L’Italia ha un rapporto debito/Pil del 120 per cento. Se tale rapporto fosse del cento per cento succederebbe quanto avviene oggi? Sarebbe la stessa cosa. E se avesse un rapporto ancora più basso? Uguale. L’esempio della Spagna è eloquente. Si direbbe che la crescita (parolona magica sulla quale torno tra un po’) non è sufficiente.
I numeri e gli “argomenti” per un attacco speculativo si trovano sempre. A cui si accompagna un attacco mediatico senza precedenti. Allora ha ragione Berlusconi? Anche un individuo spregevole e torvo può cogliere una parte della verità che lo riguarda. Quindi se si dimettesse l’attacco speculativo cesserebbe? No, l’attacco mediatico è solo di accompagnamento a quello speculativo, per determinare una situazione favorevole, cioè d’instabilità.
Insomma cosa vogliono i “mercati”? Fare shopping. Il capitale punta sempre alla stessa cosa: il profitto. Non dobbiamo dimenticare che l’obiettivo dei governi, peraltro dichiarato, è procedere con le liberalizzazioni, ma si tratta di svendere a ladri nazionali e internazionali il patrimonio. Quello che resta, perché in gran parte è già stato regalato a partire dagli anni Ottanta e con maggior consistenza nei Novanta, quando la spinta verso un modello liberista puro, da “capitalismo selvaggio”, ha portato ad attuare un vasto programma di privatizzazioni e alla deindustrializzazione dell’Italia, guarda caso, in coincidenza con l’esplosione del debito pubblico. Una strategia che segue il processo di unificazione europea e dei conseguenti parametri di Maastricht, di vero soffocamento di ogni compatibilità sociale.
Per avere un’idea della svendita (che ebbe, com’è noto, un grande impulso sotto il primo governo Amato, poi proseguita sotto i governi Prodi, Amato II e D’Alema [affaire Telecom]) basta pensare all’IRI che controllava le partecipazioni industriali, bancarie e altri servizi, l’EFIM che controllava le partecipazioni nei settori metallurgico e meccanico, l’EAGG le imprese del settore cinematografico, l’EAGAT nel settore termale, l’EGAM nel settore minerario e, non ultima, l’ENI che controllava le imprese del settore petrolifero, tessile e petrolchimiche.
Proprio l’ENI, solo negli anni che vanno dal 1992 al 1996, ha ridotto il personale di circa il 33.5%; la principale causa di questa situazione va imputata alla chiusura di impianti industriali e alla cessione di alcune attività nei settori chimico, minerario-metallurgico , meccano-tessile e turistico; una tra le cessioni più importanti è stata quella del Nuovo Pignone. La diminuzione occupazionale più rappresentativa si è avuta nel settore petrolchimico.
I responsabili di questi crimini economici e sociali non saranno mai chiamati a risponderne. E ora anzi propongono di svendere il resto (comprese le riserve d’oro) in nome del risanamento del debito e della crescita. Quale crescita? L’Italia e l’Europa producono molto di più di quanto riescono a consumare e quello che importano lo potrebbero ben produrre in proprio, compresa l’elettronica. Inoltre bisogna tener conto che il capitalismo è costretto dalla sua stessa dinamica a produrre nuovi bisogni. È evidente quindi che si tratta non di un problema di crescita ma di un modello di sviluppo squilibrato (basato anzitutto sull’export) e di una distribuzione della ricchezza del tutto sbilanciata (serve dire verso chi?). Tra l’altro, invece di incrementare i consumi interni, punta a ridurli. Invece di tassare la ricchezza, si concede, con la nuova normativa europea sui mercati finanziari Mifid che abolisce l’obbligo di concentrazione delle negoziazioni nei mercati regolamentati ed introduce nuovi sistemi di scambio, di agire in maniera ancor più piratesca in ogni àmbito economico e finanziario.
Perciò, noi e loro, parliamo della stessa cosa?
“È un bel colpo dare un significato a una parola – disse Alice pensierosa. “Quando faccio fare così tanto lavoro a una parola – disse Humpty Dumpty – poi le pago sempre lo straordinario”.
“Ma… un nome deve significare qualcosa?” chiese Alice dubbiosa.
“Quando io uso una parola – disse Humpty Dumpty sdegnoso – essa significa solo ciò che io voglio che significhi”.
“Il problema è – soggiunse Alice – se sia possibile far sì che le parole abbiano significati diversi” (ecco la logica).
