giovedì 30 dicembre 2021

Oroscopo fai da me


Ogni anno finisce e inizia allo stesso modo, come un giorno senza fine. Quasi tutti mangiamo e beviamo per dieci giorni come reduci da una carestia bibilica, dicendoci che questo era l’ultimo traguardo dell’anno, superato alla grande, salvo una gastroenterite come al mio amico Ale, che l’ha addebitata allo stress lavorativo.

Insomma, siamo già stanchi dei pasti festivi, di elaborati menù, di film demenziali, di Covid e tamponi, vaccinazioni e richiami, di un virus raccontato sempre più come la caricatura di una malattia seria, e poi sfiniti dalle candidature al Quirinale (sarà il drago a essere ucciso dal cavaliere, oppure a vincere sarà una batracia?).

La preoccupazione principale per la maggioranza delle famiglie sarà quella solita, mentre quella delle signore bene (non sempre bene per gli altri) sarà di trovare personale domestico con referenze adeguate, e quella dei loro mariti di procurarsi merce per il naso e dame delle camelie per il letto.

Ritualmente ci chiediamo se il nuovo anno sarà noioso come quello che si chiude, se ci saranno abbastanza guerre, attentati e sofferenze per alimentare ininterrottamente per un anno le pagine delle gazzette e dei telegiornali. La produzione di comunicazione è una professione che dipende molto dai suoi fornitori.

Non diversamente dai produttori di cereali che dipendono dai prezzi del grano sul mercato internazionale, l’informazione giornalistica (quel che ne resta) dipende dalla produzione globale di “eventi” e dagli interessi delle parti in gioco. Tuttavia gli amanti dell’inchiostro e della carta sono sempre di meno e non basta incolpare internet.

Passiamo agli esteri.

Il perdono

 

Solo con la grave malattia di quest’anno ho cominciato chiaramente a presentire la morte. Dapprima era stato come ogni altra volta che mi ero ammalato, affidato alle cure del medico giapponese S.. Benché non sia uno specialista in malattie polmonari, è di età avanzata, ha molta esperienza, dal punto di vista degli studi appartiene alla generazione precedente alla mia; poi mi conosce bene ed è disposto a parlarmi. Certo un medico, per quanto bene conosca un ammalato, gli parla sempre con delle riserve. Però almeno tre o quattro volte mi aveva avvertito del pericolo, senza che gli dessi importanza, e non l’avevo detto a nessuno. Forse perché la malattia è durata troppo a lungo ed è parsa troppo grave, alcuni amici di nascosto si sono consigliati e hanno deciso di chiamare a visitarmi il medico americano D.. Egli è il solo specialista occidentale in malattie polmonari a Shanghai, e, dopo avermi visitato e auscultato, congratulandosi con me per la capacità tipicamente cinese di resistenza alla malattia, tuttavia mi ha dichiarato che morirò presto; ha aggiunto che se fossi un occidentale sarei morto già da cinque anni. Questa sentenza ha fatto piangere i miei buoni amici. Io non gli ho neppure chiesto di prescrivermi delle cure, perché ho pensato che avendo studiato in Occidente, non aveva certo imparato che cosa prescrivere a un malato morto da cinque anni. Del resto, la diagnosi del dottor D. è correttissima: mi sono poi fatto una radiografia del torace, e ne risulta una condizione corrispondente alla sua diagnosi.

[...] Ricordo ancora che mentre avevo la febbre mi è venuto in mente che quando gli europei stanno per morire spesso ha luogo una cerimonia in cui chiedono perdono agli altri e perdonano gli altri. Si può dire che i miei nemici sono numerosi; se qualche seguace di nuovi usi mi sollecitasse, che rispondere? Ho riflettuto, e ho deciso: lasciate che seguitino a odiarmi, io non ne perdono neanche uno.

Lu Xun, La falsa libertà, 5 settembre 1936

Quodlibet, pp. 337-39.

mercoledì 29 dicembre 2021

E ciò spiega


Tutti a riciclare vecchi argomenti. Ora. La memoria un po’ si appanna, tuttavia se non alle idi di marzo fu comunque entro quel mese del lontano 2020 quando avanzavo (non in solitudine totale ma quasi) la stessa richiesta: i dati grezzi, non elaborati, non trattati con le salse aromatiche della tesi precostituita e dello scoop. I tempi sono pesanti, invasi da chi forza continuamente la linea della logica sicuro di farla franca. Un nuovo modello di società è ormai in stato avanzato.

Una cosa è certa: la scienza non ha bisogno della fede per dimostrarsi (si può viaggiare in aereo senza credere alle leggi della meccanica). Ma non è la scienza, né la logica e tantomeno il buon senso che guida oggi le decisioni.

Se metto 10.000 palline del lotto in una grande vasca, qualunque sia la combinazione finale, la sua probabilità di uscire sarà estremamente bassa, eppure uscirà, senza che un dio abbia fatto bau.

Che probabilità avevamo ognuno di noi di arrivare in questo momento sul pianeta, in un luogo preciso, con siffatto aspetto fisico e in tale ambiente sociale? Un’impalpabile probabilità, risultante da una gigantesca catena di eventi casuali che ha portato il gregge dei nostri antenati a incontrarsi e accoppiarsi. Siamo il risultato dell’improbabile, eppure esistiamo. Non c’è bisogno della mano di un dio, ma è vero anche che nulla avviene solo per caso o secondo superiore necessità.

Poiché non possiamo concepire un’evoluzione che sia soltanto casuale, altrimenti sarebbe solo il caos eterno, o soltanto necessaria, altrimenti sarebbe predeterminata e affidata a un continuo atto di creazione sovrannaturale, sembra logico presupporre che caso e necessità siano tra loro in rapporto reciproco: non di caso o di necessità assoluti si può trattare, ma di caso e necessità relativi. A che cosa? All’unica certezza assoluta: il movimento della materia. Tutto è creato e perisce nel movimento della materia. Tutti i processi naturali dipendono dal movimento della materia in tutte le direzioni.

Poiché non possiamo concepire gli infiniti singoli movimenti in altro modo che come casuali, e del resto il caso da solo non può rendere ragione della evoluzione della materia, non rimane che concepire una casualità originaria che si rovesci dialetticamente in necessità, così da creare una polarità caso-necessità, dalla quale dipenda l’evoluzione stessa.

Chissà se i signori del Comitato tecnico scientifico (escludo a priori i membri del governo) hanno studiato di prima mano la Scienza della logica di Hegel, oppure la Dialettica della natura di Engels, o anche solo Dialettica senza dogma di Havemann. Forse hanno letto in ginocchio quel metafisico di Jacques Monod, che riteneva risolvibili le contraddizioni apparenti, ma insolubili quelle reali. E ciò spiega. 

Notarelle curiose sulla storia dei brevetti

 

Tempo di lettura: un fracco.

Circa 3,3 milioni di anni fa, al tempo dell’australopiteco di Kubrick, i nostri progenitori cominciarono a scheggiare delle pietre per adattarle a determinati usi. L’evoluzione della tecnologia ci circonda da sempre, in anticipo sul genere homo e poi fino a oggi (*). Per milioni di anni questa evoluzione non ha avuto bisogno di brevetti. Poi, man mano, sono venuti a opporsi degli ostacoli alla diffusione della conoscenza.

