Non è raro che le fazioni sedicenti “rivoluzionarie”
siano anche quelle più portate a confondere la tattica con la strategia e quest’ultima
con lo stratagemma. Soprattutto quando hanno preso partito per una certa
“linea”. Va a finire che chi critica la balzana idea di Grillo di uscire
dall’euro per referendum via internet ("a fessa in man' a 'e creature", dicono in quel di Napoli e dintorni),
quantomeno è equiparato a un servo sciocco del capitale. Se poi si tratta di
critiche provenienti dall’”intellighentia
liberal-sinistrorsa”, bisogna infatti sapere che questi infami non solo hanno "abbracciato il sionismo, ma più di
altri in Europa fanno da sponda al pensiero globalista made in Usa". Perbacco, questi sionisti globalisti dei savi protocolli di Sion!
Questo l'incipit dell'analisi che peraltro confonde interessi geostrategici diversi e anche opposti. Dove sono d’accordo, è invece su questo:
In verità questo globalismo made in Germany, che pretende di
essere genuinamente democratico poiché “anti-nazionale”, in verità fa
velo al risorgente e aggressivo egemonismo imperialistico germanico, esso
camuffa lo smisurato orgoglio nazionale della borghesia tedesca. Un egemonismo
che non cammina come un tempo sui cingoli dei carri armati hitleriani, ma su
quelli, non meno spietati, dello schiacciasassi della sua macchina da guerra
economica.
E infatti, anch’io nel mio piccolo il 19 febbraio del
2011, cioè oltre due anni fa, mi esprimevo così:
Il più grave errore strategico del dopoguerra è stato quello
di permettere la riunificazione (in chiave anti-russa) della Germania. Se ne
accorgeranno tardi e ne pagheremo le conseguenze nel tempo. Chi comanda in
Europa se non la Germania con al guinzaglio la Francia? I paesi del Sud
Europa sono solo un latifondo da cui la Germania prende solo ciò che le serve,
e un mercato dove smaltire, a strozzo, il suo surplus commerciale. È un gioco
pericoloso che può far saltare tutto.
Poi, nel 30 novembre del 2011, scrivevo tra l’altro:
Il potere finanziario inghiotte l’intera società e perfino
gli Stati, ossia il governo mondiale delle banche e dei grandi monopoli non è
più solo l’audace pronostico di alcuni decenni or sono, ma è divenuto una
realtà che chiunque può scorgere se appena toglie gli occhi dal 32 pollici HD
che lo ipnotizza. Uno stato di cose che ha raggiunto livelli macroscopici in
Grecia, in Italia e anche altrove, accompagnato da un’eccitazione psicologica
che punta a una mobilitazione permanente della cosiddetta “opinione
pubblica”.
Lo Stato nazionale alimenta ancora la simulazione che il
meccanismo di formazione delle decisioni politiche riposi sui cittadini per il
tramite dei partiti politici, ma in realtà il suo ruolo è stato svuotato di
senso e le sue prerogative funzionali trasferite presso organismi
sovrannazionali, per cui l’attività degli esecutivi nazionali è divenuta
separata e sostanzialmente autonoma dal contesto nazionale.
È in tale contesto che la democrazia borghese gioca a
strafare e rivela incautamente il trucco, laddove lo Stato e i partiti sono
disarmati e succubi di fronte al movimento del capitale che li utilizza per i
suoi fini. […] Per converso, l’integrazione europea non significa nulla, è il
travestimento di un processo reale messo in piedi dalla grande borghesia e che
evolve sempre più nell’espropriazione e in direzione contraria
all’integrazione. Quando mai l’interdipendenza tra stati diseguali ha portato a
una reale integrazione e, viceversa, la tendenza non ha favorito la dominanza
economica e politica degli Stati più forti, la gerarchia e la
funzionalizzazione dei ruoli dei singoli Stati all’interno della divisione internazionale
del lavoro?
Forse che questo quadro è cambiato nel frattempo? Certo che non è
cambiato dal punto di vista strategico, anzi, esso trova sempre nuove conferme.
