candelabro ebraico menorah.

Anche gli islamici non hanno il natale, così i cinesi, pakistani, cingalesi e altri. I cosiddetti “ortodossi”, che sono milioni in Italia (pensiamo solo alla maggioranza dei rumeni, ucraini, moldavi, ecc.), festeggiano il natale secondo il calendario giuliano, dunque 13 giorni dopo il nostro, detto gregoriano. Per chi non avesse chiara l’origine e la differenza tra i due calendari, può cliccare QUI, il post più letto di questo blog e uno dei più visualizzati in italiano su questo argomento.


sabato 19 dicembre 2020

No, non è una dittatura




Li metteremo in conto a Urbano Cairo
*

No, non è una dittatura. Per certi aspetti é anche peggio: è il regno dell’assurdo e del ridicolo. Tutto ciò accade nel silenzio quasi assoluto dei giornalini e dei giornalisti grandi firme, che anzi offrono il proprio sostegno non disinteressato a questo andazzo. Sono senza vergogna.

Qui non si tratta di negare il virus e il suo potenziale omicida. Ciò è fuori discussione. Si tratta di dire delle semplici cose, e cioè che a fronte della limitazione e anche soppressione delle libertà più elementari, da quasi un anno ci sono negati i dati forse più significativi relativi a questa epidemia.

Non i dati sui contagi, non quelli sui deceduti (sulla realtà e l’enfasi dei quali ci sarebbe molto da discutere), non quindi i dati omogenei. Ci sono invece negati i dati disomogenei. Questo tipo di dati sono segreto di Stato.

Ciò è intollerabile, posto che, ripeto, in nome dell’emergenza che dura ormai da un anno ci vengono preclusi (perfino, com’è accaduto a livello nazionale e continua ad accadere a livello locale, con dei semplici atti amministrativi) diritti e libertà individuali e collettive che prima sarebbe stato impensabile immaginare potessero essere revocati in forme così estese e prolungate. Come la libertà di spostamento, il diritto di lavorare, di curarsi e all’istruzione (in tal caso a rimetterci di più saranno i bambini e ragazzi delle famiglie meno abbienti).


Sarebbe invece di grande interesse conoscere i dati disomogenei per capire, cito ad esempio, come si propaga il virus e quali categorie sociali e professionali sono maggiormente esposte all’infezione. Ma ciò rivelerebbe:

1) l’incapacità dimostrata dal governo e dai suoi “esperti” nell’affrontare questa pandemia con misure idonee a circoscriverla per tempo ed efficacemente, ben sapendo che questa epidemia, per esempio, ha un andamento prevalentemente stagionale e che può essere contenuta con semplici misure di buon senso, magari evitando di riempire le chiese durante le festività con centinaia di persone, soprattutto quelle anziane;

2) e inoltre ostacolerebbe la diffusione terroristica di paure altrimenti immotivate atte però a imporre misure vessatorie e paranoiche per tamponare situazioni sfuggite di mano per insipienza e incapacità.

Insomma, ciò che manca di più non sono le terapie intensive e (si vedrà!) i vaccini. Manca umiltà, verità e un sano esercizio di democrazia, anzitutto trattando i cittadini da persone adulte, evitando di colpevolizzarle come bambini che rubano la marmellata.



venerdì 18 dicembre 2020

Il bacio

 

L’inquietudine della vecchiaia mi dà continuamente la voglia di viaggiare. Quando viaggio l’inquietudine non si placa, ma trova compenso in ciò che scopro di bello e d’inatteso. Sentimentalismo piccolo-borghese, l’ammetto, ma chi può dirsi immune da certi cascami?

Purtroppo le cose del mondo vanno nel senso che non possiamo muoverci per andare lontano e chissà per quanto tempo ancora.

Anche questo è conseguenza di ciò che ha sorpreso di più in questa vicenda scabrosa che stiamo subendo: l’alto numero di morti. Ma perché stupirsi degli effetti di un’epidemia? Il caso fa di ognuno di noi una palla d’avorio su un biliardo, sospinta da una parte e dall’altra dal capriccio di un bimbetto per procurarsi il divertimento di vederla cadere nella buca.

La nostra volontà, ben lontana dal renderci liberi, è solo uno strumento del caso per fare esso stesso ciò che vuole illudendoci. Infatti, quello che noi chiamiamo destino, alter ego del caso, si fa particolarmente apprezzare nei momenti decisivi nella vita di ciascuno, come quando t’ammali e non puoi farci nulla.