Certi procedimenti tecnici sono stati tenuti segreti e il controllo di alcune materie prime ha assunto un ruolo strategico sotto il profilo economico e politico. Si pensi alla produzione degli specchi e di altri prodotti industriali a Venezia (legge del 1474, che costituisce un primato a livello mondiale di legislazione brevettuale), la seta e la porcellana cinese, le miniere di stagno e l’allume di rocca, la produzione di armamenti, oppure l’impiego odierno delle terre rare, ecc..

Ciò che valeva per l’industria e le materie prime, valeva anche per i ritrovati medicamentosi e le tecniche mediche, in alcuni casi sotto segreto per motivi di esclusiva e dunque d’interesse. Come scrisse un grande filosofo napoletano (1898-1967), la gente deve farsene una ragione: appartenimmo à morte!

martedì 28 dicembre 2021

Con quel curriculum?

 

La passione, non solo italiana, per le disuguaglianze. Da sempre è l’operaio che finanzia il dirigente, ma prima ancora finanzia il padrone. Marx ha solo spiegato i dettagli. Solo dei poveri di spirito possono credere che i ricchi e le classi medio-alte paghino per i poveri.

Due nuovi trattamenti per il Covid-19, sarà la svolta?

 

Di seguito una notizia molto importante e ritengo sottostimata dalla stampa, poiché si tratta, dopo i vaccini, dei primi trattamenti antivirali specifici per contrastare nelle fasi iniziali l’infezione da Covid-19, ossia farmaci orali che agiscono sui processi di replicazione del virus.

Poco prima di natale, la Food and Drug Administration (FDA) ha dato l’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA) a due nuovi farmaci antivirali orali, Paxlovid di Pfizer e Molnupiravir di Merck. Questi hanno lo scopo di trattare le persone con malattia Covid-19 da lieve a moderata confermata dal test SARS-CoV-2 e che sono considerate ad alto rischio di progressione verso una malattia grave, inclusi il ricovero in ospedale e la morte.

lunedì 27 dicembre 2021

Un problema di riconoscimento

 

La nostra epoca è ricca di polemiche di ogni tipo. Una di queste riguarda l’opposizione tra innato e acquisito. L’innato è visto come una sorta di programma deterministico scolpito nella pietra nei geni. Vi sono invece caratteristiche acquisite durante la vita che non sono trasmissibili ai discendenti. Ad esempio, l’amputazione di un braccio non impedisce la nascita di figli con due braccia. Allo stesso modo, un donatore di sperma che prende lezioni di danza non procreerà necessariamente un Nureev.

A differenza della genetica, che riguarda la sequenza degli acidi nucleici che costituiscono il DNA e che trasportano i nostri geni, l’epigenetica si occupa di elementi che non modificano la sequenza genetica, ma possono comunque influenzare l’espressione dei geni. Studi molto autorevoli hanno dimostrato che popolazioni di cacciatori-raccoglitori pigmei e agricoltori bantu dell’Africa centrale, che vivevano nelle foreste, con il recente passaggio all’habitat urbano hanno subito modificazioni dell’epigenoma, specialmente nei geni che influenzano le funzioni immunitarie.

L’ambiente naturale e sociale, ciò che mangiamo, l’aria che respiriamo, le emozioni provate o un trauma subito, tutto questo modifica l’espressione di particolari geni. Questa modificazione può essere trasmessa alla prole. In un esperimento, i biologi hanno condizionato i topi a temere un odore, scoprendo poi che i figli e i nipoti di questi topi (e questo per diverse generazioni) avevano una tendenza naturale a temere lo stesso odore, sebbene non vi fossero mai stati esposti e non conoscessero nemmeno i loro genitori, ciò che esclude ogni forma di apprendimento.

Allo stesso modo, altri ricercatori hanno somministrato ai topi delle sostanze psicoattive. Ebbene, i figli di questi topi (che ancora una volta non conoscevano i loro genitori) avevano un debole per quelle sostanze: se era data l’opportunità di autosomministrarsi dei farmaci, lo facevano più frequentemente dei loro genitori. Questa propensione è quindi ereditabile attraverso meccanismi epigenetici? Nell’uomo potrebbe esistere lo stesso tipo di fenomeno, anche se non è ancora del tutto dimostrato?

In ogni caso, la vecchia polemica tra l’innato e l’acquisito non ha più senso. È stabilito che l’uno non procede senza l’altro. Anche se ci sono geni che predispongono a questo o quello (malattia, talento artistico, ecc.), saranno più o meno attivati a seconda dell’ambiente. Difficile Mozart o Raffaello fuori contesto storico-sociale. Nel secolo scorso, ma anche prima d’allora, l’ideologia è entrata in gioco: le persone di destra hanno posto in primo piano l’innato, e quelle di sinistra hanno puntato sull’acquisito.

Oggi, con l’epigenetica, si può essere di sinistra senza negare le predisposizioni del genoma. C’è però un problema di riconoscimento: dove sta la sinistra?

domenica 26 dicembre 2021

La testa di Erdoğan

 

Come già anticipato, le ostetriche palestinesi hanno revocato lo sciopero e così anche per quest’anno il Bambino è nato. Egli gode di ottima salute nonostante il freddo e il gelo, in attesa di lavori di ristrutturazione della mangiatoia ai sensi del superbonus. Il bue e l’asino saranno rimpiazzati da pompe di calore e pannelli solari. All’orizzonte sono comparsi i tre Magi, ognuno con il suo dono: prima, seconda e terza dose di vaccino. Pertanto chiudo il capitolo natale e apro quello “anno nuovo”, segnatamente per quanto riguarda la Turchia, con una rapida scorsa a ciò che è accaduto recentemente.

*

sabato 25 dicembre 2021

Il Barista

 


Neanche il conte Mascetti

Il governo ha finalmente deciso. Il Decreto-legge n. 221 è stato pubblicato ieri ed è in vigore da oggi, giorno di natale. Cinema e teatri restano aperti, bene. All’art. 6 è prevista la chiusura di discoteche e sale da ballo. Pare vi siano 200.000 addetti in Italia in tale settore. Potrebbero essere anche solo 1.000, resta che queste persone, che avevano programmato per le feste natalizie e di capodanno il loro lavoro (non divertimento), un periodo non qualunque, restano disoccupate, ossia senza incassare un centesimo, continuando però a pagare per spese e tasse. Buon natale e felice anno nuovo. A nulla sono servite le misure adottate, i denari spesi per esse, a nulla la doppia e perfino la tripla vaccinazione, le mascherine e quant’altro.

Si sa già dal settembre dell’anno scorso che le discoteche sono il principale veicolo di trasmissione del Covid-19. Tanto pericolose sono le discoteche per la trasmissione del virus che la famosa terza ondata dell’anno scorso è durata almeno per altri sei mesi dopo la loro chiusura.

Sia chiaro, ci può stare come misura sanitaria temporanea, ma questa ha l’aria di un escamotage da trecartari, sia per la tempistica e sia per tutto il resto.