E quindi, stante che ogni iniziativa a modificarlo, non dico a livello globale
ma almeno continentale, non s’intravede, l’avventurismo diventa assai
pericoloso sotto ogni riguardo. E proprio su questo punto molto opportunamente i
rivoluzionari affermano:
I rivoluzionari italiani debbono dunque stare all’erta:
l’occupazione militare nazista dell’Europa produsse resistenze partigiane
antifasciste. L’occupazione economica, finanziaria, bancaria e monetaria
tedesca potrebbe avere l’effetto contrario: produrre nei paesi vessati una
resistenza nazionale di segno opposto, un revanchismo di tipo
neo-fascista.
Sottoscrivo. Ma poi che altro aggiungono i rivoluzionari? Questo:
Pensare di combattere questo rischio, facendo il verso all’intellighentia imperialista
e globalista, aderendo alla sua campagna di demonizzazione del M5S come un
movimento non solo populista ma mussoliniano, sarebbe un errore strategico,
catastrofico, sarebbe un crimine politico. Il Movimento 5 Stelle ha
raccolto un sussulto di massa contro una casta di satrapi corrotti e i loro
mandanti euristi. Condannare questa pulsione sovranista come reazionaria,
aderire alla campagna di satanizzazione e annientamento del “grillismo”, è il
miglior servizio che possa essere fatto alle classi dominanti.
Ma
benedetti i miei rivoluzionari francescani, il Movimento
5 Stelle trasuda revanchismo da tutti i pori! Che poi si tratti di revanchismo di tipo
neo-fascista, ebbene per certi non sporadici tratti tutto lo lascia supporre,
eccome. Soprattutto mi preoccuperei che venga ben visto da certi “ambienti”, ma
immagino che la qual cosa non vi dica niente. Quanto alla “pulsione sovranista”
essa – più che reazionaria – è miope, poiché pensare di uscire da questa situazione, di superare la crisi economica, lasciando
l’euro per poi manovrare la liretta per forzare l’economia e favorire la
domanda interna, è un suicidio anzitutto per i salariati e i pensionati con i
redditi più bassi ma anche per gli altri che tanto meglio non stanno.
Se all’origine di ogni crisi stanno le medesime contraddizioni
fondamentali (ne ho scritto alla noia), ogni crisi assume però caratteristiche
particolari che la differenziano da quelle precedenti. Bisogna tener presente
che il capitale monopolistico multinazionale si caratterizza per la sua
possibilità di controllare quote di mercato mondiale per cui è molto meno
dipendente dalla legge della domanda e dell’offerta. Per superare gli effetti
della crisi, per conservare i suoi profitti, alza i prezzi delle proprie merci
e se necessario ne riduce parallelamente le quantità prodotte. In tal modo i
capitali più forti adattano “soggettivamente” l’offerta alla domanda. Far
fronte a questi effetti della crisi manovrando sul prezzo della moneta è pura
velleità.
Chi può uscire impunemente dalla moneta unica? Più di tutti i paesi come
la Germania. E per quale motivo? Anzitutto perché essa non dovrebbe temere una
svalutazione, anzi, al contrario. La sua economia è ancora molto forte, e anche
se avrebbe certamente da perdere uscendo dall’euro, ad ogni buon conto gli
svantaggi, forse non compensati da altri vantaggi, non sarebbero comunque
catastrofici, mentre ne risentirebbe di più sul piano geopolitico. Per
l’Italia, invece, nel momento della sua più grave recessione dal dopoguerra,
uscire dalla moneta unica avrebbe effetti immediatamente devastanti non
compensati adeguatamente da maggiori esportazioni come avvenuto in altre
occasioni nelle quali ha svalutato la propria moneta.
Pensiamo solo al debito pubblico, ora espresso in euro e pari a 2.020
miliardi. Convertito in lire, esso sarebbe subito di circa
4.000.000.000.000.000. Non è solo una questione di cifre, è che il debito
espresso in lire e non più ancorato a una moneta forte come l’euro, avrebbe un
impatto assolutamente negativo per quanto riguarda gli investitori. Senza dire
della fuga di capitali che il ritorno alla lira aggraverebbe. Se poi calcoliamo
che nel breve periodo l’inflazione prevista nei termini più ottimistici ma non
realistici si aggirerebbe tra il 20 e il 30 per cento, il nostro debito sarebbe
ascritto circa 5.000.000.000.000.000 di lire. È vero che potremmo stampare
moneta, ma anche la repubblica di Weimar, nata il 18 brumaio del 1919, si trovò
a fronteggiare una situazione di stagflazione analoga, fintanto che un chilo di
burro finì per costare 2 miliardi di marchi!