Pertanto non mi fanno alcun effetto le immagini televisive riprese nei reparti di t.i. e trasmesse in voce dolente e dozzinali sottofondi thriller. Questo trattamento seriale cui siamo sottoposti può darci l’idea una volta di più della forza di condizionamento sulla società dei media e di chi li controlla (invece che ci frega che Open Fiber è stata ceduta a Macquarie?).

Dico questo incurante di ogni eventuale accusa di cinismo (o peggio) dacché non mi pare che tra quelli che manifestano afflizione per i morti di SARS si sentano genuini singhiozzi in gola.

Se oggi come ieri, mille ventenni perdessero ogni dì la propria vita sul Grappa e l’Ortigara, negli ospedali di guerra o davanti ai plotoni d’esecuzione, si troverebbe sempre una gallina austriacante e un gallo irredentista su frequenze nazionali opposte ad inneggiare l’amor di patria. Ho vissuto abbastanza per sapere dei volteggi di questi biribissi lusingati nella loro vanità dalla ribalta mediatica.

Prendiamo atto dell’unica verità assoluta di questo mondo: la morte, che non ha più tempo di darci il suo bacio.

giovedì 17 dicembre 2020

Sarastro e i suoi inganni


Bravo, Presidente.

Basta con i pranzi tra familiari e parenti,

rendiamo il Santo Natale più autentico ogni anno!

*

Ieri, mentre attendevo che il feretro uscisse dalla Chiesa, facevo due conti e traevo qualche considerazione.

Il Veneto è una delle regioni messe meglio per quanto riguarda la sanità pubblica e può contare attualmente su 1016 posti letto di terapia intensiva. Però oltre al Covid vi sono anche altre urgenze (per esempio infarti, ictus, pancreatiti, politrauma, sepsi) cui si aggiungeranno presto gli aggravamenti per la normale influenza.

Dopo 10 mesi di piena emergenza sanitaria, vi sono disponibili 2 letti ogni 10.000 abitanti. Un po’ pochi, vista la situazione, pur considerando, come detto, che il Veneto ha numeri di sanità migliori di altre regioni.

Sempre ieri, in conferenza stampa, il presidente della regione del Veneto ha dichiarato che in regione vi sono circa 346 strutture per vecchi, con almeno 32.000 ospiti e 30.000 operatori a vario titolo. La somma dà circa 60.000 persone.


Case di riposo: «Covid fuori controllo. Dentro a queste strutture ora serve l’esercito. Nessun rallentamento purtroppo nei centri servizi anziani dove i casi sono in aumento. Ai contagi tra gli ospiti si sommano i numeri (oramai fuori controllo) delle positività tra gli operatori.

Il personale è decimato per i contagi e abbiamo calcolato una stima di circa 300 operatori contagiati (medici, infermieri, tecnici sanitari, operatori socio-sanitari, assistenti sociali, amministrativi), circa 80 in quarantena».

Osservo: se anche solo l’1 per cento di queste persone (ospiti molto anziani e operatori) fosse infettata e avesse bisogno di terapia intensiva, ebbene già con quel numero di t.i. il sistema sanitario sarebbe posto in crisi.

Insomma, mentre c’impongono a non mettere il naso fuori di casa fino al prossimo anno, i conti non tornano su più fronti.

Tre personali considerazioni di carattere generale:

  1. 1)  ci hanno ingannato;

  2. 2)  ci stanno ingannando;

  3. 3)  ci inganneranno ancora e sempre.

  4. * * *


Anche questi in carico alla Gruber
e ai suoi "scienziati".

martedì 15 dicembre 2020

Conteggi a cazzo di cane

 



Ieri sera è deceduto un altro mio conoscente, ricoverato da tempo per vari problemi. Tra l’altro aveva vissuto, ottimamente per decenni, con un rene solo. Ultimamente le sue condizioni erano peggiorate, da ciò il ricovero. Anche lui, come diversi altri miei conoscenti e amici (tutti anziani e con vari problemi di salute), risulta deceduto per Covid. Un giorno verrà fatta chiarezza su queste e altre “stranezze”? Non credo proprio.

In attesa di sapere cosa potremmo fare e non fare per Natale. Con calma.


lunedì 14 dicembre 2020

Come ora

 

Paolo Pombeni, sul Domenicale, recensisce due librini che nelle intenzioni vorrebbero “ricostruire la scissione del partito socialista, la nascita di quello comunista e la sua evoluzione”. Su sei colonne, il recensore a proposito della scissione di Livorno (1921) cita i nomi di Gramsci, di Togliatti, di Terracini, della diabolica figura di Lenin, che tale scissione pretese, e via cantando.

