Malvino, alludendo a fascinazioni gattopardesche, titola che nulla sarà come prima, ma tutto resterà come prima. Come potrebbe essere diversamente in una società come la nostra, nonostante certe apparenze, ancora ferocemente (non uso l’avverbio a caso) gerarchica e classista?
La classe politica e dirigente di questo paese sa essere, al momento opportuno, coesa e solidale. Il primo conflitto mondiale s’era appena concluso che già metteva in non cale quanto accaduto a Caporetto, premiando i maggiori responsabili con incarichi prestigiosi e Cadorna con il maresciallato. Larga parte degli italiani ha la memoria di un pesce rosso, per loro Mussolini è stato un grande statista fino al Patto d’acciaio. Craxi in fondo fu un convinto anticomunista al quale si può perdonare qualche scelleratezza e Berlusconi verrà ricordato per qualche sua debolezza nella sfera privata, ma in fondo le sue televisioni ci hanno sottratto al monopolio della noia.
Dopo questo disastro, quello dell’epidemia in corso, sarà ancora così? Si tratterà di gratificare la sanità pubblica con un gruzzolo a debito, alzare un po’ di polvere, far cadere mediaticamente qualche testa, e tutto tornerà nell’ordine e al suo posto? Oppure sarà finalmente giunto il momento delle agognate riforme radicali, il ricambio del personale apicale in ogni settore (“tutti a casa”), lo svecchiamento e altre bubbole?
Bisogna essere realisti più del re di coppe a briscola: qualsiasi riforma s’intenda intraprendere sulla struttura istituzionale e statuale, vale a dire relativamente alla composizione e organizzazione del parlamento e così dei ministeri e degli uffici di diretta collaborazione del vertice politico, essa è destinata a pagare dazio agli interessi politici dei partiti, al particolarismo e avventurismo dei leader. Sicuramente non si faranno irretire da questi eventuali tentativi di riforma i padroni dello Stato, le burocrazie interne degli apparati, sotto stretta tutela di direttori generali e capi gabinetto, per tacere delle società controllate dallo Stato, poltronificio spartitorio dei partiti, o la magistratura, Stato nello Stato.
Quando il potere non è torbido è quantomeno opaco.
Non sappiamo quando durerà questo stato di cose e soprattutto quali effetti di lunga durata potrà avere sulla tenuta dell’economia reale. Una cosa è certa: se crolla l’economia viene giù tutto il palco della democrazia. Dobbiamo però tener conto che questo sistema ha la scorza dura.
Molte persone, in paesi senza 'ammortizzatori sociali' come gli USA, hanno già perso il lavoro. Per i padroni cambia poco suppongo.
RispondiEliminaPs Però Venezia senza turisti deve essere una meraviglia.
come nel film di LV
EliminaQuello con la mietitrice...:)
RispondiEliminaPietro
Nel frattempo c'è il piccolo particolare che hanno sospeso il patto di stabilità. Dicendo ai governi di spendere quello che vogliono per rialzarsi quantomeno su una gamba.
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