giovedì 10 marzo 2011

La malattia



Il petrolio (*) è indispensabile alla nostra sopravvivenza come l’aria. Né più, né meno. Senza di esso le nostre società non regredirebbero solo allo stereotipo del buio Medioevo, bensì all’età della pietra. Al punto in cui siamo, produrre, trasportare, conservare e confezionare cibo per sette miliardi di esseri umani, senza il petrolio, è impossibile. Non abbiamo bisogno del petrolio solo per produrre latte, pane e acqua potabile, ma per vestirci, costruire, studiare, mettere in piedi centrali elettriche, nucleari, pipe-line, elettrodomestici, auto, biciclette, computer, antibiotici, siringhe, tutto. Quelli che parlano di un ritorno alla frugalità e semplicità dei nostri nonni e bisnonni, non sanno di cosa parlano. Anche perché, per certi aspetti non secondari, due terzi dell’umanità già vive in condizioni di “frugalità”, l'altro terzo nello spreco congeniale al "mercato".
È pertanto conseguente che per il possesso e controllo dell’approvvigionamento di un bene così vitale, non si trascuri di mettere in campo qualunque mezzo e strategia. Senza il petrolio del Medio Oriente, noi saremo morti. Senza il gas dalla Russia e dal Nordafrica, l’Europa resta al freddo o deve bruciare petrolio (**). Berlusconi sarà un vecchio sporcaccione, ma non è stupido: luce, acqua calda, ed energia motrice ci sono forniti dalla russa Gazprom e l’algerina Sonatrach. E da Gheddafi. Obama, Merkel, Cameron, Sarkozy, Hu Jintao ecc. rappresentano l’imperialismo più aggressivo, ma nell’attuale contesto non possono agire diversamente. E anzi, man mano che le riserve petrolifere si assottigliano, la lotta per le fonti energetiche diventerà sempre più aspra, feroce e distruttiva, potenzialmente catastrofica.
Le nuove generazioni del Medio Oriente, dell’Africa e dell’Asia capiscono o intuiscono che i loro paesi, le materie prime dei luoghi dove vivono, rappresentano una ricchezza strategica ineguagliabile, ancor più delle loro stesse braccia. Ciò nonostante essi sopravvivono in condizioni di miseria estrema e di precarietà, sfruttati in modo non più tollerabile, costretti ad emigrare, quando possono, per un pezzo di pane. Essi perciò si ribellano, chiedono libertà, ma questa va di pari passo con il reddito procapite. Non sono organizzati, surrogano una coscienza politica adeguata e gli scopi di una rivoluzione radicale con la religione o un vago e deleterio sentimento nazionalista, ideologie messe in campo apposta per distrarli.
I padroni del mondo e i responsabili dei media (il nuovo oppio dei popoli) sanno bene queste cose, perciò intrattengono il pubblico con le favole sulla democrazia e la libertà, la gara per le elezioni, per chi andrà a gestire il baraccone senza mai cambiare nulla dell’insieme. I padroni e i loro ben remunerati servitori, per mantenere in piedi questo manicomio di società, che si modifica in continuazione rimanendo sempre uguale a se stessa, hanno bisogno di drogare i nostri cervelli ogni giorno con telegiornali finti, rivoluzioni inventate, dibattiti fasulli, telenovele di ogni genere.  Consapevoli o meno, siamo reclutati come attori, comparse e pubblico di questo alzheimer. Analfabeti con biglietto di andata e ritorno.

Pensare una società diversa (***), non elitaria e burocratica, basata sulla cooperazione e la solidarietà non astratta tra i popoli, il dialogo sui temi autentici e con piena cognizione di causa, tra adulti consapevoli della posta in gioco,  è considerato una pericolosa utopia, roba da tener distante, liquidata con epiteti sinonimi d’ingiuria.
(*) Con il termine “petrolio” mi riferisco in generale agli idrocarburi.
(**) Per quanto riguarda l'Italia:  2 case su 3 sono riscaldate a gas, più di metà dei consumi energetici della nostra industria manifatturiera è alimentata a gas e soprattutto, unico caso a livello “planetario”, il 60% della nostra energia elettrica è prodotta bruciando gas.
(***) Parlare di risparmio energetico dove comandano le multinazionali del petrolio può avere senso solo se le stesse multinazionali partecipano al business dell'"alternativo".
Sul caso Mattei ci sono nuovi documenti: qui la traccia

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