Mi è stato raccontato stamane ciò che già avevo sentito in altre occasioni, vale a dire che ieri sera in chiesa il distanziamento tra i banchi era rispettato (il che non significa molto in termini di contagio), ma ai lati c’era folla accalcata. Le porte chiuse perché faceva un freddo cane. Vaccinati e no, asintomatici e chissà chi altro, erano tutti a fare “comunità cristiana”. Specialmente persone anziane o comunque non più giovani. In un’ora e mezza di messa cantata l’aerosol avrà senz’altro raggiunto un buon grado di saturazione. Il noto virus ringrazia sia la chiesa cattolica, alla quale non può essere fatto divieto di nulla, e in particolare il governo presieduto dal barista Necchi.

venerdì 24 dicembre 2021

Un po’ di ottimismo

 

In questi due ultimi anni sono cambiate molte cose e anche su ognuno di noi la “cosa” non è passata senza conseguenze, prostrati da una ridda d’input contradditori da far apparire Ivan Petroviun dilettante. Un mutamento di scala economica, politica e di ambiente psicologico che i più non avevano mai visto prima. Restringimento delle libertà collettive e individuali, molta più voglia di fascismo, che già prima non era poca cosa, nella cornice di un sistema sociale sempre più divisivo tra privilegio e rassegnata precarietà. Torna l’antico, dopo l’illusione che le cose fossero cambiate una volta per sempre almeno un po’.

Nei momenti più duri di soffocamento politico-sanitario, dove tutto sembra truccato, il mio pensiero va spesso alle persone coinvolte nella vicenda della grande peste alla metà del Trecento. Un atto lustrale, ti purifichi da tutte le cazzate odierne. Quella pandemia batterica fu vero dramma. Tra i morti di peste non furono conteggiati cardiopatici e diabetici. L’orrore di dover lottare per la sopravvivenza, l’ineluttabile sull’uscio di casa, la morte che non ha riguardo per l’età, interi villaggi e quartieri cittadini rimasti senza un’anima viva o quasi. L’Europa spopolò.

C’è chi sostiene che quella vicenda pestifera segnò una netta cesura tra due epoche, tra il medioevo e quella che, non senza altri drammi feroci, a poco a poco diventava la modernità. In un secolo l’Europa si riprese, anche demograficamente. Si producevano figli senza tanti riguardi, mentre oggi alleviamo cani e gatti che, per carità, sono tanto carini e amabili, ma non lavorano e non versano contributi. Passeremo per i più stupidi egoisti della storia? Spiegare l’inverno demografico con l’egoismo è una comoda scorciatoia, lasciamo ‘sta roba ai preti.

Il processo storico attuale corre molto più veloce e non passeranno secoli prima di assistere a cambiamenti travolgenti, innescati dalla necessità e sincopati dalla ecletticità del caso. Per millenni, la velocità con cui il tempo passava non era quella di oggi, dove si vive al millisecondo dei nostri microchip. Quando e quali di questi cambiamenti saranno più decisivi e deflagranti? Clima, demografia, crisi finanziarie, guerre? Non lo so, ma di solito i guai s’accompagnano.

La lettura delle dinamiche economiche e sociali è una cosa, fare previsioni di dettaglio è sempre una cabala. Se c’è una cosa dalla quale tendo a prendere le distanze, questa è il determinismo. Qui, chi viene a leggere, trova più spesso domande che risposte. Per queste ultime bisogna rivolgervi agli astrologi, a certi aruspici in camice bianco, ai sacerdoti di ogni specie. Roba così.

E poi che altro di peggio ci potrebbe capitare in piena zoonosi? Il Giro d’Italia e il Tour de France in Arabia Saudita? Almeno questo speriamo di no. Suvvia, un po’ di ottimismo. Leggo la notizia che è stato revocato lo sciopero delle ostetriche in Palestina. Anche per quest’anno avremo il pargolo per completare il presepe. Buon Natale.

giovedì 23 dicembre 2021

La morale della fava

 

Il 5 ottobre (non un giorno a caso) del 2018, scrissi un post dal titolo: Sulla differenza tra calendario giuliano e gregoriano. Mediamente il link registra tra le 20 e 25 viste giornaliere, che diventano 30-40 in certi periodi per poi schizzare a 50-60 nei giorni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Se queste visite fossero monetizzabili godrei degli agi della rendita perpetua esentasse. L’anno scorso l’entità oscura che gestisce Google mi ha comunicato che quel link sarebbe entrato a far parte di non so quale logaritmo speciale. Mah, in assenza di lucro prendo atto con compiaciuto disinteresse.

Perché lo racconto? Presto detto. L’attuale calendario, detto gregoriano, è esattamente il medesimo di quello in vigore all’epoca di Giulio Cesare e poi del suo erede Augusto. Salvo un dettaglio di cui pochissimi potrebbero far caso, che non incide assolutamente sulle nostre vite, come del resto la cosiddetta arte contemporanea e tante altre cose molto costose e pubblicizzate. Sta in questo: gli anni la cui numerazione è multipla di 100 sono bisestili soltanto se essa è anche multipla di 400. Tutto qua (*).

Un piccolo quasi insignificante artificio di calcolo mette sostanzialmente in accordo l’anno solare (astronomico o tropico) con quello civile (il calendario appeso alla parete) per ancora qualche migliaio di anni. Se ci pensiamo bene, fu una piccola ma significativa rivoluzione. Prima d’allora non ci si raccapezzava proprio, tanto che infine, per mettere a regime gli scarti accumulati in quindici secoli, il 15 ottobre 1582 divenne il 5 ottobre. L’equinozio di primavera fu riportato al 21 marzo e di lì in poi la Pasqua può essere celebrata la domenica seguente il plenilunio dopo l’equinozio e non, come dicevano in Vaticano, a cazzo di cane (a tale riguardo fu necessaria parecchia spremitura sulle epatte lunari: vedi alla voce Luigi Lilio, medico calabrese).

La morale della fava: per produrre grandi cambiamenti a volte basta una cosa apparentemente da nulla. Il processo storico segue le sue leggi, zigzagando secondo il capriccio del caso, che non ammette alcuna ineluttabilità storica.

(*) Per chi avesse più di me difficoltà di calcolo: sono bisestili gli anni 1600, 2000, 2400, mentre non lo sono gli anni 1700, 1800, 1900, 2100, 2200, 2300. Tutti gli altri anni la cui numerazione è multipla di 4, rimangono bisestili.

mercoledì 22 dicembre 2021

Tanto per capire, non per polemica

 

Quanti siano numericamente i casi pediatrici ricoverati non è dato sapere. Ci dicono che sono raddoppiati. Due è il doppio di uno, per esempio. Quanto al fatto che metà dei genitori dei bambini ricoverati non siano vaccinati, significa che l'altra metà dei genitori è vaccinata. Non è un buon esempio adotto per favorire la campagna vaccinale.

Signori Presidenti in uscita e in pectore. Questi c+v di veline, che si spacciano per giornalisti, fanno di gran lunga più danno dei no-vax.

Nel "territorio ligure" i nuovi casi di età 0-4 anni hanno superato nelle ultime settimane quelli della popolazione generale nel suo complesso, dice il direttore generale del Gaslini. Solo oggi i nuovi casi in Liguria sono stati 1.129. Pertanto, facendo una stima, i bambini contagiati 0-4 anni oggi in Liguria dovrebbero essere almeno 565. Prendiamo per buona?

Veniamo ai ricoveri. Fino al giorno 8 dicembre (ANSA) bambini ricoverati al Gaslini per Covid non ce n'erano. Il giorno 9 dicembre se ne contavano 7. 


Dice la Direttrice del Pronto soccorso: c'è anche la bronchiolite, ha sintomi simili. 

Dopo sei giorni con 2-3 positivi al dì (che non significa ricoverati), quanti sono i bambini effettivamente ricoverati con sicura diagnosi Covid? Un mucchietto, mettiamola così. Questo il miserabile modo di fare informazione pubblica, questa è la reticenza generale sui dati, ormai da due anni. Chi è che provoca più danno?


