«Il nostro Internet era etico, di fiducia, gratis, condiviso. Oggi è passato da risorsa digitale affidabile a moltiplicatore di dubbi, da mezzo di condivisione a strumento con un lato oscuro. Internet consente di arrivare a milioni di utenti a costo zero in maniera anonima, e per questo è perfetto per fare cose malvagie: spam, addio alla privacy, virus, furto d’identità, pornografia, pedofilia, fake news. Il problema è nato quando si è voluto monetizzarlo: si è trasformato un bene pubblico in qualcosa con scopi privati che non ha la stessa identità del passato».
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Il caso dei “cookie” è noto a tutti, ma le modalità con le quali si raccolgono informazioni utilizzate, quando va bene, a fini commerciali, sono molte. E sono utilizzate anche a fini politici, per esempio per orientare il voto, e non solo per questo. Così come si riesce sulla base di tali dati e profilazioni a orientare i nostri acquisti o il voto elettorale si possono giocare gli stessi dati per orientarci verso altre cose. Il condizionamento non sempre è palese, anzi quasi mai lo è.
A livelli politico è un fatto compiuto, laddove, sulla base di una profilazione di massa, agiscono agenzie private come la cosiddetta bestia di Salvini, la piattaforma Russeau dei Cinque stelle e Italia Viva di Renzi con la sua struttura americana che utilizza il software nato dalla Cambridge Analytica. Sicuramente fanno lo stesso e per altri scopi altre agenzie per clienti ed entità che non conosciamo.
Attraverso questi dati non è azzardato ipotizzare che degli specialisti possano imporre a livello collettivo un’egemonia culturale. Non solo di questo si tratta. Oggi, per esempio, Google è il più grande raccoglitore a livello mondiale di dati sul DNA individuale. Qual è lo scopo di questa raccolta gigantesca di dati così sensibili e questo genere di mappatura si fa solo a fini di conoscenza scientifica? Nel mondo d’oggi è illusorio crederlo.
Che tipo di lavoro si può fare e stanno facendo sul DNA? Possiamo saperlo? Certo che no. Così come sappiamo solo in modo generico e parziale dell’utilizzo che viene fatto dei nostri dati personali più sensibili, più privati, anche più intimi, che spesso con leggerezza e gratuitamente forniamo a queste aziende private e agenzie pubbliche (segrete). Ne parlavo proprio a commento del post di ieri relativo all’articolo di Angelo Panebianco sui poteri emergenziali: chi può dire dove comincia e termina la “zona grigia”, chi può dire quanto essa sia opaca e anzi oscura e impenetrabile?
Lo stesso discorso si può fare per quanto riguarda le geo-localizzazione. L’occasione dell’epidemia virale è stata ottima in alcuni paesi come la Cina e la Corea del Sud per mappare gli spostamenti di ognuno. L’ultimo caso è raccontato in un articolo del New York Times, secondo cui tra gli ultimi atti da premier di Netanyahu c’è l’autorizzazione rilasciata ai servizi segreti ad attingere a un database, creato nel 2002 sui dati di milioni di cittadini forniti dalle compagnie telefoniche, per tracciare i loro spostamenti e verificare se abbiano frequentato luoghi di contagio o soggetti positivi al Covid-19. Tutto con l’obiettivo di stabilire chi, anche in assenza di sintomi, debba essere sottoposto a regime di quarantena.
E qui in Italia c’è già chi a gran voce invoca di fare la stessa cosa. Come se non bastasse l’utilizzo di captatori informatici, anche in modalità rabdomantica, per mezzo dei quali si è passati dalla tradizionale intercettazione, mirata a obiettivi specifici, a una vera e propria sorveglianza di massa fin dentro casa.
Chi può assicurarci che in futuro, con questo processo di censimento infinito, nuovi e speciali lockdown possano essere imposti per i più svariati motivi a popolazioni o gruppi di persone, in forza degli auspicati “poteri emergenziali” che si vorrebbero attribuire per legge al governo?
Il capitalismo della sorveglianza
RispondiEliminadi Shoshana Zuboff, pubblicato in Italia mi pare dalla LUISS. Libro noiosissimo e ripetitivo, ma utile. Io ho letto le prime 100 pagine, e scorrendo il resto ho capito che bastava. Si parla soprattutto di Google, ma anche della genesi di questa faccenda. Naturalmente la profilazione dei clienti c'era anche prima, ma qui si tratta di profilare tutti, non i propri clienti. Che poi l'ho detto male, perché tutti sono clienti, anzi sudditi. Comunque la scintilla che ha dato fuoco alla miccia viene dall'amato Steve Jobs.
sono d'accordo, basta non esagerare con le paranoiche tesi della biopolitica. negli stati uniti, p.e., se dovesse succedere che l'epidemia assume le dimensioni di certe province italiane, non faranno altro che imporre l'embargo alle notizie e sparare a vista agli "indisciplinati". al bisogno sanno essere pragmatici.
EliminaSalve. Le volevo chiedere: secondo lei, il piccolo commerciante e o produttore, e gli artigiani, insomma, la piccola borghesia produttrice (siamo pur sempre un paese di pmi no?) non ne uscirà ulteriormente con le ossa rotte da questa situazione?
RispondiEliminaIl processo di proletarizzazione già in atto da anni (decenni?) penso che subirà un'accelerazione. Multinazionali e grande distribuzione presenti nel nostro paese staranno gongolando grazie all'opportunitá creata dal covid 19.
Lei come la vede?
Buona giornata
questa tendenza è in atto da tempo ed è fenomeno regolato dalle leggi del mercato, nessuno la può impedire. dunque non c'era bisogno del virus, ma come lei osserva può accelerare il processo.
Eliminabuongiorno anche a lei
Noi cosiddetti cittadini altro non siamo se non criminali da tenere costantemente sotto sorveglianza. In Italia è cominciato con la strategia della tensione, a quanta libertà si era disposti a rinunciare in nome della sicurezza (tanta a quanto pare), l'incoraggiamento della delazione (oggi riprendere con lo smartphone il vicino che si ostina a fare la passeggiata).Non una novità, quindi, ma una tendenza perfezionata dalle tecnologie a disposizione, una naturale evoluzione della oligarchia borghese, quella servitù volontaria
RispondiEliminadi cui hai scritto in precedenza.
Pietro