Sono comunque della convinzione che le mie parole non possono convincere
chi è già convinto di suo.
I rivoluzionari in questione sai bene chi sono e ti faccio credito della tua bontà tolleranza e apertura al dialogo. Un pochino l'ho messa anche io ma non dimentico di farlo con dei guanti robusti. Nel merito, è tutto sommato apprezzabile in questo momento la retromarcia di Grillo & C. -la proposta di referendum di fatto non possibile è proprio questo- sulla questione dell'Euro perché l'orientamento tedesco al netto della propaganda elettoralistica sul nostro schuld e dei loro veri interessi geostrategici -ad Est, poi però chissà se lo Zio è d'accordo- consiglierebbe loro di tirarsi fuori dall'alto e lasciare ai transalpini il compito ingrato di trainare il Sud-express, che ha un sacco di potenzialità inespresse specie nella pratica del dumping nell'area di influenza nord-est-mediterranea. Questo localmente cambia poco sul piano sociale e se ci vogliono tranquilli dovranno istituire la social secutity anche in Italia. Non è che ci vogliano dei genii per capirlo. Goofy aveva ragione e forse ne ha ancora ma avrebbe dovuto essere ministro al posto di Tremonti, ora dovrebbero nominarlo di notte anche lui..partita ancora tutta da giocare sperando che le esigenze atlantiche ed il mercantilismo cermanico non decidano di rischiare la ribellione in Italia. Pronostico una soluzione gattopardesca.
RispondiEliminaCiao
ciao. sulla soluzione gattopardesca sono d'accordo. il post al quale mi riferisco è questo:
Eliminahttp://sollevazione.blogspot.it/2013/03/luomo-piu-pericoloso-deuropa.html
Ehm, anch'io mi riferivo nel link all'inizio. Il pdf, del 2003, fa nomi e cognomi. Detto questo mi sembrano brave persone, che hanno fatto un percorso critico; però la tentazione nazional-stalinista c'è ed è per questo che a proposito del fenomeno sono più possibilisti di altri. Insieme a Bifo, per tirarci su di morale. Spero di non essere stato troppo invadente.
EliminaCara Olympe, scusa se insisto ma è perché ti voglio "informaticamente" bene, ti stimo moltissimo e mi "abbevero" quotidianamente presso il tuo blog.
RispondiEliminaMa gentilmente ti chiedo: per quale assurdo motivo dovremmo convertire un euro a 2000 nuove lire? È un peccato che tu abbia sciupato (scusami ma è il mio punto di vista non offensivo, spero) un così bel post con una considerazione simile che potrebbe smarrire più di uno dei tuoi lettori.
Mi sembra una cosa senza senso.
La conversione più ovvia per una uscita (e non un'entrata nella quale vari valori "nominali" devono convergere tutti verso un nuovo valore nominale condiviso, come per l'entrata nell'Euro) sarebbe quella del rapporto semplicissimo 1:1.
Cioè una nuova lira = 1 "vecchio" euro, e poi si svaluta del 20 30 % rispetto al "nuovo" deutschemark come da te saggiamente suggerito, così da avere 1 Neue DM = 1,30 Nuove £.
Se poi volessimo esprimere il debito pubblico in dollari zimbabwiani o in femtodollari potremmo usare la notazione esponenziale, ma non credi che i dati vadano confrontati con altre variabili macroeconomiche del Paese? Non credo che i numeri in macroeconomia esprimano un valore "taumaturgico", sono i confronti e le dinamiche che contano.
Con affetto
Stefano
caro Stefano, perché invece di chiamarla lira non la chiamiamo dollaro, anzi, marco. e ne fissiamo il cambio 1:1 con il marco tedesco? evidentemente le cose non stanno così. ciao
EliminaL'obiezione dell'anonimo è corretta però Olympe, siccome non mi piace stare sempre a sottolineare l'ottimo spunto intellettuale che da codesto blog arriva, devo ammettere che la parte del post messa "alla berlina" dall'anonimo si potrebbe sviluppare meglio, in un "mondo ideale" in cui la transizione da euro e lira fosse gestita da illuminati statisti, non voglio nemmeno dire comunisti, ma sinceri socialdemocratic(quando dico sinceri non mi riferisco all'apparato piddino attuale) la conversione sarebbe 1:1....comunque a sinistra, per fortuna, nell'ultima anno si è rotta l'egemonia della critica al sistema euro che prima era in mano a pazzi visionari complottisti nazistelli
EliminaResta il fatto che sempre secondo il mio personalissimo punto di vista il resto del post è oro colato. Ma è solo un punto di vista non pretendo certo di "diffondere" il verbo.