Articolo pubblicato il 26 Novembre 2021 


I pangolini scrivono a Babbo Natale

 

Anche gli altri animali, oltre a noi, hanno i propri codici: c’è chi predilige un approccio razionalista e chi è invece più spirituale. Ad ogni modo molti animali, non sapendo più a quale santo votarsi, quest’anno hanno deciso di rivolgersi a Babbo Natale. Anche tra loro c’è chi sogna di ricevere un dono per quel giorno santo. D’altra parte Gesù è il padreterno di tutte le creature, come mi pare dicesse quel tal Francesco, e il bue e l’asino gli devono essere particolarmente cari se li ha voluti vicino a sé fin dal primo momento.

martedì 21 dicembre 2021

Non siamo nati tutti sotto il segno della capra


Tante cose stanno passando come fatti normali, ma non lo sono. Per esempio quel teatrino televisivo serale nel quale quattro o cinque persone, giornalisti, medici, vicepresidenti di questa o quella categoria, si contrappongono a un unico oppositore. Chi conduce, dà la parola a turno a ognuno degli ospiti, in realtà volteggiando ad arte. Ovvia la sproporzione che in tal modo viene a stabilirsi. Non è un confronto alla pari, nemmeno lontanamente. Quando tocca la parola a chi è fatto apparire come un bastian contrario settario, la sua voce è spesso sovrastata dalle contestazioni degli altri presenti, chiarissimi razionalisti. Messo così il confronto è inesistente, altro che libero e plurale. Ciò è fatto passare per normale, senza alcuna vergogna, e cade nell’indifferenza. Invece sono fatti vergognosi per le modalità, la sproporzione e la reiterazione.

Ci si può chiedere perché i bastian contrari di volta in volta accettino un confronto così impari e mediaticamente squilibrato, ben sapendo che riporteranno forti perdite a prescindere dalle argomentazioni addotte e che nessuno dei presenti in studio ha voglia di ascoltare. La risposta può essere: qualcuno deve pur dare voce a certe posizioni, a delle opinioni che seppure minoritarie, a volte anche ossessionate da credenze, non sono certo marginali rispetto all’assordante maggioranza rumorosa. E poi, siamo così sicuri che si tratti di una maggioranza compatta e univoca su degli assunti che sono diventati atti di fede? C’è motivo di dubitarne fortemente.

È quello proposto da una parte e dall’altra il rapporto che dovremmo avere con la “scienza”? Sia detto senza offesa per gli adoratori di Conte prima e di Draghi oggi e sempre: il fatto che ci si adegui a una certa situazione sociale e sanitaria, ingoiando il porridge d’incongruenze amministrative e bestialità “scientifiche” quotidiane, non significa aderire a una data concezione del mondo, essere d’accordo in tutto e per tutto con chi difende a oltranza, ossessivamente e a prescindere, le decisioni calate dall’alto. Soprattutto essere d’accordo con certi personaggi classificati a sinistra. Quando questi strenui difensori della libertà di parola e di espressione, già sedicenti apostoli della “complessità del mondo”, daranno adeguato spazio e parola sui meccanismi economici che producono disuguaglianze sociali intollerabili?


lunedì 20 dicembre 2021

L’onore dei prezzi

 

L’analfabetismo economico e finanziario non ha come causa fondamentale nessuno dei motivi che normalmente vengono adotti e annotati qua e là.

Viviamo in un paese economicamente ricco, seppure lo Stato sia pieno di debiti. Tuttavia, secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, le famiglie povere sono circa cinque milioni. Al Nord nel 2020 la crescita è stata più ampia, dove la povertà familiare è salita al 7,6% dal 5,8% del 2019 (47% al Nord contro il 38,6% del Mezzogiorno, con una differenza in valore assoluto di 167mila famiglie). Sono famiglie che spesso incontrano difficoltà materiali, per esempio per pagare bollette come gas o luce, e mantenere uno standard di vita dignitoso. Perché c’è così tanta povertà? Beh, perché non c’è motivo per il quale non ci debba essere.

Certo, c’è l’assistenza sociale, il RdC che ha mitigato certe situazioni, e però la povertà è in crescita dopo il lieve miglioramento del 2019. C’è il Covid, ma non basta a spiegare la persistenza e resistenza di questa diffusa povertà. Potrebbe essere ridotta, ma non entro le attuali coordinate economiche e politiche. Le aziende non sono lì per soddisfare i nostri bisogni, e la politica non è insensibile ai desideri provenienti dal cuore delle aziende.

La Grande rassegnazione



Jerome Powell, il presidente della Federal Reserve statunitense, ha dato sfoggio di pragmatismo. La scorsa settimana ha dichiarato di non essere preoccupato della variante virale Omicron: “Penso che ondata dopo ondata, le persone stiano imparando a conviverci”. Ha osservato che la variante Delta “ha avuto l’effetto di rallentare le assunzioni” e “ha danneggiato le catene di approvvigionamento globali”.

I modesti aumenti salari statunitensi, causati dalla competizione tra le imprese per trovare nuovi dipendenti, ha scatenato onde d’urto. Nei giorni scorsi, i massimi responsabili delle politiche economiche, gli analisti di Wall Street e i media hanno avvertito che il pericolo più grande per l’economia è costituito da una potenziale “spinta salariale” da parte dei lavoratori il prossimo anno, che potrebbe coinvolgere il sistema finanziario. Siamo già a caccia del capro espiatorio (*).

C’è stata la riunione del Federal Open Market Committee, composto da 12 membri, che ha deciso l’aumento del tasso d’interesse: tre quarti di punto nel 2022 e l’iniziale riduzione degli acquisti di asset per raffreddare l’incipiente inflazione (l’aumento dei prezzi al consumo del 6,8%, il più alto in quattro decenni). L’annuncio è stato un’inversione della posizione di nove mesi fa, quando la Fed aveva indicato che non ci sarebbero stati aumenti dei tassi fino al 2024.

C’è da scommettere che l’aumento dei tassi non si fermerà a tre quarti di punto nel 2022. Ad ogni modo vedremo. Ciò che veramente preoccupa i capitalisti è l’aumento del costo del capitale variabile, che va a incidere direttamente sul saggio del plusvalore e su quello del profitto (due concetti che alludono a realtà diverse).

Powell ha affermato che il fattore decisivo alla base della decisione di aumentare i tassi d’interesse è stato l’Employment Cost Index (ECI) pubblicato dal Bureau of Labor Statistics il 29 ottobre, che mostra un aumento “molto elevato” del costo orario del lavoro rispetto agli ultimi tre mesi.

La Fed e i meteorologi economici avevano inizialmente pensato che l’aumento dei salari sarebbe stato temporaneo e transitorio. Si aspettavano che il taglio da parte dell’amministrazione Biden degli stimoli finanziari e delle indennità di disoccupazione causa pandemia sarebbero stati sufficienti a far rientrare i lavoratori nel mercato del lavoro e alleviare le “pressioni inflazionistiche”.

Powell ha dichiarato: «The important metric that has been disappointing really has been labor force participation, of course, where we had widely thought, I had certainly thought that last fall as unemployment insurance ran off as vaccinations increased, that schools reopened, that we would see a significant surge, if you will, or at least a surge in labor force participation. So we've begun to see some improvement.»

Sebbene ci sia stato “un certo miglioramento”, ha aggiunto, è probabile che il ritorno degli schiavi salariati a una maggiore partecipazione per ingrassare i nostri profitti richieda più tempo. Non ha usato proprio queste parole, ma il senso è questo, così come il tono di delusione.

