venerdì 6 marzo 2020

Non sarà la fine del capitalismo, ma ...


Dopo l’impennata di mercoledì, oltre il 4 per cento, alimentata in gran parte dall’apprezzamento del mercato per la vittoria dell’ex vicepresidente americano Joe Biden alle primarie del Super Tuesday (il mercato speculativo funziona in gran parte su queste basi psicologiche), ieri Wall Street ha visto un’altra sessione turbolenta con indici di mercato in ribasso di oltre il 3%. Non andrà meglio nei prossimi giorni.

La caduta del mercato azionario è stata accompagnata da un ulteriore calo dei tassi di interesse sul mercato obbligazionario, con il rendimento dei titoli del Tesoro USA a 10 anni sceso a un nuovo minimo dello 0,9 per cento, mentre il rendimento dei titoli del Tesoro a 30 anni è sceso all’1,55%, altro livello record.

Questo avviene perché gli investitori passano ai titoli di Stato, e se tale domanda aumenta s’alzano i prezzi e con ciò s’abbassano i rendimenti. Questo indica che i mercati chiedono un ulteriore taglio dei tassi d’interesse da parte della Federal Reserve, dopo la riduzione di emergenza di martedì di 0,5 punti percentuali.

Ieri il Dow ha chiuso con un calo del 3,6 percento, con l’S&P 500 in calo del 3,4 percento e il Nasdaq che ha chiuso in ribasso del 3,1 percento. Finora in questa settimana il Dow ha avuto due giorni in cui è aumentato di oltre 1.000 punti, quindi un calo di un giorno di oltre 800 punti e la caduta di ieri di quasi 1.000. Fate vobis.

La causa immediata di queste variazioni del mercato è il conflitto tra due prospettive opposte. Da un lato, vi è la convinzione che la Fed e le altre banche garantiranno altra liquidità a prezzi sempre più bassi, ma per contro vi sono investitori ormai convinti che la diffusione del virus porterà a una grave recessione economica negli Stati Uniti e nel mondo. Più passano i giorni e più i contagi aumentano e più questa tesi prevale (stravince in Europa).

A dire il vero non manca l’attenzione sulle tendenze sottostanti del sistema finanziario che stanno creando, virus o non virus, le condizioni per un’altra crisi su scala anche più ampia e dirompente del 2008, vale a dire, in soldoni, che si guarda con crescente preoccupazione (eufemismo) alla situazione del debito globale (ne ho già scritto più volte).

Come molti sanno ma fingono d’ignorare, parte non trascurabile di questo debito non è stato utilizzato per finanziare nuovi impianti e attrezzature, per aumentare i ricavi di produzione e vendita, ma per finanziare fusioni e acquisizioni, nonché riacquisti di azioni per aumentare le valutazioni del mercato azionario: un processo che offre premi molto interessanti per i dirigenti aziendali e le principali società finanziarie, e rivoli di benessere anche ai promotori finanziari con sfera di cristallo.

Pertanto il virus non farà che aggravare tale situazione di bolle e bollicine che prima o poi debbono scoppiare, come di fatto avviene sistematicamente lungo tutta la storia del capitalismo, ma ultimamente con una frequenza che dovrebbe far riflettere circa la crisi storica di questo sistema.

Già abbiamo sott’occhi l’interruzione delle catene di approvvigionamento e la riduzione della crescita globale, con crisi d’interi settori, riduzione degli utili e maggiore difficoltà a pagare i debiti, a cui farà seguito, come legge di natura, una stretta creditizia in una situazione di tassi di interesse bassissimi e negativi.

Non sarà la fine del capitalismo (non esiste la “fine” del capitalismo, ma un processo storico che porta a “cose” nuove), ma ciò che si sta innescando prefigura sommovimenti sociali e politici che potrebbero essere di non lieve e temporanea entità.

2 commenti:

  1. magari ci fosse una fine..ed essere ancora qui a vederla

    in US stanno gestendo la paura, dovrebbero essere pronti 1500000 tamponi per la settimana prossima ma io dubito assai che anche questa promessa non faccia parte della gestione di cui sopra

    in un certo senso è l'unica cosa che possono fare visto che considero l' economia, nelle sue linee essenziali, incontrollabile

    per quanto riguarda le borse per ora sono ancora sopravvalutate e non hanno prezzato il "worst scenario"

    per ora per esempio proprio nessuno tiene conto le spinte inflattive che questo rimescolamento delle catene di approvvigionamento (e anche del valore)potrebbe generare

    il mio scenario è di recessione+inflazione

    ma nel capitalismo neanche la recessione è uguale per tutti, USA e Cina secondo me subiranno molte meno conseguenze

    un pò di cose sparse ma ho fretta

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  2. ah anche la storia dei tassi di interesse FED si rivelerà un clamoroso errore visto che il lato "finanziario" stavolta, diversamente dal 2007, è, solo per ora, assente

    solo tra un pò inizieranno i crash finanziari, e stavolta sarà chiaro che quando va a rotoli la produzione di nuove merci, materiali o immateriali che siano, ci va tutto il resto

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