RispondiEliminaCara Olympe quello che hai descritto è proprio ciò che fecero con l'entrata nell'euro: fissare il cambio 1:1 con il DM.
RispondiEliminaciao Patrick, non mi risulta
EliminaCiao Olympe, grazie x la risposta. In effetti ho sbagliato, non hanno fissato il cambio 1:1 con il DM mi sono confuso. Volevo dire che se il giorno che fossimo entrati nell'Euro invece di fare un euro unico avessimo fatto un euro diverso per ogni paese, adesso avremmo l'euro italiano, l'euro tedesco, l'euro francese e così via... se avessero lasciato oscillare il sacrosanto tasso di cambio avremmo 1 euro tedesco = 1,40 - 1,50 euro italiani, invece di 1:1 come adesso. Tutto qui. Mi scuso per aver scritto una inesattezza
RispondiEliminafigurati, siamo qui per confrontarci
EliminaQuello che volevo sottolineare (mi scuso per fare i commenti a più riprese ma mi vengono in mente sempre dopo) è che io posso in qualsiasi momento cambiare il valore nominale di una valuta, un pò come avrebbe voluto fare Craxi con la lira pesante, ma ciò che conta non è il valore nominale, ma la dinamica del tasso di cambio con le altre valute. Ora mi sono spiegato meglio. Ovviamente correggetemi se dico inesattezze non sono un esperto.
RispondiEliminaGrazie ancora per la disponibilità Olympe
ora va molto meglio. grazie a te
Eliminami pare che si possano trarre alcune indicazioni dai discorsi sopra:
RispondiElimina-alla base dell' UE c'è una contraddizione: come usare la potenza economica tedesca senza farla diventare egemone, o meglio come contenere la suddetta potenza sistemica pur usandola in chiave espansiva nella competizione con le altre grandi aree produttive e commerciali
-la nuova divisione internazionale del lavoro assegna agli stati nazione funzioni diverse rispetto al bipolarismo della guerra fredda, ma non fa proprio per nulla a meno dello snodo che i capitali nazionali rappresentano nella guerra economica mondiale. è sbagliato pensare che i grand capitali trans-nazionali disgreghino il controllo statale sui rispettivi popoli. lo stato è pur sempre la forma di organizzazione, di sistema organizzato, che la competizione globale richiede.
da
ho già scritto molte altre volte sul cambiamento della forma stato. certo che lo stato non rinuncia al controllo sociale (da chi sarebbe sostituito?). le decisioni in materia economica in europa però sono state assorbite dai centri decisionali Ue
Elimina.....e che l'imperialismo, più che da piani strategici studiati a tavolino dai monopolisti americani, tedeschi, americani e tedeschi con un pò di sionisti ecc ecc è la conseguenza logica dello sviluppo ineguale capitalistico, per cui un capitale a composizione organica di capitale più alta, ovverosia di concentrazione tecnologica per addetto, ovverosia di produttività più alta, riesce a mungere plusvalore da un sistema-paese (o da un distretto produttivo o da una singola impresa) a concentrazione e centralizzazione più alta. (vedi "imperialismo come fase suprema..")
RispondiEliminada
sono d'accordo
EliminaSeguendo suggerimento, lessi.
RispondiEliminaAlcuni passaggi di qualità tecnica non riesco ad assorbirli del tutto. Ma sulla reazione che da tempo prende sempre più pericolosamente piede, ovvero sullo scopare sotto il tappetino della UE indistintamente responsabilità europee e magagne da incompetenze interne, sono d'accordo. E ci si rifugia in un nazionalismo che vorrebbe tirare su muri di comodo orgoglio nazionale che facciano tabula rasa degli errori e dei debiti d'ottusità di visione: peccato che incompetenti e miopi poi ce li troviamo blindati dentro i confini nazionali, murati vivi dentro casa assieme a noi. Aiuto!