Ha continuato: «Il rapporto tra l’offera di lavoro, ad esempio, e i posti vacanti è ai massimi storici, le dimissioni, i salari, tutte queste cose sono ancora più scottanti (hotter). Certe persone non vogliono tornare nel mondo del lavoro perché o sono vulnerabili dal punto di vista medico o non sono a loro agio a tornare mentre il Covid è ancora ovunque. Questa è una cosa. La mancanza di disponibilità di servizi di assistenza all’infanzia è un altro motivo, non solo per i bambini, ma anche per le persone anziane.»

Pur riconoscendo che «i salari non sono una parte importante della storia dell’alta inflazione a cui stiamo assistendo», il che è vero, «tuttavia se i salari reali fossero costantemente al di sopra della crescita della produttività, ciò eserciterebbe una pressione al rialzo sulle aziende e sull’aumento i prezzi [...]. Non è ancora così, ma prestiamo attenzione a questi dati.»

Nonostante un calo del tasso ufficiale di disoccupazione, a novembre 2021 il tasso di partecipazione alla forza lavoro degli adulti statunitensi di età pari o superiore a 65 anni era del 7,2 percento inferiore rispetto a febbraio 2020, mentre quello degli adulti di età compresa tra i 25 e i 54 anni è diminuito dell’1,3. Inoltre, pare siano andati in pensione circa tre milioni di lavoratori in più rispetto a quanto previsto in base alle tendenze dell’anno precedente.

Non siamo all’inizio di una nuova “Grande depressione”, ma a quella che potremmo chiamare “Grande rassegnazione” (in ogni senso).

Se si fossero presi la briga di dare una scorsa a che cosa succedeva dopo le pandemie di peste dei secoli passati, avrebbero capito che cosa succede all’economia e segnatamente al mercato del lavoro dopo di esse. La peste del Trecento fu decisiva per un cambio d’epoca, per esempio. I fatti storici di epoche diverse non sono esattamente sovrapponibili, tuttavia offrono spunti di riflessione analogica.

(*) Il Bureau of Labor Statistics ha stimato all’inizio di questo mese che i guadagni orari medi nella produzione del settore privato e per i dipendenti senza contratto collettivo siano aumentati di soli 12 centesimi, a 26,40 dollari (a quanto dovrebbe essere fissato il salario minimo in Italia?). Nel complesso, negli ultimi 12 mesi, la retribuzione oraria media è aumentata del 4,8%. Se si tiene conto dell’inflazione, i salari reali negli Usa sono diminuiti dell’1,9% nell’ultimo anno. 

domenica 19 dicembre 2021

Natale, il momento perfetto

 

Che lo amiamo o lo detestiamo, non possiamo far finta che non esista. Non è perché non crediamo nel piccolo Gesù e poco in quel pervertito di Babbo Natale che ci priviamo di una serie di brindisi, alla faccia di quei milioni che sopravvivono sotto la soglia di povertà. Non è solo la democrazia a sfarinarsi, è proprio la nostra ipotesi della sua realtà a non essere coerente. Si vede bene in questo confuso periodo, combattuti come siamo e stretti come stiamo (tutti!) tra obbedienza cieca a un debordante scientismo e paranoiche fobie. A ben vedere due facce della stessa medaglia con qualche supplemento di profondità.

Il Natale, anche in anni di merda come questi, è il ritorno delle luminarie, del panettone artigianale a 24 euro quando un chilo di farina vale 50 centesimi, ed è il giorno dei regali, che se non riceviamo ci restiamo un po’ male. Anche se sono dei brutti maglioni, dei libri illeggibili o dei liquori imbevibili. In termini d’immaginazione le persone non volano molto in alto: la bambola “Barbie intubata come la mamma” è la più venduta anche quest’anno. Gli adulti benestanti preferiscono i superbonus, e si capisce.

Ciò che da sempre mi strugge del periodo natalizio è la pubblicità toccante, che rivela la più autentica morale della fiaba natalizia. Così come la scienza procede per puro spirito di conoscenza, il mercato opera per soddisfare le nostre voglie, come Ambrogio l’autista. È in questo periodo che fin da bambini impariamo il lato β della vita reale, ossia quella di consumatori insaziabili, delusi e depressi. Una tara che non ci togliamo più di dosso. Sarebbe stato bello se ci avessero abituati fin da piccoli al futuro, regalandoci delle siringhe con dosi booster e dandoci da mangiare insetti. Invece ci hanno fatto credere al vecchio con le renne, così poi non c’è stato problema nel credere all’esistenza della “sinistra”, della “democrazia”, del “bene comune”, ai “miracoli della scienza”, fino a “è tutta colpa della Cina”. Tutto si tiene davvero.

Bisogna anche riconoscere che i pranzi natalizi, guarniti con mousse e salse di ogni genere con le quali consoliamo le nostre ansie, ci hanno insegnato l’autocontrollo pralinato, la tolleranza con l’uvetta e il pistacchio verso il parente che fa lo stronzo senza sforzo. Tipo quel cognato che ti spiega la necessità di allungare l’età lavorativa in modo che si possa continuare a pagare la sua pensione di platino. Merdacce, scegliete di essere felici, lavorate fino a novant’anni. E la cara (in ogni senso) cugina, docente a tempo perso di teoria dei quanti spiegata al popolo, che aborre la carne e consuma solo pesce costoso, preferibilmente servito in casa d’altri, senza lesinare negli antipasti per varietà e soprattutto quantità. Salvo poi spettegolare tra le amiche soroptimist.it che il pranzo non è andato male ma si poteva fare meglio.

In giorni feriali li manderesti cortesemente a cagare in sincrono, ma a Natale non si può, devi passare la mano, e poi ci sono i nipoti tanto carini che cantano “faccetta bianca della Palestina” in cambio della mancetta. C’è l’obbligo di recitare, di indossare una maschera (attenzione che la FFP2 non è un preservativo) che piaccia agli altri con i quali trascorri qualche ora in attesa che si tolgano dalle scatole per aprire le finestre e cambiare l’aria secondo precetto del C.T.S.. Il Natale è il momento perfetto per celebrare l’ipocrisia, che è alla base della socialità, dell’amicizia e della umana dissimulazione quotidiana, tenendo a mente che la lotta al Covid non è solo una questione di soldi e di siringhe. Dobbiamo pregare anche il bambino Gesù.

sabato 18 dicembre 2021

Previsioni per il 2022

 


Ah, gli squilibri nei segnali elettromagnetici. Ne abbiamo sentite anche di migliori in questi due anni. Dagli asteroidi alle mascherine passando per “bastano due dosi”. Ora è in atto un riposizionamento (di pianeti?). Entro qualche giorno i no-vax non faranno più notizia (sono nella negazione e persi per la società), sarà invece la variante Omicron a tenere banco e la nuova pillola di Phizer sarà il nostro avatar, mentre il vaccino per i neonati è previsto più in là, da associare con la prima comunione. È la scienza, diceva l’emerito Zichichi (92 anni).

Faccio anch’io una previsione, che ho studiato biochimica astrale e nella mia scienza nulla è lasciato all’interpretazione, ma tutto è affidato alla tavolata di Mendeleev. Basta mescolare un po’ di pessimismo economico, enfasi sociale, crisi ecologica e ovviamente ansia sanitaria, che la pozione metafisica è pronta per un telescopamento con una giornalista.

