Scrive Franco Berardi (Bifo): Negli anni ’90 le grandi centrali del capitalismo finanziario hanno
deciso di distruggere il modello europeo, e dalla firma del Trattato di
Maastricht in poi hanno scatenato un’aggressione neoliberista. [...] Riduzione
drastica del salario, eliminazione del limite delle otto ore di lavoro
quotidiano, precarizzazione del lavoro giovanile e rinvio della pensione per
gli anziani, privatizzazione dei servizi. La popolazione europea deve pagare il
debito accumulato dal sistema finanziario perché il debito funziona come
un’arma puntata alla tempia dei lavoratori.
È vero solo in parte che il debito è stato accumulato
dal sistema finanziario. Vero è che il sistema finanziario lo usa come un’arma.
Infatti, le banche – non solo in Italia – detengono la maggior parte delle
obbligazioni statali. Il debito degli Stati è stato creato per sostenere anzitutto
la domanda e i consumi, ossia quello che chiamiamo welfare. Se questo modello
oggi è in crisi, dipende dal fatto che il debito statale, da un lato, non è più
sostenibile, e che, dall’altro, il capitale non vuole rimpinguarlo con quote di
plusvalore avendo su tale fronte le sue gatte da pelare.
Quindi, la messa in discussione del modello europeo è
venuta, prima ancora dell’aggressione neoliberista, da esigenze di sostenibilità
e di bilancio, dalla fine dell’illusione keynesiana. L’iniziativa neoliberista
su scala globale ha soprattutto altre cause, percorre la via diritta del
profitto com’è nella natura del capitale approfittando della nuova fase
geopolitica e dei grandi accordi sul libero commercio e l’eliminazione delle
barriere nazionali. Dove Bifo vede complotto, c’è anzitutto causa e necessità.
Scrive ancora Berardi: Un
movimento di occupazione può trasformare le università in luoghi di ricerca
concreta per soluzioni post-capitaliste. Le fabbriche che il capitale
finanziario vuole distruggere vanno occupate e autogestite come si è fatto in
Argentina dopo il 2001. Le piazze vanno occupate per farne luoghi di
discussione permanente.
È mezzo secolo ormai che si procede per queste
categorie d’analisi e per tali proposte, immancabilmente
smentite dalla realtà. Lasciamo poi perdere il discorso sull’Argentina, potrei
parlarne con qualche cognizione di causa e dimostrare che Bifo della vita concreta
in Argentina conosce solo quello che scrive certa stampa – e certi blog – da noi. Occupare le fabbriche
e autogestirle? Certo che si può fare. Resta che ciò che vi si produce deve
essere venduto, altrimenti non si mangia. Le merci per essere vendute a un prezzo competitivo devono essere
prodotte in un certo modo, almeno finché il mondo non si adeguerà alle idee di
Berardi. Che poi le università possano
diventare luoghi di ricerca concreta per soluzioni post-capitaliste, cioè quelle
che un tempo si chiamavano “fabbriche di strategie”, è un altro topos del tempo
che fu. Il mito dell’intellettuale collettivo all’interno delle università,
rincorso da un certo soggettivismo cattedratico, riproduce ideologicamente la
divisione capitalistica del lavoro in uno schema organizzativo entro cui i
salariati funzionano come “mani” e “piedi”, cioè come semplice protesi di una
“testa” che pensa, elabora, decide e dirige separatamente. Insomma, il modello
e il mestiere che Berardi sogna da sempre.
Che poi non è altro che lo schema mentale e il
modello sociale di Grillo e Associati visto da un’angolatura non dissimile da
quella di Berardi, il quale infatti scrive: Il
programma lo ha enunciato Beppe Grillo, ed è un programma molto ragionevole:
salario di cittadinanza; riduzione dell’orario di lavoro a 30 ore; pensione a
sessanta anni; restituzione alla scuola degli otto miliardi che il governo
Berlusconi ha sottratto al sistema educativo; assunzione di tutti i lavoratori
precari della scuola, della sanità e dei trasporti; nazionalizzazione delle
banche che hanno favorito la speculazione ai danni della comunità; abolizione
immediata del fiscal compact.