Si dimentica di dire che la Direzione del PSI aveva poco tempo prima approvato a maggioranza un ordine del giorno firmato da Umberto Terracini che proponeva il recepimento dei 21 punti stabiliti dall’Internazionale Comunista per entrare a farvi parte, e con tale documento l’espulsione dei riformisti.

Poi, sorvola sul fatto che la scissione ebbe come risultato il trasferimento dei delegati scissionisti dal Teatro Goldoni, dove si teneva il XVII congresso socialista, al teatro San Marco, dove fu fondato, per l’appunto, il Partito Comunista d’Italia (PCd’I). E che pochi giorni dopo, come preannunciato, vi sarebbe confluita anche l’organizzazione giovanile, che assunse la nuova denominazione di Federazione Giovanile Comunista Italiana sancita con il 90% dei voti favorevoli durante un congresso svolto a Firenze il 27 gennaio.

Chi fu lestensore dei 19 dei 21 punti approvati dal Comintern, e poi alla guida degli scissionisti e del PCd’I, ossia di quel simpatico ingegnere con forte inflessione partenopea ma i cui genitori erano di origini piemontesi e toscane, proprio non mi viene in mente il nome. E nemmeno a Pombeni è venuto modo di citarlo!

*

Se nel 1921 non si fosse costituito il partito comunista a Livorno, la storia d’Italia sarebbe stata molto diversa, soprattutto per la classe operaia e bracciantile. Probabilmente, per dirne una, in Italia ci sarebbe ancora la monarchia.

Senza l’Unione Sovietica, di cui possiamo dire tutto il male possibile, la storia d’Europa e del mondo intero sarebbe stata molto diversa, soprattutto a spese dei lavoratori di ogni paese. Non è un caso che lo spettro del comunismo agiti ancora il sonno della borghesia e dei suoi servi.

Conosciamo la storiella secondo cui senza il comunismo non ci sarebbero stati i fascismi. Sappiamo bene, invece, come stanno le cose: nei momenti più critici delle crisi economiche e sociali la borghesia risponde con la repressione e il fascismo. Altrimenti essa preferirebbe mostrare la sua faccia falsa e benevola, curare i suoi affari in una tranquillità dittatura soft. Come ora.


domenica 13 dicembre 2020

Manca creatività e inventiva

 

La Banca centrale europea ha ampliato il suo programma di acquisto di obbligazioni di 500 miliardi di euro, portandolo a un totale di 1.850 miliardi di euro, prorogando le misure di emergenza da giugno del prossimo anno fino almeno a marzo 2022 e fornito ulteriori finanziamenti a basso costo per le principali banche.

In pratica la BCE continuerà ad assorbire circa i tre quarti di tutto il nuovo debito emesso dai governi della zona euro il prossimo anno, dando “carta bianca” per nuovo deficit da parte dei governi. In questo modo si sta affermando una situazione in cui i governi emettono debito e la banca centrale lo acquista.

Nella sua dichiarazione introduttiva alla conferenza stampa di giovedì, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha affermato che l’estensione del programma di acquisto di emergenza pandemica (PEPP) riflette “le prolungate ricadute della pandemia sull’economia e l’inflazione”.

I dati in arrivo e le proiezioni della BCE, ha affermato, “suggeriscono un impatto a breve termine più pronunciato della pandemia sull’economia e una debolezza dell’inflazione più protratta di quanto previsto in precedenza”.

La Bce ha previsto che l’economia della zona euro si contrarrà del 2,2 per cento nel quarto trimestre di quest'anno, con la flessione che continuerà il prossimo anno. Ha ridotto la sua previsione di crescita nel 2021 al 3,9% rispetto alla sua precedente proiezione del 5%.

Lagarde ha affermato che le prospettive per l’inflazione sono rimaste “deludentemente” basse. La BCE prevede che i prezzi aumenteranno solo dello 0,2% quest'anno con l’inflazione che aumenterà all’1,4% all’anno nel 2023, ben al di sotto del suo tasso obiettivo di circa il 2%.

Sempre Lagarde ha detto che i bilanci più deboli e l’incertezza sulle prospettive economiche “stanno pesando sugli investimenti delle imprese”. Tuttavia lo scopo principale di queste misure straordinarie non è quello di dare una spinta all’economia reale, ma di assicurare la fornitura continua di denaro a tassi prossimi allo zero ai mercati finanziari, i quali sono diventati completamente dipendenti da questo afflusso per finanziare le loro attività speculative.