La prossima estate saremo ancora vivi? Ho dei dubbi su questo. Gli incubi mi dicono sempre più frequentemente che il virus, senza specificare quale, avvia nei nostri corpi soprannumerari bombe destinate a esplodere, vicino alla milza o al cuore. Come agenti dormienti comunisti nell’America di McCarthy, come alieni invasori nel mondo.

Più in dettaglio: Nettuno e Saturno saranno nelle case del denaro, pessima referenza quella bancaria. Nel 2022 la befana è senza scorte, alta inflazione, terremoto borsistico, Recep Tayyip suicida. Plutone entrerà nei Pesci: Mauro Corona al Quirinale, Gesù a pasqua risuscita, notizia che fa il paio con lo scudetto alla Salernitana. Lilli Gruber avrà Gianrico in decima casa e Antonella seduta sulle sue ginocchia: una dose ogni sera bel tempo si spera. Per le più precise ci risentiamo a gennaio 2023.

Fanno 300 euro. Fattura?

venerdì 17 dicembre 2021

La capa

 

A Marguerite

Come ogni lunedì, la direttrice generale dei servizi segreti si infilò chirurgicamente i suoi aderentissimi pantaloni in pelle, rimise a posto il reggiseno discreto e indossò il discreto gilet, sempre di discreta pelle ecologica.

Fatto ciò, prese la discreta valigetta che l’attendeva sulla sedia accanto all’imponente armadio a specchio e lasciò la stanza sicura di sé, montata su discreti tacchi a spillo. Per una donna della sua condizione era fondamentale essere più discreta possibile, sebbene personalmente non avesse nulla da nascondere.

Mai attirare l’attenzione su di sé, questo era il suo motto. Si era sempre sforzata di circondarsi di persone stravaganti che distogliessero lo sguardo da lei, lasciandola nell’ombra in ogni luogo e in ogni circostanza, per quanto bella fosse. In tal modo divenne invisibile.

giovedì 16 dicembre 2021

"Andare contro coscienza non è privo di pericolo ed è disonesto"

 

È passato sotto silenzio (che cosa ormai nel clamore spettacolare non passa sotto silenzio?) il 500° Anniversario della Dieta di Worms. Fu, come ogni Dieta, un’assemblea dei prìncipi del Sacro romano impero. In quella del 1521 si discussero più di cento questioni diverse, tra cui usura, monopoli, lusso e la diffusione di “leggi farraginose e inverosimili” che la gente non era in grado di comprendere. L’impopolarità del diritto romano, che in Germania stava rapidamente sostituendo le norme consuetudinarie, non era argomento meno spinoso di un altro tema urticante, ossia quello della Riforma luterana.

mercoledì 15 dicembre 2021

Patrioti


Dal 6 gennaio niente più green pass. Per i vaccinati l’obbligo di indossare il foulard tricolore. 

Sul tempo lungo

 

C’è una crescente incertezza su quanto a lungo la bolla del mercato azionario potrà continuare con l’aumento dell’inflazione. In settimana saranno prese decisioni sulla politica monetaria da parte di tre delle principali banche centrali del mondo.

Lo sappiamo da sempre, in particolare dal 2008, che ciò che accade a livello finanziario negli Usa, e al dollaro, ha ripercussioni certe sul resto del mondo. Oggi, la Federal Reserve statunitense dovrebbe annunciare una riduzione accelerata del suo programma di acquisto di attività al fine di aprire la strada a un aumento del suo tasso d’interesse di base all’inizio del prossimo anno, poiché cerca di contrastare l’aumento dell’inflazione che ora è al 6,8%, il più alto livello in quasi 40 anni (*).

Giovedì si riuniranno i membri decisionali della Banca d’Inghilterra e della Banca centrale europea.

Ci si aspetta che la Banca d’Inghilterra alzai il tasso, con l’inflazione al 4,9 e destinata a raggiungere almeno il 5,5% l’anno prossimo, ma c’è in ballo la variante Omicron. Tuttavia, nel suo ultimo aggiornamento sull’economia del Regno Unito, il Fondo monetario internazionale ha affermato che la banca centrale dovrebbe “ritirare l’eccezionale sostegno fornito durante il 2020”.

L’inflazione è in aumento anche nella UE, dove supera il 4%. Ci si aspetta che la BCE mantenga il suo acquisto di asset, in linea con le dichiarazioni della sua presidente Christine Lagarde, che è combattuta tra un aumento dei tassi d’interesse e i timori per le conseguenze che ciò avrebbe sulle economie indebitate nella zona euro, vedi per esempio l’Italia.

Al contrario della Bce, la Fed semplicemente non ha l’Italia da sostenere, specie in una situazione di assetto istituzionale nazionale da definire.

Quando l’inflazione era a livelli bassi, le banche centrali sentivano di poter continuare a pompare denaro nel sistema finanziario con ritmi vertiginosi (la speculazione è cresciuta in proporzioni mostruose nell’ultimo anno e mezzo), e ciò aveva effetto sui prezzi delle azioni che toccavano sempre nuovi record, incrementando la ricchezza dell’oligarchia filantropica nonché quella dei miliardari pandemici.

Con i prezzi in aumento a livello globale, la situazione è diventata molto più complessa. L’affermazione che l’inflazione era un fenomeno “transitorio” è diventata insostenibile e perfino ridicola. Sennonché quelle che una volta erano considerate circostanze “normali”, dove un aumento dell’inflazione avrebbe portato a un aumento dei tassi d’interesse, oggi invece sono diventate circostanze “eccezionali”. Il timore sta nel fatto che l’inasprimento monetario possa far precipitare il mercato azionario alimentato dal debito, portando grossi problemi al sistema finanziario nel suo insieme in condizioni in cui l’esperienza del crollo del marzo 2020 è sempre presente.

C’è chi spera che il 2022 non porti panico o crash, ma solo un po’ di “sobrietà”. Durante il periodo del boom economico, i gloriosi trent’anni (1945-1975), le Borse erano cose modeste al di fuori delle due o tre capitali finanziarie, e in genere faccenda per gli addetti e poco altro. Ci si attaccava al telefono e si chiacchierava col proprio broker. Le variazioni degli indici segnavano a fine giornata lo zero virgola. Oggi, chiunque, anche chi crede di capirne un po’, seduto nella propria domestica cucina, può operare su piazze finanziarie esotiche e su asset immaginifici, magari scottandosi le dita. Questo per dire che il processo D-M-D’ ha lasciato il posto a D-D’, con ciò che ne consegue in ordine ai grandi numeri e nella generale convinzione che il sistema si possa passare di crisi in crisi indefinitamente. Il tempo lungo ci dirà se tale convinzione non sia in realtà un’illusione.

(*) L’indice dei prezzi alla produzione, pubblicato ieri, ha mostrato un balzo dello 0,8 per novembre, un aumento annuo del 9,6% (meno alimenti, energia e servizi commerciali), secondo il comunicato stampa del Bureau of Labor Statistics. All’interno della domanda intermedia a novembre, i prezzi dei beni trasformati sono aumentati dell’1,5, l’indice per i beni non lavorati è aumentato del 4,8 e i prezzi per i servizi sono aumentati dello 0,6%. L’indice per i beni lavorati per la domanda intermedia sono aumentati del 26,5, il più grande aumento annuo dal 28,9% del dicembre 1974, mentre quello per i beni grezzi è aumentato del 52,5%.