“Il problema è – concluse Humpty Dumpty – chi è che comanda” (ecco il sociale, cioè il politico).
semplicemente da incorniciare (questo post). grazie
RispondiEliminagrazie a te
RispondiEliminaE' ovvio che i così detti mercati puntino a fare "shopping", ma è assurdo dire che questo avviene indipendentemente dal livello di debito (pubblico e privato)e senza considerare il livello di vendibilità/credibilità dei titoli di stato o privati. L'Italia entro fine anno deve rinnovare ben 100 miliardi di titoli di stato e nel 2012 una quantità per un valore di oltre 200 miliardi. Lo stesso vale per i titoli spazzatura e derivati, che sono in pancia di molti enti locali : a livello mondiale nel 2012 sono in scadenza titoli derivati o comunque ad alto rischio di insolvenza per un valore di 155 miliardi, nel 2013 212 miliardi e ben 338 miliardi nel 2014. Per questo un paio di giorni fa c'è stato l'ennesimo quantitative easing delle banche centrali, che servirà semplicemente per garantire a qualsiasi titolo o azione di avere la propria vendibilità, in altre parole rimanderà per poco tempo lo scoppio di questa immensa bolla. Quindi, a prescindere dagli innegabili appetiti dei così detti mercati, la pressione sull'Italia e su tutto il sistema occidentale è reale, e non frutto di un malinteso complotto. L'ipotesi peggiore per l'occidente è che avvenga il definitivo spostamento dell'asse economico mondiale a vantaggio della Cina, anche perchè, non è assolutamente vero che i così detti paesi a capitalismo maturo producono più di quanto consumano, casomai accade il contrario, perchè i consumi, a partire dalla liberalizzazione dei movimenti internazionali dei capitali e la conseguente delocalizzazione ad est delle imprese (più dismissione delle politiche keynesiane e precarizzazione del mercato del lavoro) sono stati sostenuti attraverso il credito e non grazie ad aumenti del reddito. Sono aumentati soltanto i redditi derivati dalle attività finanziarie, le quali hanno avuto il compito di drenare i risparmi dei così detti paesi in via di sviluppo (ormai ex) per finanziare i consumi occidentali. Questo è quanto avvenuto a livello macroeconomico negli ultimi 30-35 anni, seppur descritto in maniera molto sintetica e semplicistica.
RispondiEliminaAlessio
1 - dove ho scritto che questo avviene indipendentemente dal livello di debito ?
RispondiElimina2 - il 70% del rinnovo è già avvenuto per quest'anno; mai detto che si tratta di una situazione allegra
3 - non ho mai parlato di complotto, ma di speculazione
4 - sulla cina non sono d'accordo
5 - i paesi occidentali (e il giappone) producono il 60% del Pil mondiale
6 - no, sono aumentati anche i profitti industriali ma sono notevolemente diminuiti gli investimenti
ciao
Ho riletto il post, e mi è venuta in mente questa frase di Marx, citata nel programma di Gotha: "LA PRODUZIONE DELLA RICCHEZZA NON è ORIENTATA A FINI SOCIALI, MA A FINI PRIVATI E CORPORATIVISTICI".
RispondiEliminaNotte da Luigi.
Suvvia, senza contare tutti le azioni di aziende occidentali che producono in Cina( e quindi i relativi dividendi che drenano risorse dall'est all'ovest) più del 20% del debito americano è in mano ai cinesi; con cosa pensi che siano stati coperti i famosi tagli fiscali ai redditi medio-alti di Bush, se non con l'acquisto dei cinesi dei titoli di stato americani? Se poi consideriamo le politiche monetarie espansive applicate sin dai tempi di Greenspan, le spese militari (anch'esse finanziate con il defict), è evidente che i consumi di buona parte dell'occidente sono stati finanziati attraverso il ricorso al credito, e non per via di un aumento reale delle capacità produttive. Certo, nel breve e medio periodo, anche la Cina avrebbe forti difficoltà nel trovare una domanda che riesca ad assorbire la sua produzione, ma questo è un altro paio di maniche.
RispondiEliminaAlessio
Probabilmente stiamo facendo due discorsi un po’ diversi. Ho scritto: L’Italia e l’Europa producono molto di più di quanto riescono a consumare e quello che importano lo POTREBBERO ben produrre in proprio, compresa l’elettronica.
RispondiEliminaPoco prima avevo parlato di deindustrializzazione. Allora mi contraddico? Produciamo di più di quanto possiamo (e potremmo) produrre o no? La sottoutilizzazione degli impianti, in Europa, in Usa e in Giappone, è un dato di fatto. La sovrapproduzione anche. Quindi ho voluto intendere che non solo produciamo (in molti settori) più di quanto riusciamo a consumare (ed esportare) e che chiudiamo le fabbriche per mancanza di domanda (oltre che per la cd esternalizzazione), ma che possiamo produrre tranquillamente tutto il nostro fabbisogno (o gran parte) compresa l’elettronica. Il senso del post è anzitutto incentrato su quello che eravamo e potremmo essere piuttosto che su quello che effettivamente siamo oggi a causa della traiettoria assunta dal capitalismo occidentale: il capitale va dove trova maggiori margini di profitto, dove può sfruttare la manodopera a minor costo e dove ha meno diritti.
Sulle altre evidenze risapute, il debito con la cina, ecc. ho già scritto più volte e recentemente qui: http://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/09/la-cina-e-lontana.html
E subito prima qui: http://diciottobrumaio.blogspot.com/2011/08/tigri-di-carta.html
Grazie per l’attenzione