domenica 25 settembre 2011

Nessun futuro è deciso in anticipo



Un giorno forse la nebbia si diraderà e vedremo la realtà per quello che è (stata). Come catarsi, perché ogni altra passione sarà a quel tempo un paio di metri sotto terra. Ci stanno facendo un bel giochetto. Chi è quel ladro che, entrato in casa dopo aver suonato il campanello, si permette impunemente di metter le mani nei cassetti del comò senza aspettarsi una nostra decisa reazione? E allora si ricorre al trucco più vecchio del cucco, molto elementare ma che funziona sempre: si grida che la casa sta bruciando. Presto, non c’è tempo, bisogna mettersi in salvo.

L’incendio naturalmente non esiste (vedi anche qui), ma l’allarme sì, quello è giustificato. Tempo prima, la casa del vicino è andata in cenere e altri fuochi minacciosi si sono visti divampare in lontananza, oscuro presagio. La psicosi si è diffusa con il fumo di quegli incendi e non serve nemmeno che si gridi “al fuoco”, è sufficiente ormai che si dica: “si salvi chi può” per ottenere l’effetto desiderato. Già Marx osservava 140anni or sono che “La stampa quotidiana ed il telegrafo in un batter d'occhio diffondono le loro trovate su tutto il globo terrestre e fabbricano più miti in un giorno di quanti se ne potevano fabbricare una volta in un secolo”. Chissà cosa direbbe oggi davanti a un televisore.

Il bestiame borghese al potere è incapace, nonostante tutti i tentativi maldestri, di portarci al di là dei rapporti capitalistici. Dovremmo ben farcene una ragione, prima o poi, che la società futura non potrà essere la diretta continuazione del presente (né un ritorno reazionario e nostalgico al passato). Essa dovrà avere in sé la negazione dialettica del presente, presentandosi come formazione qualitativamente originale. L’unica cosa quindi che sarebbe da fare è cominciar a tagliare le teste, quelle che producono idee conformi alla continuazione del presente. Del resto le prospettive della rivoluzione sociale sarebbero veramente misere se dipendessero dagli attuali appelli pseudo-umanistici alla giustizia e al buon governo.

Al tempo della rivoluzione francese ci furono delle petizioni di cittadini inviate alle pubbliche autorità perché le ghigliottine fossero trasferite dalle piazze ad altri luoghi. Il motivo delle doglianze non era di ordine umanitario come potremmo immaginare noi mammolette d’oggi, ma di ordine economico. L’odore del sangue non aveva impregnato solo le piazze, ma anche i muri delle abitazioni, facendone scadere il valore immobiliare.


«Il nostro secolo non è più una semplice epoca rivoluzionaria; noi entriamo in una nuova fase di metamorfosi della storia umana. Il mondo si trova sulla soglia di una trasformazione più drammatica per conseguenze storiche e umane da quella generata dalla rivoluzione francese e da quella bolscevica […] Comunque oggi possa essere scioccante nel 2000 sarà riconosciuto che Robespierre e Lenin furono dei riformatori moderati (Zbigniew Brzezinski, America in the Technotronic Age, ora nel vol. Between Two Ages: America's Role in the Technetronic Era)».
 

3 commenti:

  1. A proposito della società futura:
    "Essa dovrà avere in sé la negazione dialettica del presente, presentandosi come formazione qualitativamente originale".

    Ecco, questo blog, non potrà, mai essere letto da molti lettori.
    Come si fa, usando un simile linguaggio, a destare l'attenzione dei più?
    Ed è un peccato.
    Potrei spostare l'attenzione di persone che conosco, su questo blog, ma non lo faccio.
    Usi un linguaggio più semplice.(è un consiglio)
    La mia, è un osservazione, ne faccia quel che vuole, anche ignorarla se vuole.
    Buona notte.

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  2. Segnalo questo articolo per restare in tema, dal titolo:

    LA RIVOLTA REAZIONARIA DELLA BORGHESIA.

    http://sollevazione.blogspot.com/2011/09/la-rivolta-reazionaria-della-borghesia.html

    L.

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  3. caro amico, ebbene sì, penso che il futuro dovrà essere la negazione del presente e presentandosi come formazione qualitativamente originale

    non credo vi sia problemaa per chiunque comprendere il senso della frase, però cercherò di tener conto ancor più del suo suggerimento

    @ luigi
    grazie. non sono d'accordo sull'uscita dall'euro, per il resto mi sembra di aver scritto cose analoghe anche nei mesi scorsi

    l'uscita dall'euro comporterebbe, sicuramente, una svalutazione drammatica della lira e un'inflazione a due cifre. prova ad immaginare salariati e pensionati con un potre d'acquisto ridotto della metà

    non bisogna dimenticare che noi importiamo tutte le materie prime e le paghiamo in dollari

    la situazione dell'italia e dell'argentina sono diverse

    che le cose cambino in peggio è del resto inevitabile visto che non esitono né movimenti di massa che vi si possono opporre né altre condizioni per imporre un cambio di traiettoria

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