martedì 12 marzo 2013

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La coscienza non è fatta solo d’ideologia e teorie varie, ma si compone anche di psicologia; tuttavia assumere la psicologia come una filosofia della storia – cercando nella sfera dello psichico non solo la spiegazione dei fenomeni psichici ma addirittura di quelli storici – significa dimenticare che l’essere umano è anzitutto l’insieme dei rapporti sociali. Sarebbe, per contro, un grave errore trascurare la psicologia sociale nello studio dei fenomeni sociali, ma essa deve seguire il metodo della storicità, poiché lo storicismo è la sua pietra angolare in misura non inferiore del fondamento fisiologico naturale dell’attività psichica.



Scrive a tal proposito Engels nel suo Ludwig Feuerbach e il punto d’approdo della filosofia classica tedesca:

Quando si tratta, dunque, di indagare le forze motrici che, – coscientemente o incoscientemente, e, a dire il vero, assai spesso incoscientemente, – si nascondono dietro ai motivi che muovono gli uomini ad agire sulla scena della storia e costituiscono le vere forze motrici ultime della storia, non si può trattare tanto dei motivi che spingono all’azione gli uomini singoli, siano essi eminenti quanto si voglia, quanto dei motivi che mettono in movimento grandi masse, popoli interi, e in ogni popolo, intere classi; e che li mettono in movimento non per un balzo momentaneo e passeggero, per un fuoco di paglia rapido a spegnersi, ma per un’azione di lunga durata, che mette capo a una grande trasformazione storica. Stabilire le cause determinanti, che in modo chiaro o confuso, in modo immediato o in forma ideologica o persino divinizzata, si riflettono qui nello spirito delle masse operanti e dei loro capi (i cosiddetti grandi uomini) come motivi coscienti: questa è l’unica via che ci può mettere sulle tracce delle leggi che reggono la storia in generale, nonché la storia dei singoli periodi e dei singoli paesi. Tutto ciò che mette in movimento gli uomini deve passare attraverso il loro cervello; ma la forma che esso assume nel loro cervello dipende molto dalle circostanze.

Poi, Engels aggiunge:

… ogni ideologia, appena sorta, si sviluppa in armonia con il contenuto rappresentativo che le è proprio, lo elabora ulteriormente. Se così non fosse, non sarebbe un’ideologia, cioè un’attività che si occupa dei pensieri considerandoli come entità indipendenti, che si sviluppano in modo autonomo e sono soggetti soltanto alle loro proprie leggi. Il fatto che le condizioni materiali dell’esistenza degli uomini nei cui cervelli si compie questo processo di pensiero ne determinano il corso in ultima analisi, questo fatto non può giungere alla coscienza degli uomini, altrimenti tutta l’ideologia sarebbe finita.

Questo post probabilmente non interesserà molti e anzi quasi nessuno, ma forse almeno un lettore che io ho in mente. E di questi tempi non è cosa disprezzabile. L'uomo è pure sognatore, ma il sogno è una necessità, il contrasto tra sogno e realtà non è affatto dannoso se chi sogna crede sul serio al suo sogno, se osserva attentamente la realtà, se confronta le sue osservazioni con le sue fantasticherie, se lavora coscienziosamente per attuare il suo sogno. La cultura millenaria dell'umanità è la realizzazione di quelle fantasie per le quali con passione accesa e ragionevole calcolo si è riusciti a trovare una via, sia pure la più difficile e complessa, verso la realtà.


3 commenti:

  1. Su questo interessantissimo argomento, ad integrazione, ricordo l'articolo di Gramsci, del 1 marzo 1924, intitolato "Capo". E gli sviluppi che questa tematica avrà nei Quaderni.

    Mordecaj

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  2. Trascorro gran parte del mio tempo ad osservare ed analizzare gli umanoidi per tentare di smascherarli e capire come mai siano così schiavi di ideologie ed istinti, di pensieri infusi da altri, di etiche e morali che a loro non appartengono.
    All’attualità l’individuo è un robot che esegue pedissequamente il software impiantatogli alla nascita (dna) obbedendo al programma biologico animale più o meno come fa una lavatrice. Per fortuna ogni tanto affiora la potenzialità di conseguire una coabitazione decente sul pianeta grazie a qualche umano speciale che, attraverso l’arte e la passione, appalesa la reale possibilità di essere migliori. Ma per ora è solo una potenzialità perché siamo ancora homo homini lupus e la povertà e l'infelicità nel mondo regnano ancora sovrane.
    Gli uomini si aggregano ancora per solo interesse e non per affezione. Insomma il mondo non è sempre quel che sembra così come Ruby non è la nipote di MubaraK (anche se lo dice più della metà del parlamento).
    Trascendere i sogni individuali in favore di un sogno comune di benessere e di convivenza pacifica credo sia la cosa più interessante della vita. Ed anche la più bella. In fondo cos’è l’amore se non la voglia di condividere con tutti la gioia dell’esistenza? Ciao cara.

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  3. Se ho capito chi può essere quel lettore, ti ringrazio per il troppo onore.
    Purtroppo la difficoltà di capirsi, a volte, pare rafforzarsi proprio quando si è sostanzialmente d'accordo su gran parte di quello che si esprime.
    Quando ho accennato al primato della psicologia sulla storia, sono partito da premesse puramente materialistiche.
    Lo sviluppo della coscienza individuale segue di pari passo lo sviluppo dei rapporti di produzione. Ma questi rapporti di produzione hanno un impatto formativo sulla coscienza, proprio in quanto vi è coscienza. Detto in altre parole, le formiche operaie non hanno alcuna necessità di ottenere l'emancipazione. La coscienza individuale, propria del Sapiens Sapiens porta a tutti i meccanismi servo - padrone, divisione del lavoro (sviluppatasi parallelamente all'evolversi del pensiero religioso), homo homini lupus, cooperazione ecc. ecc.
    Il sollievo dal dolore crea mitologie. Lo slancio vitale ne crea altre.

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