martedì 19 marzo 2013

Orchi travestiti da agnelli



Con l’elezione del nuovo Papa, sta passando in silenzio la spinosissima questione dei crimini atroci commessi in tutto il mondo da numerosissimi preti cattolici – di ogni ordine e grado – a danno di migliaia di adolescenti e la sostanziale copertura e impunità che questi orchi hanno goduto da parte delle più alte gerarchie diocesane e vaticane. A tale riguardo, segnalo che dal 20 marzo arriva nelle sale italiane, distribuito da Feltrinelli Real Cinema, il documentario Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio – diretto dal regista premio Oscar Alex Gibney. Personalmente il titolo non mi piace, spero non deluda il documentario.



Chi crede che con il nuovo pontificato la Chiesa possa cambiare pelle, s’illude. I preti hanno fatto del loro Dio un giudice e di se stessi dei pubblici ministeri. Gli imputati sono tutti gli altri. È sufficiente scorrere il Codice di diritto canonico per rendersene conto. La Chiesa per diritto proprio ed esclusivo non giudica solo le cause che riguardano cose spirituali e la violazione delle leggi ecclesiastiche ma anche tutto ciò “in cui vi è ragione di peccato” (can. 1401). La Chiesa non vede nell’abuso sessuale un reato da perseguire penalmente, ma anzitutto un “peccato”.

I tribunali ecclesiastici giudicano in qualsiasi materia, anche penale: Chi commette omicidio, rapisce oppure detiene con la violenza o la frode una persona, o la mutila o la ferisce gravemente, è punito a seconda della gravità del delitto con le privazioni e le proibizioni di cui al can. 1336:

1) La proibizione o l'ingiunzione di dimorare in un determinato luogo o territorio;
2) la privazione della potestà, dell'ufficio, dell'incarico, di un diritto, di un privilegio, di una facoltà, di una grazia, di un titolo, di un'insegna, anche se semplicemente onorifica;
3) la proibizione di esercitare quanto si dice al n. 2, o di farlo in un determinato luogo o fuori di esso; queste proibizioni non sono mai sotto pena di nullità;
4) il trasferimento penale ad altro ufficio;
5) la dimissione dallo stato clericale.

Il trasferimento penale ad altro ufficio è la pena più frequentemente comminata ai preti che stuprano gli adolescenti. Nel comportamento del Vaticano non c’è nulla dunque che non sia prestabilito dalle proprie leggi. Tra le altre cose, è interessante sapere che i medici, i quali legalmente praticano l'aborto, sono scomunicati latae sententiae, cioè di fatto (can. 1398); così come il Papa s’arroga il diritto esclusivo di giudicare anche i capi di Stato (can. 1405), dichiarando nella fattispecie che  “l'incompetenza degli altri giudici è assoluta”. Sarà per accreditarsi la benevolenza del loro giudice che i nostri dignitari statali vanno a baciare l’anello del Papa?

P.S.: qui un interessante articolo del 2012.


4 commenti:

  1. "Sarà per accreditarsi la benevolenza del loro giudice che i nostri dignitari statali vanno a baciare l’anello del Papa?"

    Mi sa che il motivo è proprio quello ... temono l'inferno!
    La Chiesa non cambia pelle e aggiungo che tutto questo entusiasmo per Papa Francesco mi è sospetto.

    RispondiElimina
  2. Sarà per questo che entrambe le Camere parlamentari di una Repubblica Laica si sono alzate in piedi in standing ovation per tributare affettuoso augurio di buon regno teocratico a un capo di stato estero appena insediatosi?
    Tra quelli ce ne sono certamente tanti che si indignarono per il baciamano a Gheddafi. Almeno quello portò accordi commerciali favorevoli, e non il contrario (preti stipendiati come dipendenti pubblici dello Stato nostro).

    RispondiElimina
  3. http://www.pclavoratori.it/files/index.php?c3:o3221

    Un Compagno del PCL

    RispondiElimina