Edoardo Camurri si può ascoltare con frequenza su Radiotre, verso le 9, dove fa il verso della persona che sa citare molte cose ed è perciò autorizzata ad esprimersi in modo “culturale”. Non bastandogli, su Il Foglio scrive:
«La paura e la paura della morte sono il campo di battaglia ideale per giocare a questi esperimenti».
Quali? Lo spiega con un esempio:
«Quando Timothy Leary, lo psichiatra di Harvard che divenne il profeta dell’Lsd, parlava di “neuropolitica”, intendeva esattamente questo: grazie alle nuove conoscenze scientifiche e alle nuove pratiche tecnologiche, la politica ha la possibilità di lavorare sempre di più sulla riprogrammazione cerebrale delle persone. Leary aveva in mente le tecniche del lavaggio del cervello tradizionali che si basano sulla regressione della vittima a una fase infantile del suo sviluppo per poi risintonizzarla, grazie a un nuovo imprinting, su princìpi e valori diversi».
La “politica” farebbe di suo e artatamente tutto ciò? Suvvia, non scherziamo.
«Per dirla in un altro modo: il cervello più antico presente in ogni essere umano funziona sulla paura, la paura della morte, e sulle risposte immediate per fuggire il pericolo. Si tratta di un cervello, necessario alla sopravvivenza più elementare, che non presuppone alcuna consapevolezza logica e valoriale».
Succede nel comportamento di qualunque animale, non solo nell’uomo come dice Camurri. La paura è un’emozione primaria, un comportamento che allude al primo sistema di segnalazione, quello pavloviano di stimolo-risposta, in tal caso lo stimolo di autoconservazione, tipico anche nel topo di biblioteca come in quello di fogna.
«Il riprogrammatore cerebrale riesce ad accedere a questo livello primordiale sottoponendo la propria vittima al terrore, togliendole punti di riferimento e istituendo uno stato permanente di paranoia che solo il riprogrammatore è in grado di sciogliere».
Non è così semplice la faccenda, proprio perché all’”antico cervello” di Camurri si sovrappone quello nuovo dell’homo sapiens. Qui abbiamo a che fare con le forme della coscienza, in cui il sistema extra-genetico di comunicazione tipicamente umano, costituito dal linguaggio e relativi codici, sublima le forme dei rapporti sociali. Se così non fosse, al “programmatore”, o al politico di turno, per agire e farsi obbedire basterebbe fare: bau!
Da qui in avanti sarebbe necessario spiegare le cause della distorsione che la forma delle relazioni materiali di produzione della vita subisce nei processi di sublimazione delle forme ideologiche, ossia dar conto dei sistemi ideologici come strumenti attivi della riproduzione dei rapporti sociali alienati dei quali tutti siamo vittime, “programmatori” e “politici” compresi.
Sia sufficiente rilevare in questa sede che la classe al potere, qualunque essa sia storicamente, tende a rappresentare il suo interesse particolare come interesse comune di tutti i membri della società e ciò la spinge, “naturalmente” e non “complottisticamente” e segretamente, ad elaborare le proprie idee filosofiche, giuridiche, politiche et cetera nella forma della universalità, rappresentandole come le sole razionali e universalmente valide.
Tenendo conto dei rapporti di forza tra le classi, tutto ciò avviene da sempre in qualunque contesto storico, solo che oggi il potere (e non genericamente la “politica”) si avvale di potenti e sofisticati strumenti tecnologici per controllare e indirizzare le coscienze (un tempo la religione non era strumento meno pervasivo e potente!), ma lo fa come pratica normale di gestione della società, in una lotta che non ammette cristallizzazioni ideologiche realmente antagoniste, e là dove esse si presentassero (oggi sono inesistenti) lavorerebbe per sfigurarne il contenuto e per togliergli la parola.
Ecco perché le forme ideologiche dominanti sono anche e sempre le idee della classe dominante, che attivamente lavorano per riprodurre tale dominio entro tutti i rapporti sociali (non al di fuori, sopra, di lato e all’ombra di essi).
Ora basta con le stronzate alla Camurri (che vede esperimenti biopolitici anche dove non ci sono), c’è la “programmazione” dell’Atalanta in tv.
E occorre riconoscere che l'Atalanta è stata programmata piuttosto bene.
RispondiEliminaeh beh, 9 gol in una partita non si vedono tutte le domeniche
Elimina;)
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RispondiEliminaun altro che aveva ad oggetto Camurri l'ho eliminato io
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