Di sera mi bevo un goccio di François Peyrot alla pera.
Siccome fa 30 gradi, da stasera triplico la dose e fanculo al virus!
Breve excursus di com’è stata concepita, per un tempo infinito, la disinfestazione in Italia e segnatamente nell’esercito italiano (ma a lungo anche negli altri).
Ogni corpo d’armata (in genere due divisioni), nell’ambito del servizio igienico-profilattico, aveva la sezione disinfestazione e un laboratorio chimico batteriologico (le ricerche batteriologiche però venivano eseguite presso gli ospedali per contagiosi), con a capo un ufficiale subalterno, ossia un capitano o tenente medico, con al massimo un’ottantina di uomini, impiegati anche in altri compiti sanitari, ai quali era impartita un’istruzione teorico-pratica sulle disinfezioni e disinfestazioni di caserme e accantonamenti.
Il servizio igienico-profilattico (cui faceva capo, come detto, la sezione disinfestazione) provvedeva tra l’altro alle vaccinazioni antitifiche ed eventualmente anticoleriche, ad accertare la potabilità dell’acqua in zona di esercitazioni o di operazioni, e sorvegliava sull’igiene dei mezzi di trasporto della stessa. Nelle zone di operazioni, durante i conflitti, il servizio aveva anche il compito di protezione del territorio dalla diffusione di morbi epidemici, vigilanza delle case di prostituzione (e denuncia del meretricio clandestino) e sulle malattie veneree. Il ricovero ospedaliero per queste ultime avveniva solo per i casi più gravi.
A tale scopo, i bordelli erano provvisti della cosiddetta sala anticeltica. Ancora in epoca recente, chiusi i bordelli, il militare rientrante dalla libera uscita, poteva provvedere, al bisogno, presso la stessa sala, posta presso il corpo di guardia all’ingresso della caserma.
Ogni corpo d’armata (in genere due divisioni), nell’ambito del servizio igienico-profilattico, aveva la sezione disinfestazione e un laboratorio chimico batteriologico (le ricerche batteriologiche però venivano eseguite presso gli ospedali per contagiosi), con a capo un ufficiale subalterno, ossia un capitano o tenente medico, con al massimo un’ottantina di uomini, impiegati anche in altri compiti sanitari, ai quali era impartita un’istruzione teorico-pratica sulle disinfezioni e disinfestazioni di caserme e accantonamenti.
Il servizio igienico-profilattico (cui faceva capo, come detto, la sezione disinfestazione) provvedeva tra l’altro alle vaccinazioni antitifiche ed eventualmente anticoleriche, ad accertare la potabilità dell’acqua in zona di esercitazioni o di operazioni, e sorvegliava sull’igiene dei mezzi di trasporto della stessa. Nelle zone di operazioni, durante i conflitti, il servizio aveva anche il compito di protezione del territorio dalla diffusione di morbi epidemici, vigilanza delle case di prostituzione (e denuncia del meretricio clandestino) e sulle malattie veneree. Il ricovero ospedaliero per queste ultime avveniva solo per i casi più gravi.
A tale scopo, i bordelli erano provvisti della cosiddetta sala anticeltica. Ancora in epoca recente, chiusi i bordelli, il militare rientrante dalla libera uscita, poteva provvedere, al bisogno, presso la stessa sala, posta presso il corpo di guardia all’ingresso della caserma.
I cicli d’intervento della sezione disinfestazione, pur calendarizzati, avvenivano in genere al bisogno, e i mezzi impiegati, a vederli oggi, ci lascerebbero sbalorditi: l’autostufa di disinfestazione tipo Vittoria, l’utopotabilizzatore tipo R, o i misteriosi apparecchi Breslavia per la disinfezione con formaldeide, o l’incredibile inceneritore mod. 1932. Tutto molto artigianale e casereccio.
L’unico disinfettante di largo impiego, per ogni tipo di locale e per ogni evenienza, era l’idrossido di calcio, il latte di calce, che se non altro non è tossico. Invece l’impiego massiccio e sconsiderato di creolina (dal caratteristico odore) venne dopo ed è rimasto in uso fino a epoca recente.
L’unico disinfettante di largo impiego, per ogni tipo di locale e per ogni evenienza, era l’idrossido di calcio, il latte di calce, che se non altro non è tossico. Invece l’impiego massiccio e sconsiderato di creolina (dal caratteristico odore) venne dopo ed è rimasto in uso fino a epoca recente.
Per la disinfestazione adulticida di zecche, pulci, acari, cimici, tineidi e altri insetti, si provvedeva a “cianidrizzare” con sostanze contenenti acido cianidrico (da non confondere direttamente col cianuro, comunque altamente tossico e componente del famigerato Zyklon B), ma con parsimonia dati i costi.
Per quanto riguarda topi e ratti ai furieri non restavano che le trappole in dotazione, modelli reggimentali a nassa capaci di catturare fino a 15 topi! Il regolamento non lesinava consigli sulla predisposizione delle più opportune esche rodenticide: impasti di acido arsenioso o carbonato di bario, farina di mais, grasso di maiale, ossido di cromo, olio di anice, ecc..
Per quanto riguarda topi e ratti ai furieri non restavano che le trappole in dotazione, modelli reggimentali a nassa capaci di catturare fino a 15 topi! Il regolamento non lesinava consigli sulla predisposizione delle più opportune esche rodenticide: impasti di acido arsenioso o carbonato di bario, farina di mais, grasso di maiale, ossido di cromo, olio di anice, ecc..
I nostri nonni si ricordavano che erano in uso nelle camerate e in altri ambienti di caserma delle sputacchiere, ossia bacinelle di ferro smaltato adattate per quell’uso, ma anche modelli a pedale e a imbuto da appendere a mezza altezza, che venivano pulite con una miscela in parti uguali di cresolo e liscivia di soda.
Una delle cerimonie più frequenti in caserma, oltre alla doccia settimanale o quindicinale (quando andava bene), era lo spidocchiamento, praticato con i reparti schierati, impiegando gas fumiganti prodotti nei depositi con apparecchi Clayton.
I pidocchi erano di casa ovunque durante il secondo conflitto, per sterminarli ci volle il DDT che si rivelò risolutivo (o quasi) anche contro il parassita della malaria.
I pidocchi erano di casa ovunque durante il secondo conflitto, per sterminarli ci volle il DDT che si rivelò risolutivo (o quasi) anche contro il parassita della malaria.
Oggi la malaria è ancora la più importante parassitosi e la seconda malattia infettiva al mondo per morbilità e mortalità dopo la tubercolosi, con oltre 200 milioni di nuovi casi clinici l’anno e 438.000 decessi (dati 2015). Ogni anno circa 10.000-30.000 viaggiatori europei e americani si ammalano di malaria. Però non scherza neanche la “normale” influenza stagionale (vedi qui).
la "carne da cannone" SERVE.
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