Alla resa di tante discussioni sulle cause della crisi un dato di fatto c’è ed è costituito dalla crisi stessa, di proporzioni forse non ancora inedite nei suoi effetti sulla popolazione salariata, ma presto vedremo di cosa saranno capaci i comici capataz che governano il mondo in accomandita. Altro dato di fatto è che da questa crisi non si esce se non con eventi del tutto straordinari, quali per esempio il fallimento delle più grandi banche e società finanziarie, il ritorno del capitale agli investimenti produttivi (per produrre cosa?), per iniziare un nuovo ciclo di durata effimera (alla fine gli storici del futuro, se ci saranno, potranno sottolineare come, a dispetto di tutti e di tutto, il tracollo sia avvenuto per cause fondamentalmente diverse, almeno in apparenza, da quelle propriamente economiche). Ed infatti circolano già voci, in ambienti fin ieri insospettabili, di “nazionalizzazioni”. La solita socializzazione delle perdite, peraltro già in atto da molto tempo.
Sul fronte propriamente sociale proseguono le manovre (è il caso di chiamarle così) per far pagare la crisi per intero ai soliti che sappiamo. Del resto non è una novità di questi anni di crisi acuta che viene attuata la guerriglia contro i salari e le condizioni di lavoro. La sfiducia è palpabile, così come l’odore della fine di un’epoca. Ormai è passata l’idea che quello del criminale e quello del politico siano ruoli intercambiabili. Perciò il ceto politico ha deciso che può farne anche a meno del consenso, tanto il mantenimento del potere politico è comunque garantito dalla truffa elettorale dei regimi a democrazia obbligatoria e serve a preservarsi dalla galera, oltre che ad alimentare le “provviste” ai singoli e ai partiti.
Più in generale i gerenti economici e politici della faccenda non sanno più a che santo votarsi pur di scaricare i costi e le responsabilità sugli altri, ma sanno anche che ciò serve più alla propaganda interna che a tamponare le situazioni. La Grecia, per esempio, è fin troppo piccola per suscitare vere preoccupazioni, ma ciò che conta è non far saltare un pezzo che per quanto piccolo provocherebbe un effetto domino. Perché è chiaro, anche se non sempre sono palesi gli attori e i dettagli, che dietro le quinte è in atto una guerra senza esclusione di colpi. Il caso dell’arrembaggio al petrolio libico ne è solo una piccola dimostrazione che ha il pregio, rispetto al resto, di avvenire alla luce del sole.
Buon Giorno,
RispondiEliminainteressante il Tuo blog, scoperto per caso mentre cercavo un articolo.
Un cordiale saluto
Francesca
benvenuta Francesca
RispondiEliminaciao
Accidenti Olympe, che precisione chirurgica nell'affondare il bisturi. Niente da aggiungere nè da dividere, c'è già tutto in chiaro. Se fossimo ancora a scuola sarebbe da mandare a memoria.
RispondiEliminaAvevi ragione, dai il meglio a inizio autunno.
(vedo che attingi a piene mani dal nostro vecchio Gattopardo,esempio di prosa sfolgorante e concetti cristallini)
Saluti
prime uve
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