Il movimento cinque stelle ha impedito
alla dittatura finanziaria di governare. Ora tocca al movimento della società.
Avrà la società l’energia e l’intelligenza per gestire la propria vita con un
movimento di occupazione generalizzato?
Il movimento cinque stelle avrebbe dunque impedito
alla dittatura finanziaria di governare. Perbacco, una svolta epocale da
eternare nei libri di storia! Come si vede, si tratta delle solite
farneticazioni che non tengono in minimo conto della realtà economica e sociale
vigente, dei reali rapporti di forza internazionali e di quelli tra le classi.
Quanto ai rivoluzionari alla Grillo, fonte a cui ora
si abbevera anche l’assetato di giustizia e verità san Berardi, Marx scriveva nel Manifesto che essi quando invitano il
proletariato a mettere in atto i loro sistemi per entrare nella nuova
Gerusalemme in definitiva cercano di far passare
alla classe operaia la voglia di qualsiasi movimento rivoluzionario,
argomentando che le potrebbe essere utile non l'uno o l'altro cambiamento
politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali dell’esistenza,
cioè dei rapporti economici. Ma essi non intendono con il termine di
cambiamento delle condizioni materiali dell'esistenza, l'abolizione dei
rapporti borghesi di produzione, possibile solo in via rivoluzionaria, ma
miglioramenti amministrativi realizzati sul terreno di quei rapporti di
produzione, che cioè non cambiano nulla al rapporto fra capitale e lavoro
salariato, ma che, nel migliore dei casi, diminuiscono le spese che la
borghesia deve sostenere per il suo dominio e semplificano il suo bilancio
statale.
Sempre a Grillo e ai suoi estimatori si attagliano
altre considerazioni dello stesso Marx: Alla
attività sociale deve subentrare la loro attività inventiva personale, alle
condizioni storiche dell'emancipazione del proletariato, devono subentrare
condizioni immaginarie, e alla organizzazione del proletariato in classe con un
processo graduale deve subentrare una organizzazione della società da essi
escogitata a bella posta. La storia universale futura si dissolve per essi
nella propaganda e nell'esecuzione pratica dei loro progetti di società.
È vero ch'essi sono coscienti di
sostenere nei loro progetti soprattutto gli interessi della classe operaia,
come della classe che più soffre. Il proletariato esiste per essi soltanto da
questo punto di vista della classe che più soffre.
[…] Vogliono migliorare
la situazione di tutti i membri della società, anche dei meglio situati. Quindi
fanno continuamente appello alla società intera, senza distinzione, anzi, di
preferenza alla classe dominante. Giacché basta soltanto comprendere il loro
sistema per riconoscerlo come il miglior progetto possibile della miglior
società possibile. Quindi essi respingono qualsiasi azione politica, e
specialmente ogni azione rivoluzionaria; vogliono raggiungere la loro meta per
vie pacifiche e tentano di aprir la strada al nuovo vangelo sociale con piccoli
esperimenti che naturalmente falliscono, con la potenza dell'esempio.
Possiamo senz'altro affermare che Bifo e Marx sono due intellettuali di diverso spessore.
RispondiEliminaBifo è fuori di testa, o meglio, ha la stessa testa di 30 anni fa, e i risultati si vedono.
RispondiEliminaTuttavia Grillo è quel che attualmente passa il convento in fatto di cambiamento. Noi possiamo vedere che si tratta di "cambiamento" fittizio, di una commedia tutta interna al sistema, di qualunquismo liquido e reazionario presentato dalla stampa di regime come l'alba di un nuovo biennio rosso per terrorizzare i timorati dei pacchetti azionari. Ma tant'è, questo è il placebo da bancone per i tanti che salivano rabbia, e non c'è altro. Lo spazio d'azione della coscienza rivoluzionaria in Italia è comodamente contenuto nella distanza, spesso non superiore alle poche centinaia di metri, tra parrocchia e stazione dei carabinieri. Fuori d'Italia va anche peggio.
Bifo, un rizoma che stenta a dare frutti.
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