Anche
tra gli economisti, dove peraltro si trovano più idioti che tra i politici, è
chiara la percezione del fallimento del capitalismo e del collasso finanziario
al quale si va incontro. L'arroganza e l’incompetenza unite all’impotenza delle
classi dirigenti di fronte alla crisi del sistema stanno risvegliando dal sonno
nel quale erano cadute le masse finora passive.
Chi
invece crede ancora nell’ineluttabile continuità del capitalismo sono proprio quei
movimenti che della cosiddetta “crescita felice” hanno fatto la loro bandiera
senza rendersi conto che la moralizzazione del profitto è da un lato
un’illusione e dall’altro una frode. Si tratta di un atteggiamento gravemente
reazionario perché sposta l’attenzione dalle contraddizioni effettive del
sistema proponendo peraltro false soluzioni tratte da ideologie riciclate.
Vogliono
far credere che senza uscire da questa realtà economica sia possibile il
cambiamento. Ci vogliono dar da intendere che attuando le loro proposte ci si
muoverebbe verso la fine dello sfruttamento del lavoro e della natura, la fine del
commercio di predazione e del feticismo del denaro, del potere e della
gerarchia, della scuola come modello di falsità, del dominio intellettuale e
della manipolazione psichica, per approdare a un mondo della felicità dove le
contraddizioni e i conflitti sarebbero ricomposti grazie a un capitalismo
rivitalizzato dalla produzione di energia non inquinante e naturale, dal
ritorno al valore d'uso e dall'estensione dell’agricoltura biologica, quindi
dall’autogestione delle reti elettriche e della comunicazione, dalla
razionalizzazione dei consumi e dalla conseguente eliminazione degli sprechi, eccetera.
L’idea
senz’altro positiva e per nulla utopica di produrre per noi stessi, per il
nostro uso e non per vendere merci che siamo costretti a comprare a prezzi di
mercato, di rompere con il racket politico che sta progettando, insieme al
proprio fallimento, la disfatta della nostra esistenza e delle giovani
generazioni, si scontra con la realtà di questo sistema. Non è rattoppando il
capitalismo che arriveremo alla democrazia diretta con l’autogestione dei
consigli e la faremo finita con il corrotto sistema della democrazia
parlamentare.
Non
basta la disobbedienza civile nei confronti degli Stati che ci stanno saccheggiando,
anche se si tratta di un primo passo necessario. Ci dev’essere una rottura
decisiva con la società di mercato per far nascere la civiltà umana, per
cambiare stili di vita e di consumo, per diffondere l’uguaglianza e la gratuità.
Questa rottura deve partire dalla radice delle contraddizioni, perciò non può
diventare effettiva se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle
fondamenta, ma tale obiettivo non potrà essere raggiuto senza farla finita con
gli istigatori dello sfruttamento che però non si faranno pacificamente seppellire
nel sudario delle loro colpe.
Nella
formazione sociale capitalistica la causa appare come effetto e tutto si
presenta rovesciato. Le contraddizioni del sistema le abbiamo interiorizzate e
servono ai padroni del mondo per i loro fini di conservazione. Perciò la lotta
ideologica è una determinazione essenziale della lotta di classe, e senza la
coscienza della necessità della lotta di classe saremo sempre disarmati a
fronte delle astuzie e delle blandizie del sistema. E un simile disarmo –
laddove regna il lavoro-merce e la produzione di follia – non può essere
compensato né da un certo numero di pale eoliche o dal perfezionamento di un
certo numero di tecniche “ecologiche”, perché ciò di per sé servirà solo a creare nuove specializzazioni e altre gerarchie,
redditizie fonti di profitto per il sistema capitalistico.
Un post che è poesia.
RispondiEliminaUna lucida visione dei nostri giorni.
Pochi giorni fa Mario Draghi, quasi per esorcizzare la morte del capitalismo che si sta celebrando (suo malgrado), ammoniva l'Italia ad aumentare la competitività ferma, a suo dire, a più di 10 anni fa.
Non c'è altro obiettivo che abbassare il "costo" del lavoro. Non c'è altro obiettivo che sbarazzarsi di qualche miliardo di umanoidi felici, purtroppo, di competere come gladiatori nell'arena. Ovunque ti giri è tutta una gara, la celebrazione del più forte, il mito del padrone da adorare, di gerarchie da rispettare. Organizzeranno pellegrinaggi obbligatori per andare a vedere il papa povero che bacia disabili e bambini. E tante scolaresche in fila per sei col resto di due a conoscere i presidenti di camera e senato.
oh yes
Eliminail capitalismo ambientalmente sostenibile ed etico: un bel modo di buttare fuori mercato la concorrenza
RispondiEliminada
esatto
EliminaParole terribilmente vere e profetiche, purtroppo. Può l'autore dire due parole per chiarire cosa intenda in concreto con la frase "... se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"? Tanto per avere un'idea di massima a che cosa ci si sta riferendo. Grazie.
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html
EliminaPost terribilmente vero e profetico, purtroppo. Sarebbe però necessario capire cosa intenda esattamente l'autore, in pratica e nella nostra realtà attuale, con la frase "...se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"?
RispondiEliminaDue parole di chiarimento renderebbero, a mio avviso, il post molto più "fruibile"...
Grazie mille!
http://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html
EliminaParole terribilmente vere e profetiche, purtroppo. Può l'autore dire due parole per chiarire cosa intenda in concreto con la frase "... se non cambiando il sistema produttivo attuale dalle fondamenta"? Tanto per avere un'idea di massima a che cosa ci si sta riferendo. Grazie.
RispondiEliminahttp://diciottobrumaio.blogspot.it/2013/01/una-posizione-marxista-sul-voto1.html
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