giovedì 21 marzo 2013

Le teorie del rattoppo



Anche tra gli economisti, dove peraltro si trovano più idioti che tra i politici, è chiara la percezione del fallimento del capitalismo e del collasso finanziario al quale si va incontro. L'arroganza e l’incompetenza unite all’impotenza delle classi dirigenti di fronte alla crisi del sistema stanno risvegliando dal sonno nel quale erano cadute le masse finora passive.

Chi invece crede ancora nell’ineluttabile continuità del capitalismo sono proprio quei movimenti che della cosiddetta “crescita felice” hanno fatto la loro bandiera senza rendersi conto che la moralizzazione del profitto è da un lato un’illusione e dall’altro una frode. Si tratta di un atteggiamento gravemente reazionario perché sposta l’attenzione dalle contraddizioni effettive del sistema proponendo peraltro false soluzioni tratte da ideologie riciclate.

Vogliono far credere che senza uscire da questa realtà economica sia possibile il cambiamento. Ci vogliono dar da intendere che attuando le loro proposte ci si muoverebbe verso la fine dello sfruttamento del lavoro e della natura, la fine del commercio di predazione e del feticismo del denaro, del potere e della gerarchia, della scuola come modello di falsità, del dominio intellettuale e della manipolazione psichica, per approdare a un mondo della felicità dove le contraddizioni e i conflitti sarebbero ricomposti grazie a un capitalismo rivitalizzato dalla produzione di energia non inquinante e naturale, dal ritorno al valore d'uso e dall'estensione dell’agricoltura biologica, quindi dall’autogestione delle reti elettriche e della comunicazione, dalla razionalizzazione dei consumi e dalla conseguente eliminazione degli sprechi, eccetera.




L’idea senz’altro positiva e per nulla utopica di produrre per noi stessi, per il nostro uso e non per vendere merci che siamo costretti a comprare a prezzi di mercato, di rompere con il racket politico che sta progettando, insieme al proprio fallimento, la disfatta della nostra esistenza e delle giovani generazioni, si scontra con la realtà di questo sistema. Non è rattoppando il capitalismo che arriveremo alla democrazia diretta con l’autogestione dei consigli e la faremo finita con il corrotto sistema della democrazia parlamentare.

Non basta la disobbedienza civile nei confronti degli Stati che ci stanno saccheggiando, anche se si tratta di un primo passo necessario. Ci dev’essere una rottura decisiva con la società di mercato per far nascere la civiltà umana, per cambiare stili di vita e di consumo, per diffondere l’uguaglianza e la gratuità. Questa rottura deve partire dalla radice delle contraddizioni, perciò non può diventare effettiva se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta, ma tale obiettivo non potrà essere raggiuto senza farla finita con gli istigatori dello sfruttamento che però non si faranno pacificamente seppellire nel sudario delle loro colpe.

Nella formazione sociale capitalistica la causa appare come effetto e tutto si presenta rovesciato. Le contraddizioni del sistema le abbiamo interiorizzate e servono ai padroni del mondo per i loro fini di conservazione. Perciò la lotta ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, e senza la coscienza della necessità della lotta di classe saremo sempre disarmati a fronte delle astuzie e delle blandizie del sistema. E un simile disarmo – laddove regna il lavoro-merce e la produzione di follia – non può essere compensato né da un certo numero di pale eoliche o dal perfezionamento di un certo numero di tecniche “ecologiche”, perché ciò di per sé servirà solo a creare nuove specializzazioni e altre gerarchie, redditizie fonti di profitto per il sistema capitalistico.



10 commenti:

  1. Un post che è poesia.
    Una lucida visione dei nostri giorni.
    Pochi giorni fa Mario Draghi, quasi per esorcizzare la morte del capitalismo che si sta celebrando (suo malgrado), ammoniva l'Italia ad aumentare la competitività ferma, a suo dire, a più di 10 anni fa.
    Non c'è altro obiettivo che abbassare il "costo" del lavoro. Non c'è altro obiettivo che sbarazzarsi di qualche miliardo di umanoidi felici, purtroppo, di competere come gladiatori nell'arena. Ovunque ti giri è tutta una gara, la celebrazione del più forte, il mito del padrone da adorare, di gerarchie da rispettare. Organizzeranno pellegrinaggi obbligatori per andare a vedere il papa povero che bacia disabili e bambini. E tante scolaresche in fila per sei col resto di due a conoscere i presidenti di camera e senato.

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  2. il capitalismo ambientalmente sostenibile ed etico: un bel modo di buttare fuori mercato la concorrenza

    da

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  3. Parole terribilmente vere e profetiche, purtroppo. Può l'autore dire due parole per chiarire cosa intenda in concreto con la frase "... se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"? Tanto per avere un'idea di massima a che cosa ci si sta riferendo. Grazie.

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    1. http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html

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  4. Post terribilmente vero e profetico, purtroppo. Sarebbe però necessario capire cosa intenda esattamente l'autore, in pratica e nella nostra realtà attuale, con la frase "...se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"?
    Due parole di chiarimento renderebbero, a mio avviso, il post molto più "fruibile"...
    Grazie mille!

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    1. http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html

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  5. Parole terribilmente vere e profetiche, purtroppo. Può l'autore dire due parole per chiarire cosa intenda in concreto con la frase "... se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"? Tanto per avere un'idea di massima a che cosa ci si sta riferendo. Grazie.

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    1. http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html

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