giovedì 15 settembre 2011

L'algoritmo ubriaco



Il 6 maggio 2010, negli Usa, l’indice Dow Jones crollò si olte il 9% in una sola seduta, mentre bastarono alcuni minuti perché crollassero le azioni soprattutto della Procter & Gamble, produttore di detersivi, e dell’agenzia di consulenza Accenture. Alla fine di cinque mesi d’investigazione, i due regolatori borsistici americani hanno ricostruito il concatenarsi degli eventi. L’algoritmo di un operatore del Kansas aveva generato automaticamente settantacinquemila contratti a termine sulle variazioni di un indice borsistico. La loro esecuzione automatica, senza limite di prezzo, aveva poi seminato il panico su altri superpotenti computer di banche e fondi d’investimento: in quattordici secondi, i contratti avevano cambiato di mano 27.000 volte, precipitando il crollo dei titoli.

Ecco a chi è in mano l’economia, a degli stronzi ubriachi, magari incitati dal responsabile di turno che chiude un occhio pur di vedere decollare i profitti della divisione trading, come dice un mio amico.

«Un falò generale è una necessità così impellente che se non vi provvediamo in modo ordinato e benigno, senza fare grave ingiustizia a nessuno, quando infine avrà luogo, esso diventerà un incendio che potrà distruggere molte altre cose insieme» (John Maynard Keynes, Le conseguenze economiche della pace).

(*) E questa è di oggi.

2 commenti:

  1. OT
    Non sono quasi mai d'accordo su ciò che scrive, ma di solito lo scrive così bene che è comunque un piacere leggerLa.

    RispondiElimina