A novembre, quasi i due terzi dell’aumento dei prezzi dei beni non trasformati per la domanda intermedia è da attribuire a un aumento del 14,3 del gas naturale; prezzi in aumento anche per petrolio greggio, cereali, ferro e acciaio, minerali di metalli non ferrosi e frutta fresca e meloni. Al contrario, il latte crudo è diminuito del 10,3%, prezzi per la macellazione in flessione anche il pollame e per i pellami. All’ingrosso di prodotti chimici e affini sono diminuiti dell’1,3%, dopo gli aumenti degli ultimi mesi.

Pertanto si ha un sostenuto aumento dei prezzi dell’energia e delle materie prime, mentre il prezzo di alcuni prodotti alimentari diminuisce, causa la flessione della domanda finale. Non siamo ancora in una situazione di stagflazione, ma molti dati portano a pensare che la strada sia quella e non sia breve.

martedì 14 dicembre 2021

[...]

 

Draghi è l’Italia travestita da Churchill.

Draghi proroga lo stato d’emergenza fino a marzo. Poi subentrerà l’ora legale.

Senzatetto morto d’ipotermia a Roma. Il governo aveva raccomandato la mascherina.

L’Austria non è più in lockdown. Lilli Gruber per natale può tornare in patria.


lunedì 13 dicembre 2021

Pandemia, la strategia cinese


Ci sono dei fatti che non si possono ignorare. Il primo riguarda il numero dei casi accertati d’infezione da SARS-CoV-2. In Cina, un paese di 1,4 miliardi di persone, sono circa 100.000, mentre negli Usa oltre 50.000.000 (Cipro, per dire, ne conta 140.000).

Anche i principali media occidentali ostili alla Cina hanno da tempo accettato che il numero dei casi cinesi sia estremamente basso. Se la pandemia ha mostrato qualcosa, è che ignorare il virus non lo fa scomparire, e qualsiasi focolaio trascurato in Cina andrebbe rapidamente fuori controllo, in particolare nelle metropoli affollate come Guangzhou (19 milioni), Shanghai (25) Pechino (22). Un simile focolaio sarebbe visibile ai corrispondenti esteri, per non parlare delle centinaia di migliaia di stranieri che vivono in Cina.

Colpire uniti

 

Ricordiamo gli scioperi e le imponenti manifestazioni operaie e studentesche? I padroni allora hanno dovuto concedere così tanti diritti che l’Italia è diventata un paese sottosviluppato. Per fortuna ci hanno pensato “loro”, manovrando i fascisti, a metterci una pezza, anzi una bomba qui e una là. È così che non siamo diventati comunisti. Ci sono voluti gli “anni delle stragi”, dette fasciste perché i manovali provenivano da quell’ambiente, ma i mandanti erano altri.

Anche oggi, per dare una nuova possibilità all’Italia, servirebbe una sterzata, un uomo forte al comando. Non un mascellone serrato, quella è vecchia muffa, ma uno che sorrida. Come Berlusconi? Non così sputtanato. Uno dai modi educati, dotato di un humour non grossolano, incensurato e la cui vita privata sia irreprensibile, con ottime referenze internazionali, inglese fluente, amicizie europee e atlantiche, soprattutto bancarie e finanziarie.

E c’è chi invece lo preferisce “patriota”. Possono mostrarsi giovanilisti quanto gli pare, postmoderni, dissimulare la loro vecchia identità dietro le scelte politiche, ma poi l’afrore che emanano è sempre quello dell’orbace del nonno messo in naftalina. E dunque perché questi residuati godono dell’appoggio dei media? La funzione dei neofascisti, dei “patrioti”, è quella di sempre, di minaccia incombente. Serve a ricompattare gli “altri” e far ingoiare merda in grisaglie. La stessa cosa sta avvenendo in Francia con Éric Zemmour, anche lui un “patriota”. Sta erodendo voti alla Le Pen, per favorire chi?

Come può la destra e l’estrema destra, in Francia (!), essere incarnata da un ebreo sefardita di origini algerine? In che modo l’ebraicità è diventata compatibile con idee di quel genere? E che dire di Peter Jakab, il giovane leader del Jobbik, il partito neonazista ungherese? È un esempio interessante di questa tendenza. Eppure il suo bisnonno morì ad Auschwitz. Perché era ebreo. Sua nonna si convertì al cristianesimo. Perché era ebrea. Marcel Yaron Goldhammer, tedesco-israeliano, non era candidato in una lista dell’AFD a Berlino?

Non fu Yeshayahou Leibowitz, filosofo israeliano, a usare l’espressione di “ebrei nazisti” per designare i coloni israeliani nazionalisti? Altro contesto, altra qualificazione. Non sono “patrioti” anche loro? Pensiamo a Ze’ev Jabotinsky, uno dei fondatori dell’Irgun, il movimento terroristico che mosse guerra agli inglesi, era un ultra nazionalista ai tempi della costruzione di Israele. Ci sono “patrioti” che mettono le bombe e “patrioti” che sorridono democraticamente e flirtano con l’élite internazionale. Marciare separati per colpire uniti, si diceva un tempo.

sabato 11 dicembre 2021

Un librino di tanto tempo fa

 

Ci chiediamo perché personalità della cultura e della ricerca, che godevano fino a ieri della stima e del rispetto pressoché incondizionato di tutti, siano oggi oggetto di dileggio e anche di peggio? Perché hanno assunto certe nette posizioni e non altre? Non può dipendere solo per motivi contingenti legati all’oscena gestione pandemica. Questa segna certamente il colmo della misura, ma non è forse l’occasione per levarsi contro l’insolenza e la prepotenza manifesta di un sistema di governo locale e globale non più sopportabile?

Tale insofferenza riguarda tutti. Si tratta della gestione tout court delle cose, fin dentro a quelle minute e più quotidiane, compresa l’imposizione di un nuovo vocabolario, di una neolingua da un lato “inclusiva” e dal’altro tecnocratica, con la quale siamo costretti a fare i conti pena l’esclusione. Non si tratta dunque solo del green pass connesso all’epidemia, bensì dello stillicidio di “lasciapassare”, materiali e immateriali, imposti e subiti per muoverci e agire nel contesto generale della vita sociale, ritmata sempre più dal tempo elettronico, indirizzata da logaritmi e sorvegliata da reti monopolistiche di cui  sappiamo troppo poco e soprattutto fuori del nostro controllo.

Si tratta della nostra stessa identità, della nostra legittimità di rivendicare qualsiasi cosa. Legittimità che oggi è revocata in dubbio, anzi, sospesa o negata. Entità diverse ma con interessi convergenti operano nella catena produzione-distribuzione-scambio-consumo fino a fagocitare l’intera formazione economico-sociale. Un dominio reale totale che le generazioni del passato non potevano immaginare in forme così sofisticate, con una modificazione qualitativa dei bisogni, dei gusti, della mentalità, della morale, in una parola della coscienza di ognuno.

Siamo diventati prodotti programmati e finalizzati, in un vortice di cambiamenti che ci impedisce la piena comprensione della complessità dei movimenti sociali attuali. Diviene obsoleto perfino lo schema struttura-sovrastruttura, avendo ormai il capitale, e l’ideologia di cui si serve, assoggettato a sé formalmente e realmente ogni rapporto umano come mai prima d’ora. E ciò si riflette inevitabilmente nei rapporti sociali tradizionali che stanno andando completamente per aria.

La pandemia, e ciò che ne è conseguito, non fa altro che mostrare ciò che era in atto, da un lato, nel progresso della tecnologia e dei “sistemi logici” a essa connessi, dall’altro nel lavoro ideologico degli ultimi decenni, ossia non solo l’eliminazione di ogni tipo di antagonismo, ma dell’idea stessa di reale opposizione all’esistente. Cari riformisti di ieri e di oggi, solo ora cominciate ad assaporarne le conseguenze di questa strategia di distruzione estesa e profonda dei pregressi rapporti sociali in tutti gli ambiti di produzione della vita.

