lunedì 19 settembre 2011

L'aceto è figlio del vino




La telenovela greca prosegue. Parlando con gli imprenditori riuniti a Salonicco, il ministro della Finanze Evangelos Venizelos ha annunciato che l’economia greca nel 2011 vedrà il proprio Pil ridursi per più del 5 per cento. Le misure di austerità per i salariati introdotte nel 2010 (aumento dell’Iva e tagli agli stipendi dei lavoratori pubblici e alle pensioni) stanno producendo il risultato di ridurre la spesa pubblica, ovviamente, ma soffocano l’economia. È quello che poi succederà in modo ancora più marcato anche in Italia e nel resto d’Europa.

Si teme un effetto a catena. Basta guardare i grafici, l’esposizione delle banche francesi (Bnp Paribas, Societé Generale e Credit Agricole hanno già perso circa il 50 per cento del loro valore tra giugno e metà settembre 2011), tedesche (presto toccherà a loro), inglesi, svizzere e olandesi nella faccenda greca e degli altri forti debitori.

Che succederà, andrà in frantumi l’euro? Molti lo sperano. Il sud dell’Europa esploderebbe, la Germania si troverebbe con un marco sopravvalutato (chi comprerebbe più VW, Audi, frigoriferi, farmaci, armi, ecc.?) gli scenari della contesa si farebbero imprevedibili. Queste considerazioni di ordine pratico naturalmente sono ben presenti all’establishment europeo e anzitutto tedesco, ma sembra tuttavia che il tempo vada assumendo sempre più la dimensione dell’attesa.

La politica europea si dimostra goffa e indecisa, cercherà di isolare le fazioni dei duri e puri che certamente non mancano e procederà con ristrutturazioni draconiane. Perciò contro ogni previsione ed evidenza alla Grecia non sarà imposto il divorzio. Ma il punto non è questo. Come ho scritto innumerevoli volte e anche il senso comune ormai ne è consapevole, da questa crisi non si esce semplicemente svalutando il lavoro e tagliano la spesa improduttiva, ma solo uscendo dall'economia e dai suoi burattinai.

Per quanto riguarda l’Italia è ben noto che essa si è volontariamente sottomessa ad una classe dirigente mafiosa e baciapile da far arrossire Machiavelli. Se c’è una cosa, oltre al formaggio, che unisce le varie colonie di pantegane della politica, da Bersani a Berlusconi passando per Di Pietro e Vendola, è l’anticomunismo, qualunque cosa s’intenda per comunismo. Questi commessi viaggiatori della noia riescono ad incantare ormai solo i più resistenti imbecilli.

Intanto ieri a New York è andata in scena la versione americana di patetici indignados, impiegati come comparse in un esercizio di pubbliche relazioni per chiedere al Congresso di far passare le misure di Obama per creare una manciata di posti di lavoro (non propone alcuna misura reale, come ad esempio un ampio programma di opere pubbliche) in cambio di altri tagli ai programmi assistenziali cui provvederà invece il super comitato bipartisan istituito ad agosto.

Ci sono chiari segnali di recessione e la disoccupazione e il tasso di povertà sono in inesorabile aumento. Gli Stati Uniti non sono ancora maturi per una comparsa esplosiva di lotta di classe, anche perché mancano di organizzazioni politiche capaci di indirizzarla. Tuttavia le tensioni sociali stanno montando e il sistema politico è incapace di proporre qualsiasi soluzione. Anche qui, come in Europa, ci sta destando dal torpore in attesa che qualcosa accada. Nel frattempo la borghesia americana è troppo astuta e troverà il modo da qui al novembre 2012 di conferire ancora una volta alla farsa il valore di una scelta.

2 commenti:

  1. A proposito degli USA, come mai, in un paese che ha sviluppato pienamente, prima di altri, le forze produttive capitalistiche, e che quindi, come ne vediamo oggi gli effetti, ha prodotto al più alto grado diseguaglianze sociali, alienazione, e sfruttamento, non si è mai innescata una lotta di classe, raccolta da forze politiche per essa costituitosi?
    Saluti

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  2. Mangiare grandi quantità di pollo fritto, consumare un’infinità di merci, leggere e pensare quello che leggono e pensano anche gli altri, disporre di cento canali televisivi che trasmettono lo stesso pensiero, non significa vivere in libertà.

    La storia degli Stati Uniti è fatta di tante cose, della persecuzione, ad esempio, delle minoranze, razziali e politiche. La storia degli Stati Uniti non è meno criminale di quella di altri paesi e regimi. Per esempio, gli Usa sono tra i primi che sperimentano massicciamente la selezione genetica.

    La storia deli Usa è segnata, come dicevo dalla persecuzione politica contro i sindacati (usando le organizzazioni mafiose), il partito comunista, la vicenda del maccartismo, dove cittadini americani sospettati di avere idee vagamente comuniste venivano sottoposti a interrogatorio e poi subivano (in caso non diventassero delatori) conseguenze molto gravi.

    Il segreto delle democrazie occidentali (in primis gli usa) è intimorire tutti, far uccidere solo se strettamente necessario, per uno stato di diritto formale e un dominio borghese sostanziale.
    ciao

    Vedi anche questo:
    http://oggiscienza.wordpress.com/2011/09/15/eticamente-impossibile/

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