Poiché l’aumento del pacchetto di stimoli era ampiamente previsto, i mercati finanziari hanno avuto appena un sussulto e nulla più. L’infinito pompaggio di denaro nel sistema finanziario è colto ormai come la “nuova normalità”. La grande sala slot del capitalismo mondiale esige un ruolo sempre crescente delle banche centrali nel sostenere l’azzardo.

La crisi è un’opportunità, ci è stato ripetuto più volte. Non si direbbe a vedere le lunghe file di disperati che aspettano un pasto. Manca creatività e inventiva, evidentemente.


sabato 12 dicembre 2020

Oltrepassata l’ultima soglia

 


L’evoluzione degli organismi implica un’interazione dialettica e dinamica tra una specie e il suo ambiente fisico e biologico. Questo vale per gli esseri umani e per le altre specie viventi.

venerdì 11 dicembre 2020

Cataloghi e mostre

 

Oggi, nel ricevere il catalogo relativo alla mostra dedicata a Raffaello presso le scuderie del Quirinale, ho avuto un prevedibile travaso di bile. Uso questaggettivo a ragion veduta e sperimentata: come sempre i cataloghi di Skira (con l’accento sull’ultima vocale) sono ben lontani da quelli prestigiosi pubblicati alle origini da questo editore (Albert Skira muore prematuramente nel 1973).

Non fa eccezione quest’ultimo dedicato all’urbinate. Pur ricco di monografie, disegni, carte e fronzoli, ma per quanto riguarda la riproduzione dei dipinti è la solita tragedia: Skira, a mio non modesto avviso, non è in grado di produrre un solo catalogo decente.

Essendo del mestiere, non so decidermi se si deve dare maggiore responsabilità alla fotografia (non penso, posto che ogni catalogo non va oltre unaurea mediocritas), alla selezione CMYK, oppure alla stampa (che mi pare in genere buona).

Massimo Vitta Zelman, che di Skira è l’azionista di riferimento, ha lavorato per Electa, che qualche buon catalogo ha pur pubblicato. Pertanto, dicevo, non so decidermi, ma ho una mia idea sul “perché” di questa pessima qualità.

Il fatto è che mostre e cataloghi fanno parte del grande business che non ha riguardo per la qualità ma solo per la quantità di biglietti staccati e numero di cataloghi venduti. Tutto ciò è in perfetto accordo col fatto che la maggior parte delle mostre e i relativi cataloghi hanno per target un pubblico prevalentemente abitato da ignoranti.

Vi sarebbe anche un altro motivo, legato al ricambio generazionale per quanto riguarda la professionalità degli addetti ai lavori. E ciò nonostante le meraviglie tecnologiche disponibili oggi. Discorso lungo, questo, vexata qæstio. 

Se il mio giudizio può sembrare troppo tranchant, allora si prenda in mano un catalogo, che so, della Taschen, e si confronti la qualità di stampa dei dipinti. E non si venga a raccontare che Skira ha curato dei catalogues raisonnés di alcuni impressionisti francesi e altri artisti. Soprassediamo, come diceva quel tale.


giovedì 10 dicembre 2020

Il più simpatico


Spiace per la morte così prematura di Paolo Rossi. Pare che la causa sia stata un tumore ai polmoni.

Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte per neoplasia nei paesi industrializzati.

La sua incidenza è in costante e continuo aumento in Italia. Il numero di nuovi casi per anno si aggira intorno ai 35-40.000, 100-110/100.000 abitanti nei maschi, 20-30/100.000 abitanti nelle femmine. Esso rappresenta l’11% di tutte le nuove diagnosi di tumore nella popolazione generale (13% nei maschi, 6% nelle femmine).

L’incidenza della neoplasia aumenta all’aumentare dell’età. Alla diagnosi l’età media dei pazienti è 60 anni; oltre un terzo di nuovi casi è diagnosticato in soggetti di età superiore ai 70 anni.

Il tasso di mortalità è pari a 80-90/100.000 nei maschi e 10-20/100.000 nelle donne.

Complessivamente la stessa incidenza di mortalità della SARS CoV-2, per la quale però ora si dispongono i vaccini (allestero). 

mercoledì 9 dicembre 2020

Uno dei miti


Nel senso comune il racconto storico vive più di miti che di fatti reali, ovunque e da sempre. Del resto è noto l’adagio secondo cui la storia la scrivono i vincitori. Tra pochi giorni celebreremo e festeggeremo il più fantastico di questi miti, una fiaba che ricalca altre più antiche.

