Con l’elezione del nuovo Papa, sta passando in
silenzio la spinosissima questione dei crimini atroci commessi in tutto il
mondo da numerosissimi preti cattolici – di ogni ordine e grado – a danno di migliaia di
adolescenti e la sostanziale copertura e impunità che questi orchi hanno goduto
da parte delle più alte gerarchie diocesane e vaticane. A tale riguardo,
segnalo che dal 20 marzo arriva nelle sale italiane, distribuito da Feltrinelli
Real Cinema, il documentario Mea Maxima
Culpa – Silenzio nella casa di Dio – diretto dal regista premio Oscar Alex
Gibney. Personalmente il titolo non mi piace, spero non deluda il documentario.
Chi crede che con il nuovo pontificato la Chiesa
possa cambiare pelle, s’illude. I preti hanno fatto del loro Dio un giudice e
di se stessi dei pubblici ministeri. Gli imputati sono tutti gli altri. È
sufficiente scorrere il Codice di diritto canonico per rendersene conto. La Chiesa per diritto proprio ed esclusivo non
giudica solo le cause che riguardano cose spirituali e la violazione delle
leggi ecclesiastiche ma anche tutto ciò “in cui vi è ragione di peccato” (can.
1401). La Chiesa non vede nell’abuso sessuale un reato da perseguire
penalmente, ma anzitutto un “peccato”.
I tribunali
ecclesiastici giudicano in qualsiasi materia, anche penale: Chi commette omicidio, rapisce oppure
detiene con la violenza o la frode una persona, o la mutila o la ferisce
gravemente, è punito a seconda della gravità del delitto con le privazioni e le
proibizioni di cui al can. 1336:
1) La proibizione o l'ingiunzione di dimorare in un determinato
luogo o territorio;
2) la privazione della potestà, dell'ufficio, dell'incarico, di
un diritto, di un privilegio, di una facoltà, di una grazia, di un titolo, di
un'insegna, anche se semplicemente onorifica;
3) la proibizione di esercitare quanto si dice al n. 2, o di
farlo in un determinato luogo o fuori di esso; queste proibizioni non sono mai
sotto pena di nullità;
4) il trasferimento penale ad altro ufficio;
5) la dimissione dallo stato clericale.
Il trasferimento penale ad altro ufficio è la pena più
frequentemente comminata ai preti che stuprano gli adolescenti. Nel
comportamento del Vaticano non c’è nulla dunque che non sia prestabilito dalle proprie leggi. Tra le altre cose, è
interessante sapere che i medici, i quali legalmente praticano l'aborto, sono
scomunicati latae sententiae, cioè di
fatto (can. 1398); così come il Papa s’arroga il diritto esclusivo di giudicare anche i capi
di Stato (can. 1405), dichiarando nella fattispecie che “l'incompetenza
degli altri giudici è assoluta”. Sarà per accreditarsi la benevolenza del loro giudice che i nostri
dignitari statali vanno a baciare l’anello del Papa?
P.S.: qui un interessante articolo del 2012.
P.S.: qui un interessante articolo del 2012.
"Sarà per accreditarsi la benevolenza del loro giudice che i nostri dignitari statali vanno a baciare l’anello del Papa?"
RispondiEliminaMi sa che il motivo è proprio quello ... temono l'inferno!
La Chiesa non cambia pelle e aggiungo che tutto questo entusiasmo per Papa Francesco mi è sospetto.
Sarà per questo che entrambe le Camere parlamentari di una Repubblica Laica si sono alzate in piedi in standing ovation per tributare affettuoso augurio di buon regno teocratico a un capo di stato estero appena insediatosi?
RispondiEliminaTra quelli ce ne sono certamente tanti che si indignarono per il baciamano a Gheddafi. Almeno quello portò accordi commerciali favorevoli, e non il contrario (preti stipendiati come dipendenti pubblici dello Stato nostro).
già
Eliminahttp://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o3221
RispondiEliminaUn Compagno del PCL