Via
i partiti, via i sindacati, dice Grillo. Prima di lui – e quando egli se ne
stava col culo al caldo in Rai – l’abbiamo detto in tanti e in non pochi casi pagandone
le conseguenze. Partiti di sinistra e sindacati erano già allora organizzazioni
autoreferenziali, verticistiche, poco democratiche, per nulla trasparenti,
corrotte e clientelari. Soprattutto avevano assunto anche ufficialmente il
punto di vista dei padroni del mondo. Nella contingenza attuale hanno
dimostrato di essere assolutamente inadeguati rispetto ai grandi mutamenti in
corso, tanto che nemmeno la borghesia è più interessata alla loro esistenza in
vita.
In
tal senso le elezioni sono state un sondaggio degli umori conseguenti all’incalzare
della crisi economica e dell’irrilevanza delle risposte offerte da questi
partiti. Mario Draghi dice bene quando afferma che le elezioni in Italia hanno
ormai un impatto irrilevante: a decidere sono i mercati, cioè le banche e i
trust. Se Grillo avesse anche il 100% dei seggi e non si adeguasse a ciò che si
aspettano i padroni del mondo, basterebbero alcune telefonate per metterlo con
il culo per terra. L’Italia non è la Cambogia e Casaleggio non è Pol Pot, anche
se resta fermo che quando si comanda una forza politica decisiva per la
formazione di un governo le cazzate possono far molto male.
Il
punto vero dunque non è questo, ma i mutamenti globali in atto che impattano
nella nostra vita di tutti i giorni. Nell’àmbito della fabbrica mondo
diventiamo sempre più marginali, le politiche di austerità riducendo i consumi
interni non fanno altro che aggravare la recessione. In tale situazione il vecchio
contratto sociale è diventato insostenibile e nessuna forza politica – Grillo
compreso – ha nulla da offrire in cambio che sia credibile. Pensare di trattare
questi problemi con espedienti fiscali o addirittura monetari è pura illusione
quando non vera pulsione al suicidio.
Perfettamente d'accordo. Resta da capire, fra le "spigolature" della questione, che cosa intenda Grillo per "conquistare il 100%" dei seggi in Parlamento. Dovremo tutti/e convertirci al suo "credo"? "Abolire i partiti" significherà dunque introdurre una forma surrettizia di "ideologia unica", e dunque un "partito-non partito", sì, ma comunque "unico".
RispondiEliminaAl di là dei giochi di parole volti a esorcizzare la parola "partito", la sostanza qual è? un totalitarismo soft? (che, ça va sans dire, è un evidente ossimoro).
Altra possibile interpretazione: Grillo intende dire che tutto l'esistente, pur non aderendo formalmente al Movimento 5 Stelle, si trasformi a sua immagine, adottando i suoi princìpi basilari, e si compia quindi una trasformazione epocale della forma della politica in Italia, trasformazione che sarà stata quasi per intero opera dell'esempio memorabile del M5S, che diventa il paradigma ineludibile della politica, o la "politica per antonomasia". E' un sogno, questo, già di segno diverso; meno "totalitario" in senso stretto (rispetto all'interpretazione precedente), ma ugualmente "utopistico".
In ogni caso, raggiungere per via democratica il 100% dei consensi è irrealistico e non è comunque "fisiologico" (l'unanimismo, su vasta scala, ha sempre qualcosa di artificioso e "opaco", a dir poco); non mi pare ci siano, del resto, precedenti significativi.
Credo che il 100% di Grillo non sia da prendere alla lettera. Intende probabilmente che non vuole avere a che fare con il vecchio sistema partitico. Il 100 & ci vorrebbe, di persone nuove. Questo mi sa che vuole dire. Dalla stessa merda non può nascere che la stessa puzza, ogni anno più rancida.
EliminaNon so come andrà a finire, totalitarsimo soft a parte, ma ci godo a vedere tutti questi cialtroni annaspare.
Non è il momento di pensare con i vecchi schemi.
Grillo è, volenti o nolenti, un pasaggio obbligato nella storia di questa ridicola nazione. Attraverso Grillo si arriverà a qualcos'altro. Meglio, peggio, chi lo sa?
Godiamocela. Tanto, per molti stare peggio di ora,è difficile.