Eppure tutto ciò, in nuce, era già stato scritto in un librino di oltre un secolo e mezzo fa.


venerdì 10 dicembre 2021

I conti non tornano lo stesso

 

La notizia è questa:

«È nata la “Commissione Dubbio e Precauzione”, un’iniziativa indetta con lo scopo di indagare dati alla mano sulla gestione pandemica e sulla campagna vaccinale nel nostro Paese, promossa da Massimo Cacciari, Giorgio Agamben, Ugo Mattei e Carlo Freccero. La Commissione è stata presentata nella giornata di ieri tramite una videoconferenza di oltre 10 ore: più di 50 relatori – in buona parte medici e scienziati – hanno infatti lanciato i lavori tramite una diretta che Facebook ha però prontamente oscurato».

Non è detto che condivida in toto le tesi di tale “Commissione Dubbio e Precauzione”, però vorrei essere informato su quanto è stato detto almeno quanto la “guida ragionata ai regali di natale sostenibili”, promossa da nota testata.

Invece Facebook oscura. Il suo padrone prevede 5 miliardi di utenti entro il 2030. Purtroppo non ne stiamo facendo un problema. Quanto ai titolari di giornalismo& democrazia, non ne parlano. Oggi i vaccinati muoiono solo di papilloma virus e cancro alla prostata, mentre i non vaccinati vanno all’inferno solo beccati dal Covid.

Quanto al governo, estenderà lo stato di emergenza almeno al 2089, quando la curva dell’idiozia di gregge forse s’invertirà.

Ieri sera, Marco Travaglio, giornalista discusso e discutibile per le sue posizioni politiche e altro, ha dato una lezione di giornalismo a Lilli Gruber, conduttrice di una trasmissione televisiva il cui fanatismo avrebbe potuto indurre Goebbels a sporgere denuncia per plagio.

In buona sostanza Travaglio, come se parlasse a una novizia del giornalismo, le ha detto: non puoi dare notizia solo di ciò che ti fa comodo, non puoi dare ascolto solo ad amici del tuo giro e amiche del tuo harem. L’imbarazzo della giornalista austriacante con portafoglio italiano era evidente.

Poi, Antonella Viola, immunologa, opinionista, divulgatrice scientifica e scrittrice, eccepiva che lei come “scienziata” non può confrontarsi con i comuni mortali che eccepiscono sulle sue certezze in materia vaccinale anti-Covid, largite da quasi due anni a reti unificate, tipo sull’immunità di gregge, teoria oggi revocata in dubbio da lei stessa, e patrocinatrice di altre teorie sull’efficacia e innocuità dei vaccini anti-Covid, così come, a suo tempo, sulla necessità dell’uso dei guanti e del passamontagna.

Sull’affidabilità delle dichiarazioni degli “scienziati” il discredito non è mai stato tanto popolarmente diffuso e giustificato come da quando queste vedette della scienza frequentano i boudoir televisivi.

È stato quindi il turno di Fabio Luigi Bonetti, attore, scrittore, conduttore radiofonico, conduttore televisivo e chissà che altro ancora. Questi ha eccepito a Travaglio che quando prende l’aereo non si mette a discutere con il pilota in tema di volo aeronautico. Tutti zitti gli altri, come se il paragone c’entrasse qualcosa con i vaccini anti-Covid.

Nessuno ha osservato che quando saliamo in aereo, il mezzo stesso non è sperimentale e il pilota non è ai primi voli addestrativi.

I vaccini anti-Covid, è detto dai soliti pontefici, non sono sperimentali poiché sono stati inoculati a centinaia di milioni di persone quest’anno. Il che non significa assolutamente nulla in una prospettiva temporale più lunga. Se l’assoluto non esiste per nessuna cosa (tranne la morte), ciò vale anche per un farmaco in uso da un anno, o no?

Osservo che i vaccini, almeno con le prime due dosi, ora anche con la terza, ci dovevano proteggere e scongiurare la recrudescenza pandemica, tanto che per oltre un anno l’immunità di gregge era data per scontata con il 75-85% della popolazione vaccinata. Non è andata così ed è stato trovato subito il capro espiatorio: i cosiddetti no-vax.

I conti non tornano lo stesso. I no-vax li possiamo anche concentrare in un solo luogo, per esempio su Marte, ma è ormai ufficiale che la trasmissione virale avviene a prescindere dai no-vax, e l’immunità di gregge evocata da più parti per tanto tempo era una speranza e infine una sciocchezza, posto che voci autorevoli da oltre un anno dissero che ciò era un miraggio.

E anche per quanto riguarda la protezione, i vaccini sono ben lungi da offrire una copertura soddisfacente e soprattutto duratura, dimostrazione data dalle reiterate inoculazione sempre più ravvicinate nel tempo. Né pare, visto l’allarme mediatico, che i vaccini anti-Covid attuali ci proteggano in modo rassicurante dalle innumerevoli e sempre nuove varianti. Insomma, dei vaccini non sanno esattamente un cazzo né quelli che pilotano la faccenda, né i tremebondi o semplicemente dubbiosi che preferiscono restare a terra.

Quanto al rapporto rischio/beneficio vaccinale anti-Covid per i bambini sto aspettando che si liberino i genitori da sensi di colpa con esempi sul tipo: “bambina di 3 anni morta soffocata dopo aver ingerito un giocattolo Kinder”.

Anche il capitalismo cinese è pur sempre capitalismo

 

La crisi della società cinese Evergrande, sviluppatore immobiliare, è entrata in una nuova fase con il coinvolgimento diretto delle autorità di regolamentazione cinesi in quello che sembra essere un tentativo di garantire una riorganizzazione ordinata dei suoi obblighi internazionali dovuti al forte indebitamento e, infine, la liquidazione della società.

La mossa è stata accelerata da un annuncio della società alla borsa di Hong Kong venerdì scorso: Evergrande non è in grado di soddisfare una richiesta di rimborso di un debito di 82,5 milioni di dollari. In termini molto chiari: non vi è alcuna garanzia che disporrà di fondi sufficienti per adempiere ai propri obblighi finanziari, anche se nelle ultime ore il governatore della banca centrale cinese, Yi Gang, ha assicurato che rimborserà secondo priorità fra le varie categorie di debiti, vale a dire le obbligazioni senior (secured).

giovedì 9 dicembre 2021

Scoop

 

Quelli di Repubblica:





Anni Settanta


*
Sei milioni d’italiani soffrono di disturbi mentali: credono nell’esistenza della “sinistra”.

I lavoratori morti nel 2021 avevano un’età media di 38 anni. Draghi nel PNRR s’impegna ad aumentare la media a 39, o addirittura 40.

Greta Thunberg sulla copertina di Vogue Scandinavia. Il giorno in cui sarà su Playboy non ci sarà più speranza di salvare il pianeta.

Finalmente le grandi navi da crociera sono bandite da Venezia. Dal 2030 solo gondole elettriche.

La Società Entomologica Europea intende cambiare i nomi ritenuti “offensivi” di alcuni insetti. La “mosca della merda” sarà ribattezzata “mosca gourmet”.

Lilli Gruber: “Centinaia di milioni di mosche non possono aver torto”.

Stasera su La7 sarà sperimentata in diretta una supposta anti-Covid.