Anche il racconto degli avvenimenti a noi più vicini non è rimasto immune da fantasie e vere e proprie falsificazioni. Tanto più in un paese culturalmente e storicamente disinvolto come l’Italia, dove la divulgazione, non solo presso il grande pubblico, è in mano a degli impostori di cui non è il caso di citare il nome.

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martedì 8 dicembre 2020

Cosa scrive Le Monde

Ve ne accorgete troppo tardi.
E di cose ve ne sfuggono parecchie.
Questo George Dyer è un ex macellaio.
Mantellini ha pensato a un drogato omosessuale morto suicida.
Io al redivivo poeta inglese del Settecento.
Sensibilità diverse.
 

Che cosa scrive Le Monde che qui in Italia è assolutamente tabù sui giornali e in tv? Che l’andamento dell’epidemia virale è prevalentemente connesso alla stagionalità, cosa che si evince anche per altri paesi. Non va trascurato anche il fatto che una prima ondata fredda in Europa quest’anno si è avuta qualche settimana prima (fine settembre-inizio ottobre), e che tra agosto e settembre nei paesi europei si sono riaperte le scuole.

Secondo Simona Ravizza, giornalista del Corriere, che si occupa di "salute", in poche settimane, dall'apertura delle scuole, a Milano e provincia, i casi di positività nella fascia scolare sono aumentati di 13 volte. Vale a dire che fatto 100 della popolazione scolastica, se all'apertura delle scuole cerano 2 casi positivi, dopo poco più di un quarto di quella popolazione si era infettata. Con la relativa e conseguente diffusione negli ambiti extra-scolastici.

Inoltre, come si legge qui sotto, l’esplosione dei contagi è legata alle particolari situazioni sanitarie, alla densità urbana (vedi Lombardia, nel nostro caso) e condizioni abitative. Tutte cose ovvie. Fino all’anno scorso. Poi sono arrivati gli “esperti”.


Secondo l’annuario statistico 2017, in Italia cerano 8,42 posti letto in t.i. per 100.000. La metà della Francia.

lunedì 7 dicembre 2020

La gente comincia a capire

 


No, caro dottore, lei racconta balle sapendo di raccontarle. Le racconta anche male. In giugno, luglio e agosto c’erano centinaia di migliaia di persone sulla battigia, nelle piazze dei luoghi di vacanza, senza distanziamento e prive di mascherina, ma non ci sono stati contagi di massa. Avete preso a pretesto i contagi di agosto di gente irresponsabile che s’è ammucchiata in Sardegna per imbastire una campagna mediatica.

Finché eravate nelle vostre maisons estive non c’è stato allarme. Questo è cominciato subito dopo, quando siete rientrati dalle vostre lunghe ferie, quando siete ricomparsi nei radar mediatici, sempre affamati di “notizie”.

I contagi di massa sono cominciati a cavallo tra la fine di agosto e settembre, con il rientro dall’estero dei vacanzieri, la riapertura delle scuole, delle fabbriche e uffici, soprattutto la calca nei trasporti, e dopo qualche settimana, da ottobre, i contagi sono diventati esponenziali. Ciò vale per l’Italia e per qualsiasi altro paese. Questi sono fatti che non si possono smentire.

È ovvio che a gennaio e febbraio ci sarà la terza ondata, ci sarebbe comunque. Come ogni anno, aggravata dal fatto che oltre all’influenza (la scarsità di vaccino) e alle malattie stagionali, c’è anche questo cazzo di sindrome CoV-2, che personalmente non ho mai negato che in certi casi possa essere letale.

Però basta barare sul numero dei decessi. Da sempre l’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARSCoV-2 è di 80 anni (mediana 82, range 0- 109, Range InterQuartile - IQR 74-88). Il numero medio con gravi patologie osservate in questa popolazione è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,1).

Ciò non dipende dal fatto che i virus sono più cattivi con i vecchi, ma dal semplice fatto che i vecchi sono da sempre i più vulnerabili alle malattie virali e microbiche, specie se portatori di gravi morbilità. Tanto più nelle RSA e negli ospedali, luoghi delezione per la diffusione di batteri e virus (decine di migliaia di morti lanno).

Ieri laltro, in una casa di riposo, a Rosà, in prov. di Vicenza, 51 delle 70 suore presenti sono risultate positive. Tutte discotecare.

La gente comincia a capire. Se non fosse per la martellante propaganda, l’isteria profusa quotidianamente in ogni momento del giorno e della notte, lei e i suoi colleghi sareste già un triste ricordo.