domenica 29 marzo 2020

Un progetto di società



Le maggiori contraddizioni che ci troviamo ad affrontare rinviano come sempre ai rapporti sociali di classe. È nella lotta per l’affermazione/riproduzione di quei maledetti rapporti che si articola lo scontro e ne viene tratto l’esito.

Infatti, quale risultato ha prodotto la lotta scatenata negli ultimi decenni dal padronato ben lo vediamo nella sottomissione totale della rappresentanza politica al delirio autistico neoliberista, nella esaltazione della competizione quale orizzonte assoluto di una vita spesa a elemosinare un po’ di denaro che degli imbroglioni ci rubano in modo flagrante.

Complici volontari gli eredi di quella lunga stagione politica riformista di sinistra che dei risultati aveva ottenuti sul piano della lotta economica e acquisito su quello dei diritti maturi. Sono loro che, rinnegati ideali e programmi, hanno fatto propria l’ideologia che proclama il primato mercantile e l’assolutismo finanziario, il pragmatismo che fissa l’identificazione delle persone al capitale come mero valore di scambio, nel trionfo dell’inutile, dell’insensato, di un consumo funzionale e sopravvalutato.

Il cedimento ai mentori del mercato ha avuto come conseguenza la svendita dei beni pubblici, peraltro senza ridurre il debito, i tagli lineari alla spesa sociale, sostituita dalla filantropia e dalla carità, la decadenza programmata dell’istruzione e della sanità pubblica, con lo scopo imprudente di favorire la scuola e la sanità privata. Abilmente sono stati adescati da questi pifferai gran parte di coloro che lamentano in questi giorni la degradazione e le carenze di cui siamo impotenti testimoni e vittime.

Ormai modesti scoliasti a mezzo dei social, ci è lasciata solo la pratica effimera dei commenti a margine e qualche insulso girotondo o adunata afona di progetto.

Dovrebbe bastare per comprendere in quale enorme trappola siamo caduti e quale alto dazio paghiamo anche in occasione di questa drammatica e penosa circostanza storica. Ci penserà allora la forza delle cose a farci muovere in un’altra direzione, basterà l’erosione dell’ossatura finanziaria statuale e di quella economica privata perché venga giù tutto o almeno s’avverta un deciso scossone? Non credo e non solo perché manchiamo in tal senso di tradizione.

Temo che la società civile italiana non sia interessata nel profondo ad un reale e radicale mutamento, che dopo l’isteria collettiva e la peste emozionale, instillate dai media con morboso diletto, tutto ritorni come prima e anzi declini in peggio.

Senza indulgere a teorizzazioni biopolitiche e scenari orwelliani di matrice ambigua, vedo che in generale si sta affermando subdolamente sotto i nostri occhi, nell’esibito e blando rispetto delle forme democratiche, un nuovo totalitarismo coadiuvato su base tecnologica. Si tratta di un progetto di società in fase molto avanzata, di una mutazione che la nostra insipienza e rassegnazione pagherà cara.

6 commenti:

  1. Il 96 percento delle fabbriche di turbine eoliche europee continua a funzionare.

    https://www.evwind.es/2020/03/28/96-percent-of-europes-wind-turbine-factories-continue-to-operate/74194

    Come mai secondo lei?

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  2. «è davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Ma, buon Dio! che storia è questa? Come diremo che si chiama? Che disgrazia è questa? Quale vizio, o piuttosto, quale disgraziato vizio? Vedere un numero infinito di persone non obbedire, ma servire; non essere governati, ma tiranneggiati; senza che gli appartengano né beni né parenti, né mogli né figli, né la loro stessa vita! Sopportare i saccheggi, le licenziosità, le crudeltà, non di un esercito, non di un’orda barbara, contro cui bisognerebbe difendere innanzitutto il proprio sangue e la propria vita, ma di uno solo […] Chiameremo questa vigliaccheria? diremo che coloro che servono sono codardi e deboli? Se due, tre o quattro persone non si difendono da un’altra, questo è strano, ma tuttavia possibile; si potrà ben dire giustamente che è mancanza di coraggio. Ma se cento, mille sopportano uno solo, non si dovrà dire che non vogliono, che non osano attaccarlo, e che non è vigliaccheria, ma piuttosto spregevolezza ed abiezione? […] Dunque quale vizio mostruoso è mai questo che non merita nemmeno il nome di vigliaccheria, e per il quale non si trova un termine sufficientemente offensivo, che la natura rinnega di aver generato e la lingua rifiuta di nominare?».
    cambia la forma, ma la sostanza è sempre la stessa; libertè-egalitè-PROPRIETÈ

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  3. In quale classe devo collocare i burocrati?

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