giovedì 22 settembre 2011

I bamboccioni di New York



Gli Usa non sono tutti uguali, la povertà che trovi in Louisiana non la trovi diffusa a New York. Eppure i numeri che riguardano la grande metropoli sono impietosi. Un residente su cinque vive sotto la soglia di povertà. Secondo gli ultimi dati del censimento, è una delle città più colpite dall’ondata di povertà che ha seguito la recessione americana. Le conseguenze si fanno sentire in ogni àmbito: dal calo delle assicurazioni sanitarie, alla diminuzione del numero e del valore degli immobili acquistati. Cresce il numero dei giovani che, non potendo mantenersi, resta nella casa dei genitori fino a tarda età.

Il tasso di povertà di tutto lo Stato è salito dal 14,2 per cento del 2008 al 15,8 per cento nel 2009, quindi al 16 per cento dello scorso anno. Ciò vuol dire che  75.000 newyorkesi sono scesi sotto la soglia di povertà (definita da un reddito inferiore a 22.314 dollari per una famiglia di quattro persone). È del 43 per cento tra le famiglie con a capo una madre single, interessa il 24,6 per cento della popolazione di età inferiore ai 18 anni, 14 per cento tra i 18 ei 64 anni e 11,1 per cento per le persone di 65 anni.

Ma a Manhattan i veri ricchi ci sono ancora e le boutique della Fifth Avenue non restano senza clienti. Il cuore di New York segna il divario di reddito maggiore degli Stati Uniti. La media del 20 per cento degli stipendi maggiori è di 371.754 dollari, circa 38 volte quella dei redditi minori, pari a 9.845 dollari.

La causa principale di tale divario di ricchezza così ampio è la disoccupazione che ha raggiunto il livello più alto dalla fine della seconda guerra mondiale e ha colpito soprattutto i giovani, che faticano a trovare un posto di lavoro fisso e, non avendo risorse economiche sufficienti per pagare matrimoni e mutui, restano nella casa dei genitori fino a tarda età. Lo stato di New York detiene anche questo record, con il 21 per cento dei giovani che non lascia la casa di mamma e papà prima dei 30 anni.

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