martedì 27 settembre 2011

Locuste



Come non si può giudicare un uomo dall'idea che egli ha di se stesso,
 così non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento
 dalla coscienza che essa ha di se stessa.

Nel post precedente, sia pure come sempre alla buona, ho cercato di dimostrare come la più devastante speculazione sia figlia della leva finanziaria e perciò possiamo concludere che tale stato di cose è la prova di una realtà politica che non ha la capacità di affrontare il periodo storico nel quale si trova a operare. Anzi, è palese dagli atti formali, oltre che da quelli occulti che possiamo solo intuire, che la politica è totalmente asservita alle potenze economiche che governano il pianeta e la nostra vita. Tale legame tra interessi economici e politici è sempre esistito, ma mai è stato così stretto negli ultimi decenni al punto da ridurre il tutto a un gioco d’azzardo demenziale e incontrollabile come quello che abbiamo sotto gli occhi.

Nulla ci trae in inganno più delle parole stesse. Ora questi sfacciati ci vengono a dire che servono 3.000 miliardi per salvare le banche esposte ai debiti inesigibili. Non battendo nuova moneta, dicono, ma tassando. Pagheremo non solo il debito pubblico statale ma anche le garanzie date in pegno alle banche, le quali hanno prestato soldi a cani e porci (ho già scritto in passato e in dettaglio, per esempio, dei crediti concessi alla Grecia per l’acquisto di migliaia di carri Leopard e sottomarini della Thyssenkrupp).

I media naturalmente evitano con cura di dirci che gli esponenti del governo greco sono prigionieri nelle loro stesse case, assediate dai dimostranti. Altri, pacifici, hanno dimostrato domenica in piazza Syntagma, ad Atene. Questa relativa calma (gli sgherri hanno usato comunque i lacrimogeni e manganelli per disperderli) durerà fino a quando ci saranno soldi per pagare, in qualche modo, stipendi e pensioni e fino a quando i sindacati e i partiti di “sinistra” (alleati della “sinistra” tedesca) riusciranno a contenere la protesta. C’è un tempo per tutto, anche per aprire gli occhi e accorgersi che non c’è più nulla da salvare nelle condizioni esistenti.

Il governo greco dovrà avere cura di pagare le forze armate, per ovvi motivi, perché non è detto che in Grecia non sarà proclamato lo stato d’emergenza e sospese le garanzie costituzionali, con il timbro di Washington e Berlino (non è un caso che i manifestanti domenica gridassero slogan evocativi del golpe del 1967-74). Ma nemmeno allora i popoli d’Europa si sveglieranno dal torpore di un presente senza uscita, convinti che la sorte li risparmierà. Ecco perché ho parlato del suicidio politico dell’Europa.

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