lunedì 9 marzo 2020

L'effetto della paura è molto peggio dell'influenza


Gli effetti economici e finanziari della diffusione globale della paura di contagio virale si stanno rapidamente allargando mano a mano che le previsioni di crescita globale vengono riviste drasticamente al ribasso.

Del resto ciò è la naturale conseguenza dell’interruzione dei normali flussi di vita quotidiana in tutto il mondo, che determina una riduzione della spesa dei viventi, oltre all’interruzione della catena di approvvigionamento globale cui farà seguito inevitabilmente il calo degli investimenti.

Per tutta la giornata (lì, da loro) i mercati in Asia sono calati bruscamente con l’indice giapponese Nikkei in negativo del 5 per cento, mentre in Australia l’indice ASX ha perso oltre il 7 per cento. Milano è in picchiata (specie titoli connessi petrolio e banche), non meglio le altre europee (gli indici FTSE dal -4 al -6, il DAX30 -7). Effetto della diffusione allarmistica dei dati sui positivi e i decessi, che fomentano paura.

I soliti “esperti” del giorno dopo dicono che vendere adesso significa perdere. Ovvio e lampante. Ma si poteva anche vendere prima!

A seguito della decisione saudita di aumentare la produzione e offrire importanti sconti agli acquirenti, il trading di questa settimana è iniziato con un crollo del prezzo del greggio Brent da 45 dollari al barile a 31,52, uno dei maggiori cali in un solo giorno nella sua storia.

Pagheremo benzina e gasolio qui da noi nei prossimi giorni con lievi diminuzioni di prezzo, se va molto bene. Il banditismo commerciale è la regola, non l’eccezione. Il senso di “responsabilità” lasciamolo ai poveracci.

La mossa saudita ha fatto seguito all’interruzione dei negoziati con la Russia per il taglio della produzione allo scopo di frenare il crollo dei prezzi del petrolio derivante dalla caduta della domanda a causa dell’epidemia d’influenza.

C’è da notare, a tale riguardo, che la riduzione delle forniture di petrolio concordate con l’Arabia Saudita era stata “rapidamente sostituita nel mercato mondiale con petrolio di scisto americano” [shale oil]. Infatti, il crollo del mercato avrà un effetto immediato sui produttori statunitensi che da tempo stanno lottando per tenersi a galla dopo aver finanziato le loro operazioni di estrazione emettendo obbligazioni ad alto rendimento, ovvero titoli spazzatura.

A cascata, gli effetti del crollo del prezzo del petrolio potrebbero essere trasmessi ai mercati del debito e del credito, che già si stanno inasprendo, e in tal modo innescare problemi di flusso di cassa per le aziende, e nel prossimo futuro molti declassamenti e inadempienze in un vortice drammatico, con aumento dei premi assicurativi e di tutto ciò che consegue.

Per chiudere, un piccolo tumulo sulla tomba globale del debito: il Libano ha dichiarato ufficialmente che sarà inadempiente sul suo debito per 1,2 miliardi di dollari. È un segno di processi globali più ampi.

1 commento:

  1. È che non mi tornano alcune cose. Dal punto di vista del capitale una pandemia è un'oocasione d'oro: muoiono i vecchi e i malati improduttivi, si risparmia su pensioni e spesa sanitaria, si guadagna con farmaci e sanità privata, si coglie l'occasione per chiudere e licenziare. Insomma avrebbe tutti gli interessi a non far nulla e lasciar diffondere ilo morbo. Non a caso Trump nega che ci sia un problema. (una posizione simile alla tua, una Olympe trumpiana non me l'ascpettavo :))
    Pietro

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